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  Dicembre 2012

Articoli n° 5
giugno 2005
 


ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI

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IL REFERENDUM SULLA RICERCA SCIENTIFICA
UNA SPIEGAZIONE RAGIONATa e non urlata
Chiarezza sul perchè è fondamentale studiare le cellule staminali embrionali

a cura dell’Associazione Luca Coscioni

E' piuttosto difficile dire qualcosa di nuovo e qualcosa che sia di buon senso in una condizione come quella che stiamo vivendo in questi giorni. Guardando i giornali e i settimanali si può vedere che su questo referendum non sta cadendo un muro di silenzio, anzi si nota che effettivamente se ne parla, ma che viene detto tutto e il contrario di tutto, in un modo spesso urlato e non ragionato, e questo non aiuta a fare chiarezza. Il rischio è quindi che le persone non vadano a votare semplicemente perché non sanno per che cosa votare e non sono in grado di farsi un'opinione. Cercheremo dunque di fare chiarezza su questi argomenti, in particolare sul primo quesito referendario, quello sulla ricerca scientifica e l'uso degli embrioni per la ricerca. É verissimo che si stanno facendo dei progressi con le cellule staminali adulte: sono le uniche che finora in clinica hanno permesso di curare molte malattie del sangue e anche, per esempio, le grandi ustioni o le lesioni della cornea. Tutti si augurano che si continui su questa linea di ricerca, ma questo non vuol dire che quindi le cellule staminali embrionali non servano a niente e che sia inutile studiarle, per il semplice motivo che la stragrande maggioranza delle malattie genetiche che colpiscono milioni di persone non hanno ancora una terapia efficace senza sapere se domani o fra un anno funzioneranno meglio per curare una certa malattia. É logico, è ovvio, è buon senso comune che sia necessario studiarle. Il governo della California ha stanziato bilioni di dollari per creare un istituto che sarà diretto da Irvin Weizman proprio per studiare questo tipo di cellule, quindi c'è qualcuno nel mondo che pensa che questo argomento meriti uno studio approfondito, anche se è vero che, a tutt'oggi, nessuno è mai stato curato con le cellule staminali embrionali. Il fatto che su scala planetaria in Italia non si possa lavorare sulle cellule staminali embrionali non è che cambi in modo drammatico lo scenario internazionale ed è inutile che ci nascondiamo dietro un dito: la ricerca in Italia è in serie B, quindi se si ritira una squadra dal campionato di serie B non è che poi cambiano molto i vertici e lo scudetto, ma è l'ennesimo peso che grava sulla dignità, sulla libertà dei ricercatori italiani, che già ne devono sopportare tante: mancanza di fondi, disattenzione da parte dei media che spesso si trasforma in sensazionalismo, presentandoli un giorno come dei sadici che seviziano animali per conto delle multinazionali e il giorno dopo come santi che sacrificano la loro vita nel tentativo di trovare cure per malattie che oggi non ce l'hanno. Bisognerebbe cercare di capire che i ricercatori sono delle persone che lavorano come tutti gli altri e che cercano di fare bene il proprio lavoro, un lavoro bellissimo per chi ha la fortuna di poterlo fare, ma difficile e faticoso da svolgere oggi, in Italia, soprattutto dopo l'approvazione di questa legge. Veniamo al punto della questione che non riguarda la creazione di embrioni per la ricerca, perché ce ne sono centinaia di migliaia congelati in tutto il mondo vivi, sono vivi nel congelatore ma non hanno possibilità di svilupparsi per il semplicissimo motivo che i mammiferi non si possono sviluppare al di fuori dell'utero della madre. Quegli embrioni sono destinati a morire, sono concettualmente del tutto uguali a una persona che si trova in uno stato di coma irreversibile, in cui alcune funzioni vitali sono mantenute, ma in cui non c'è più speranza di vita e quindi, come la Chiesa accetta la donazione di un organo da un cadavere, non si capisce perché non possa essere accettata la ricerca su embrioni che sono senza speranza di divenire persona. Non bisogna essere un grande embriologo per distinguere un embrione capace di impiantarsi nell'utero da uno che invece ha difetti di sviluppo che non darà mai origine a una persona, ma da cui invece è possibile isolare delle cellule staminali embrionali. Quindi perché si vuole proibire questo? Se funzionano o non funzionano per le malattie che vogliamo proporci di curare il discorso è finito lì. Non c'è un tifo a favore delle staminali embrionali o delle adulte. Il fronte cattolico non vuole che siano studiate, lo ha detto chiaramente Bompiani: perché è una strada scivolosa, qualora si dimostrasse che funzionano, che queste cellule possano veramente funzionare per una malattia o per un'altra, allora sorgerebbe un imperativo morale per il medico: fornire al paziente la migliore cura possibile. Ma non è finita qui, perché dopo questo step ci sono ancora in corso una serie di tentativi di isolare cellule staminali embrionali da fonti alternative all'embrione e non è detto che non ci si possa riuscire. Il sacrificio di un embrione eventuale è un ultimo step che va preso con la massima serietà e con la massima considerazione, non è che noi laici abbiamo un particolare desiderio di utilizzare gli embrioni. Noi abbiamo il desiderio di usare la migliore strategia possibile e se questo si può fare evitando di usare gli embrioni ed evitando questa situazione conflittuale che si va esacerbando ogni settimana di più, siamo i primi a rallegrarcene, ma se invece non ci fosse un'alternativa, allora diventa importante che si possa lavorare con gli embrioni. Un punto banale che si dimentica è che qualunque sia il diritto di un embrione di mammifero, di uomo nella fattispecie, questo è comunque legato al fatto di svilupparsi all'interno di un utero: se noi fossimo pesci, una volta messi in acqua sarebbero affari nostri se riuscissimo a svilupparci e a non essere mangiati da qualcun'altro. Il problema invece è che un embrione di mammifero non solo ha bisogno della madre, ma è in intimo contatto con lei, è una cosa sola con lei e quindi non si può pensare di enucleare il diritto dell'embrione da quello della madre e da tutto questo processo, che parte in prima fase dalla volontà della madre di accogliere dentro di sé un bambino in potenza. Quando si dice: «É strumentale pensare che una donna voglia fare un figlio solo per guarire un altro malato», potrebbe essere considerato come uno stupendo atto d'amore e non affatto strumentale. Così come l'idea di selezionare - come è stato fatto nel caso del bambino affetto da talassemia - un fratellino che sia compatibile dal punto di vista immunologico è un atto d'amore. Nella ricerca, anche sulle cellule staminali embrionali, c'è comunque un atto di amore che è quello di cercare di trovare una cura per chi oggi non ce l'ha.

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