la conciliazione dei tempi
un’esigenza per aziende e dipendenti
L'Obr Campania ha sollecitato la
riflessione e l'iniziativa delle parti sociali
Alfredo Loso
Presidente
OBR Campania
presidenza@obrcampania.it
La Dupont de Nemours in Italia ha adottato misure
di flessibilità e di "conciliazione" come
la flessibilità in entrata e in uscita abbinata a
una fascia oraria rigida o la settimana di lavoro compresa.
Alla Sony di Rovereto al rientro dal congedo parentale è possibile
ripartire tra entrambe i genitori l'orario (giornaliero,
settimanale o mensile). Numerose sono le aziende che favoriscono
i lavoratori, realizzando o convenzionandosi con asili nido.
Benché il nostro paese sia molto indietro rispetto
a paesi come l'Olanda, la Svezia, la Germania o la Francia,
anche qui le aziende sperimentano azioni di conciliazione
dei tempi di vita-lavoro e scoprono, a volte con stupore,
i vantaggi che ne derivano. Questo è un campo nel
quale gli aspetti dell'organizzazione aziendale, dei servizi
e delle dotazioni di servizi del territorio, il tempo libero
e il lavoro, la cultura e la formazione si incrociano; così come
i temi della flessibilità e dell'innovazione. Ed è un
campo di sperimentazione e di ricerca in cui si confrontano
posizioni talvolta fortemente diversificate. Alcuni pensano
che sia un lusso, soprattutto se si considerano le difficoltà in
cui versa il sistema produttivo della nostra regione. Spesso
anche tra dirigenti sindacali e aziendali ci siamo trovati
a raccogliere lo scetticismo, o perlomeno abbiamo visto volgere
lo sguardo verso scenari diversi e distanti dai nostri. Eppure,
nel lavoro di ricerca-azione avviato dall'OBR Campania, ci
siamo accorti che anche in settori maturi e, magari, in crisi,
anche nelle piccole aziende, dove maggiori sono le difficoltà a
ragionare di queste problematiche, il tema delle misure e
dei servizi di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro
rappresenta una questione forte, anche se non consapevolmente
percepita. In piccole aziende che producono capi di abbigliamento,
ad esempio, abbiamo raccolto molte lamentele per il fatto
che le dipendenti, quando arrivano alla maturità professionale
e produttiva, quasi sempre, abbandonano in maniera definitiva
o per lunghissimo tempo il lavoro per ricomparire, qualche
volta, quando oramai i figli sono grandi. Le misure e i servizi
di conciliazione, riducono fortemente l'assenteismo, aumentano
la motivazione, migliorano il clima aziendale e la produttività,
consentono un rapido reintegro nelle loro posizioni lavorative,
dopo la nascita di un figlio, ma hanno dei costi. Alcuni
studi, realizzati tra il 2000 e il 2002, hanno stimato che
l'investimento nelle misure e nei servizi di conciliazione
dà luogo a ricavi che superano di circa il 10% i costi
(CRS Europe). È anche a partire da queste valutazioni
che il tema della conciliazione è stato posto tra
le priorità definite dalla Strategia Europea per l'occupazione.
Le misure ed i servizi di conciliazione, tuttavia, vanno
considerati come un motore di innovazione organizzativa e
produttiva, non tanto sulla base di una visione di tipo econometrico,
quanto perché si riferiscono alla centralità della
persona come valore nel processo e nell'evoluzione del sistema
produttivo. Nella evoluzione internazionale del sistema produttivo,
il nostro paese e l'Europa possono affermarsi esclusivamente
sul piano della qualità. E questa riguarda non solo
la produzione, ma anche gli stili di vita. Per essere protagonisti
dello sviluppo di funzioni organizzative, progettuali, distributive
e per padroneggiare la crescente importanza che assume la
dimensione immateriale dei prodotti nei mercati mondiali,
occorre un sistema produttivo che abbia il coraggio di scommettere
in modo deciso sul benessere delle persone. La conciliazione
e l'armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro è parte
di questa sfida e riguarda l'evoluzione del concetto di responsabilità sociale
dell'azienda. La conciliazione dei tempi di vita-lavoro richiede
la condivisione di un orientamento culturale che non può prescindere
da questi aspetti: non riguarda solo le donne, ha una dimensione
soggettiva, richiede il riconoscimento della centralità della
persona in quanto tale e comportamenti coerenti con questa
idea; richiede l'adozione di una volontà di innovazione
nell'organizzazione e dell'organizzazione. Dobbiamo tuttavia
constatare che pochissime sono le aziende che Italia - e
in particolare nella nostra regione - investono in questa
direzione; ancora meno sono quelle che fruiscono di opportunità e
finanziamenti, disponibili a livello europeo, nazionale e
regionale. Emblematico è il caso dell'articolo 9 della
L.53 /2000 che finanzierebbe la flessibilità di orario
e le misure di conciliazione dei tempi che riguardassero
i dipendenti o gli stessi imprenditori e manager. Il condizionale è dovuto
al fatto che, benché vi siano risorse considerevoli,
queste non vengono richieste né utilizzate dalle imprese
e ogni anno si assiste a un grande flop. Come se la conciliazione
dei tempi di vita e di lavoro non fosse un bisogno strategico
per tutti: aziende e dipendenti. La Regione Campania con
l'azione F della misura 3.9 del POR ha inteso promuovere
interventi per rispondere a un problema di scarsa informazione
e di diffusione di una cultura della conciliazione dei tempi
tra le parti sociali. L'OBR Campania e altri Enti del Coordinamento
degli Enti Bilaterali stanno provando a mobilizzare interesse,
sensibilità e intelligenze delle parti sociali, coinvolgendo
dipendenti e dirigenti delle organizzazioni datoriali e sindacali.
In particolare, l'OBR ha intrapreso da quattro anni un intenso
percorso di ricerca-azione, a partire dell'iniziativa Equal "Equilibra".
La Regione Campania ha poi approvato due azioni di informazione
e sensibilizzazione nell'ambito della misura 3.9 del POR
Campania tutt'ora in corso a Napoli e a Caserta. Ulteriori
sviluppi potranno aversi con il progetto Equal Palcosc&nico.
Come fare conciliazione, perché armonizzare i tempi
di vita e di lavoro in Campania? Per rispondere a questo
genere di domande, l'OBR Campania ha sollecitato la riflessione
e l'iniziativa delle parti sociali - ognuna nella sua autonomia
- attraverso l'attivazione di laboratori di sperimentazione
per ognuna delle organizzazioni sindacali e delle strutture
datoriali coinvolte, e attraverso riunioni congiunte che
consentono il confronto sul terreno della concertazione,
al fine di sviluppare la tematica della conciliazione dei
tempi di vita/lavoro in termini operativi e di dar luogo
a buone pratiche. L'OBR si è quindi proposto con un
ruolo di facilitatore, di supporto tecnico al servizio della
bilateralità e delle sue componenti e in questo ruolo è impegnato
a far emergere le capacità progettuali e le posizioni
implicite. Il progetto avviato nell'ambito della azione F
misura 3.9 del POR sta dando vita a esperienze interessanti:
testimonianze di imprenditori e lavoratori, iniziative e
strumenti di divulgazione presso gli sportelli sindacali;
analisi partecipate sul ruolo che gli operatori del sindacato
possono rivestire rispetto alla conciliazione dei tempi di
vita-lavoro, rilevazioni sui fabbisogni di conciliazione
avvertiti dai lavoratori di aziende e dai cittadini. Agli
stessi operatori sindacali e ai dirigenti delle strutture
provinciali e regionali di CGIL, CISL e UIL, così come
alle articolazioni di Confindustria e ai suoi dipendenti
e dirigenti, coinvolti su queste tematiche, abbiamo chiesto
di considerarsi come "organizzazioni aziendali" e
come "dipendenti" e di dar vita a buone pratiche
di conciliazione; ora attendiamo che almeno alcuni di questi
semi diano i loro frutti: la stagione è propizia.
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