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  Dicembre 2012

Articoli n° 5
giugno 2005
 


ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI

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INNOVAZIONE E TUTELA DELL'AMBIENTE
IL FUTURO È LA SUPERCONDUTTIVITÀ

GIOIELLI REGALI ALLA REGGIA di caserta
Ori, Smalti, Coralli e Pietre PrezioSE

TEANO JAZZ FESTIVAL
NON SOLO MUSICA

L’ARTE AL SERVIZIO DEL TERRITORIO
RICCO CARNET DI INIZIATIVE spettacolari

GIOIELLI REGALI ALLA REGGIA di caserta
Ori, Smalti, Coralli e Pietre PrezioSE
Dal 4 giugno negli Appartamenti Storici una mostra sulla tradizione orafa campana


di Giovanna Petrenga
Sovrintendente Beni artistici Culturali Architettonici
sbaaasce.zuccaro@libero.it


Così si esprime Paul Claudel: «Lo spirito...si è fatto materia...l'invisibile...sostanza e luce», nell'ambito di un famoso discorso pronunciato nel 1929 in occasione della consegna della Legion d'Onore a Pierre Cartier, famoso gioielliere parigino, parlando delle pietre preziose. Il discorso pronunciato dal poeta piacque talmente negli ambienti dell'epoca che il noto gioielliere Cartier nel 1938, nove anni più tardi, fece pubblicare a sue spese, e in una edizione speciale, lo studio che Claudel aveva poi elaborato sulla base di quel primo intervento.
Per Claudel le sostanze quasi spirituali sono le "pietre preziose"! La Soprintendenza ai Beni Artistici, Culturali e Architettonici di Caserta, insieme a quella di Benevento, in attuazione della "Convenzione per la tutela e la conservazione dei beni e le attività culturali e per lo sviluppo e la valorizzazione del patrimonio artistico" stipulata con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Confartigianato nel maggio 2004 e in collaborazione con il Consolato del Principato di Monaco a Napoli e la Confartigianato di Caserta, ha organizzato dal 4 giugno al prossimo 30 ottobre la mostra "Gioielli regali nel Real Palazzo di Caserta. Ori, smalti, coralli e pietre preziose dal XVIII° al XX° secolo". Intento della mostra, che ha ricevuto l'alto Patronato della Presidenza della Repubblica, della Camera dei Deputati e del Senato, è quello di approfondire la qualità di quanto è stato prodotto nel nostro territorio dalla prima metà del '700 alla prima metà del secolo scorso, dalle botteghe orafe e dagli artigiani reali nel campo dei gioielli. I gioielli in Campania se pure oggetto di numerosi studi e pubblicazioni non hanno mai beneficiato finora di specifiche esposizioni, pur costituendo sezioni particolari nell'ambito di importanti mostre come quella sulla "Civiltà del '700 o dell'Ottocento a Napoli".
Nella Reggia di Caserta per la prima volta si tenterà l'esperimento partendo da numerosi ritratti di personaggi regali conservati nel museo, contraddistinti da abiti sontuosi, preziose gioie e importanti onorificenze. A fianco dei ritratti, di mano di noti artisti, dal Molinaretto a Wicar, da Bonito ad Angelici, da Ranc a De Falco, gli oggetti realizzati con i materiali più preziosi, oro, smalti, pietre preziose, corallo, in gran parte provenienti da collezioni private.
L'intendimento alla base di questa esposizione sui "Gioielli Regali" in uso a Napoli tra XVIII e XX secolo, praticamente dalla dinastia Borbonica a quella dei Savoia, è quello certamente di porre l'obiettivo su una materia non troppo conosciuta se non agli addetti ai lavori, da un lato legando i preziosi manufatti alla storia e ai personaggi di Casa Reale che compaiono in dipinti e sculture per la gran parte di competenza del Palazzo Reale di Caserta, dall'altra proponendo un allestimento che suggerisca una lettura emozionale dei manufatti, che come è noto - e come teorizzava Sant'Ignazio di Loyola - costituisce il più immediato livello di apprendimento e di approccio alla realtà. Giocano questo effetto le piramidi troncoconiche tutte d'oro, che fanno da base ai busti marmorei dei sovrani che sono passati nei saloni della Reggia di Caserta, che accompagnano il fruitore dall'ingresso degli appartamenti fino alla mostra vera e propria, allestita nelle retrostanze dell'Appartamento nuovo.

Alle pareti i dipinti raffigurano re e regine, principi, principesse e infanti reali, a partire da Filippo V di Spagna ed Elisabetta Farnese, il padre e la madre di Carlo di Borbone, fino a Vittorio Emanuele III di Savoia e alla Regina Elena di Montenegro, mentre indossano magnifici oggetti che non devono intendersi solamente come gioielli nel senso stretto del termine, ma piuttosto come preziosissimi ornamenti, metafora di potere, vanità e seduzione.
Sono state prese in considerazione anche le molte onorificenze, simbolo del potere dinastico e talvolta del valor militare, quasi esclusivamente pertinenti al "sesso forte", veri e propri gioielli fatti d'oro e metalli nobili, di pietre preziose e smalti translucidi.
Simboli di appartenenza a un'elite depositaria del gusto e dello stile, i gioielli aristocratici hanno seguito nel corso dei secoli le sorti di una precarietà che è legata alla loro natura stessa di preziosi: dispersi nei passaggi ereditari, le pietre smontate, le montature alterate dai cambiamenti della moda o fuse e convertite in denaro per far fronte a dissesti finanziari e a necessità di reperire fondi per spese di guerra.
Nonostante tutto, gli esemplari sopravvissuti sono in grado di trasmettere, ancora oggi, il fascino innegabile che deriva dall'essere testimonianza diretta di un'epoca trascorsa.
Così un destino simile ha accomunato, salvo rare eccezioni, i tesori della gioielleria "di Stato" di mezza Europa, ma anche quei tesori "privati" di tante famiglie principesche: oggetti che consentono di collegare - attraverso l'esame diretto quando è possibile, altrimenti seguendone le tracce negli inventari d'archivio e nei ritratti - personaggi ed eventi storici, vicende individuali e tendenze del gusto. Un aspetto senza dubbio innovativo della gioielleria del Settecento è dato dal suo legame più stretto con la moda, che ne accentua il carattere effimero ma al tempo stesso ne definisce la portata internazionale, di matrice francese.
Nel 1738 in occasione del suo matrimonio con Maria Amalia di Sassonia, Carlo di Borbone istituisce il Real Ordine cavalleresco di San Gennaro, le cui insegne saranno affidate alla perizia degli orafi di corte. Dalla fine degli anni Cinquanta in poi anche a Napoli si diffonde l'uso del "ritratto gioiellato", una miniatura a smalto montata in oro e circondata per lo più di diamanti, spesso indossata come fermaglio di bracciale a più fili di perle, noto a Napoli come "manizza" o "manina".
Una variante è costituita dall'uso a "pendentif" del ritrattino-gioiello con l'immagine di Ferdinando, come nel Ritratto di Maria Carolina di Camillo Landini, che veniva dato in dono a diplomatici, ministri e ambasciatori, a sottolineare l'utilizzo del gioiello come strumento per facilitare le trattative politiche e i rapporti coi regnanti di potenze straniere. I disegni di gioielli esposti in Mostra appaiono emblematici per analizzare i significati dell'ornamento prezioso all'interno di una società di corte, e le informazioni che si ricavano dalle note manoscritte che li accompagnano consentono di avventurarsi in campi tuttora inesplorati, dal funzionamento meccanico dei preziosi al pari di altri arredi, fino all'impiego di pietre di qualità e taglio. La mostra, infine, ripercorrendo la tradizione orafa del nostro territorio, sarà anche l'occasione per affermare l'identità culturale locale e promuovere la produzione recentemente affermatasi in Provincia di Caserta.
Durante i mesi della manifestazione saranno infatti organizzate numerose iniziative tra cui alcuni Convegni sulla storia dai Borbone ai Savoia, sul turismo, sui prodotti tipici, sullo sviluppo sostenibile, sulle forme di credito ai tempi dei Borbone, sulla formazione nell'Ottocento, sulla produzione orafa nell'ottocento e nell'epoca contemporanea.
Da qui nasce il coinvolgimento dinamico delle Istituzioni, degli Enti locali, delle forze sociali ed economiche presenti nel territorio sia collaborando alla realizzazione dell'esposizione che curando direttamente eventi collaterali.

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