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  Dicembre 2012

Articoli n° 5
giugno 2005
 


ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI

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ELEZIONI SPIRITUALI E TEMPORALI
BENEDETTO XVI E BERLUSCONI BIS
Attenzione anche per la vicenda Calipari e per le celebrazioni del 25 aprile

Enrico Russo
Consulente Istituto Piepoli spa - Innovative Research
enricorusso@istitutopiepoli.it

 

Le vicende di aprile sono caratterizzate dalla massiccia presenza, nella mente degli italiani, dell'elezione del Cardinale Ratzinger a Capo dello Stato Vaticano, con il nome di Benedetto XVI (vedi Grafico 1). L'evento catalizzava, prima dell'elezione stessa, il 26% dell'opinione pubblica risultando in assoluto il più capace di colpire l'attenzione. Nello stesso periodo, altre elezioni più temporali rispetto a quella del Papa, ovvero le regionali, culminate con le dimissioni dei ministri dell'UDC, aprivano l'acceso dibattito sulle ipotetiche elezioni anticipate a seguito della sconfitta del centro destra. Sulla crisi politica, l'opinione pubblica non ha mostrato di avere delle spiccate preferenze relative alle elezioni politiche anticipate per una formula piuttosto che un'altra di prosecuzione dell'attuale go-verno: il 38% era a favore di un Berlusconi bis, un altro 32% avrebbe preferito che il Governo restasse in carica con l'appoggio esterno dell'UDC, mentre il re-stante 30% non aveva idee precise al proposito.

In ogni caso, nell'ambito di una situazione che in genere appare confusa, c'è almeno una cosa che all'opinione pubblica sembra piuttosto chiara: l'eventuale ricorso ad elezioni politiche anticipate prima dell'estate avrebbe giovato di più al centro sinistra (50%) che non al centro destra (6%). Che cosa prevedeva il sentimento dell'opinione pubblica? Ha prevalso l'idea che «il Governo ce la farà» (43%), o attraverso un rimpasto (25%) o con la riconferma del Governo attuale e l'appoggio esterno dell'UDC (19%), contro appena un 33% che ritiene che si vada ad elezioni anticipate prima dell'estate. In sostanza, la maggioranza degli italiani pensa che l'attuale Governo durerà così com'è fino alle Elezioni del 2006. Insomma, nell'insieme l'impressione predominante è stata quella di un certo disorientamento dell'opinione pubblica, rispetto a una crisi di cui forse sfuggono le implicazioni e i contorni. La settimana successiva ha visto altri due eventi che hanno interessato l'opinione con percentuali di attenzione superiori al 10% degli italiani: la violenza ne-gli stadi, problema che affligge da anni il calcio italiano, ritornato di nuovo in primo piano dopo alcuni gravi incidenti (23%) e la tragedia del pullman svizzero caduto in una scarpata vicino al Gran San Bernardo (13%). Seguono, seppur con percentuali minori, l'incendio in un albergo a Parigi (9%) e l'allarme dell'Unione Europea sul deficit italiano(4%). Infine, una piccola nota su un tema apparentemente secondario: le manifestazioni anti giapponesi in Cina. Su sollecitazione dei nostri intervistatori, ben il 56% degli italiani ne era al corrente e, soprattutto, veniva considerato un evento importante a livello mondiale, e dunque anche per l'Europa, in ben il 72% dei casi. Dunque, anche parlandone po-co, le vicende e le tensioni in Estremo Oriente non sono per niente sottovalutate dall'opinione pubblica italiana che dimostra in questo senso una notevole attenzione. Interessante anche il giudizio degli italiani sul 25 aprile. Le manifestazioni connesse con questo anniversario sono in genere gradite da poco più di sei italiani su dieci con un ovvio differenziale fra coloro che votano per il centro-destra e coloro che votano per il centro-sinistra. Ma il differenziale non è stato molto consistente. Il 25 aprile è da interpretarsi quindi come una festa per l'intero popolo italiano? Tre italiani su quattro hanno affermato di sì. Solo un italiano su sei ha dichiarato di non voler partecipare alla festa: si tratta quindi di una minoranza sparpagliata nelle varie arie politiche e il cui peso è scarsamente rilevante ai fini dell'analisi politica. Anche l'eccesso di bandiere rosse durante le manifestazioni tenutesi un po' in tutta Italia, e in particolare a Roma e a Milano, non hanno suscitato reazioni negative: la maggioranza assoluta degli italiani conferma che ognuno festeggia la liberazione come vuole, purché la festeggi. Una nota finale: la presenza attiva del Presidente della Repubblica nelle manifestazioni svoltesi il 25 aprile prima a Roma e poi a Milano.

L'affermazione del Presidente Ciampi per cui la Costituzione sorta dalla Resistenza è il fondamento delle nostre libertà e ha consentito la rinascita della nostra Patria è stata considerata dall'opinione come un vero e proprio "sigillo di garanzia" delle manifestazioni: 8 italiani su 10 si sono detti d'accordo con il Presidente Ciampi e gli hanno rinnovato ancora una volta in maniera pressoché plebiscitaria la loro fiducia. Nell'ultima settimana, contrariamente a quelle precedenti, non c'è stata una notizia che abbia preso il sopravvento sulle altre, ma almeno 4, di cui una di politica internazionale e tre di politica o cronaca interna, hanno registrato percentuali pari o superiori al 10% di citazioni. La prima (23%) ha riguardato "le polemiche tra Italia e USA sulle conclusioni dell'indagine su Calipari", che hanno assunto dimensioni di assoluto rilievo su tutta la stampa quotidiana. La seconda ha riguardato il nuovo delitto di Angelo Rizzo, uno dei colpevoli del cosiddetto "massacro del Circeo", che ha riproposto drammaticamente il problema della concessione della libertà vigilata anche in casi forse discutibili. Segue la proposta del neo Vicepresidente del Consiglio Giulio Tremonti di rimpinguare le casse dello Stato mediante la vendita delle spiagge italiane, idea che certamente ha colpito la fantasia dell'opinione pubblica. Infine, al quarto posto, compare la proposta di Silvio Berlusconi di creare un nuovo partito unico del centro destra, che ha creato un'immediata e vivace serie di commenti da più parti. Ma torniamo per un attimo alle conclusioni delle indagini USA su Calipari. La pubblicazione delle conclusioni delle indagini del Pentagono ha creato non poche perplessità nell'ambito dell'opinione pubblica italiana: ben il 72% degli italiani si è detto poco o per nulla d'accordo con la conclusione principale che i soldati USA non abbiano avuto colpe e abbiano rispettato le cosiddette "regole d'ingaggio" (vedi Grafico 2). Nel frattempo, la maggioranza degli italiani si è detta invece fortemente d'accordo con le tesi delle autorità competenti italiane che contesterebbero alcuni degli aspetti della versione americana: tali tesi hanno incontrato il favore degli italiani nel 64% dei casi. C'è stata dunque una responsabilità degli americani secondo l'opinione pubblica? Nel 49% dei casi, dunque nella maggioranza relativa, si è convinti di sì, contro un altro 27% invece convinto che «sia stato un tragico errore senza colpevoli» e un minoritario 10% che ha ritenuto che «vi sia stata una responsabilità degli italiani». Fino a che punto dunque si può dire che vi sia un appoggio da parte dell'opinione pubblica alla richiesta del governo italiano di maggior chiarezza e di una più precisa ricostruzione dei fatti? Senz'altro, questo appoggio è di gran lunga maggioritario: in ben il 74% dei casi si afferma, infatti, che «il Governo dovrebbe insistere per una ricostruzione più precisa dei fatti».

Il presente articolo è una sintesi del monitoraggio delle opinioni degli italiani che l'Istituto Piepoli effettua con cadenza settimanale per conto de “La Stampa”. I sondaggi sono eseguiti secondo il codice deontologico ESOMAR. I risultati sono pubblicati su www.agcom.it.

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