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  Dicembre 2012

Articoli n° 5
giugno 2005
 


ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI

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la conciliazione dei tempi
un’esigenza per aziende e dipendenti
L'Obr Campania ha sollecitato la riflessione e l'iniziativa delle parti sociali

Alfredo Loso
Presidente OBR Campania
presidenza@obrcampania.it



La Dupont de Nemours in Italia ha adottato misure di flessibilità e di "conciliazione" come la flessibilità in entrata e in uscita abbinata a una fascia oraria rigida o la settimana di lavoro compresa. Alla Sony di Rovereto al rientro dal congedo parentale è possibile ripartire tra entrambe i genitori l'orario (giornaliero, settimanale o mensile). Numerose sono le aziende che favoriscono i lavoratori, realizzando o convenzionandosi con asili nido. Benché il nostro paese sia molto indietro rispetto a paesi come l'Olanda, la Svezia, la Germania o la Francia, anche qui le aziende sperimentano azioni di conciliazione dei tempi di vita-lavoro e scoprono, a volte con stupore, i vantaggi che ne derivano. Questo è un campo nel quale gli aspetti dell'organizzazione aziendale, dei servizi e delle dotazioni di servizi del territorio, il tempo libero e il lavoro, la cultura e la formazione si incrociano; così come i temi della flessibilità e dell'innovazione. Ed è un campo di sperimentazione e di ricerca in cui si confrontano posizioni talvolta fortemente diversificate. Alcuni pensano che sia un lusso, soprattutto se si considerano le difficoltà in cui versa il sistema produttivo della nostra regione. Spesso anche tra dirigenti sindacali e aziendali ci siamo trovati a raccogliere lo scetticismo, o perlomeno abbiamo visto volgere lo sguardo verso scenari diversi e distanti dai nostri. Eppure, nel lavoro di ricerca-azione avviato dall'OBR Campania, ci siamo accorti che anche in settori maturi e, magari, in crisi, anche nelle piccole aziende, dove maggiori sono le difficoltà a ragionare di queste problematiche, il tema delle misure e dei servizi di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro rappresenta una questione forte, anche se non consapevolmente percepita. In piccole aziende che producono capi di abbigliamento, ad esempio, abbiamo raccolto molte lamentele per il fatto che le dipendenti, quando arrivano alla maturità professionale e produttiva, quasi sempre, abbandonano in maniera definitiva o per lunghissimo tempo il lavoro per ricomparire, qualche volta, quando oramai i figli sono grandi. Le misure e i servizi di conciliazione, riducono fortemente l'assenteismo, aumentano la motivazione, migliorano il clima aziendale e la produttività, consentono un rapido reintegro nelle loro posizioni lavorative, dopo la nascita di un figlio, ma hanno dei costi. Alcuni studi, realizzati tra il 2000 e il 2002, hanno stimato che l'investimento nelle misure e nei servizi di conciliazione dà luogo a ricavi che superano di circa il 10% i costi (CRS Europe). È anche a partire da queste valutazioni che il tema della conciliazione è stato posto tra le priorità definite dalla Strategia Europea per l'occupazione. Le misure ed i servizi di conciliazione, tuttavia, vanno considerati come un motore di innovazione organizzativa e produttiva, non tanto sulla base di una visione di tipo econometrico, quanto perché si riferiscono alla centralità della persona come valore nel processo e nell'evoluzione del sistema produttivo. Nella evoluzione internazionale del sistema produttivo, il nostro paese e l'Europa possono affermarsi esclusivamente sul piano della qualità. E questa riguarda non solo la produzione, ma anche gli stili di vita. Per essere protagonisti dello sviluppo di funzioni organizzative, progettuali, distributive e per padroneggiare la crescente importanza che assume la dimensione immateriale dei prodotti nei mercati mondiali, occorre un sistema produttivo che abbia il coraggio di scommettere in modo deciso sul benessere delle persone. La conciliazione e l'armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro è parte di questa sfida e riguarda l'evoluzione del concetto di responsabilità sociale dell'azienda. La conciliazione dei tempi di vita-lavoro richiede la condivisione di un orientamento culturale che non può prescindere da questi aspetti: non riguarda solo le donne, ha una dimensione soggettiva, richiede il riconoscimento della centralità della persona in quanto tale e comportamenti coerenti con questa idea; richiede l'adozione di una volontà di innovazione nell'organizzazione e dell'organizzazione. Dobbiamo tuttavia constatare che pochissime sono le aziende che Italia - e in particolare nella nostra regione - investono in questa direzione; ancora meno sono quelle che fruiscono di opportunità e finanziamenti, disponibili a livello europeo, nazionale e regionale. Emblematico è il caso dell'articolo 9 della L.53 /2000 che finanzierebbe la flessibilità di orario e le misure di conciliazione dei tempi che riguardassero i dipendenti o gli stessi imprenditori e manager. Il condizionale è dovuto al fatto che, benché vi siano risorse considerevoli, queste non vengono richieste né utilizzate dalle imprese e ogni anno si assiste a un grande flop. Come se la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro non fosse un bisogno strategico per tutti: aziende e dipendenti. La Regione Campania con l'azione F della misura 3.9 del POR ha inteso promuovere interventi per rispondere a un problema di scarsa informazione e di diffusione di una cultura della conciliazione dei tempi tra le parti sociali. L'OBR Campania e altri Enti del Coordinamento degli Enti Bilaterali stanno provando a mobilizzare interesse, sensibilità e intelligenze delle parti sociali, coinvolgendo dipendenti e dirigenti delle organizzazioni datoriali e sindacali. In particolare, l'OBR ha intrapreso da quattro anni un intenso percorso di ricerca-azione, a partire dell'iniziativa Equal "Equilibra". La Regione Campania ha poi approvato due azioni di informazione e sensibilizzazione nell'ambito della misura 3.9 del POR Campania tutt'ora in corso a Napoli e a Caserta. Ulteriori sviluppi potranno aversi con il progetto Equal Palcosc&nico. Come fare conciliazione, perché armonizzare i tempi di vita e di lavoro in Campania? Per rispondere a questo genere di domande, l'OBR Campania ha sollecitato la riflessione e l'iniziativa delle parti sociali - ognuna nella sua autonomia - attraverso l'attivazione di laboratori di sperimentazione per ognuna delle organizzazioni sindacali e delle strutture datoriali coinvolte, e attraverso riunioni congiunte che consentono il confronto sul terreno della concertazione, al fine di sviluppare la tematica della conciliazione dei tempi di vita/lavoro in termini operativi e di dar luogo a buone pratiche. L'OBR si è quindi proposto con un ruolo di facilitatore, di supporto tecnico al servizio della bilateralità e delle sue componenti e in questo ruolo è impegnato a far emergere le capacità progettuali e le posizioni implicite. Il progetto avviato nell'ambito della azione F misura 3.9 del POR sta dando vita a esperienze interessanti: testimonianze di imprenditori e lavoratori, iniziative e strumenti di divulgazione presso gli sportelli sindacali; analisi partecipate sul ruolo che gli operatori del sindacato possono rivestire rispetto alla conciliazione dei tempi di vita-lavoro, rilevazioni sui fabbisogni di conciliazione avvertiti dai lavoratori di aziende e dai cittadini. Agli stessi operatori sindacali e ai dirigenti delle strutture provinciali e regionali di CGIL, CISL e UIL, così come alle articolazioni di Confindustria e ai suoi dipendenti e dirigenti, coinvolti su queste tematiche, abbiamo chiesto di considerarsi come "organizzazioni aziendali" e come "dipendenti" e di dar vita a buone pratiche di conciliazione; ora attendiamo che almeno alcuni di questi semi diano i loro frutti: la stagione è propizia.

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