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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
MAGGIO 2005
 
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IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA
LA DISOCCUPAZIONE al sud

IL PROGETTO “SANNIO NETWORK”
Opportunità per le PMI

IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA
LA DISOCCUPAZIONE al sud
Si riducono i differenziali fra Centro-Nord e Mezzogiorno con la nuova rilevazione


Anna D'Acunzo
Assegnista di ricerca Dip. di Scienze Economiche e Statistiche - Università degli Studi di Salerno
adacunzo@unisa.it


Negli ultimi anni si è evidenziato un miglioramento dell'andamento delle variabili che caratterizzano il mercato del lavoro in Italia e una riduzione, almeno nell'ultimo periodo, dei differenziali fra il centro-nord e il sud del paese. In Italia nel 2004 - in base alle rilevazioni Istat - si nota, infatti, un andamento positivo del mercato rispetto all'anno precedente, con il tasso di disoccupazione che si colloca nel terzo trimestre 2004 su valori prossimi al 7,41% e quindi risulta più basso rispetto al dato relativo allo stesso trimestre dell'anno 2003 (8,25%), confermando una tendenza alla diminuzione che ha caratterizzato gli anni dal 1999 a oggi. Il dato positivo è confermato dall'andamento del tasso di occupazione (dal 56,79% registrato nel luglio del 2003 al 57,70% dello stesso periodo del 2004) e da quello del tasso di partecipazione (dal 61,90% al 62,30%). La diminuzione del tasso di disoccupazione riscontrata sembra dovuta a una riduzione del numero dei disoccupati (1800 migliaia di unità nel luglio 2004 a fronte delle 2052 del terzo trimestre del 2003) alla quale si contrappone un effettivo aumento degli occupati (22485 migliaia contro 22215) a fronte di una sostanziale parità delle forze di lavoro (24213 migliaia contro 24286). Guardando poi all'andamento delle singole ripartizioni si nota quanto segue. Nel 2004 nel Centro-Nord il tasso di disoccupazione è del 4,64% e, quindi, risulta più alto anche se di poco rispetto al 2002 (4,37%), segnando un'inversione di tendenza rispetto alla diminuzione che aveva caratterizzato gli anni dal 1996 al 2003. Il dato, segno di un peggioramento dell'andamento del mercato, non è però confermato dall'andamento del tasso di occupazione, che passa dal 63,29% al 64,21% negli stessi periodi, né da quello del tasso di partecipazione che cresce dal 66,08% al 67,33%. L'aumento del tasso di disoccupazione riflette una crescita del numero dei disoccupati (in aumento del 6,87% rispetto al terzo trimestre 2003), in proporzione più alta di quella di quella pur vista nelle forze di lavoro (+0,69%). Anche l'andamento del tasso di occupazione risponde a un aumento del numero degli occupati (15929 migliaia nel 2004 contro 15994 del 2003). Particolarmente rilevante è la situazione del Mezzogiorno. Qui, infatti, il tasso di disoccupazione è passato dal 16,60% del 2003 al 13,81% nel 2004, con una diminuzione notevolmente maggiore di quella che ha caratterizzato gli ultimi anni. L'andamento positivo del mercato del lavoro è confermato dall'andamento del tasso di occupazione, che passa, dal 45,06% registrato nel luglio 2003 al 46,50% dello stesso periodo del 2004. Il tasso di partecipazione risulta sostanzialmente stabile (54,17% contro 53,90%). La diminuzione del tasso di disoccupazione corrisponde ad una forte diminuzione del numero dei disoccupati totali (-19,52%) e non tanto ad una diminuzione delle forze di lavoro totali, che si è comunque rilevata ma è di lieve entità (-0,56%). L'andamento del tasso di occupazione risponde invece a un effettivo aumento del numero degli occupati (6491 migliaia nel 2004 contro 6286 del 2003), che in percentuale è notevolmente maggiore di quello riscontrato negli ultimi anni (+3,27% l'aumento relativo al terzo trimestre 2004 rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente a fronte di uno 0,40% relativo agli stessi periodi dell'anno precedente). In conclusione, l'analisi effettuata mostra che l'andamento positivo nazionale riscontrato non è determinato dall'andamento del mercato nel Centro-Nord, che pure è da considerarsi la ripartizione nella quale il mercato del lavoro funziona al meglio, dove si ha una stabilità del mercato e addirittura un lieve peggioramento del dato sul tasso di disoccupazione totale. L'andamento nazionale è, invece, dato dal netto miglioramento delle variabili registrato nel Mezzogiorno del paese, un'area caratterizzata storicamente da un andamento fortemente negativo delle variabili che descrivono lo stato del mercato del lavoro. Questo miglioramento, inoltre, risulta particolarmente marcato: per il tasso di disoccupazione; e negli ultimi tre trimestri. Se questo è vero allora la rilevante riduzione del tasso di disoccupazione in queste regioni sembra essere avvenuta in coincidenza con un radicale cambiamento delle modalità di rilevazione dei dati sulle forze di lavoro operata dall'Istat. Pertanto, si può ipotizzare che oltre che da una componente reale l'andamento dei dati possa essere stato influenzato dal cambio della modalità di rilevazione. In effetti l'indagine sulle forze lavoro, che rileva trimestralmente, fin dal 1959, i principali aggregati dell'offerta di lavoro, nel tempo è stata più volte ristrutturata, in accordo con i cambiamenti del mercato e alle mutate modalità conoscitive. Le nuove e diverse informazioni introdotte di volta in volta ci hanno anche consentito di uniformare gli aggregati delle forze di lavoro alle definizioni internazionali. Da ultimo il sistema è stato cambiato nel gennaio 2004, con il passaggio dalla RTFL (Rilevazione trimestrale delle forze lavoro) alla RCFL (Rilevazione continua delle forze lavoro) e si è trattato di una ristrutturazione radicale. Essa ha, infatti, comportato: la modifica della definizione di "occupato" e di "disoccupato"; il passaggio da una rilevazione concentrata in una singola settimana ogni tre mesi ad una ripartita nell'arco delle tredici settimane di un trimestre; l'utilizzo di una nuova rete di rilevazione; l'impiego di tecniche di indagine computer assisted. La rilevazione recepisce, nelle modifiche, le disposizioni europee sull'argomento. Si è potuto osservare (guardando ai dati del gennaio 2004, prodotti con entrambe le rilevazioni) che la rilevazione condotta con un metodo o con l'altro ha effettivamente condotto a dei risultati che, pur riferendosi allo stesso periodo, si presentano notevolmente diversi. Questo scostamento non è tanto marcato se guardiamo ai valori assunti dalle variabili relativamente all'intera nazione, dove il valore calcolato per tasso di disoccupazione è lo stesso nei due casi e lo scostamento fra la RTFL e la RCFL per i tassi di occupazione e di partecipazione è di circa dell'1%, in entrambi i casi in aumento, nel passaggio alla nuova rilevazione. La differenza si presenta, invece, più accentuata guardando alle due grandi ripartizioni analizzate: il Centro-Nord e, soprattutto, il Mezzogiorno, ripartizioni in cui, oltretutto, si riscontra un diverso segno di questo scostamento. Nel Centro-Nord, infatti, nel passaggio dalla RTFL alla RCFL si verifica un lieve aumento del tasso di disoccupazione accompagnato però da un aumento, del tasso di occupazione e del tasso di partecipazione. Nel Mezzogiorno, invece, lo stesso passaggio ha portato alla rilevazione di un tasso di disoccupazione notevolmente inferiore a cui si accompagna un tasso di occupazione molto più alto del valore rilevato con la RTFL, con un tasso di partecipazione che è sostanzialmente lo stesso di quello evidenziatosi con la metodologia di rilevazione precedente. Le notevoli differenze di valori delle variabili descrittive del mercato del lavoro causate dal passaggio alla nuova rilevazione hanno quindi interessato maggiormente il Mezzogiorno d'Italia, una zona che storicamente si è sempre caratterizzata per l'andamento molto negativo presentato dal mercato del lavoro, dando luogo ad un'immagine sicuramente più positiva di quella che si desumeva analizzando i valori delle variabili come posti dalla vecchia rilevazione. Tale impressione risulta notevolmente accentuata andando a considerare i casi particolari di alcuni regioni del Mezzogiorno, come la Calabria, che rappresenta l'estremizzazione della situazione rilevata. Due le possibili considerazioni conclusive. La prima consiste nel fatto che in seguito alla nuova rilevazione il mercato del lavoro, soprattutto nel Mezzogior-no, sembra assumere un andamento meno negativo di quello che presentava secondo la vecchia rilevazione. In base a quanto detto, tale impressione è interpretabile in due modi diversi: 1) la vecchia rilevazione non registrava l'effettivo stato del mercato in quanto non era più adatta a coglierne le caratteristiche e le variabili descrittive; 2) la nuova definizione di occupati include in questa categoria anche soggetti che prima non venivano rilevati come tali, in special modo soggetti che lavorano in nero (un fenomeno, quello del lavoro sommerso, rilevante infatti specialmente al sud) e soggetti impiegati in imprese di famiglia (anche senza retribuzione) che psicologicamente si considerano come non occupati e che quindi "sfuggivano" all'inquadramento come occupati nella precedente rilevazione. In secondo luogo, quanto appena affermato porta a dover tener conto della non confrontabilità dei dati sul mercato del lavoro rilevati con le due indagini; nell'interpretazione degli stessi bisogna quindi in ogni caso tenere in considerazione la presenza di un'interruzione avutasi nella serie fra i dati del 2003 e del 2004 in seguito al cambiamento dell'indagine.

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