La riforma dello Statuto
Tempi di vita e di lavoro
Come sarÀ l’imprenditore
del futuro
La riforma dello Statuto
di Bruno Bisogni
Tra le novità più salienti l'incremento del numero delle cariche
di vertice. Gianni Lettieri, Presidente dell'Unione, ci spiega le ragioni dei
cambiamenti effettuati
Le Sezioni saranno adeguate all’evoluzione sociale e produttiva, nonchè rafforzate
per elevarne il livello di rappresentatività
Con la riforma dello statuto approvata lo scorso 23 gennaio
i Vice Presidenti nominabili diventano dieci. Assumono la carica tutti i delegati
dal Presidente Giovanni Lettieri, il quale lo aveva annunciato fin dall'inizio
del suo mandato allorché aveva assegnato compiti specifici per una serie
di settori di interesse associativo. Il quadro si completa con i due Vice Presidenti
di diritto, vale a dire i numeri uno del Gruppo Piccola Industria e del Gruppo
Giovani Imprenditori. L'ampliamento del numero delle Vice Presidenze, che nella
vecchia versione erano quattro, costituisce la novità più eclatante
della riforma, sui cui aspetti essenziali interviene in questa sede il Presidente
Lettieri.
Lei ha voluto fortemente l'incremento del numero delle cariche di vertice dell'Unione.
Quali ragioni hanno motivato questa scelta?
Impegni e responsabilità dell'Unione Industriali di Napoli sono cresciute
nel corso degli anni. Aumentare i livelli di responsabilità significa
rendere concrete e operative funzioni che altrimenti rischiavano di essere
ingestibili, perché collegate a deleghe troppo ampie e generiche. D'altro
canto, la necessità di incrementare gli incarichi di vertice si è palesata
anche in Confindustria. Come ho sottolineato a suo tempo, e come credo di aver
dimostrato nei fatti, attribuire compiti a diversi imprenditori disponibili
ad assicurare un contributo alla causa associativa non significa affatto ridurre
gli oneri per il Presidente, ma vuol dire anzi accrescerne la centralità,
in quanto coordinatore delle diverse attività poste in campo da ciascuna
Vice Presidenza. Anche a questo fine è stato formalizzato il Comitato
di Presidenza, un organismo che del resto, pur se non definito nel vecchio
statuto, da decenni svolgeva, nella sostanza, un ruolo di consulenza per le
strategie e le iniziative poste in atto dall'Unione.
Ogni Vice Presidente potrà dare vita per le materie
di sua competenza a una Commissione di lavoro.
É, in scala ridotta, quanto deciso a livello di Presidenza con l'attribuzione
delle deleghe. L'azione dell'Unione, nei due grandi filoni della rappresentanza
e dei servizi alle associate, richiede un lavoro capillare di analisi, elaborazione,
confronto, proposizione. La realizzazione delle Commissioni significa consentire
ai Vice Presidenti di poter assolvere al proprio mandato fruendo dei contributi
degli associati disposti a impegnarsi. Anche per i Vice, si tratta di consolidare
e rafforzare i propri livelli di responsabilità, monitorando a loro
volta il lavoro dei componenti le Commissioni.
Aumentano gli incarichi, ma c'è un organismo che viene soppresso. Perché si è ritenuto
di porre fine all'esperienza del Gruppo Imprenditori Portuali?
Essenzialmente, perché costituiva un'anomalia nel sistema confindustriale.
I componenti del Gruppo già erano iscritti ad altre Sezioni. In diversi
casi, si tratta di aziende che non avevano attinenza con le attività portuali.
Al riguardo, va tenuto presente che la riforma dello statuto ci è stata
chiesta in primo luogo da Confindustria, intenzionata giustamente ad armonizzare
principi e forme organizzative delle varie associazioni del sistema. In ogni
caso, l'eliminazione del Gruppo non significa affatto ridimensionare, nelle
politiche e nelle azioni associative, il ruolo delle categorie rappresentate.
Anzi. Le attività legate al porto, assieme a quelle del sistema dei
trasporti e della logistica, - dunque gomma, mare, ferro, inclusi aeroporto
e interporti -, confluiranno in una nuova grande Sezione dell'Unione. Sappiamo
bene quale spinta possono dare allo sviluppo del nostro territorio il consolidamento
e l'ulteriore crescita di tale sistema, tanto più in un'epoca in cui
per il Mezzogiorno si delinea la prospettiva di fungere da piattaforma logistica
italiana ed europea.
Saranno sfrondate anche le Sezioni?
L'obiettivo è sempre quello di assicurare una più efficace capacità di
rappresentanza degli interessi delle nostre aziende associate. Si è previsto,
in tal senso, che per costituire una Sezione occorrano almeno 15 aziende iscritte.
Le Sezioni che non dovessero avere questo numero minimo di rappresentanza saranno
accorpate in nuove formazioni compatibili. Come sarà il caso, per l'appunto,
dell'ipotizzata Sezione Trasporti e Logistica. In tal modo, si otterranno due
vantaggi: un maggiore "potere contrattuale" delle Sezioni e una più articolata
elaborazione di strategie, opportuna in un'epoca in cui si compete per sistemi
produttivi e territoriali, per filiere, piuttosto che tra singole unità aziendali
o segmenti merceologici. Vorrei sottolineare che, nel mio primo anno di Presidenza,
le imprese iscritte all'Unione sono aumentate di oltre centocinquanta unità.
Sono questi i numeri che bisogna incrementare. Lo stiamo facendo grazie all'impegno
di rappresentanza e al lavoro della struttura. Oltre a crescere in quantità,
stiamo estendendo anche l'ambito della nostra rappresentanza. L'ingresso recente
nell'Unione di una struttura prestigiosa come il Teatro San Carlo ne costituisce
una riprova. Presto, contiamo di annoverare tra le nostre fila una nuova Sezione
in rappresentanza delle imprese dello spettacolo e della comunicazione.
Tra le novità della riforma c'è anche quella
che prevede di contestualizzare la nomina del Comitato Direttivo nell'anno
di elezione del nuovo Presidente.
Il Consiglio Direttivo sarà collegato alla figura del Presidente al
punto che, se questi lascia l'incarico, decade anche l'organismo. La ratio
di questa norma mi sembra evidente. Gli organi di governo dell'Unione devono
essere coesi, perseguendo linee condivise all'atto di scegliere il vertice
e il suo programma. La sfasatura temporale tra le diverse nomine determinava
la possibilità che, per un certo periodo, gli orientamenti di alcuni
rappresentanti non fossero pienamente convergenti, non solo su aspetti attinenti
le modalità di gestione del programma, ma sulle sue stesse linee ispiratrici.
L'attuale organismo resterà tuttavia in carica
fino al 2008.
Naturale, visto che è stato eletto prima della riforma. In ogni caso,
con il completamento delle nomine effettuate dalla Giunta a luglio, pienamente
condivise dalla Presidenza, l'organismo risponde pienamente, nella sua composizione,
alle finalità perseguite per il futuro dal nuovo statuto.
É cambiata anche la procedura di designazione del
Presidente.
É stata una riforma quasi dovuta, dopo la prolungata situazione di impasse
che nel 2005 ha preceduto la mia nomina a Presidente. Con le modifiche adottate,
si eviteranno situazioni di stallo.
I cambiamenti hanno riguardato anche la figura dei Past
President: della Giunta, così come già accade per il Direttivo,
potranno far parte soltanto gli ultimi in ordine cronologico.
Anche questa mi sembra un'innovazione opportuna quanto semplice e ovvia. Se
un ex Presidente continua a svolgere con efficacia il suo impegno per l'associazione,
non avrà difficoltà a far parte della Giunta, un organismo che
raggruppa oltre cento imprenditori. In caso contrario, è giusto che
quella posizione venga ricoperta da altri. L'Unione, nei suoi organismi operativi,
richiede spirito di servizio.
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