l’evoluzione dei Confidi
Il nuovo ruolo
previsto dalle recenti normative
L’etica e il
valore
economico di impresa
Bando per le imprese
femminili
I requisiti per la partecipazione
l’evoluzione dei Confidi
L’intero sistema si “unisce” e rafforza per fronteggiare le
insidie dei mercati.
Intervista con il Presidente
Federconfidi Francesco Bellotti
di Michele izzo
Quali le opportunità e quali le
minacce per le PMI italiane con il Nuovo Accordo Interbancario?
A Basilea 2 va riconosciuto il merito di avere stimolato un intenso dibattito
sul tema del rapporto banca-impresa, centrando l'attenzione sul risk management
che ha messo in luce come la revisione dell'Accordo comporti per le imprese,
soprattutto quelle di piccole dimensioni, pericoli e rischi, così come
convenienze e opportunità. La vera opportunità è la modernizzazione.
Per avere un buon rating, infatti, le imprese dovranno affrontare uno sforzo
culturale, che le porti ad essere efficienti, ben organizzate e, soprattutto,
capaci di gestire la propria finanza. La stessa opportunità diventa minoccia
se l'impresa non si adegua ai nuovi metodi di valutazione. L'introduzione del
rating, infatti, è l'elemento di novità più importante:
per le banche si tratta di adottare sistemi nuovi di valutazione, adeguando la
propria struttura; per le imprese significa, in una parola, "trasparenza",
pensare cioè all'elaborazione di informazioni che consentano di far conoscere
alle banche non solo la struttura del proprio passivo ma soprattutto i piani
di sviluppo aziendale. Le imprese, comunque, sono pronte a mettersi in gioco
ma, al tempo stesso, domandano alle banche quali criteri verranno adottati per
la valutazione del merito di credito ma, soprattutto, chiedono loro un maggior
affiancamento nelle scelte di investimento imposte da mercati sempre più concorrenziali
e assistenza nella crescente complessità delle loro esigenze finanziarie.
Il sistema dei Confidi italiani è chiamato al salto di qualità verso
la forma dell'Intermediario vigilato. Qual è, a suo giudizio, il percorso
più corretto ed equilibrato che i nostri Confidi dovrebbero seguire per
avvicinarsi a questo appuntamento?
Le trasformazioni dei mercati creditizi e finanziari, di cui Basilea 2 ne rappresenta
un tassello di natura regolamentare, impongono anche ai Confidi di compiere un
percorso di evoluzione decisamente impegnativo, le cui tappe obbligate sono il
potenziamento strutturale, la crescita nelle dimensioni e nella qualità,
attraverso l'adozione di modelli gestionali e valutativi efficaci. La via più diretta
ed efficiente per affrontare consapevolmente tale percorso evolutivo è quella
dello sviluppo e del completamento dei processi di aggregazione. Sottolineo come
il richiamo alla necessità di accelerare i percorsi aggregativi non risponde
a una sorta di "moda" miope nei confronti delle esigenze di capillare
radicamento territoriale che sino ad oggi i Confidi hanno assicurato, ma ad una
esigenza sostanziale: quella di fronteggiare il mercato che entra con forza prorompente
nel mondo dei Confidi e vi innesca competizione. Per essere competitivi, i Confidi
dovranno affrontare una radicale trasformazione nel ruolo, nella forma giuridica
e nelle caratteristiche delle garanzie prestate; saranno spinti a divenire, preferibilmente,
prestatori di garanzie personali basate sul loro patrimonio e a "prima richiesta",
ma, soprattutto, a trasformarsi in intermediari finanziari e/o creditizi. Ed è in
questo stesso senso che va la riforma del sistema della garanzia mutualistica
che, largamente ispirata dalla Federazione, ha la sua parte più qualificante
proprio nel complesso di norme che prevede la possibilità, per i Confidi,
di evolvere verso forme di intermediazione finanziaria e creditizia. Regole e
mercato, dunque, guidano l'evoluzione dei Confidi. È questa una medaglia
con due facce: da un lato, l'evoluzione impone dimensioni patrimoniali, risorse
economiche, organizzative e professionali decisamente maggiori di quelle di norma
presenti nel sistema; dall'altro, ad essa si potranno collegare significative
economie di scala e benefici quali la possibilità di riconoscimento delle
garanzie prestate ai fini di Basilea 2, la crescita del potere contrattuale,
il rafforzamento strutturale e organizzativo e il potenziamento di funzioni cruciali
per lo sviluppo dei Confidi quali quelle di "marketing" e "commerciale".
In un momento così importante per gli organismi di garanzia italiani,
qual è il ruolo che Federconfidi intende recitare?
Una parte della compagine associativa della Federazione è destinata a
mutare in tempi non lontani. Accanto a Confidi tradizionali si collocheranno
Confidi che assumeranno modelli bancari o finanziari che li porteranno sotto
la vigilanza della Banca d'Italia. Sotto la stessa denominazione si collocheranno
soggetti con esigenze e problematiche in parte comuni, in parte diverse, differenti
per gradi di professionalità e complessità organizzativa, struttura
dei costi e configurazione di responsabilità. In un momento di transizione,
la Federazione deve prefiggersi di essere "casa comune" di tutti i
Confidi, forte e coesa dovrà agire come polo di attrazione per far sì che
intorno a essa si formi un "sistema a rete", diventando un interlocutore
pienamente rappresentativo, autorevole e competente nei confronti di soggetti
esterni.
Lei è anche Presidente del Comitato Tecnico di Confindustria per il credito
riservato alle PMI: quale può essere il contributo che Federconfidi può fornire
alla più ampia strategia di sostegno allo sviluppo delle PMI realizzata
dalla Confederazione?
Confindustria sta lavorando intensamente per migliorare il rapporto banca-impresa
partendo da alcune considerazioni: il credito bancario non è più sufficiente
a sostenere la crescita delle imprese; è necessario che si sviluppi una
vera "finanza d'impresa" nell'ambito della quale le banche non siano
più semplici erogatrici di credito ma veri partner nei processi di crescita;
il "nodo" finanziario delle aziende va risolto modernizzando il rapporto
banche-imprese e favorendo lo sviluppo in tutti i protagonisti di competenze,
sensibilità e capacità di dialogo nuove e diverse. In questo senso
va la collaborazione con l'ABI con la firma di un "protocollo d'intesa" che
prevede la realizzazione di una serie di accordi su temi specifici tra i quali
la revisione del contratto di conto corrente, l'internazionalizzazione e l'innovazione.
Il Protocollo, oggi quasi completamente attuato, è nato con l'obiettivo
di migliorare il dialogo quotidiano tra banche e imprese. Ma al raggiungimento
di questo traguardo lavorano da anni con successo i Confidi, da sempre uno straordinario
strumento di correzione di eventuali squilibri nel rapporto tra le banche e le
PMI. In quest'ottica, il contributo che Federconfidi può offrire all'azione
di Confindustria a sostegno dello sviluppo delle PMI appare chiaro; così come
evidente è l'importanza strategica che la Federazione ha per la stessa
Confindustria e, in modo particolare, per la Piccola Industria.
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