LE LAUREE DI INGEGNERIA
PROSPETTIVE OCCUPAZIONALI
PROGRAMMI PISTE
INNOVAZIONE E competenze
LE LAUREE DI INGEGNERIA
PROSPETTIVE OCCUPAZIONALI
La nuova organizzazione degli studi privilegia le interazioni con il mondo produttivo
A cura di Raffaella Venerando & Monica De Carluccio
Presentiamo uno speciale sui cambiamenti, conseguenti alla Riforma
Universitaria, dell’offerta formativa delle Aree Didattiche della
Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi
di Salerno.
Mario Vento
Presidente
Area Didattica di Ingegneria Elettronica
mvento@unisa.it
La Riforma Universitaria ha introdotto un radicale cambiamento
degli studi di Ingegneria; si è passati dalla tradizionale laurea quinquennale al "nuovo ordinamento" che prevede il conseguimento dopo tre anni della Laurea di Primo Livello, e successivamente della Laurea Specialistica. Due lauree, accomunate dalle conoscenze ingegneristiche fondamentali, ma con obiettivi formativi complementari; la prima finalizzata al conseguimento di competenze professionalizzanti, mentre la Specialistica a una formazione che completi il "saper fare" con conoscenze metodologiche sul "saper analizzare e progettare". L'Area Didattica di Ingegneria Elettronica dell'Università di Salerno è stata tra le prime in Italia a rispondere alla sfida lanciata dalla riforma: all'Università, storicamente orientata alla formazione di eccellenza, veniva contrapposta l'esigenza di formare, dopo soli tre anni, figure professionali finalizzate alle esigenze produttive del Paese. Non facile è stato il compito di definire quali figure professionali e competenze fossero strategiche per l'Ingegneria dell'Informazione, ovvero per i settori Elettronico, Informatico e delle Telecomunicazioni. Lo stimolo al cambiamento era rafforzato dall'osservazione che le industrie del settore ritenevano da tempo auspicabile una ristrutturazione della laurea quinquennale per superarne alcuni aspetti cruciali: l'età relativamente avanzata dei laureati, l'esigenza di disporre di figure professionali con competenze "intermedie" in grado di operare in tutte le fasi del processo produttivo a valle della progettazione e infine, il superamento del doloroso problema del turn-over, attestato a poco più di un anno. Quest'ultimo aspetto si è rivelato nel tempo profondamente legato alla struttura del "vecchio ordinamento": l'abitudine di molte industrie ad assumere ingegneri "quinquennali" per ricoprire ruoli non strettamente progettuali, causava un disagio professionale quando questi maturavano il convincimento che le proprie competenze fossero solo in parte sfruttate dall'azienda, alimentando così la ricerca di nuove opportunità lavorative. In questo scenario l'Area Didattica ha operato un profondo ripensamento dell'offerta formativa; ormai da quattro anni i laureati di primo livello in Ingegneria Elettronica a Salerno calcano le scene delle realtà produttive e, sebbene il 65% degli studenti prosegue gli studi con la Specialistica, quel 35% che decide di intraprendere la carriera lavorativa testimonia ampie soddisfazioni professionali, ricambiate dalle aziende. Questo risultato è certamente anche legato al coinvolgimento nel progetto formativo delle Rappresentanze Industriali e della Pubblica Amministrazione (si pensi allo studio Minerva-Vulcano) che hanno dato voce alle esigenze di reclutamento, facendosene garanti. Per l'Ingegneria Elettronica sono stati definiti tre percorsi professionalizzanti: "Energia e Ambiente", "Industria" e "Hardware" che consentono di ricoprire mansioni di progettista hardware per sistemi di media complessità, di ingegnere della produzione e della qualità di sistemi elettronici, di gestore e manutentore di sistemi, nonché di supporto tecnico al marketing. Nello stesso spirito è nata anche la Laurea di Ingegneria Informatica, attivata già per il prossimo anno accademico, con due curricula: "Applicazioni Telematiche" orientato al progetto di impianti di rete e allo sviluppo di applicazioni Client-Server, e "Sistemi Informativi" che tratta aspetti sistemistici, progettuali e gestionali per banche dati in ambito civile e industriale. Ma una battaglia resta ancora da vincere: l'affermarsi nella società e nel mondo del lavoro di una cultura che apprezzi la laurea di primo livello per ciò che rappresenta: "studiare per una professionalità". Auspichiamo che i nostri sforzi e quelli dei laureati triennali contribuiscano a testimoniare che ciò non significa sacrificare la formazione superiore al "saper fare", ma riconoscere al "saper fare" un ruolo diverso, non confrontabile ma di pari dignità.
Giovanni De Feo
Responsabile Commissione Tirocini
Area Didattica di Ingegneria Civile e Ambientale (ADICA)
g.defeo@unisa.it
La legge n. 196 del 24 giugno 1997 ha introdotto i tirocini formativi presso enti o strutture pubbliche o private «Al fine di realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro, … a favore di soggetti che hanno già assolto l'obbligo scolastico ai sensi della legge n. 1859 del 31 dicembre 196». La suddetta tipologia di attività formativa è ormai contemplata da tutte le Università italiane, nell'ambito della laurea triennale e/o della laurea specialistica, ai sensi della recente riforma degli studi universitari (Decreto Ministeriale n. 509 del 3 novembre 1999) e delle disposizioni dell'UE in merito all'organizzazione didattica dei corsi di studio beneficiari di contributi di cofinanziamento europeo. Agli studenti universitari è richiesto di svolgere attività di tirocinio almeno una volta nel corso degli studi, e cioè durante il quinquennio necessario a conseguire i due titoli di laurea triennale e laurea specialistica. In particolare, tale attività è obbligatoria nell'ambito del corso di laurea triennale, nel caso in cui lo studente non prosegua gli studi verso il titolo di livello superiore. L'Area Didattica di Ingegneria Civile e Ambientale (ADICA) dell'Università degli Studi di Salerno ha previsto il tirocinio all'ultimo anno della laurea (corso triennale). L'impegno richiesto allo studente è mediamente di 150 ore. La durata può essere modificata in relazione a specifiche e motivate esigenze della struttura ospitante e del tirocinante. Sono possibili anche tirocini di studenti della laurea specialistica di durata triennale, successiva alla laurea triennale, dei master universitari, dei dottorati di ricerca, delle scuole di specializzazione o dei corsi di perfezionamento post-laurea, come attività a scelta non obbligatorie. Presso l'ADICA sono attivi da diversi anni i corsi di laurea in Ingegneria civile e Ingegneria civile per l'ambiente e il territorio. Le competenze dell'ingegnere civile sono rivolte alla progettazione, esecuzione e gestione degli edifici e delle infrastrutture e comprendono quindi le problematiche relative alle costruzioni civili e industriali, alle vie di trasporto, ai sistemi di raccolta, alla distribuzione, depurazione e smaltimento delle acque, alla raccolta ed allo smaltimento dei rifiuti, alla pianificazione e alla difesa del suolo e delle coste, alle opere per la conservazione dell'ambiente naturale. Per quanto riguarda specificamente il corso triennale, gli studi sono orientati ad una preparazione fisico-matematica strettamente legata alle applicazioni, così da consentire un apprendimento dei principi fondamentali insieme al conseguimento degli strumenti pratici ed operativi dell'esecuzione delle opere e degli elementi di base della progettazione. L'ingegnere civile per l'ambiente e il territorio svolge, invece, la sua attività prevalentemente con riferimento alle problematiche della gestione del territorio e della tutela e conservazione dell'ambiente. Il Corso di Laurea triennale in questo caso è caratterizzato da una formazione intersettoriale rivolta alla creazione di professionalità fondate su discipline tipiche dell'ingegneria civile e dell'ingegneria industriale. La formazione multidisciplinare è indirizzata alla conoscenza dei processi naturali o industriali che generino impatti con l'ambiente e il territorio e alla valutazione e alla progettazione dei possibili interventi di salvaguardia. Negli ultimi tre anni, con l'entrata a regime delle attività di tirocinio, l'ADICA ha stipulato, attraverso il Dipartimento di Ingegneria Civile, circa 120 convenzioni per tirocini e stages con altrettante strutture convenzionate. Di queste, circa il 30% è costituito da aziende private. Ogni anno sono poco meno di 80 gli allievi dell'ADICA che portano a compimento il proprio tirocinio e tra questi circa il 25% svolge la propria attività presso strutture industriali operanti nelle province di Salerno e Avellino. Le strutture convenzionate sono Aziende, Associazioni di Categoria, Enti Locali, Organizzazioni e Studi Professionali operanti nei settori dell'ingegneria civile, della pianificazione del territorio e dell'ingegneria ambientale. Informazioni dettagliate sulle attività di tirocinio organizzate dall'ADICA possono essere reperite nelle pagine dedicate ai tirocini del sito del Dipartimento di Ingegneria Civile dell'Università degli Studi di Salerno (www.diciv.unisa.it).
Loredana Incarnato e Diana Sannino
Area Didattica di Ingegneria Chimica
lincarna@unisa.it
dsannino@unisa.it
Perché gli ingegneri chimici sono così versatili da ricoprire ruoli disparati nel settore industriale, commerciale e della formazione? Quale è la formazione che li rende motori trainanti nella trasformazione del mondo industriale? Indubbiamente la formazione professionale dell'ingegnere chimico gli conferisce un ruolo di primo piano, nell'industria chimica e petrolchimica, nell'industria alimentare e farmaceutica, in quella della produzione e della trasformazione dei materiali, nell'ambiente, nelle biotecnologie e nell'energetica. È stato calcolato (AIChE, American Institute of Chemical Engineers, www.aiche.org) che circa il 30% dei beni o dei servizi con cui quotidianamente veniamo a contatto sono realizzati grazie al contributo dell'Ingegneria Chimica. La laurea di primo livello (tre anni di corso con percorso dalle caratteristiche professionalizzanti) include una fase propedeutica di preparazione teorica dello studente mediante corsi di matematica, fisica e chimica. Parallelamente, al futuro ingegnere vengono fornite nozioni di economia, lingua straniera e informatica come strumenti per l'evoluzione professionale. A partire dal secondo anno del corso di studi vengono trattati i temi che caratterizzano l'ingegneria chimica, in particolare viene sviluppata ed esaltata la capacità di eseguire bilanci di materia, energia e quantità di moto. L'ingegnere Chimico di I° livello, alla fine del percorso, è capace di comprendere gli aspetti essenziali del funzionamento delle operazioni dell'industria di processo e di gestire impianti di differente scala per diversi processi produttivi. L'approccio metodologico, il rigore concettuale, la capacità di dialogo con competenze diverse che gli studenti acquisiscono, ne facilita l'ingresso all'interno delle realtà produttive. Il laureato in Ingegneria Chimica presenta dunque una preparazione polivalente, che lo rende in grado di lavorare all'interno di aziende grandi e piccole. La laurea specialistica (il corso dura due anni) consente poi di acquisire la capacità di sviluppare, progettare e innovare un impianto, attraverso l'arricchimento cognitivo, l'affinamento delle capacità di decodificazione della complessità delle trasformazioni industriali. Il corso di laurea specialistica in Ingegneria Alimentare in particolare produce una formazione mirata all'applicazione delle metodologie di analisi proprie dell'ingegneria di processo nell'industria alimentare e all'approfondimento delle nuove tecnologie per la produzione, conservazione, confezionamento e distribuzione degli alimenti. Il corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Chimica è, invece, mirato alla formazione di Ingegneri dotati di strumenti metodologici per ideare, progettare e realizzare impianti e processi industriali, nonché per definire e caratterizzare nuovi prodotti e cicli produttivi. L'ingegnere specialista è dunque capace di promuovere sia l'innovazione di processo che di prodotto. Inoltre può operare anche in aree meno legate al processo industriale, svolgendo funzioni diversificate, fino ai gradi più elevati di responsabilità. Tipici ruoli ricoperti dall'ingegnere specialista sono: ingegnere di processo, di impianto, del controllo di qualità, di ricerca e sviluppo; responsabile per la sicurezza e per la prevenzione ambientale; responsabile di progetto, referente di prodotto, di produzione e per gli aspetti commerciali (vendita e marketing; coordinamento e direzione). É dunque importante per le aziende, in particolare per le piccole e medie imprese, valorizzare la professionalità dell'ingegnere chimico, in grado di contribuire allo sviluppo dell'impresa in termini di produttività e flessibilità, con occhio sempre attento all'innovazione tecnologica.
Michele Pappalardo
Ordinario di Disegno e Metodi dell'Ingegneria Industriale - Presidente Area Didattica di Ingegneria Meccanica mpappalardo@unisa.it
Arcangelo Pellegrino
Ricercatore di Disegno e Metodi dell'Ingegneria Industriale
ADIMEC apellegrino@unisa.it
Il decreto ministeriale 509 del 1999 ha modificato gli studi universitari suddividendo il corso di Ingegneria in tre livelli: una laurea triennale di base, una successiva laurea specialistica biennale e un master o il dottorato di ricerca finale. La formazione dell'ingegnere meccanico al termine del primo triennio è fortemente professionalizzante e prevalentemente dedicata al mondo della produzione per una sua collocazione all'interno delle attività industriali e, sia ben chiaro, non solo metalmeccaniche. Analizzando un moderno quadro intermedio aziendale si può notare che al suo interno sono prevedibili figure professionali ben precise: dal responsabile della manutenzione al gestore tecnico-economico del sistema energetico, dal responsabile del sistema qualità al delegato alla sicurezza degli impianti e degli operatori, dal coordinatore della documentazione tecnica al tecnico incaricato dell'evoluzione dei sistemi di automazione aziendale e dell'innovazione tecnologica in generale. Il laureato di primo livello in ingegneria meccanica viene preparato proprio per assumere queste posizioni all'interno di qualsiasi azienda, sia essa di produzione sia di servizi. Con questo non si vuol negare che egli possa svolgere attività di progettazione o assumere responsabilità nella libera professione, ma la collocazione naturale di un elemento che ha una preparazione di base sufficientemente "orizzontale" è quella di assumere rapidamente qualunque posizione nei quadri di un sistema produttivo aziendale. La professionalità viene giustappunto spinta su fronti paralleli cercando di evitare una specializzazione non congruente con un'attività lavorativa soggetta a continue modifiche di ruoli e responsabilità anche nello stesso ambito aziendale. Il tirocinio, reso obbligatorio anch'esso dalla riforma, ha il vantaggio di consentire al prossimo ingegnere di potersi misurare immediatamente con il mondo del lavoro. Ma lo spirito del tirocinio non è la necessità di un'ulteriore formazione del laureando, bensì un periodo "full immersion" per comprendere il modo in cui si opera all'interno di un'azienda con ritmi e rapporti ben diversi dal mondo universitario. Il tirocinio deve anche essere compreso dalle aziende: non è né un modo per offrire operatori a costo zero né tanto meno un'ipoteca morale su future assunzioni dei tirocinanti. Il tirocinio deve essere un'opportunità per le aziende in quanto può creare stretti collegamenti con le strutture dell'Università, per gli studenti in quanto vengono in contatto con il mondo del lavoro e per l'Università in quanto può migliorare i rapporti con il mondo produttivo. Non va inoltre dimenticato che le particolari specializzazioni nel settore della sicurezza del lavoro e nella gestione del sistema qualità e della manutenzione consentono una collocazione del laureato in ambienti che a volte si discostano notevolmente dal concetto usuale dell'azienda manifatturiera. Pubblica amministrazione, società di servizi, aziende municipalizzate di trasporti ed energia sono anch'essi settori di attività per il laureato in ingegneria meccanica. Diverso è invece lo spirito di formazione per l'ingegnere meccanico formato con la laurea specialistica. Egli è un professionista preparato per il quadro dirigente dell'industria manifatturiera e di processo, del settore della produzione di energia, del settore dei servizi e, ovviamente e soprattutto, per la progettazione del prodotto industriale, della macchina industriale, dell'innovazione di processo e per la robotica industriale. Inoltre, nell'ambito della libera professione, l'ingegnere specialista svolge attività anche di perito estimativo di macchine, impianti e prodotti industriali nel settore assicurativo, finanziario e giuridico, di curatore di brevetti ed invenzioni, di consulente per la sicurezza del lavoro e la gestione della qualità. Nell'ambito dei titoli di studio in ingegneria meccanica è, ovviamente, quello che per durata e grado di formazione più s'identifica con la vecchia laurea in ingegneria meccanica. A completamento della figura dell'ingegnere industriale, dal prossimo anno accademico la facoltà di ingegneria attiverà un corso di laurea triennale di base in ingegneria gestionale. Un nuovo titolo che si affianca, come già è successo in altre sedi universitarie, a quello più tradizionale in ingegneria meccanica. Lo spirito è ancora una volta quello di ottenere un ingegnere con una preparazione a base larga non da collocare in una nicchia professionale bensì plasmare una figura nuova con maggior preparazione nel settore impiantistico e con una preparazione tecnico-economica più aderente alle esigenze aziendali attuali. |