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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
MAGGIO 2005
 
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IL TEATRO A SALERNO
QUANDO UN “SOGNO” DIVENTA IDEA

RESPONSABILITÀ SANITARIA D'IMPRESA
NUOVI METODI DI GESTIONE DEL CONFLITTO


IL TEATRO A SALERNO
QUANDO UN “SOGNO” DIVENTA IDEA
Un'iniziativa di laboratorio socio-teatrale contro la dispersione scolastica del Sud

Cristina Buoninfante
VicePresidente dell'Associazione “Progetto Sogno”
cristinabuoninfante@hotmail.com





L’idea di un progetto socio-teatrale per le scuole nasce nel 2000, anno in cui quattro giovani artiste salernitane decidono di unire la propria formazione e capacità creativa, per dare vita a uno spettacolo sperimentale che mette in scena realtà quotidiane, insicurezze, aspirazioni, paure appartenenti alla sfera emotiva di ciascuna di loro. Lo spettacolo, scritto da Anna Nisivoccia, Teresa Di Florio, Federica Torri e me presentato a un pubblico di giovani studenti, diventa spunto di discussione e analisi di un disagio giovanile che sembra ben rispecchiarsi nelle problematiche affrontate in esso. Il dibattito socio-culturale che ne deriva, dà vita a una nuova idea, quella di utilizzare con gli studenti, lo stesso metodo di lavoro creativo, per fare emergere se stessi attraverso il teatro. Nel 2001, l'esperimento di lavoro creativo, denominato Progetto Sogno, è condotto in un solo Istituto di scuola media superiore, il liceo scientifico F. Severi. I ragazzi, attraverso esercizi e tecniche teatrali specifiche, sono stimolati all'ascolto di se stessi e degli altri, allo sviluppo dell'abilità emotiva e dell'empatia, allo scambio d'idee e opinioni, alla scrittura di mondi personali, all'interpretazione scenica di quanto da loro ideato. È di nuovo spettacolo fatto dai giovani. Nel 2002, sulla base dei risultati ottenuti in precedenza, si decide di estendere l'esperienza Sogno ad altre scuole medie superiori nella città di Salerno. Nasce così l'idea di una manifestazione, un'Olimpiade teatrale in cui gli studenti coinvolti nel progetto possano esibirsi e competere in una gara socio artistica, mettendo in gioco le proprie capacità. L'Olimpiade Progetto Sogno è l'idea. Oggi, il Progetto si estende a più scuole nella città di Salerno e provincia e ha modo di constatare quanto, purtroppo, la dispersione scolastica sia una realtà presente e deprimente. In alcuni casi, il copione sembra diventare strumento di esercizio-lettura, piuttosto che inizio di allestimento-spettacolo. La dispersione scolastica, che rimanda all'analfabetismo, all'abbandono scolastico, alla demotivazione, è una realtà angosciante e persistente che coinvolge noi tutti. Da non sottovalutare le carenze di tipo emozionale e sociale che coinvolgono i giovani in maniera sempre più ossessiva e che provocano rischi aggiuntivi nella loro vita. Il voler richiamare l'attenzione su tali carenze, non vuole rappresentare la negazione del ruolo giocato da altri fattori di rischio, come il crescere in una famiglia disgregata o caotica tipica della società del nostro tempo. Ma la competenza emozionale esercita un ruolo, che va ben oltre i fattori familiari o anche economici, e può rivelarsi decisivo nel determinare fino a che punto un adolescente sia indifeso dinnanzi le avversità, o trovi un nucleo di resistenze per sopravvivere a esse. Tale competenza comprende l'auto-consapevolezza, identificare, esprimere e controllare i sentimenti, frenare gli impulsi, controllare la tensione e l'ansia. Il teatro può contribuire allo sviluppo delle abilità emotive e della personalità del giovane. Può, secondo un metodo che richiama la pratica delle arti-terapie, incoraggiare i giovani a entrare in contatto con i propri disagi, discuterne aspetti, scriverne opinioni fino all'idea di uno spettacolo che li affronti, rendendoli chiari a se stessi e al pubblico giovane e adulto. È questo il teatro che interessa al Progetto. Nella nostra attività teatrale, lo spazio emotivo non può e non deve essere trascurato. L'immaginazione, continuamente stimolata, unita all'improvvisazione teatrale sono, ad esempio, due aspetti del laboratorio, capaci di risvegliare i sentimenti più profondi dei ragazzi e indurli a emergere. Semplice è spiegare la funzione sociale dell'improvvisazione. Nella vita, ciascun soggetto tende a mettere in scena una certa porzione del suo vasto mondo interiore. Ciascuno, ha un luogo emotivo privilegiato (la tristezza, la rabbia, l'allegria, lo stupore) che instancabilmente frequenta, alla ricerca forse di una soluzione per un vecchio problema o, al peggio, come difesa dal nuovo. Ognuno, instancabilmente, recita il proprio copione, con la maestria di un consumato attore, spacciando per autentiche espressioni vitali, quelle che altro non sono repliche di mestierante. La vita interiore si riduce così a un tedioso monologo: il monologo del bravo ragazzo, del vincitore, del perdente, dell'eterno indeciso, dell'esibizionista, dell'"attaccabrighe", del "a me non interessa niente" del "sono timido e per questo non parlo" e via dicendo. Laddove dovrebbe svolgersi un fitto dialogo tra differenti personaggi, spadroneggia un unico protagonista. Quando improvvisiamo, spesso accade che, sentendoci protetti dal fatto che si tratta solo di una finzione, usciamo dal nostro usuale monologo e lasciamo parlare qualche altro bistrattato personaggio della nostra scena interiore. Credendo di fingere, dunque, diventiamo più veri, cioè più complessi. Possiamo così riuscire ad abbandonare il vecchio concetto di identità, intesa come l'essere sempre coerenti e uguali a se stessi, e possiamo, al contrario, recuperare la nostra "carta di varietà". È anche grazie a queste esercitazioni di "allenamento dell'attore" che i ragazzi scoprono altro di sé, si mettono in gioco e fanno emergere potenzialità spesso nascoste. Queste scoperte creano gratificazione, aumentano il livello di autostima, creano motivazione. Oggi il Progetto, al terzo anno di effettivo lavoro, si occupa di un numero elevato di ragazzi, ed è la costante vicinanza con loro a confermare le ricerche e gli studi riguardanti la sfera emotiva e comportamentale. Il Progetto Sogno vuole essere un significativo contributo alla lotta contro la demotivazione e la disattenzione. Il lavoro creativo svolto con i ragazzi parte da una preparazione tecnica teatrale, per confluire allo sviluppo collettivo di un'idea di spettacolo incentrata su di un argomento di tipo sociale, scelto, analizzato, ed elaborato dai ragazzi stessi. Ascolto, informazione, conoscenza, esercizio, scrittura, interpretazione; è la combinazione di questi elementi che dà vita a un gioco interessante in cui lo scambio umano e la direzione verso un comune obiettivo socio-artistico, diventano gli scopi principali. Sulla base di questo programma socio-formativo, ogni Istituto coinvolto nel Progetto presenta il suo spettacolo alla Manifestazione Olimpiade Progetto Sogno, partecipando così a una vera e propria gara. «Se si vuole creare qualcosa per sé che abbia senso e significato, bisogna dedicarsi, appassionarsi, informarsi, conoscere, relazionarsi ad un'idea e agli altri in maniera efficace e costruttiva». È questo lo spirito del Progetto e lo scopo è alimentarlo continuamente grazie alle inesauribili potenzialità dei giovani. Nell'ambiente teatrale salernitano spesso insorgono polemiche su come il nostro teatro sia trascurato e di come la sperimentazione sia destinata a fallire per carenza di aiuti finanziari che consentano allestimenti di un certo livello. Per quanto ci riguarda, nel corso di questi anni dedicati alla ricerca artistica e umana, abbiamo semplicemente portato avanti un'idea in cui crediamo perché frutto di personali esperienze lavorative. Il teatro San Genesio, scuola di severa formazione, ha fornito quegli strumenti fondamentali per poter realizzare, passo dopo passo, il sogno di un teatro che comunica in maniera diretta ed emozionale. Per fare questo, i giovani ci insegnano ogni giorno che non servono grandi strutture, ma attenzione alle loro semplici esigenze, e la giusta chiave per fare emergere, in maniera creativa, desideri e aspettative. Non è assolutamente semplice portare avanti un'ambizione di tal genere che vorrebbe coinvolgere sempre più giovani e far nascere nuove figure professionali, ma il teatro è anche questo: mettersi continuamente in gioco e, qualche volta, rischiare.

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