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  Dicembre 2012

Articoli n° 5
giugno 2005
 


ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI

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IL “MOBILITY MANAGEMENT”
VIE ALTERNATIVE AGLI SPOSTAMENTI PRIVATI

Per un trasporto sostenibile a vantaggio dell'ambiente e dell'uomo

Stefano Castelli Gattinara
Architetto - Studio Castelli Gattinara
studio-architettura@castelli-gattinara.it


Fino a oggi, nei nostri interventi, abbiamo affrontato problematiche di rilievo architettonico collegate alla comunicazione e al benessere. Su questi aspetti abbiamo cercato di analizzare punti di vista non usuali. Un aspetto è, però, ricorrente: la presenza di un fattore stress che, sempre più, ci spinge ad adattarci e a rincorrere la componente benessere nel sistema che ci circonda, negli ambienti dove ci aggreghiamo. Giornalmente viviamo un aspetto della componente stress in un modo oramai entrato a far parte degli atteggiamenti indotti propri, quelli che ripetiamo in modo sistematico, senza più soffermarci su di essi, dandoli per scontati e inevitabili; una di quelle azioni, di quei comportamenti, che ci lasciamo scorrere passivamente addosso. Questa componente è la mobilità, in senso generale, la necessità di spostarsi in senso specifico. Risolvere il tema della mobilità è oggi probabilmente il maggiore nodo che i cittadini e la pubblica amministrazione si trovano ad affrontare: i problemi creati dallo sviluppo della motorizzazione privata concernono contemporaneamente aspetti ambientali, sociali, politici, tecnologici, organizzativi ed economici. In questo senso le possibili soluzioni, fondamentali quanto difficili da realizzare, riguardano l'assetto urbano, l'organizzazione della vita quotidiana e quella del lavoro. Dietro questo tipo di programma ci deve essere, necessariamente, un ripensamento generale degli attuali assetti del territorio e del sistema economico, una metaprogettazione, una manutenzione, una gestione oltre a un adeguamento alle mutevoli condizioni esigenziali imposte dai ritmi moderni. Tuttavia il bisogno di spostarsi su lunghe distanze e con elevate frequenze rimane una condizione del nostro modo di vita; il sistema del trasporto privato su gomma è profondamente radicato nelle nostre abitudini: all'uso dell'auto si è associata negli ultimi decenni una straordinaria idea di libertà. C'è, però, da chiedersi: se l'esercizio eccessivo di questa libertà fa sì che, come accade quotidianamente nelle nostre città, si resti bloccati nel caos del traffico, tale libertà finisce per negare se stessa? Sembra, pertanto, indispensabile un cambiamento culturale che lentamente introduca l'idea del "mezzo giusto al momento giusto", per scegliere, a seconda dei casi, il percorso da fare a piedi, in bicicletta, con trasporto pubblico o con i servizi di mobilità come il car-sharing. I risultati emersi da numerosi studi di settore hanno evidenziato la profonda eterogeneità degli stati europei nel campo della politica dei trasporti urbani. Ogni Stato, formalmente, promuove una consistente politica dei trasporti, sia sul piano locale, sia su quello regionale e nazionale, ma gli Stati che riescono a costruire un'efficiente rete di collaborazione tra i vari livelli amministrativi con progetti di mobilità sostenibile rimangono l'eccezione. Spesso la mobilità sostenibile non viene integrata con uno studio riguardante l'uso del suolo e i relativi aspetti ambientali e di controllo dell'inquinamento. Le autorità locali dovrebbero essere depositarie delle competenze in tema di politica della mobilità e poter attuare, autonomamente, iniziative e provvedimenti atti a risolverne gli aspetti critici, non dimenticando gli eventuali profitti ottenibili da strategie ben definite (es. politica dei parcheggi e strade a pedaggio). Il primo obiettivo è, quindi, quello di promuovere le iniziative a livello locale con finanziamenti e sperimentazioni. Nelle aree urbane il problema più pressante è l'assenza di pianificazione e integrazione tra i vari livelli di trasporto locale e regionale. In Italia, il decreto del Ministero dell'Ambiente del 27 marzo 1998 "Mobilità sostenibile nelle aree urbane", ha cercato di aprire una strada all'organizzazione della mobilità nelle aree metropolitane. Il decreto introduce vari aspetti innovativi, tipo: l'obbligo per gli enti locali di risanare e tutelare la qualità dell'aria; incentivi allo sviluppo dell'auto in multiproprietà (car-sharing), del taxi collettivo, dei veicoli elettrici, eccetera; l'obbligo per le imprese e gli enti pubblici con oltre 300 dipendenti per unità locale o con complessivamente più di 800 addetti, ubicate in zone a rischio di inquinamento atmosferico, di adottare un "piano degli spostamenti casa-lavoro" del proprio personale. Con la finalità di coinvolgere, nella progettazione e gestione delle soluzioni alternative, le aziende, gli enti e i lavoratori, che rivestono un ruolo importante per quanto attiene il traffico (gli spostamenti casa-lavoro in alcune città italiane, rappresentano una quota pari a circa il 40% degli spostamenti complessivi). A tal fine, è istituita una nuova figura: il responsabile della mobilità aziendale (mobility manager). Questa nuova figura ha il compito di ottimizzare gli spostamenti sistematici del personale mediante il ricorso a nuovi modelli organizzativi e operativi; il tutto per migliorare l'accessibilità al luogo di lavoro riducendo l'uso dell'auto privata a favore di forme di trasporto collettive, ecologiche, ambientalmente più sostenibili. La possibilità di modificare, volontariamente, i comportamenti in fatto di mobilità è stata dimostrata dal Ministero dei Trasporti austriaco. Lo scopo era analizzare possibilità e limiti di una riduzione del trasporto privato motorizzato attraverso politiche "morbide" (motivazione, informazione, comunicazione), il tutto per sviluppare un'adeguata strategia di marketing, per applicarla in progetti dimostrativi (ad esempio per l'incremento del numero delle utenze del trasporto pubblico) e per valutarne gli effetti (studi ex-ante ed ex-post sui comportamenti in fatto di mobilità e analisi costi-benefici). L'analisi ha mostrato considerevoli potenziali di riduzione del trasporto privato motorizzato. Per circa un terzo di tutti gli spostamenti intrapresi con auto (private) nelle città austriache, esiste un'adeguata alternativa nel trasporto pubblico. Per rendere effettive tali potenzialità si è sviluppata un'efficace strategia riconoscibile nel Marketing Individualizzato (IndiMark) che utilizza il contatto diretto, la motivazione individuale e l'informazione su misura per propagandare l'uso del trasporto pubblico, con un'informazione mirata a quelle persone che hanno a disposizione soluzioni alternative all'uso dell'automobile, fornendo loro concrete e dettagliate indicazioni sull'intera gamma delle opzioni di spostamento disponibili. L'efficacia e la pertinenza di questo approccio è stata provata in tre casi studio (Linz, Salisburgo, Vienna), che hanno coinvolto decine di migliaia di persone e un'ampia gamma di servizi di trasporto pubblico. In ciascun caso, i risultati della valutazione hanno rivelato un significativo incremento nel numero delle utenze del trasporto pubblico, accompagnato da una riduzione nell'uso del trasporto privato motorizzato. Un'analisi costi-benefici ha mostrato inoltre che l'IndiMark produce un incremento degli introiti degli operatori del trasporto, grazie ai suoi effetti a lungo termine. IndiMark è uno strumento innovativo, efficiente sul piano dei costi, un supporto durevole ed efficace. Prendendo spunto da questi casi europei, anche in ambito italiano ci sono iniziative di sensibilizzazione sulla mobilità in alcune regioni italiane. L’Emilia Romagna, per esempio, sta portando avanti un progetto che, nella prima fase, mira a studiare la situazione regionale e promuovere esperienze di comunicazione e marketing in materia di trasporti. Usando la promozione e la comunicazione si cerca di sensibilizzare alla scelta di una mobilità alternativa all'auto di proprietà. Si è studiato un sistema di comunicazione che agisca, distintamente ma in sinergia, su un target group molto definito e circoscritto, anche spazialmente. Il target group dovrà trasformarsi in moltiplicatore sulla totalità degli individui che appartengono o che fanno riferimento a quella tipologia di target. Attraverso l'analisi di questionari di rilevazione, i singoli gruppi di lavoro elaboreranno una "mappa della mobilità", che rappresenta lo scenario degli spostamenti e dei flussi "verso e da" il luogo di lavoro. Infine si cercheranno di individuare e praticare nuove soluzioni di mobilità, come ad esempio: nuovi servizi di trasporto pubblico, nuovi comportamenti nel trasporto privato. Bastano pochi dati per capire che un progetto di mobility management possa essere realizzabile a patto di tempi molto lunghi. Le abitudini di spostamento sono ancora lontane dal concetto di mobilità sostenibile; basti pensare che in città, mediamente, 80 auto su 100 vengono utilizzate al massimo per un'ora al giorno, trasportando 1,2 persone. É evidente che i casi in cui un'auto trasporta due o più persone sono una rarità. È solo attraverso un lavoro sinergico tra enti pubblici, progettisti e aziende che si potrà agire e arrivare a ottenere una "cultura della mobilità sostenibile" percorrendo una doppia via: quella delle persone (e delle scelte quotidiane di spostamento) e quella pubblica dei progetti, delle linee guida e delle risorse messe a disposizione.

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