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  Dicembre 2012

Articoli n° 5
giugno 2005
 


ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI

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L’INNOVAZIONE LOGORA CHI NON HA
REINGEGNERIZZARE PROCESSI E PRODOTTI
Il sistema Italia può migliorare solo con cambiamenti culturali sostanziali

Carmine De Donato
Consulente Senior ITAN s.r.l.
carmine dedonato@itan.it





L’innovazione è stata definita dalla Commissione Europea come: «...il rinnovo e l'ampliamento della gamma di prodotti e dei servizi, nonché dei mercati ad essi associati; l'attuazione di nuovi metodi di produzione, d'approvvigionamento e di distribuzione; l'introduzione di mutamenti nella gestione, nell'organizzazione e nelle condizioni di lavoro, nonché nelle qualifiche dei lavoratori...». La maggior parte delle persone utilizzano il termine innovazione impropriamente, poichè non basta apportare dei cambiamenti per innovare ma bisogna reingegnerizzare processi, metodi e prodotti con la cultura di cogliere tutte le opportunità per fare sempre meglio. É possibile individuare in letteratura tre tipi d'innovazione: quella di prodotto, quella di processo e quella commerciale, ma non il gene, ovvero il propulsore di tali attività: la cultura dell'innovazione. Penso che l'innovazione non sia tale se non si giunga a essa con delle profonde convinzioni nel voler mettere in discussione quanto fatto in precedenza; pertanto è fondamentale per il buon esito della trasformazione una cultura che accompagni il processo, da qui lo slogan, ispirato a uno ben più famoso, "l'innovazione logora chi non ha la cultura dell'innovare". Più che mai, il contesto economico mondiale rende necessaria una cultura aziendale fondata sull'innovazione, vera parola d'ordine del momento. Da qualche tempo, però, l'Europa perde terreno in materia di innovazione. L'impresa del vecchio continente si rivela incapace di esprimere e promuovere le idee, addebitando questo ritardo alla mancanza di mezzi finanziari e di talenti. In verità quello che occorre è: una cultura d'impresa che sappia creare clima e condizioni favorevoli al processo innovativo, senza alterare le attività di routine e l'equilibrio dei poteri; una strategia politica mirata alla divulgazione della cultura dell'innovazione, e non interventi o agevolazioni disomogenee finalizzate alla diffusione teorica delle nuove tecnologie, trascurando le problematiche relative alla formazione adeguata delle risorse umane per l'utilizzo delle stesse. L'attuale congiuntura conferma che l'innovazione non è ancora il fattore distintivo della nostra economia, anzi pur consapevoli che la sfida sulla competitività si debba basare su di essa, la vera innovazione stenta a decollare frenando uno sviluppo stabile per un'economia avanzata come quella italiana. La tecnologia svolge un ruolo fondamentale nei processi innovativi, ma non è la soluzione. Non è la tecnologia che deve dare una vera innovazione, essa deriva invece da una conoscenza più approfondita dei problemi aziendali, associata a migliori capacità di determinare e sviluppare i punti in cui la tecnologia e il business convergono. Pertanto, sarà possibile fare passi in avanti solo con cambiamenti culturali sostanziali, in particolare si dovrebbero sfruttare e utilizzare al meglio le nuove creazioni, scoperte e invenzioni. Le istituzioni negli ultimi anni hanno enfatizzato e riposto le proprie aspettative in termini di efficienza nell'innovazione digitale, cioè quella che trae origine dalle tecnologie elettroniche e informatiche (ICT). Esse sono caratterizzate da un'elevata pervasività e toccano tutti i settori economici con una capacità di incidere significativamente non solo sugli aspetti produttivi, ma anche su quelli sociali. L'innovazione portata dalle tecnologie ICT avrebbe dovuto costituire un significativo elemento di discontinuità rispetto al passato, diventando una determinante del vantaggio competitivo e, quindi, del processo di creazione e di distribuzione della ricchezza, ma da un'analisi della situazione attuale si evince proprio l'opposto. La causa di ciò è da ricercare nella errata utilizzazione delle tecnologie, in particolare del valore intrinseco di innovazione e trasformazione che è stato identificato solo con quello di semplificazione e accelerazione dei processi. Le tecnologie dell'informazione e di rete hanno la capacità di trasformare i processi produttivi definendo nuovi modelli nelle attività d'impresa o delle pubbliche amministrazioni a condizioni che le risorse umane, che sono la parte attiva degli stessi, abbiano o acquisiscano una cultura tale da condividere le informazioni e svolgere le proprie attività in modo sinergico e collaborativo. L'innovazione tecnologica non influenza solo la crescita produttiva, rapportandosi a un mero fattore economico, ma si estende a contesti più ampi come la formazione e la cultura, la qualità della vita e i servizi alla collettività. L'innovazione tecnologica è una opportunità sociale che deve essere equamente distribuita. In questo quadro, diventa centrale rivedere il ruolo dell'innovazione basata sull'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e la definizione di misure d'intervento dirette a una diffusione dell' ICT nei processi aziendali e non solo. La diffusione degli strumenti tecnologici, deve essere accompagnata dalla capacità di assorbire innovazione tecnologica. Occorre promuovere l'alfabetizzazione informatica, non possiamo permetterci un analfabetismo informatico che interessa due terzi della popolazione. I programmi ministeriali per l'istruzione di base che prevedono la formazione dei docenti e degli allievi, dovrebbero promuovere la cultura dell'innovazione. Troppo spesso l'attitudine all'innovazione cresce e si sviluppa esclusivamente all'interno delle imprese stesse, e sono ancora poche le sinergie con le Università che si candidano come centri di eccellenza sul territorio per la ricerca e il trasferimento tecnologico alle aziende. Non esistono strategie per la formazione continua delle risorse umane. Non esistono programmi tali che l'innovazione venga promossa in Italia a livello sistemico, in uno sforzo che coinvolga tanto il Governo quanto le associazioni di categoria, e sono estremamente rari i casi in cui le aziende si uniscono per realizzare progetti d'innovazione di processo. Bisognerebbe riconoscere figure professionali certificate per l'ottimale utilizzo delle tecnologie. Le imprese, come gli enti, dovrebbero conoscere meglio i processi con analisi mirate e con conseguente razionalizzazione del patrimonio informativo. La base per innovare potrebbero essere l'adozione di software di Enterprise Resource Planning (ERP), l'installazione di sistemi di automazione, sia essa di processi produttivi o di gestione logistica di merci e materiali, ecc.. Dunque, la strada maestra per il sistema Italia non sta in una corsa alla riduzione dei costi, ma piuttosto nella ricerca dell'eccellenza nella qualità dei prodotti e dei servizi proposti al mercato. Innovare i processi costituisce un passo irrinunciabile a tale fine, purché l'innovazione non sia fine a se stessa ma sia accompagnata da una cultura ben radicata in coloro che la promuovono.

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