QUESTIONE ENERGIA
IL PROBLEMA DELLE DISTANZE VETTORIALI
Il sistema elettrico italiano
SUBITO GRANDI INFRASTRUTTURE
l’accesso al mercato
libero dell'energia
Informazione e trasparenza per le pmi
Produzione di energia e
ambiente
LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Politica energetica pro
imprese
Le iniziative di Confindustria
sanare il deficit energetico
campano
IL RICORSO ALLE fonti alternative
Il sistema elettrico italiano
SUBITO GRANDI INFRASTRUTTURE
Liberalizzazione e assetto del
mercato per essere più competitivi
Dario Garofalo
Responsabile Generazione e Mercato Elettrico - Affari istituzionali
e Regolamentari Enel Spa
dario.garofalo@enel.it
Il processo di liberalizzazione del mercato elettrico
italiano è ormai in fase avanzata: dopo un percorso
durato alcuni anni, finalmente, dal gennaio 2005 è stata
attivata la partecipazione della domanda alla borsa elettrica,
completando così il quadro degli strumenti indispensabili
al funzionamento del mercato. Il processo di riforma del
settore elettrico italiano, avviato nel 1999 con il recepimento
della direttiva comunitaria, è stato particolarmente
incisivo. In nessun altro Paese d'Europa, a eccezione della
Gran Bretagna, il mercato è stato aperto in modo paragonabile
al nostro. In Italia, Enel è stata obbligata a cedere
ai concorrenti quasi un terzo della propria capacità di
produzione e le reti di distribuzione in alcune delle principali
città. Fra gli acquirenti delle Genco figurano alcuni
produttori esteri che godono di posizioni dominanti nei rispettivi
mercati. Anche nella vendita ai clienti finali la concorrenza
si è sviluppata in misura altrove sconosciuta, con
l'ingresso sul mercato di moltissimi nuovi operatori. In
gran parte d'Europa, la liberalizzazione procede a rilento.
In molti paesi, la gestione del sistema di trasmissione è ancora
in mano agli ex monopolisti, le autorità di regolamentazione
sono poco indipendenti o poco incisive e l'ingresso sul mercato è sostanzialmente
precluso ai nuovi entranti. I casi più evidenti sono
quelli francese e tedesco: in Francia il monopolio di EdF
viene difeso ancora oggi contro le ingerenze comunitarie;
in Germania si è addirittura assistito a un progressivo
processo di concentrazione, con la crescita di campioni nazionali.
La liberalizzazione ha stimolato l'efficienza delle imprese;
minori costi si traducono in prezzi più bassi: l'Autorità ha
così potuto ridurre le componenti "fisse" della
tariffa, al netto cioè di tasse, oneri di sistema
e costi del combustibile, di oltre il 20% a partire dal 1996.
Nello stesso periodo, il sistema ha registrato un incremento
della qualità del servizio dell'ordine del 60%, con
picchi del 65% in alcune regioni meridionali del Paese (Puglia
e Basilicata). I settantadue minuti di durata media delle
interruzioni annue certificate nel 2003 rappresentano il
grande sforzo compiuto da Enel per il raggiungimento di un
servizio di qualità "eccellente" che, a
oggi in ambito europeo, risulta secondo soltanto all'operatore
francese. Il primo anno di funzionamento della borsa ha prodotto
effetti positivi. La notevole quantità di energia
contrattualizzata nella borsa italiana garantisce trasparenza
per tutti gli operatori e per le autorità di regolamentazione
e controllo. Il prezzo di borsa è stato inferiore
a quello che si sarebbe avuto in presenza di tariffe amministrate,
tenendo presente che alcune voci di costo - quali i certificati
verdi - vengono ora coperte attraverso il prezzo di borsa
e non tramite una componente tariffaria. I meccanismi di
copertura introdotti dall'Acquirente Unico hanno sterilizzato
i clienti del mercato vincolato - famiglie e imprese - dagli
effetti dello shock petrolifero che si sta registrando negli
ultimi mesi. Malgrado ciò, i prezzi italiani restano,
com'è noto, fra i più alti d'Europa. Ciò è dovuto:
1. al mix di combustibili utilizzato dalle centrali di produzione.
L'Italia genera energia bruciando idrocarburi per più del
65% del totale delle fonti utilizzate, mentre in tutti gli
altri grandi paesi sviluppati almeno il 60% della produzione
deriva da carbone o nucleare, i combustibili più economici;
2. alla maggiore incidenza delle voci fiscali e di oneri
generali di sistema. Il peso delle tasse, anche per gli usi
produttivi, è superiore a quello della maggior parte
dei paesi europei. Inoltre, il sistema tariffario è ancora
caratterizzato dalla presenza di numerosi sussidi, spesso
retaggio del passato, che appesantiscono la "bolletta
italiana". Solo il completamento dei grandi progetti
di riconversione del parco centrali e di costruzione di nuovi
impianti produttivi potrà consentire il riallineamento
dei prezzi italiani a quelli del resto d'Europa. Il sistema
della produzione elettrica italiana è oggi un cantiere
in fermento. Il piano di investimenti di tutti i principali
operatori porterà alla sostituzione dei vecchi impianti
con nuove centrali - più efficienti e meno costose
- e a un incremento della capacità di produzione di
circa 17.000 MW. La maggiore incidenza del carbone nel parco
produttivo comporterà numerosi benefici:
- una significativa riduzione del costo medio di generazione
(stimata in oltre il venti per cento entro la fine del decennio);
- il riequilibrio del mix di combustibili utilizzato: non
saremo del tutto allineati all'Europa per l'assenza del nucleare,
ma limiteremo in maniera significativa l'esposizione verso
il gas;
- una maggiore sicurezza negli approvvigionamenti energetici:
il carbone è una fonte abbondante, diffusa in molte
aree stabili da un punto di vista geopolitico.
Nel frattempo, negli altri paesi l'uscita dall'esercizio
di vecchi impianti a carbone già ammortizzati e la
loro sostituzione con centrali a ciclo combinato a gas porterà a
un aumento del costo dell'energia. Il risultato finale sarà quindi
una netta riduzione del differenziale di prezzi fra Italia
ed Europa che oggi penalizza il nostro sistema produttivo.
Ma dopo aver costruito un impianto efficiente che utilizza
combustibili poveri, è necessario che la rete di trasmissione
sia sufficientemente sviluppata e capillare, da consentire
all'energia prodotta di raggiungere tutti i consumatori.
Per questa ragione, un altro passo fondamentale in direzione
di una maggiore competitività del sistema, è quello
di eliminare i "colli di bottiglia" che si trovano
lungo il territorio nazionale. Oggi la rete italiana necessita
di consistenti investimenti, per evitare ciò che sulla
borsa elettrica avviene praticamente tutti i giorni: il mercato
si "separa in zone", a causa del limite di capacità delle
linee di trasmissione in alcune zone nevralgiche del Paese.
In pratica, non tutte le centrali più efficienti possono
funzionare a pieno regime, in quanto l'elettricità prodotta
non è in grado di arrivare ai clienti. La realizzazione
delle nuove centrali e il potenziamento della rete di trasmissione
rappresentano un passaggio fondamentale per la competitività del
nostro Paese. È fondamentale che imprese e associazioni
cooperino per superare le resistenze opposte dal territorio
a ogni progetto infrastrutturale. Un esempio eclatante e
ormai noto a tutti, di quanto i vincoli di rete costituiscano
un limite e allo stesso tempo un costo per il sistema, è rappresentato
dalla linea Matera - S. Sofia: non solo il completamento
di questo impianto richiederà, nella migliore delle
ipotesi, ben 19 anni dal suo inizio, con costi che nel frattempo
sono lievitati oltre ogni previsione, ma soprattutto nel
frattempo, le centrali di Brindisi Nord e Brindisi Sud e
il cavo internazionale Italia Grecia non possono rifornire
a dovere le richieste di energia delle imprese e delle famiglie
della Campania, che vengono soddisfatte con energia prodotta
molto più lontano sul territorio nazionale. In conclusione,
la liberalizzazione del mercato elettrico pone il nostro
Paese fra quelli più avanzati in Europa, ma è necessario
essere coscienti che l'assetto di mercato, per quanto evoluto,
non sarà sufficiente a colmare completamente il gap
di costo con gli altri paesi europei: perché il prezzo
dell'energia possa ridursi in maniera sostanziale, dovranno
essere realizzate anche nel settore elettrico le grandi infrastrutture
di cui l'Italia ha bisogno, ma ciò potrà avvenire
solo con il supporto di tutti: istituzioni, cittadini, imprese
dovranno collaborare con la consapevolezza che è necessario
un grande sforzo per la competitività del Paese. |