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  Dicembre 2012

Articoli n° 1
gennaio/febbraio 2006
 

INCHIESTA CAMPANIA - Home Page
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L'Intervista - Antonio Valiante

L'Intervento - Pietro Cerrito

L'Intervista - Cristiana Coppola

L'Intervento - Giovanni Cotroneo

L'Intervento - Silvio Sarno

L'Intervento - Costanzo Jannotti Pecci

L'Intervento - Carlo Cicala

L'Intervento - Giovanni Lettieri

L'Intervento - Andrea Prete


L'Intervista - antonio valiante*
di Raffaella Venerando & Monica De Carluccio


Onorevole Valiante, in che modo l'esigenza di rigore imposta dai conti nazionali ha inciso sulla redazione del disegno di legge regionale per il 2006?
La finanziaria nazionale ha ridotto i trasferimenti direttamente attraverso l'adozione di norme che comportano perdite quantizzabili in oltre 120 milioni di euro per la nostra Regione. Ultimo appuntamento è stato, poi, l'introduzione dei nuovi vincoli per il rispetto del patto di stabilità interno che impone la riduzione del 3,8% del tetto di spesa corrente e del 4,8% del tetto di spesa in conto capitale rispetto a quello del 2004. Infine, proprio in corsa si è dovuto modificare l'impostazione della programmazione 2006 per adeguarla alle nuove disposizioni nazionali che imponevano di destinare alla Sanità tutto il gettito delle addizionali (IRPEF ed IRAP).
Quali sono le novità e gli aspetti più salienti della strategia di sviluppo della nuova finanziaria regionale?
Il bilancio regionale di previsione per l'anno 2006 è incentrato sul principio di trasparenza ed efficacia e comprende alcune scelte di fondo che sono: a) riduzione della spesa corrente al netto della spesa sanitaria e di quella per rimborsi prestiti e mutui dell'11% rispetto al consuntivo 2004; b) aumento delle spese di investimento di circa il 12% con sostegno alla ricerca, alla cultura oltre che un forte sostegno alle attività produttive turismo, beni culturali, agricoltura, industria, artigianato); c) sostegno alle fasci deboli; d) potenziamento dei servizi con una manovra "entrate/spese" che punti a risanare i conti della sanità ed a migliorare la qualità delle prestazioni; e) revisione dell'intero sistema delle società partecipate per verificare la produttività e l'efficienza, con conseguente riassetto; f) ulteriore potenziamento del sistema dei trasporti e della logistica, che rafforzi il ruolo della Campania quale piattaforma dell'Europa Mediterranea; g) arricchimento dei percorsi scolastici e formativi, anche con consistente sostegno al sistema universitario; h) copertura dell'intero fondo-sponda del POR 2000/2006 al fine di raggiungere entro il 2008 il totale utilizzo delle risorse europee; i) la piena attuazione dell'art.118 della Costituzione attuando entro i termini prefissati il trasferimento di competenze e risorse per la gestione delle funzioni amministrative; l) la piena attuazione del principio fondamentale circa la scissione dei poteri fra politica e dirigenza attribuendo a quest'ultima l'adozione di tutti gli atti di gestione precedentemente in campo per le ispezioni normative regionali ad organi di governo.
Pur riconoscendo una maggiore trasparenza al budget previsionale campano per il 2006 rispetto ai precedenti, oltretutto approvato nei tempi, non possiamo tuttavia approvare le "leve fiscali di svantaggio" presentate in esso. In che modo possono, infatti, incrementi di tasse a carico del reddito individuale (Irpef) e delle imprese (Irap) avere un effetto positivo sullo sviluppo e la competitività della nostra regione?
L'aver approvato il bilancio per la prima volta, entro la fine dell'anno precedente all'esercizio interessato è positivo anche per programmare in tempo l'utilizzo delle risorse e per offrire ai centri di spesa (vedi sanità) dei tetti ben definiti già dal 1° gennaio. Sui prelievi fiscali aggiuntivi, come detto, c'è una scelta del Governo centrale non modificabile da parte della Regione. C'è però da tener presente che le previsioni di investimento sono l'elemento su cui dovrà svilupparsi nelle prossime settimane la concertazione tra Regioni, forze produttive e forze sociali. Oltre, poi, all'applicazione graduale dell'IRPEF, abbiamo tenuto fuori dagli incrementi della sovrimposta IRAP le aziende che nascono nel prossimo biennio e quelle già esistenti che prevedono degli ampliamenti. Inoltre, non è di poco conto poter liberare il bilancio regionale di un carico debitorio, quale quello della sanità, che può dare maggiore fluidità alla spesa e, quindi, anche agli investimenti. È appena il caso di sottolineare, poi, che in particolare per l'IRPEF la manovra rappresenta appena lo 0,11% del gettito complessivo della Campania (circa 80 milioni di euro) e grava in modo indolore per il contribuente, calcolabile in qualche decina di euro annuo per redditi medio bassi e poco più per le altre fasce.
Per le imprese, poi, l'aumento dell'Irap si somma alla conferma dell'inasprimento dell'accisa sul carburante, oltre ai costi già pesanti di energia elettrica, trasporti e sicurezza. A queste svantaggiose condizioni, non si rischia un aggravio del costo del lavoro e quindi un ulteriore arresto dell'occupazione?
L'occupazione è un problema serio per la Campania ed il Mezzogiorno. È necessario far crescere le iniziative imprenditoriali. Per questo non abbiamo voluto togliere risorse agli investimenti. Ci auguriamo che le politiche generali del Paese guardino di più al Sud anche con una eventuale fiscalità di vantaggio che può essere decisa soltanto dal Governo. Aver applicato lo 0,30% di sovrimposta IRAP a fronte del 4,25% del Governo è soltanto una piccolissima aggiunta richiesta alla Regione quale condizione non negoziabile per concorrere a coprire il debito della sanità. Ritengo anch'io che sarebbe più utile cercare altre entrate al posto dell'IRAP. Ma ciò spetta al Governo. Tengo, però, a sottolineare che dall'aumento dell'IRAP si sottraggono tutte le imprese che, investendo, producano nuova occupazione.
Gli aumenti delle aliquote Irap e Irpef sono destinati al risanamento del settore sanità. Quella intrapresa a danno delle imprese era davvero l'unica strada percorribile per ripianare il debito della sanità campana?
L'aumento di sovrimposta IRPEF ed IRAP è stato indicato dalla finanziaria nazionale come l’unica fonte per coprire il debito della sanità. È stata una scelta obbligata. Originariamente si era ipotizzato la sola IRPEF per finanziare la sanità, mentre l'IRAP finanziava gli investimenti. In corsa abbiamo dovuto modificare il tiro, destinando tutto alla sanità così come ci imponeva la finanziaria nazionale, mitigandone comunque la portata non applicando i massimali che invece ci venivano imposti.
Al di là degli aspetti più strettamente tecnici, quale strategia emerge della manovra finanziaria della Regione in relazione alla necessità di incentivare e sostenere i percorsi di sviluppo economico e produttivo?
L'aumento delle spese di investimento e la riduzione della spesa corrente sposta le risorse in favore di nuove iniziative produttive. La macchina regionale, grazie alla semplificazione di alcuni percorsi burocratici ha raggiunto numerosi obiettivi. La Campania da fanalino di coda è diventata la prima delle regioni meridionali nell'utilizzo dei fondi europei con il riconoscimento della premialità su tutte e quattro le misure del POR. Per completare questo percorso abbiamo previsto nel bilancio 2006 l'utilizzo dell'intero fondo sponda. Mettere insieme le risorse di diversa provenienza e verificarne l'impiego efficace attraverso una sempre più efficiente organizzazione della spesa con la costante concertazione con le forze sociali e quelle produttive.
Programmazione negoziata, Pit, Pir: si realizzerà un coordinamento effettivo e operativo di questa tipologia di strumenti o si continuerà ad assistere a sovrapposizioni e dispersioni di risorse?
È già in atto un coordinamento di iniziative e di soggetti che operano sul territorio. Anche questi strumenti hanno fatto crescere la partecipazione dei vari soggetti, istituzionali, economici, sociali, che rappresentano la complessità degli interessi. In più si è avviato un forte processo di valorizzazione delle potenzialità dei vari territori. Siamo convinti che le azioni intraprese daranno a breve i frutti sperati.
In conclusione: quali sono le parole chiave della Regione Campania per rimettere in moto lo sviluppo in sintonia con le vocazioni del territorio?
Si possono sintetizzare così: mettere in circuito tutte le grandi risorse di cui dispone il nostro territorio: beni ambientali, beni culturali, capacità di intrapresa; arricchire rapidamente il ruolo di area europea nel Mediterraneo sviluppando la grande recettività portuale, l'intermodalità e l'infrastrutturazione necessaria a sviluppare questi ruoli; far vivere una politica di sviluppo che non deturpi l'ambiente, ma ne arricchisca la funzione di presupposto di crescita della Regione Campania.

*Assessore al Bilancio Regione Campania

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