ELEZIONI SPIRITUALI E TEMPORALI
BENEDETTO XVI E BERLUSCONI BIS
Attenzione anche per la vicenda
Calipari e per le celebrazioni del 25 aprile
Enrico
Russo
Consulente Istituto Piepoli spa - Innovative Research
enricorusso@istitutopiepoli.it
Le vicende di aprile sono caratterizzate dalla massiccia
presenza, nella mente degli italiani, dell'elezione del Cardinale
Ratzinger a Capo dello Stato Vaticano, con il nome di Benedetto
XVI (vedi Grafico 1). L'evento catalizzava, prima dell'elezione
stessa, il 26% dell'opinione pubblica risultando in assoluto
il più capace di colpire l'attenzione. Nello stesso
periodo, altre elezioni più temporali rispetto a quella
del Papa, ovvero le regionali, culminate con le dimissioni
dei ministri dell'UDC, aprivano l'acceso dibattito sulle
ipotetiche elezioni anticipate a seguito della sconfitta
del centro destra. Sulla crisi politica, l'opinione pubblica
non ha mostrato di avere delle spiccate preferenze relative
alle elezioni politiche anticipate per una formula piuttosto
che un'altra di prosecuzione dell'attuale go-verno: il 38%
era a favore di un Berlusconi bis, un altro 32% avrebbe preferito
che il Governo restasse in carica con l'appoggio esterno
dell'UDC, mentre il re-stante 30% non aveva idee precise
al proposito.
In ogni caso, nell'ambito di una situazione
che in genere appare confusa, c'è almeno una cosa
che all'opinione pubblica sembra piuttosto chiara: l'eventuale
ricorso ad elezioni politiche anticipate prima dell'estate
avrebbe giovato di più al centro sinistra (50%) che
non al centro destra (6%). Che cosa prevedeva il sentimento
dell'opinione pubblica? Ha prevalso l'idea che «il
Governo ce la farà» (43%), o attraverso un rimpasto
(25%) o con la riconferma del Governo attuale e l'appoggio
esterno dell'UDC (19%), contro appena un 33% che ritiene
che si vada ad elezioni anticipate prima dell'estate. In
sostanza, la maggioranza degli italiani pensa che l'attuale
Governo durerà così com'è fino alle
Elezioni del 2006. Insomma, nell'insieme l'impressione predominante è stata
quella di un certo disorientamento dell'opinione pubblica,
rispetto a una crisi di cui forse sfuggono le implicazioni
e i contorni. La settimana successiva ha visto altri due
eventi che hanno interessato l'opinione con percentuali di
attenzione superiori al 10% degli italiani: la violenza ne-gli
stadi, problema che affligge da anni il calcio italiano,
ritornato di nuovo in primo piano dopo alcuni gravi incidenti
(23%) e la tragedia del pullman svizzero caduto in una scarpata
vicino al Gran San Bernardo (13%). Seguono, seppur con percentuali
minori, l'incendio in un albergo a Parigi (9%) e l'allarme
dell'Unione Europea sul deficit italiano(4%). Infine, una
piccola nota su un tema apparentemente secondario: le manifestazioni
anti giapponesi in Cina. Su sollecitazione dei nostri intervistatori,
ben il 56% degli italiani ne era al corrente e, soprattutto,
veniva considerato un evento importante a livello mondiale,
e dunque anche per l'Europa, in ben il 72% dei casi. Dunque,
anche parlandone po-co, le vicende e le tensioni in Estremo
Oriente non sono per niente sottovalutate dall'opinione pubblica
italiana che dimostra in questo senso una notevole attenzione.
Interessante anche il giudizio degli italiani sul 25 aprile.
Le manifestazioni connesse con questo anniversario sono in
genere gradite da poco più di sei italiani su dieci
con un ovvio differenziale fra coloro che votano per il centro-destra
e coloro che votano per il centro-sinistra. Ma il differenziale
non è stato molto consistente. Il 25 aprile è da
interpretarsi quindi come una festa per l'intero popolo italiano?
Tre italiani su quattro hanno affermato di sì. Solo
un italiano su sei ha dichiarato di non voler partecipare
alla festa: si tratta quindi di una minoranza sparpagliata
nelle varie arie politiche e il cui peso è scarsamente
rilevante ai fini dell'analisi politica. Anche l'eccesso
di bandiere rosse durante le manifestazioni tenutesi un po'
in tutta Italia, e in particolare a Roma e a Milano, non
hanno suscitato reazioni negative: la maggioranza assoluta
degli italiani conferma che ognuno festeggia la liberazione
come vuole, purché la festeggi. Una nota finale: la
presenza attiva del Presidente della Repubblica nelle manifestazioni
svoltesi il 25 aprile prima a Roma e poi a Milano.
L'affermazione
del Presidente Ciampi per cui la Costituzione sorta dalla
Resistenza è il fondamento delle nostre libertà e
ha consentito la rinascita della nostra Patria è stata
considerata dall'opinione come un vero e proprio "sigillo
di garanzia" delle manifestazioni: 8 italiani su 10
si sono detti d'accordo con il Presidente Ciampi e gli hanno
rinnovato ancora una volta in maniera pressoché plebiscitaria
la loro fiducia. Nell'ultima settimana, contrariamente a
quelle precedenti, non c'è stata una notizia che abbia
preso il sopravvento sulle altre, ma almeno 4, di cui una
di politica internazionale e tre di politica o cronaca interna,
hanno registrato percentuali pari o superiori al 10% di citazioni.
La prima (23%) ha riguardato "le polemiche tra Italia
e USA sulle conclusioni dell'indagine su Calipari",
che hanno assunto dimensioni di assoluto rilievo su tutta
la stampa quotidiana. La seconda ha riguardato il nuovo delitto
di Angelo Rizzo, uno dei colpevoli del cosiddetto "massacro
del Circeo", che ha riproposto drammaticamente il problema
della concessione della libertà vigilata anche in
casi forse discutibili. Segue la proposta del neo Vicepresidente
del Consiglio Giulio Tremonti di rimpinguare le casse dello
Stato mediante la vendita delle spiagge italiane, idea che
certamente ha colpito la fantasia dell'opinione pubblica.
Infine, al quarto posto, compare la proposta di Silvio Berlusconi
di creare un nuovo partito unico del centro destra, che ha
creato un'immediata e vivace serie di commenti da più parti.
Ma torniamo per un attimo alle conclusioni delle indagini
USA su Calipari. La pubblicazione delle conclusioni delle
indagini del Pentagono ha creato non poche perplessità nell'ambito
dell'opinione pubblica italiana: ben il 72% degli italiani
si è detto poco o per nulla d'accordo con la conclusione
principale che i soldati USA non abbiano avuto colpe e abbiano
rispettato le cosiddette "regole d'ingaggio" (vedi
Grafico 2). Nel frattempo, la maggioranza degli italiani
si è detta invece fortemente d'accordo con le tesi
delle autorità competenti italiane che contesterebbero
alcuni degli aspetti della versione americana: tali tesi
hanno incontrato il favore degli italiani nel 64% dei casi.
C'è stata dunque una responsabilità degli americani
secondo l'opinione pubblica? Nel 49% dei casi, dunque nella
maggioranza relativa, si è convinti di sì,
contro un altro 27% invece convinto che «sia stato
un tragico errore senza colpevoli» e un minoritario
10% che ha ritenuto che «vi sia stata una responsabilità degli
italiani». Fino a che punto dunque si può dire
che vi sia un appoggio da parte dell'opinione pubblica alla
richiesta del governo italiano di maggior chiarezza e di
una più precisa ricostruzione dei fatti? Senz'altro,
questo appoggio è di gran lunga maggioritario: in
ben il 74% dei casi si afferma, infatti, che «il Governo
dovrebbe insistere per una ricostruzione più precisa
dei fatti».
Il presente articolo è una sintesi del monitoraggio delle opinioni degli italiani che l'Istituto Piepoli effettua con cadenza settimanale per conto de “La Stampa”.
I sondaggi sono eseguiti secondo il codice deontologico ESOMAR. I risultati
sono pubblicati su www.agcom.it.
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