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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
MAGGIO 2005
 
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COSTRUZIONE DEL SISTEMA DELLE COMPETENZE
IL LABORATORIO DELLA BILATERALITÀ
Il progetto é curato da OBR Campania, con il CREB, e da IF-Italia Forma, Memory Consult e ECO sas

a cura di Alfredo Loso - Presidente OBR Campania

L’OBR sta realizzando, presso Confindustria Campania, un ciclo di incontri seminariali, ri-volti alle parti sociali, preparatori all'avvio del progetto per la costruzione del Sistema Regionale delle Qualifiche. Questi incontri si svolgono con la partecipazione di esperti e il ricorso a una metodologia denominata GOPP (Goal Oriented Project Planning) che può essere tradotta come "progettazione orientata al risultato". Si basa su un approccio pragmatico che facilita l'individuazione degli obiettivi comuni e consente di pervenire a decisioni condivise. L'OBR Campania, nell'ambito del CREB (Coordinamento degli Enti Regionali Bilaterali), attraverso vari progetti tende a caratterizzarsi con una visione della bilateralità come ricerca-azione che verte sul rapporto tra competenze, conoscenze e sviluppo economico e sociale locale. In parallelo vi è una ricerca e uno sviluppo degli strumenti tecnici e metodologici funzionali alla propria missione. Nel corso di uno degli incontri realizzati per le parti sociali è nata quest'intervista con la quale Mario Vitolo, Direttore dell'OBR Campania, sollecita Giuseppe Braga, Professore di Sociologia dell'organizzazione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e Presidente di IF-Italia Forma: lo scopo è di mettere in chiaro le logiche che sottendono la costruzione del Sistema delle Qualifiche. Insieme hanno curato l'impianto metodologico del progetto per il Sistema regionale delle qualifiche che sarà realizzato dall'OBR Campania (con gli Enti Bilaterali della Campania), da IF-Italia Forma, Memory Consult (capofila) e ECO sas. Questi soggetti hanno dato vita a un raggruppamento che costituisce una felice integrazione di eccellenze che ne hanno consentito il successo con l'aggiudicazione della gara regionale per il sistema delle qualifiche.

Con il processo di Copenaghen l'Europa ha focalizzato la propria strategia di crescita su aspetti che potrebbero apparire di poca sostanza come i saperi e le competenze. Perché?
Le competenze sono sempre più considerate tra le "risorse" maggiormente pregiate di una persona, di una comunità, di un territorio, di un'impresa. Come diceva già D. Peter all'inizio degli anni novanta, nel futuro «..le principali attività creatrici di ricchezza non saranno né l'allocazione del capitale ad usi produttivi, né il lavoro…. In futuro il valore sarà sempre più creato dall'innovazione, cioè dalla conoscenza applicata al lavoro…». Per far funzionare l'innovazione servono competenze. Per stare dentro e al passo con l'innovazione, la società e le imprese hanno bisogno di persone competenti che, costantemente, devono aggior-nare, accrescere e affinare le proprie competenze.


Abbiamo a che fare con diversi sistemi e servizi che formano, sviluppano, gestiscono e certificano il possesso di conoscenze e competenze. Per una persona, come per un'azienda, è spesso difficile capire quali percorsi e interlocutori scegliere. Da cosa nasce questo scenario opaco?
Le strutture che erogano servizi per sviluppare e valorizzare la "risorsa competenze" sono rimaste piuttosto chiuse al proprio interno. Il sistema scolastico, quello universitario, il sistema della formazione professionale regionale, il sistema-lavoro (centri per l'impiego, ecc.) hanno elaborato - ciascuno per sé - linguaggi e regole per "trattare competenze". Fino a che voi rimanete nell'ambito di un sistema non avete problemi particolari: se fate un liceo, sapete quali sono i contenuti di apprendimento, come saranno valutati e certificati, come quanto avete appreso vi servirà per passare a un altro liceo o un'altra scuola superiore. Le cose si fanno, invece, più difficili se avete la necessità di "navigare" tra sistemi formativi diversi. Se possedete un diploma di maturità (per esempio: liceo scientifico con sperimentazione informatica) e presso un Centro per l'impiego volete farvi riconoscere una qualifica (per esempio: operatore informatico), incontrate sicuramente delle difficoltà. Lo stesso vi capita se volete passare da un percorso di formazione professionale a una scuola superiore. Anche un'impresa che cerca un "pacchetto di competenze" ben riconosciuto nel mondo del lavoro fa fatica a districarsi nel mare dei diplomi, delle qualifiche, delle lauree. E tutto ciò non solo in Italia, ma anche in Europa!

Mi permetta di essere un po' brutale: ma che cosa ne possiamo ricavare da tutto ciò?
Se crediamo in un futuro di sviluppo e di miglioramento della qualità della vita - per noi, per le nostre famiglie, per le nostre imprese, per le nostre istituzioni -, dovremo sempre più preoccuparci, ai vari livelli (personale, famigliare) non solo dello stato del "portafoglio degli euro", ma anche dello stato del "portafoglio delle competenze". Come è accaduto per il nuovo sistema monetario europeo, anche per le competenze sarà essenziale la spinta che sapremo imporre dal basso a questo processo di fondazione di un sistema europeo delle competenze. La stessa cosa va fatta per la "risorsa competenze". Bisogna definire l'unità di riferimento (la competenza), i suoi componenti (conoscenze, abilità, comportamenti). Bisogna determinare i suoi multipli ("unità di competenze capitalizzabili"), le regole di governo e di utilizzo. E occorre far sì che l'unità di riferimento e le regole siano condivise a livello europeo in tutti i sistemi che "trattano" competenze. Solo a queste condizioni la "risorsa competenze" di una persona (ma anche di un'impresa) potrà diventare un "bene" davvero riconosciuto e spendibile, dando senso e sostanza alla bella metafora "portafoglio delle competenze", che sempre più sta diventando un'espressione corrente del linguaggio quotidiano. Un miglioramento significativo della qualità dei servizi, infatti, si ottiene adottando un approccio per competenze che ha due principali caratteristiche: è omogeneo con quanto è in corso di elaborazione a livello nazionale ed europeo; deve essere condiviso da tutti gli attori che operano nell'ampio sistema integrato lavoro-istruzione-formazione.

Qual è allora lo scenario verso cui andare?
È uno scenario che prevede la disponibilità di una serie di "banche" nelle quali la "risorsa competenze" possa essere custodita e gestita a beneficio di tutta la rete dei soggetti pubblici e privati: una banca delle competenze professionali riferite ai diversi settori di attività economica; una dei "portafogli di competenze" posseduti dalle singole persone: banca offerta di lavoro; una banca delle competenze richieste dalle aziende, da vari Enti: banca domanda di lavoro; una banca dell'offerta formativa organizzata per unità di competenze capitalizzabili. Avvalendosi di quanto depositato nelle banche, le persone potranno più facilmente attraversare le frontiere dei vari sistemi (scuola, università, formazione professionale, lavoro) usando sempre la stessa "moneta": la competenza, i suoi componenti, i suoi multipli. Potranno tener aggiornato il proprio "portafoglio di competenze", avvalendosi di servizi come il bilancio e la certificazione delle competenze acquisite. Saranno in condizione di arricchire il portafoglio scegliendo offerte formative mirate. Le imprese potranno, così, esprimere in modo puntuale la propria domanda di lavoro in termini di competenze e gestire la formazione dei propri operatori in modo mirato.

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