L’INNOVAZIONE LOGORA CHI NON HA
REINGEGNERIZZARE PROCESSI E PRODOTTI
Il sistema Italia può migliorare
solo con cambiamenti culturali sostanziali
Carmine
De Donato
Consulente Senior ITAN s.r.l.
carmine
dedonato@itan.it
L’innovazione è stata definita dalla Commissione
Europea come: «...il rinnovo e l'ampliamento della
gamma di prodotti e dei servizi, nonché dei mercati
ad essi associati; l'attuazione di nuovi metodi di produzione,
d'approvvigionamento e di distribuzione; l'introduzione di
mutamenti nella gestione, nell'organizzazione e nelle condizioni
di lavoro, nonché nelle qualifiche dei lavoratori...».
La maggior parte delle persone utilizzano il termine innovazione
impropriamente, poichè non basta apportare dei cambiamenti
per innovare ma bisogna reingegnerizzare processi, metodi
e prodotti con la cultura di cogliere tutte le opportunità per
fare sempre meglio. É possibile individuare in letteratura
tre tipi d'innovazione: quella di prodotto, quella di processo
e quella commerciale, ma non il gene, ovvero il propulsore
di tali attività: la cultura dell'innovazione. Penso
che l'innovazione non sia tale se non si giunga a essa con
delle profonde convinzioni nel voler mettere in discussione
quanto fatto in precedenza; pertanto è fondamentale
per il buon esito della trasformazione una cultura che accompagni
il processo, da qui lo slogan, ispirato a uno ben più famoso, "l'innovazione
logora chi non ha la cultura dell'innovare". Più che
mai, il contesto economico mondiale rende necessaria una
cultura aziendale fondata sull'innovazione, vera parola d'ordine
del momento. Da qualche tempo, però, l'Europa perde
terreno in materia di innovazione. L'impresa del vecchio
continente si rivela incapace di esprimere e promuovere le
idee, addebitando questo ritardo alla mancanza di mezzi finanziari
e di talenti. In verità quello che occorre è:
una cultura d'impresa che sappia creare clima e condizioni
favorevoli al processo innovativo, senza alterare le attività di
routine e l'equilibrio dei poteri; una strategia politica
mirata alla divulgazione della cultura dell'innovazione,
e non interventi o agevolazioni disomogenee finalizzate alla
diffusione teorica delle nuove tecnologie, trascurando le
problematiche relative alla formazione adeguata delle risorse
umane per l'utilizzo delle stesse. L'attuale congiuntura
conferma che l'innovazione non è ancora il fattore
distintivo della nostra economia, anzi pur consapevoli che
la sfida sulla competitività si debba basare su di
essa, la vera innovazione stenta a decollare frenando uno
sviluppo stabile per un'economia avanzata come quella italiana.
La tecnologia svolge un ruolo fondamentale nei processi innovativi,
ma non è la soluzione. Non è la tecnologia
che deve dare una vera innovazione, essa deriva invece da
una conoscenza più approfondita dei problemi aziendali,
associata a migliori capacità di determinare e sviluppare
i punti in cui la tecnologia e il business convergono. Pertanto,
sarà possibile fare passi in avanti solo con cambiamenti
culturali sostanziali, in particolare si dovrebbero sfruttare
e utilizzare al meglio le nuove creazioni, scoperte e invenzioni.
Le istituzioni negli ultimi anni hanno enfatizzato e riposto
le proprie aspettative in termini di efficienza nell'innovazione
digitale, cioè quella che trae origine dalle tecnologie
elettroniche e informatiche (ICT). Esse sono caratterizzate
da un'elevata pervasività e toccano tutti i settori
economici con una capacità di incidere significativamente
non solo sugli aspetti produttivi, ma anche su quelli sociali.
L'innovazione portata dalle tecnologie ICT avrebbe dovuto
costituire un significativo elemento di discontinuità rispetto
al passato, diventando una determinante del vantaggio competitivo
e, quindi, del processo di creazione e di distribuzione della
ricchezza, ma da un'analisi della situazione attuale si evince
proprio l'opposto. La causa di ciò è da ricercare
nella errata utilizzazione delle tecnologie, in particolare
del valore intrinseco di innovazione e trasformazione che è stato
identificato solo con quello di semplificazione e accelerazione
dei processi. Le tecnologie dell'informazione e di rete hanno
la capacità di trasformare i processi produttivi definendo
nuovi modelli nelle attività d'impresa o delle pubbliche
amministrazioni a condizioni che le risorse umane, che sono
la parte attiva degli stessi, abbiano o acquisiscano una
cultura tale da condividere le informazioni e svolgere le
proprie attività in modo sinergico e collaborativo.
L'innovazione tecnologica non influenza solo la crescita
produttiva, rapportandosi a un mero fattore economico, ma
si estende a contesti più ampi come la formazione
e la cultura, la qualità della vita e i servizi alla
collettività. L'innovazione tecnologica è una
opportunità sociale che deve essere equamente distribuita.
In questo quadro, diventa centrale rivedere il ruolo dell'innovazione
basata sull'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e
la definizione di misure d'intervento dirette a una diffusione
dell' ICT nei processi aziendali e non solo. La diffusione
degli strumenti tecnologici, deve essere accompagnata dalla
capacità di assorbire innovazione tecnologica. Occorre
promuovere l'alfabetizzazione informatica, non possiamo permetterci
un analfabetismo informatico che interessa due terzi della
popolazione. I programmi ministeriali per l'istruzione di
base che prevedono la formazione dei docenti e degli allievi,
dovrebbero promuovere la cultura dell'innovazione. Troppo
spesso l'attitudine all'innovazione cresce e si sviluppa
esclusivamente all'interno delle imprese stesse, e sono ancora
poche le sinergie con le Università che si candidano
come centri di eccellenza sul territorio per la ricerca e
il trasferimento tecnologico alle aziende. Non esistono strategie
per la formazione continua delle risorse umane. Non esistono
programmi tali che l'innovazione venga promossa in Italia
a livello sistemico, in uno sforzo che coinvolga tanto il
Governo quanto le associazioni di categoria, e sono estremamente
rari i casi in cui le aziende si uniscono per realizzare
progetti d'innovazione di processo. Bisognerebbe riconoscere
figure professionali certificate per l'ottimale utilizzo
delle tecnologie. Le imprese, come gli enti, dovrebbero conoscere
meglio i processi con analisi mirate e con conseguente razionalizzazione
del patrimonio informativo. La base per innovare potrebbero
essere l'adozione di software di Enterprise Resource Planning
(ERP), l'installazione di sistemi di automazione, sia essa
di processi produttivi o di gestione logistica di merci e
materiali, ecc.. Dunque, la strada maestra per il sistema
Italia non sta in una corsa alla riduzione dei costi, ma
piuttosto nella ricerca dell'eccellenza nella qualità dei
prodotti e dei servizi proposti al mercato. Innovare i processi
costituisce un passo irrinunciabile a tale fine, purché l'innovazione
non sia fine a se stessa ma sia accompagnata da una cultura
ben radicata in coloro che la promuovono.
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