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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
MAGGIO 2005
 
EDITORIALE - Home Page
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BANCHE E IMPRESE
CONFRONTO difficile MA INDISPENSABILE
Si è svolto a Napoli il meeting confindustriale a porte (e orecchie) chiuse

di Antonio Paravia
Direttore Costozero magazine

a.paravia@assindustria.sa.it 

Lo scorso 31 marzo a Napoli, Confindustria ha organizzato la “Giornata del Credito”. Le modalità di svolgimento dell'incontro, però, non hanno favorito quel dialogo per lo sviluppo, che veniva da tutti auspicato. Alla buona relazione di apertura del Presidente dell'Unione Industriali di Napoli, Gianni Lettieri, hanno fatto seguito diciotto interventi telegrafici, in verità non tutti brillanti, di imprenditori seriamente preoccupati del prosieguo dei rapporti banche-imprese nel Mezzogior-no. A questi, gli otto rappresentanti delle banche, salvo qualche eccezione, non hanno dato alcuna seria risposta, preferendo per lo più leggere testi predisposti per magnificare le proprie attività di istituto. Abbiamo, invece, condiviso le considerazioni finali di Montezemolo che, pur non avendo assistito a questi monologhi essendo arrivato in giustificato ritardo, ha concluso il meeting a porte (e orecchie) chiuse, con uno dei suoi discorsi migliori, pregno di ottimismo e di anima. Ciò non è bastato a colmare la delusione di molti per quello che poteva essere e non è stato. Affrontiamo, dal nostro personale punto di vista, questa difficile problematica, la cui soluzione è indispensabile per la crescita delle aziende e non solo. Una discussione proficua non può prescindere da un esame delle parti in causa. Iniziamo dalle imprese e guardiamo i bilanci. Sono tutti realmente impostati ai criteri di chiarezza, trasparenza e tempestività? La (op)pressione fiscale, che da decenni subiamo per favorire gli sperperi del Paese e delle Regioni, legittima aggiustamenti contabili di convenienza? Sono molti gli imprenditori capaci di leggere le loro realtà aziendali e quanti quelli disonesti che presentano bilanci addomesticati, se non proprio falsi, per ottenere crediti che non restituiranno mai? Fermiamoci qui e valutiamo sinteticamente alcuni aspetti inerenti gli istituti di credito. Alessandro Profumo, mega manager di Unicredit, nel suo libro "Plusvalori", scritto a quattro mani con Giovanni Moro, ha affermato che, fino a pochi anni fa, le banche in Italia non erano considerate aziende (e, aggiungiamo noi, come tali amministrate), ma piuttosto componenti dello stato sociale. E ancora, queste hanno operato in un mercato protetto, non competitivo, ove il problema della qualità dei servizi offerti si poneva, se non in fondo, certamente non in testa alla scala delle priorità. A integrazione di queste giuste affermazioni, osserviamo che le indispensabili ristrutturazioni affrontate dagli istituti per riorganizzarsi e riposizionarsi sul mercato hanno pesato in termini di costi quasi esclusivamente sui clienti, privati e imprese. Negarlo, come ha fatto qualche bancario-banchiere nel meeting di Napoli, è quantomeno ridicolo, se non offensivo per chi ha dovuto ascoltare. Mal digerita, quindi, una delle poche risposte ricevute dalla stessa intellighenzia del credito su tale argomento «...i nostri costi sono aumentati per lo più per il recupero dei bolli...». Altrettanto censurabile la successiva negazione della necessità che «...gli incentivi ai dipendenti bancari devono evitare il rischio di comportamenti scorretti...», appello tardivo del Governatore Fazio, dopo l’abuso di swap e derivati, richiamato nel nostro intervento e respinto con aria di sufficienza, se non di inelegante protervia. Dobbiamo reagire verso questo discutibile sistema, viziato da ambo le parti, proponendo “chiarezza, trasparenza e tempestività”. Non abbiamo coniato uno slogan, ma semplicemente richiamato principi ai quali ci ispiriamo. Proviamo a essere tutti più seri, uniformando a questi criteri i rapporti tra banche e imprese. Chiediamo che sia posta fine alle tante clausole vessatorie dei contratti bancari, che scaricano sulla clientela inefficienze gestionali e costi eccessivi di un apparato che, in molti casi, non risponde ancora alle logiche di mercato. Riteniamo fondamentale uscire dall'asimmetria informativa imposta dagli istituti di credito. Dalle imprese si pretende di tutto e di più e in modo non codificato, nè chiaro. Per gli imprenditori, invece, le banche sono ancora organismi misteriosi. I loro rappresentanti, dai gestori ai direttori generali, sono uomini di fede cui rivolgere preghiere, senza conoscere nè le deleghe, nè i tempi dei possibili miracoli. Predisporre una sorta di "listino prezzi" e un organigramma identificativo di funzioni, competenze e poteri degli interlocutori bancari, consentirebbe al cliente-impresa di effettuare confronti, prima ancora di chiedere. Ab-biamo un lungo elenco di proposte tendenti a migliorare l’attuale situazione molto difficile per le aziende. Chiediamo a Confindustria più concretezza e azioni di tutela in materia di credito per le piccole e me-die imprese. Non esaltiamoci per la recente convenzione Agenzia delle Entrate, Banche e Confindustria in materia di anticipo IVA. Troppa enfasi per un accordo che consente an-cora una volta di applicare tassi in modo differenziato da Aosta e Trento, rispetto a Lecce e Caltanissetta, per un debito dello Stato, che da anni gli imprenditori già si fanno anticipare dagli istituti con i quali abitualmente operano. Andrea Prete, Presidente degli industriali di Salerno, da tempo usa dire che le banche sono deboli con i forti (i molto indebitati) e forti con i deboli (le piccole e medie imprese). Inutili altri meeting per dialoghi tra sordi. Confindustria saprà svolgere una seria e concreta azione a difesa non dei forti, ma degli interessi e valori delle piccole e medie imprese.

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