La Confindustria sul Sud
non “molla la presa”
Oreste
PASTORE
Impegni e proposte comuni
per lo sviluppo nel Manifesto
per il Mezzogiorno
Le priorità: fiscalità di vantaggio, infrastrutture, ricerca e
innovazione, sburocratizzazione e lotta al sommerso
Il quadro desolante offerto dallo scenario politico italiano
in questi ultime settimane ci induce a porci il quesito: esistono ancora nel
nostro Paese Soggetti in grado di determinare un serio livello di discussione
sui reali problemi delle imprese, delle persone, delle famiglie? Chi è in
grado oggi in Italia di proporre analisi e soluzioni alla deriva cui sembra avviato
il nostro Paese? Tramontato - almeno in questa fase storica - il prestigio dei
partiti, a questo ruolo si candida con sempre maggiore autorevolezza la nostra
Confederazione che, ancor più significativamente negli ultimi anni, ha
assunto il compito di indicare la strada a una Politica che non riesce a dare
risposte e che non ha trovato (ancora?) uno sbocco risolutivo alla crisi della
Prima Repubblica e, anzi, secondo alcuni analisti, si avvia ad una Terza Repubblica
dai caratteri distintivi piuttosto oscuri. É lecito affermare che la qualità della
proposta del Sistema Confindustriale, a livello nazionale e territoriale, è una
delle poche e autorevoli pagine scritte in questi anni in favore della crescita
civile ed economica dell'Italia. Moltissimi analisti concordano nel riconoscere
alla Confindustria di Abete, Fossa, D'Amato e di Montezemolo, un ruolo guida
in questi nostri anni bui. Ma torniamo all'attualità, per verificare quanto
questo valga oggi. Solo qualche settimana fa, prima che i miasmi della avvelenatissima
campagna elettorale piombataci addosso cominciassero a diffondersi e a pervadere
quel poco di confronto sui contenuti avviatosi in previsione delle elezioni della
primavera, il dibattito sul Mezzogiorno, da tempo scomparso dall'agenda del Governo,
sembrava aver ripreso nuovo vigore, grazie agli effetti dell'iniziativa della
Confindustria che, peraltro, non aveva mai "mollato la presa" sull'argomento.
A Reggio Calabria, il 17 dicembre scorso, su iniziativa congiunta di Confindustria,
CGIL, CISL, UIL e del Coordinamento dei Presidenti delle Regioni meridionali, è stata
promossa, infatti, la convocazione degli "Stati Generali del Mezzogiorno",
un'Assemblea pubblica che si è posta l'obiettivo di riportare l'attenzione
sulle politiche per il rilancio del Sud, a partire dai contenuti e dalle proposte
del Progetto Mezzogiorno, l'accordo firmato da 13 organizzazioni datoriali e
dai sindacati confederali il 2 novembre 2004. Al termine dei lavori, è stato
sottoscritto un Manifesto per il Mezzogiorno ("Insieme per lo sviluppo,
cinque priorità per il Mezzogiorno") che contiene gli impegni e le
proposte comuni. É una nuova, importante, iniziativa, che - come ricordato
- fa seguito e riprende sia il Documento lanciato il 2 novembre 2004 che il programma
di iniziative avviato con "Progetto Mezzogiorno" - gli Stati Generali
dell'economia del Mezzogiorno, le due giorni tenutasi a Salerno il 3 e 4 febbraio
2005, per iniziativa del Presidente di Confindustria Salerno Andrea Prete. Già in
quella occasione, il Vicepresidente di Confindustria Ettore Artioli, propose,
prima in una sessione del Comitato Mezzogiorno, poi ai rappresentanti del Governo
delle otto Regioni meridionali, l'elaborazione dei contenuti strategici del Documento,
rafforzando e integrando così la proposta "di intenti" lanciata
in novembre dalle 17 organizzazioni firmatarie. Si parlò di: fiscalità di
vantaggio per le imprese che investono al Sud; riordino degli incentivi alle
imprese; adeguamento della dotazione infrastrutturale meridionale; costruzione
di un positivo rapporto tra banche e imprese; semplificazione amministrativa
per l'attività d'impresa, specialmente nella fase di avvio dell'esercizio
di attività economiche; consolidamento di normali condizioni di esercizio
dell'attività d'impresa, dal punto di vista della sicurezza, della legalità e
della lotta al sommerso, del funzionamento della giustizia civile e del diritto
fallimentare; superamento dei punti di crisi, attraverso l'investimento nella
ricerca e l'innovazione e la crescita dimensionale delle imprese; e, infine,
sul tema delle politiche di coesione dell'UE, venne richiesto al Governo italiano
di sostenere con decisione la proposta della Commissione Europea di fissare il
tetto per le risorse proprie all'1,24% del PNL. Ora, a Reggio, i Governatori
delle Regioni meridionali (presenti i Governatori di Campania, Antonio Bassolino,
Abruzzo, Ottaviano Del Turco, Calabria, Agazio Loiero, Molise, Michele Iorio,
Sardegna, Renato Soru e Sicilia, Salvatore Cuffaro, e l'assessore al Bilancio
della Puglia, Francesco Saponaro) hanno prima condiviso nuovamente con il Presidente
di Confindustria Luca di Montezemolo, il Vicepresidente per il Mezzogiorno Ettore
Artioli, il Vicepresidente Edoardo Garrone, firmatario del Manifesto, e i Presidenti
regionali della Confindustria, Cristiana Coppola, Campania, Paolo Vacca, Molise,
Gianni Mongelli, Puglia, Giuseppe Costanzo, Sicilia, Gianni Biggio, Sardegna
e Gaetano Clavenna, vicepresidente di Confindustria Abruzzo, lo spirito e le
necessità individuate dal Progetto Mezzogiorno; quindi, hanno ribadito
alcune delle priorità (fiscalità di vantaggio; infrastrutture,
logistica e turismo; nuova programmazione dei Fondi strutturali europei, sicurezza;
ricerca e innovazione). Al termine della riunione è stata decisa la costituzione
di alcuni tavoli di lavoro con le parti sociali sulle tematiche prioritarie,
al fine di presentare a governo e Commissione europea proposte unitarie. Si è trattato
di un momento ritenuto di segno estremamente positivo da tutti i protagonisti,
i quali, nello stesso testo del "Manifesto" hanno sottolineato che <la
fiducia nel Mezzogiorno non è solo, come ci ricorda sempre il Presidente
della Repubblica, un dovere etico, ma anche una grande opportunità per
l'intero Paese>. Artioli, ha rafforzato le comuni aspettative, parlando in
un'intervista al settimanale "Il Mondo", di <un fervore che non
si ricordava da lungo tempo>. Ma, poche righe più in là, realisticamente,
rifletteva: <In Italia siamo sempre in campagna elettorale. Magari non basteranno
i primi sei mesi del prossimo anno per risolvere tutte le situazioni politiche
aperte….>. Ma è chiaro che la volontà, ormai affidata
al prossimo Governo, è che il Mezzogiorno sia la chiave di volta per il
rilancio del Paese.
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