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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
MAGGIO 2005
 
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É passata la bufera
Cosa FARÀ Il nuovo Governo Regionale?
Il futuro della sanità alla luce dei risultati delle ultime elezioni


Ottavio Coriglioni
Presidente Gruppo Sanità - Assindustria Salerno
ocoriglioni@clinica-salus.it




Anche il vento delle elezioni regionali è passato, e, come il venticello di rossiniana memoria, è diventato un colpo di cannone a livello nazionale, mentre nella nostra regione venticello era e venticello è rimasto. Rispettosissimo dei consigli del nostro Presidente Nazionale, convengo che non ci competono politica e schieramenti, ma poiché queste elezioni una volta si definivano amministrative qualche considerazione attinente al nostro settore e al nostro futuro va fatta. Gli anni di gestione delle Presidenza Bassolino, appena terminati (e riaperti), non brillano certo per la politica sanitaria attuata in Campania, anzi autorevoli esponenti della maggioranza hanno pubblicamente fatto forte autocritica sulla mancata attuazione di una seria programmazione sul tema. Il pessimismo delle categorie non lo si è registrato solo sotto l'aspetto finanziario, ma in modo particolare anche per le scelte non fatte, le impostazioni non date, le idee non motivate. Forse troppi esperti intorno al tavolo dell'Assessorato alla Sanità e come asseriva quel tale Wright: «Un esperto è un uomo che ha smesso di pensare. Perché, infatti, pensare? É un esperto». A ogni buon conto, le elezioni si sono appena concluse e ancora non si conosce la squadra per il Governo della Regione. I risultati ci mostrano una Margherita che forse si allea con un Campanile, che non sa da che parte pendere, eppure insieme sanno di poter creare un terremoto. Solo in politica si creano simili alchimie, contrarie a ogni legge di natura. In questo complesso contesto ma nel rispetto del dettato confindustriale non faccio politica, mi preoccupo, però, del comparto della Sanità in Regione Campania, che ha visto trascorrere la precedente legislatura inutilmente, se non per il cosiddetto ripiano della situazione creditoria in uno con la risoluzione dei contenziosi sino al 31/12/2003; e per di più la maggior parte delle categorie a oggi non ha ancora chiuso l'accordo e sono, quindi, in attesa di definizione. Così come si è in attesa di definire accordi per le operazioni di factoring per l'anno 2004. A fronte di questi atti di pulizia finanziaria il nulla, tutta la parte normativa che è essenziale per il futuro della sanità in Campania, non vede luce. Non si avvia la necessaria revisione della Delibera Regionale n. 7301/01, non si avviano le norme sull' accreditamento, non si discute preventivamente di tetti di spesa logici, attuabili condivisibili, non vede la luce il nuovo piano sanitario, il piano ospedaliero esiste solo in un documento scritto a più mani (e si vede), che è rimasto nel limbo della V Commissione. Nel 2004 la Campania è la Regio-ne che ha scontato il maggior deficit rispetto alle altre. Si parla di 944 milioni di euro, quasi il doppio di Piemonte, Lazio, Sicilia, mentre altre Regioni come Calabria e Puglia hanno addirittura chiuso i loro conti in attivo. Il dato è ancora più serio se confrontato con la ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale alle Regioni, infatti, la Campania dal 1997 in poi ha registrato un co-stante e sostanzioso incremento (10% c.a.) del Fondo Sanitario assegnatole. Quest'anno il Fondo Sanitario Nazionale è stato individuato in un fabbisogno di 85.972,93 milioni di euro; alla Cam-pania verranno assegnati "per cassa" 7.883,15 milioni di euro contro un fabbisogno stimato di 7.962,29 milioni e in questo modo torniamo a essere, superando il Lazio, la seconda regione di Italia per quota di fondo assegnato. Per contro, registriamo, ancora una volta, e con rammarico, una mobilità passiva pari a 277,836 milioni di euro, la più alta d'Italia. In altre parole, mentre siamo la seconda regione per entità di Fondo assegnato con oltre 630 milioni di euro in più rispetto al 2004, rimaniamo la regione con la mobiltà passiva più alta e il debito pro capite più elevato. La Campania è tra i pagatori peggiori della nazione, per l'esattezza penultima con una media di 531 giorni dalla ricezione delle fatture. L' assistenza sanitaria registra una spesa pro capite di euro 1.415,51, che è superiore a quella media nazionale, ma è comunque la dodicesima. Questi numeri, o meglio la logica di essi, non quadra ma sta di fatto che in tanti anni nessuno é riuscito a dare trasparenza alla componente strutturale del buco nero della sanità. Ma in una recente dichiarazione alla radio il Presidente Bassolino ha affermato che il debito è sì di 4 miliardi, ma che il credito nei confronti dello stato per tali fondi è all'incirca pari. Ricominciamo, quindi, da un pareggio e in più abbiamo ripulito o stiamo per ripulire da debiti e da contenziosi tutto fino al 2003 e sarebbe auspicabile fino al 31/12/2005, in modo da utilizzare la seconda parte dell'anno per una seria programmazione, dal 01/01/2006. Programmazione che, come ho già detto, deve necessariamente tener conto delle scelte di politica sanitaria che si intendono fare, possibilmente salvaguardando i meriti di ognuno, sia se prendiamo in considerazione una struttura a capitale pubblico sia una a capitale privato. Noi riteniamo che va rivista, riformata e riorganizzata quella sanità che merita e che sia in grado di garantire alla collettività una efficienza e un reale contenimento della spesa, che non vada a discapito delle prestazioni rese. Siamo convinti che le imprese a capitale privato rappresentino una risorsa e che siano già oggi uno strumento efficiente ed economico. Oggi abbiamo finalmente coscienza di essere imprenditori di una sanità efficiente, grazie anche a graduatorie nazionali che finalmente rendono giustizia a una sanità del Sud troppo spesso bistrattata. Una cosa è certa non vogliamo più essere succubi di un sistema di governo delle ASL generatore solo di un infinito contenzioso. É probabilmente venuto il momento in cui dobbiamo farci carico del nostro ruolo istituzionale e quindi del controllo della parte di sistema che ci compete, chiedendo con forza che ogni attore del processo si assuma le proprie responsabilità. É anche nostro compito far comprendere ai cittadini, che troppo spesso sono lontani dalle scelte, qual è il significato reale e il risvolto economico contenuto in quelle decisioni prese in nome della loro salute (e con le loro tasche). Che significato ha, in termini di ricaduta sociale, avere delle strutture sanitarie che non danno prestazioni sufficienti ed efficienti? La risposta a questa domanda deve essere chiara a tutti. La politica in questi ultimi anni è molto cambiata e il presidente Bassolino è l'uomo politico che meglio di ogni altro ha interpretato ciò che alcuni definiscono post-democrazia. Viene meno, sempre di più, il rapporto tra classe politica e cittadini, il livello di partecipazione è sempre più basso, sostituito da un sapiente utilizzo dei media. Potremo dire con Talleyrand: «In fondo la politica non è altro che un certo modo di agitare il popolo prima dell'uso». Dobbiamo comprendere come inevitabile il declino della fase democratica partecipata sostituendola con una corretta informazione, che, senza travalicare ciò che tradizionalmente è affidato alla politica, agevoli il confronto con le istituzioni facendo in modo che il costo si trasformi in un investimento sociale. Questo è il momento per dare peso all'associazionismo tenendo presente che il welfare state non deve essere considerato residuale rispetto alle altre problematiche. Il nostro comparto è ad alto valore aggiunto di personale e registra anno dopo anno un alto valore in investimenti, che vanno dalle tecnologie specifiche avanzate alle manutenzioni e ristrutturazioni delle immobilizzazioni strumentali. Pertanto, è intuitivamente un settore produttivo che crea intorno a sè un indotto non indifferente, un volano economico che in una Regione, per non dire una nazione, in questo momento carente di investimenti dovrebbe avere maggiore considerazione. Troppo spesso, si parla di spesa per la sanità senza considerare l'effetto sviluppo che le imprese a capitale privato, che erogano servizi sanitari, determinano sul territorio. Con la speranza che il "nuovo" Governatore voglia tenere conto di tutte le problematiche del settore, che ormai non possono più attendere, rispettando nel contempo il "privato" che è strumento di efficienza e di contenimento della spesa, gli formuliamo i nostri migliori auguri di buon lavoro garantendo, come sempre, a lui e alle Istituzioni la nostra leale e fattiva collaborazione di imprenditori consapevoli del proprio ruolo. Non vorrei vedere la speranza diventare ancora pessimismo e dover affermare con Herman J. Abs che «Neanche il futuro è più quello di una volta».

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