Mediterraneo e oriente sono i
poli di crescita per le imprese
Vincenzo
Boccia *
Ue e Italia devono impegnarsi per politiche innovative di cooperazione
e integrazione socio-economica, nella logica del co-sviluppo
Il bacino del Mediterraneo deve diventare un centro di scambi commerciali
e investimenti internazionali, attorno al quale ruotino e si aggreghino
Europa, Africa e Medio Oriente
Abbiamo appena chiuso i
bilanci dell'anno passato, aziendali e personali. Positivi o negativi che
siano, essi sono però già il passato,
laddove, viceversa, l'imprenditore deve pensare al futuro. Dietro
di noi nel 2005 c'è l'Italia con crescita economica vicina allo
zero, davanti a noi lo spostamento del baricentro del mondo verso
Oriente, che sta diventando teatro di eventi con ripercussioni a
caduta nel mondo globalizzato. Tutto ciò ci obbliga a liberarci
da illusioni e dogmatismo, imponendoci una prova di crescita, possibilmente
nell'ottica del superamento di quel male particolarissimo che affligge
il Bel Paese almeno da cinque secoli. Già Guicciardini aveva, infatti,
capito che il nostro è il
Paese del "particulare", ipotizzando peraltro che ciò potesse
risolversi conciliando la mancanza di senso dell'interesse collettivo
con l'interesse dello Stato attraverso la chiave di un'etica laica.
Ciascun imprenditore deve perciò pensare, nel quadro di una concorrenzialità sempre
più spinta, in termini non solo individuali ma anche di Sistema-Paese,
valutando le dinamiche economiche dei singoli Paesi e, soprattutto,
quello delle aree geo-economico-politiche che si stanno formando.
Appare allora evidente che abbiamo due diverse opportunità - proprie
dell'Italia e in particolare del Mezzogiorno in ragione della posizione
geografica - l'una legata allo sviluppo degli scambi con i grandi
Paesi emergenti dell'Asia e l'altra alla cooperazione tra Sponda nord e
Sponda sud del Mediterraneo, per la creazione dell'area di libero scambio,
processi che non necessariamente coincidono. Da un lato l'Italia, per la
sua posizione, può bene infatti intercettare i nuovi flussi provenienti
dalle rotte internazionali su cui viaggiano le merci dei Paesi asiatici
interessati a penetrare in Europa attraverso Suez e il Mediterraneo. Tale
prospettiva va peraltro seriamente valutata in tempi rapidi, pena la perdita
di opportunità che
non rimarranno aperte all'infinito, perché già si parla di
rilancio delle rotte artiche e delle Vie della seta e delle spezie,
con infrastrutture stradali o ferroviarie che passeranno in questo caso
per via terrestre dai Balcani e dall'Est Europa. Dall'altro, la capacità di
crescere dimostrata da molti Paesi sudmediterranei e l'apertura da
essi manifestata nei confronti del sistema imprenditoriale italiano, con
molte similitudini soprattutto in Nord Africa, perchè costituito
principalmente da PMI. Sono questi ulteriori elementi che devono sollecitare
le imprese italiane a giocare un ruolo da protagonista in tali mercati,
rappresentando allo stesso tempo un volano per l'ulteriore crescita economica
congiunta. Il monitoraggio su Mediterraneo e Medio Oriente portato avanti
nel corso del 2005 da Assafrica & Mediterraneo ha confermato che i
mercati dell'area rappresentano una grande occasione per il rilancio dell'attività e
della competitività delle imprese italiane. Tuttavia, a parte l'abbattimento
parziale delle tariffe in sede di Accordi di associazione con l’UE,
in tema di integrazione Euro-Mediterranea finora non si è proceduto
all'eliminazione delle barriere di carattere tecnico derivanti dalle
differenze regolamentari né all'adozione di politiche comuni nel
campo degli investimenti, della concorrenza, dei servizi. Non si è dunque
innescato quel processo virtuoso di crescita e di integrazione produttiva
di un Mercato Unico che l'Unione Europea ha invece indotto nei paesi del
Centro e dell'Est Europa. Va quindi chiesto con forza all'Unione Europea
e all'Italia l'assunzione di un serio impegno per politiche innovative
di cooperazione e integrazione socio-economica, nella logica del co-sviluppo,
come da tempo Assafrica & Mediterraneo
sta sollecitando all'interno e all'esterno del sistema confederale. É perciò urgente
intervenire in tempi rapidi, attraverso una lucida strategia industriale
fatta di offerta di tecnologie industriali e partecipazione allo
sviluppo, così da raccogliere le opportunità legate alla
forte crescita dell'area mediterranea, allargata ai Paesi del Golfo, originata
dalla spinta delle economie dei Paesi produttori di petrolio a seguito
degli aumenti del prezzo del greggio degli ultimi due anni, che si è poi
estesa anche a Egitto e Giordania e agli altri Paesi del Maghreb. Né è da
sottovalutare la presenza anche in Africa subsahariana di grandi
potenzialità di
sviluppo, che potranno più facilmente rendersi disponibili grazie
soprattutto alla decisione dell'Unione Europea di destinare all'Africa
il 50% di tutti i nuovi finanziamenti previsti per i Paesi extra
UE e alla maggiore apertura finanziaria dimostrata dalla Comunità internazionale,
oltre al Piano per l'Africa del G8 e a quello della UE.
Anche in ragione del massiccio ingresso della Cina sui mercati mondiali,
sembra ormai assestarsi la tendenza verso la formazione di tre aree
regionali mondiali, il cui peso sarà diverso a seconda di quali
e quanti saranno i Paesi che si aggregheranno attorno allo Stato o al gruppo
di Stati capofila. La prima area appare essere quella delle Americhe attorno
agli Stati Uniti, la seconda quella dell'Oriente attorno alla Cina, la
terza quella dell'Europa ampliata ad Est e a Sud attorno all'Unione Europea
(area tuttavia possibile ma non del tutto certa, alla luce della disaffezione
manifestata recentemente da alcuni governi europei). Tutte le altre aree
appaiono troppo piccole per resistere all'impatto della mondializzazione
dell'economia. Alla luce di questo complesso scacchiere diventa allora
centrale e fondamentale per le imprese italiane che il bacino del Mediterraneo
torni ad avere un ruolo strategico dal punto di vista geo-economico, diventando
un hub regionale centro di scambi commerciali e investimenti internazionali,
attorno al quale ruotino e si aggreghino Europa, Africa e Medio Oriente.
É quanto porteremo avanti in "Progetto Mediterraneo",
che si terrà a Palermo il 20 e 21 febbraio 2006, promosso da Confindustria
con il supporto di Assafrica & Mediterraneo, in collaborazione con
ICE, ABI, IPI, Ministeri degli Esteri e delle Attività Produttive
e UMCE, la Confederazione delle Confindustrie sudmediterranee, allo
scopo di promuovere la collaborazione imprenditoriale come motore dell'integrazione
Nord-Sud e dell'Area di libero scambio del 2010.
*Presidente
Assafrica & Mediterraneo - Confindustria
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