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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
MAGGIO 2005
 
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LA MORTE DEL PAPA
UN EVENTO MEDIATICO SENZA PARAGONI
Nessun avvenimento clou nella settimana della scomparsa del Pontefice

Enrico Russo
Responsabile Area Sud Istituto Piepoli spa - Innovative Research
enricorusso@istitutopiepoli.it

 

Lo scopo dichiarato di “Report”, all'interno di un progetto editoriale come Costozero, è quello di offrire un diario di bordo su quanto avviene nel mondo. O meglio: su quanto avviene nel mondo nell'opinione degli italiani, intendendo con ciò la selezione dei fatti operata statisticamente, a livello percettivo e cognitivo, da grandi numeri di persone e accennare, per quanto possibile, a un'ipotesi su quanto tali fatti abbiano effetti sulla società, la cultura, la politica. La morte di Papa Giovanni Paolo II° segna, però, uno di quegli eventi così salienti per la società italiana - e, con essa, di alcune moltitudini di popolazioni cattoliche e non, sul Pianeta - da non permettere alcun paragone in termini quantitativi con altri eventi o fenomeni. Preferiamo quindi, come molti di noi, continuare a seguire le immagini del Papa su diversi media, in una sorta di coazione ipnotizzata, e dedicare queste righe ad altri eventi tra loro commensurabili. Partiamo quindi con la settimana tra lunedì 14 e lunedì 21 marzo. Diversamente dal solito, non sembrerebbe essere scattato in modo imperioso l'effetto di agenda-setting tipico dei mass-media: vale a dire che non abbiamo registrato alcun evento clou capace di catalizzare l'attenzione degli italiani, bensì una serie di ben 5 avvenimenti che, per diversi aspetti, hanno colpito gli italiani con percentuali oscillanti tra l'11 e il 21%. In primo piano (21%) il caso di Terri Schiavo che, partito dall'America, ha assunto dimensioni internazionali, ponendo al mondo intero un drammatico interrogativo: una donna costretta a vivere una vita puramente vegetativa, deve comunque vivere o è giusto che possa porre fine alle proprie sofferenze? Da notare che, di spalla all'evento, anche Hollywood ha contribuito al dibattito premiando un film che tratta questo tema. Compaiono poi al secondo e al quarto posto due avvenimenti accomunati dallo stesso argomento: la tragedia di un genitore che uccide il proprio figlio in un raptus omicida, accoltellandolo (è il caso della madre di Roma che ha ucciso la bimba appena nata), o lanciandosi dall'ottavo piano avendo in braccio il figlio stesso (come è successo al padre di Rimini).

Al terzo posto (14% di citazioni) compare una dichiarazione del Premier Silvio Berlu-sconi: questa volta si è trattato dell'annuncio della possibilità di un ritiro delle truppe italiane dall'Iraq, da alcuni interpretato come una vera e propria notizia ufficiale, costringendo Berlusconi a rettificarne la portata, chiarendo che si trattava solo di un auspicio. Infine, c'è stato uno sviluppo sul caso della scomparsa di Denise, caratterizzato prima dalla speranza di aver ritrovato la bambina e poi dalla frustrazione perché ci si era sbagliati. Ancora sul versante politico, uno degli eventi che ha dominato le prime pagine dei quotidiani è stato il "caso Mussolini", che, a tratti confuso nella ricostruzione, ha generato sospetti e veleni a livello sia politico, con lo scontro tra Francesco Storace e Alessandra Mussolini, sia istituzionale, tra lo stesso Storace in veste di Presi-dente della Regione Lazio e il Comune di Roma. A prescindere dalle valutazioni politiche, la maggioranza degli italiani ha ritenuto giusta l'applicazione della legge a un caso manifesto di irregolarità nella raccolta delle firme. Quanto poi a pensare che vi possa essere stata una volontà di danneggiamento da parte di Storace della "pericolosa concorrente" Alessandra Mussolini, gli italiani sono invece più perplessi: il 44% è d'accordo contro un 34% che è in disaccordo e un 22% che è agnostico (v. grafico 1). Di certo, la maggioranza non ha creduto che a loro volta le accuse a Storace potessero far parte di un "complotto" ai suoi danni. La situazione è sembrata piuttosto ingarbugliata: il 25% degli italiani ci ha visto lo zampino del centro destra, il 27% del centro sinistra e la grande maggioranza 58% non crede in un complotto a opera di nessuno o è rimasta, viva Dio, senza opinione: alla fine, non si sa bene a chi abbia giovato e nuociuto la vicenda che, più che altro, ha fatto male all'immagine della politica in Italia. La settimana successiva ha restituito l'Asia e il nuovo terremoto all'attenzione degli italiani. Al di là della paura per la minaccia di un nuovo tsunami, poi fortunatamente scongiurata, altri due sono gli eventi che hanno colpito l'opinione pubblica tra lunedì 21 e martedì 29 marzo: il primo è stata l'agonia di Terri Schiavo (28%), con un'altalena di notizie, dapprima con l'intervento di Bush che avrebbe decretato la ripresa della sua alimentazione e, poi, la definitiva rinuncia e l'avvio alla morte. Il secondo è stato l'immagine del Papa (21%) che resta in silenzio anche a Pasqua, rafforzando i timori circa il suo stato di salute ormai sempre più compromesso, come i giorni successivi hanno dimostrato. Nel frattempo, si avvicinavano in 14 Regioni italiane le elezioni, che hanno coinvolto circa 41,1 milioni di elettori. Prima del voto, gli Istituti di Ricerca avevano previsto che sarebbero andati a votare fra il 72 e il 75% dell'universo degli elettori, e cioè poco più di 30 milioni di votanti; nei fatti, si è raggiunto il 77,7%. Tale dato indica un buon interesse al voto da parte degli italiani. Va aggiunta una considerazione di carattere politico: le ricerche immediatamente antecedenti al voto hanno mostrato che ben il 62% degli intervistati ha attribuito un significato politico, e dunque un giudizio sull'attuale Governo, contro solo un 22% che ha attribuito loro solo un significato amministrativo.

E veniamo quindi alla settimana che ha segnato la scomparsa del Pontefice (v. grafico 2). A questo proposito, c'è chi si è posto l'interrogativo sugli influssi che tale evento avrebbe potuto avere sulle elezioni regionali. La realtà ha mostrato, come accennato in precedenza, che gli influssi sono stati davvero minimi. La vittoria del centro sinistra, che conquista ben 11 Regioni contro solo 2 per il centro destra, per i ricercatori non ha rappresentato una sorpresa: i sondaggi pre-elettorali sono stati ampiamente confermati dagli exit-poll, le proiezioni hanno confermato gli exit-poll e i dati finali hanno sancito la validità di tutte e tredici le proiezioni. Le uniche sorprese sono semmai quelle relative agli scarti, più contenuti rispetto al previsto in certe regioni, come ad esempio la Lombardia o la stessa Puglia e assai più ampi in certe altre, come ad esempio la Calabria, ma la direzione in cui sono andate le 13 Regioni ha rispettato le previsioni. Si può dire che ne è uscita rafforzata l'immagine della ricerca in Italia: grazie a miglioramenti nelle tecniche di campionamento, nell'effettuazione delle interviste e nelle elaborazioni con ponderazioni anche sofisticate, gli Istituti hanno fatto un ottimo lavoro. Su un punto c'è poco da discutere: nella maggioranza relativa dei casi, gli italiani ritengono che il Governo dovrebbe restare in carica fino alle prossime elezioni politiche del 2006 (43%) contro una minoranza (31%) che, invece, ritiene che dovrebbe dimettersi.
Evidentemente si preferisce evitare di ricorrere a elezioni anticipate che comportano, nel vissuto degli elettori, un inevitabile periodo di confusione politica.

Il presente articolo è una sintesi del monitoraggio delle opinioni degli italiani che l'Istituto Piepoli effettua con cadenza settimanale per conto de “La Stampa”. I sondaggi sono eseguiti secondo il codice deontologico ESOMAR. I risultati sono pubblicati su www.agcom.it.

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