Sud, nuova frontiera del
Paese
La politica è distante dai problemi
del Paese. Ed è ancora più distante dall’emergenza
Luca CORDERO DI MONTEZEMOLO*
C'è troppo
torpore, e ancora troppa disattenzione nei confronti del Sud.
La politica è distante dai problemi del Paese. Ed è ancora
più distante dall'emergenza Mezzogiorno. Il dramma della
criminalità, argomento sul quale di solito preferisco
non soffermarmi, accende per qualche giorno i riflettori sul
cono d'ombra che avvolge queste regioni. Ma non appena si affievolisce
il clamore, il silenzio torna ad ammantare tutto. Quasi che
non parlandone, l'urgenza dei problemi si stemperasse. Qualche
giorno fa il presidente della Repubblica Ciampi ha ricordato
che il Sud è ancora la questione nazionale. Sottolineo:
ancora. Ma a due mesi dal voto, nell'agenda della politica
non è comparsa la parola Mezzogiorno. Non è stata
messa in cantiere né dibattuta alcuna proposta efficace
per affrontarne i tanti ritardi strutturali e per garantire
condizioni minime di sicurezza. Non è stata colta, forse,
l'urgenza, nello scacchiere della competizione globale, di
un meridione forte, sviluppato, agganciato al resto del Paese.
Eppure, mai come oggi il Sud, per la sua strategica posizione
geografica, al centro dei traffici del Mediterraneo, ha l'opportunità di
giocare un ruolo di primissimo piano. Eppure possiede, a cominciare
proprio dalla Campania, un tessuto industriale vivo, reattivo,
capace di competere, aperto all'innovazione e che, tuttavia, è ancora
fragile, frenato dal peso eccessivo dei costi, delle infrastrutture,
dei tempi amministrativi. Quando due anni fa, nel maggio 2004,
mi insediai in Confindustria, parlai del Sud come di una nuova
frontiera del Paese. Una frontiera, sia ben chiaro, che si
apra, e che rappresenti il futuro, non la somma dei problemi
del passato. Lo ripeto oggi con convinzione immutata. Ma il
tempo non è una variabile indipendente. Quel piccolo
rivolo di capitali stranieri che oggi bagna le sponde meridionali,
appena uno scarso 2% di un già scarsissimo 5% complessivo,
rischia di prosciugarsi, mentre altri paesi, con ben altra
efficacia, lavorano per dirottarlo a casa propria. Per questo
con determinazione e convinzione, a Roma come a Bruxelles,
portiamo avanti l'idea di riconoscere la fiscalità di
vantaggio per il Mezzogiorno. Non chiediamo niente di nuovo
per l'Europa, l'Irlanda ne ha già beneficiato, ma molto,
moltissimo, per lo sviluppo del Sud. Solo se il Paese è unito
ed omogeneo nelle sue possibilità di crescita noi possiamo
recuperare la capacità di competere e di attrarre investimenti.
Sta qui il senso della politica per il Mezzogiorno. Una politica
che si fondi su un reale riequilibrio del Paese. E che per
questo punti a scelte strategiche coordinate, che vadano da
una semplificazione delle procedure, a una maggiore efficienza
della Pubblica Amministrazione, da una rete di infrastrutture
moderne, a un'iniezione di più mercato e di più concorrenza,
fino allo sfruttamento di quel giacimento immenso di risorse
esistenti che è la cultura, l'arte, il turismo: è anche
questa la via per restituire al Mezzogiorno la capacità di
attrazione che oggi manca. Certo, occorrono molti interventi
per recuperare il divario con Il Nord, anche se qualcosa, faticosamente, è stato
fatto. La Commissione europea ha approvato lo sgravio sull'Irap
per i nuovi assunti nelle aree depresse, e, fatto ancor più importante,
abbiamo mantenuto in sede di bilancio Ue le risorse derivanti
dai fondi strutturali. Ma sono misure limitate. Non imprimono
quel colpo d'ala di cui avrebbe bisogno il nostro Sud. Serve
ben altro. Serve, soprattutto, il coraggio di scegliere, di
decidere, di assumersi responsabilità, di dimostrarsi,
in una parola, classe dirigente. Ed è su questo che
Confindustria, prima del voto, intende incalzare la politica,
maggioranza e opposizione. Chiunque si candidi a governare
il Paese dovrà dirci in che modo intende recuperare
i ritardi del Mezzogiorno, quali misure concrete e quale politica
si impegna a varare per attrarre investimenti e risorse. E
dovrà dire, soprattutto, se ha voglia di cogliere la
sfida più difficile: dare un futuro e una speranza al
Sud.
*Presidente Confindustria
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