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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
MAGGIO 2005
 
UNIONE DI caserta - Home Page
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QUESTIONE ENERGIA
IL PROBLEMA DELLE DISTANZE VETTORIALI

Il sistema elettrico italiano
SUBITO GRANDI INFRASTRUTTURE

l’accesso al mercato libero dell'energia
Informazione e trasparenza per le pmi

Produzione di energia e ambiente
LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Politica energetica pro imprese
Le iniziative di Confindustria

sanare il deficit energetico campano
IL RICORSO ALLE fonti alternative

Il sistema elettrico italiano
SUBITO GRANDI INFRASTRUTTURE
Liberalizzazione e assetto del mercato per essere più competitivi

Dario Garofalo
Responsabile Generazione e Mercato Elettrico - Affari istituzionali e Regolamentari Enel Spa
dario.garofalo@enel.it


Il processo di liberalizzazione del mercato elettrico italiano è ormai in fase avanzata: dopo un percorso durato alcuni anni, finalmente, dal gennaio 2005 è stata attivata la partecipazione della domanda alla borsa elettrica, completando così il quadro degli strumenti indispensabili al funzionamento del mercato. Il processo di riforma del settore elettrico italiano, avviato nel 1999 con il recepimento della direttiva comunitaria, è stato particolarmente incisivo. In nessun altro Paese d'Europa, a eccezione della Gran Bretagna, il mercato è stato aperto in modo paragonabile al nostro. In Italia, Enel è stata obbligata a cedere ai concorrenti quasi un terzo della propria capacità di produzione e le reti di distribuzione in alcune delle principali città. Fra gli acquirenti delle Genco figurano alcuni produttori esteri che godono di posizioni dominanti nei rispettivi mercati. Anche nella vendita ai clienti finali la concorrenza si è sviluppata in misura altrove sconosciuta, con l'ingresso sul mercato di moltissimi nuovi operatori. In gran parte d'Europa, la liberalizzazione procede a rilento. In molti paesi, la gestione del sistema di trasmissione è ancora in mano agli ex monopolisti, le autorità di regolamentazione sono poco indipendenti o poco incisive e l'ingresso sul mercato è sostanzialmente precluso ai nuovi entranti. I casi più evidenti sono quelli francese e tedesco: in Francia il monopolio di EdF viene difeso ancora oggi contro le ingerenze comunitarie; in Germania si è addirittura assistito a un progressivo processo di concentrazione, con la crescita di campioni nazionali. La liberalizzazione ha stimolato l'efficienza delle imprese; minori costi si traducono in prezzi più bassi: l'Autorità ha così potuto ridurre le componenti "fisse" della tariffa, al netto cioè di tasse, oneri di sistema e costi del combustibile, di oltre il 20% a partire dal 1996. Nello stesso periodo, il sistema ha registrato un incremento della qualità del servizio dell'ordine del 60%, con picchi del 65% in alcune regioni meridionali del Paese (Puglia e Basilicata). I settantadue minuti di durata media delle interruzioni annue certificate nel 2003 rappresentano il grande sforzo compiuto da Enel per il raggiungimento di un servizio di qualità "eccellente" che, a oggi in ambito europeo, risulta secondo soltanto all'operatore francese. Il primo anno di funzionamento della borsa ha prodotto effetti positivi. La notevole quantità di energia contrattualizzata nella borsa italiana garantisce trasparenza per tutti gli operatori e per le autorità di regolamentazione e controllo. Il prezzo di borsa è stato inferiore a quello che si sarebbe avuto in presenza di tariffe amministrate, tenendo presente che alcune voci di costo - quali i certificati verdi - vengono ora coperte attraverso il prezzo di borsa e non tramite una componente tariffaria. I meccanismi di copertura introdotti dall'Acquirente Unico hanno sterilizzato i clienti del mercato vincolato - famiglie e imprese - dagli effetti dello shock petrolifero che si sta registrando negli ultimi mesi. Malgrado ciò, i prezzi italiani restano, com'è noto, fra i più alti d'Europa. Ciò è dovuto: 1. al mix di combustibili utilizzato dalle centrali di produzione. L'Italia genera energia bruciando idrocarburi per più del 65% del totale delle fonti utilizzate, mentre in tutti gli altri grandi paesi sviluppati almeno il 60% della produzione deriva da carbone o nucleare, i combustibili più economici;
2. alla maggiore incidenza delle voci fiscali e di oneri generali di sistema. Il peso delle tasse, anche per gli usi produttivi, è superiore a quello della maggior parte dei paesi europei. Inoltre, il sistema tariffario è ancora caratterizzato dalla presenza di numerosi sussidi, spesso retaggio del passato, che appesantiscono la "bolletta italiana". Solo il completamento dei grandi progetti di riconversione del parco centrali e di costruzione di nuovi impianti produttivi potrà consentire il riallineamento dei prezzi italiani a quelli del resto d'Europa. Il sistema della produzione elettrica italiana è oggi un cantiere in fermento. Il piano di investimenti di tutti i principali operatori porterà alla sostituzione dei vecchi impianti con nuove centrali - più efficienti e meno costose - e a un incremento della capacità di produzione di circa 17.000 MW. La maggiore incidenza del carbone nel parco produttivo comporterà numerosi benefici:
- una significativa riduzione del costo medio di generazione (stimata in oltre il venti per cento entro la fine del decennio);
- il riequilibrio del mix di combustibili utilizzato: non saremo del tutto allineati all'Europa per l'assenza del nucleare, ma limiteremo in maniera significativa l'esposizione verso il gas;
- una maggiore sicurezza negli approvvigionamenti energetici: il carbone è una fonte abbondante, diffusa in molte aree stabili da un punto di vista geopolitico.
Nel frattempo, negli altri paesi l'uscita dall'esercizio di vecchi impianti a carbone già ammortizzati e la loro sostituzione con centrali a ciclo combinato a gas porterà a un aumento del costo dell'energia. Il risultato finale sarà quindi una netta riduzione del differenziale di prezzi fra Italia ed Europa che oggi penalizza il nostro sistema produttivo. Ma dopo aver costruito un impianto efficiente che utilizza combustibili poveri, è necessario che la rete di trasmissione sia sufficientemente sviluppata e capillare, da consentire all'energia prodotta di raggiungere tutti i consumatori. Per questa ragione, un altro passo fondamentale in direzione di una maggiore competitività del sistema, è quello di eliminare i "colli di bottiglia" che si trovano lungo il territorio nazionale. Oggi la rete italiana necessita di consistenti investimenti, per evitare ciò che sulla borsa elettrica avviene praticamente tutti i giorni: il mercato si "separa in zone", a causa del limite di capacità delle linee di trasmissione in alcune zone nevralgiche del Paese. In pratica, non tutte le centrali più efficienti possono funzionare a pieno regime, in quanto l'elettricità prodotta non è in grado di arrivare ai clienti. La realizzazione delle nuove centrali e il potenziamento della rete di trasmissione rappresentano un passaggio fondamentale per la competitività del nostro Paese. È fondamentale che imprese e associazioni cooperino per superare le resistenze opposte dal territorio a ogni progetto infrastrutturale. Un esempio eclatante e ormai noto a tutti, di quanto i vincoli di rete costituiscano un limite e allo stesso tempo un costo per il sistema, è rappresentato dalla linea Matera - S. Sofia: non solo il completamento di questo impianto richiederà, nella migliore delle ipotesi, ben 19 anni dal suo inizio, con costi che nel frattempo sono lievitati oltre ogni previsione, ma soprattutto nel frattempo, le centrali di Brindisi Nord e Brindisi Sud e il cavo internazionale Italia Grecia non possono rifornire a dovere le richieste di energia delle imprese e delle famiglie della Campania, che vengono soddisfatte con energia prodotta molto più lontano sul territorio nazionale. In conclusione, la liberalizzazione del mercato elettrico pone il nostro Paese fra quelli più avanzati in Europa, ma è necessario essere coscienti che l'assetto di mercato, per quanto evoluto, non sarà sufficiente a colmare completamente il gap di costo con gli altri paesi europei: perché il prezzo dell'energia possa ridursi in maniera sostanziale, dovranno essere realizzate anche nel settore elettrico le grandi infrastrutture di cui l'Italia ha bisogno, ma ciò potrà avvenire solo con il supporto di tutti: istituzioni, cittadini, imprese dovranno collaborare con la consapevolezza che è necessario un grande sforzo per la competitività del Paese.

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