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  Dicembre 2012

Articoli n° 1
gennaio/febbraio 2006
 

credito e finanza - Home Page
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l’evoluzione dei Confidi

Il nuovo ruolo previsto dalle recenti normative

L’etica e il valore
economico di impresa

Bando per le imprese femminili
I requisiti per la partecipazione

l’evoluzione dei Confidi


L’intero sistema si “unisce” e rafforza per fronteggiare le insidie dei mercati.
Intervista con il Presidente Federconfidi Francesco Bellotti

di Michele izzo

Quali le opportunità e quali le minacce per le PMI italiane con il Nuovo Accordo Interbancario?
A Basilea 2 va riconosciuto il merito di avere stimolato un intenso dibattito sul tema del rapporto banca-impresa, centrando l'attenzione sul risk management che ha messo in luce come la revisione dell'Accordo comporti per le imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, pericoli e rischi, così come convenienze e opportunità. La vera opportunità è la modernizzazione. Per avere un buon rating, infatti, le imprese dovranno affrontare uno sforzo culturale, che le porti ad essere efficienti, ben organizzate e, soprattutto, capaci di gestire la propria finanza. La stessa opportunità diventa minoccia se l'impresa non si adegua ai nuovi metodi di valutazione. L'introduzione del rating, infatti, è l'elemento di novità più importante: per le banche si tratta di adottare sistemi nuovi di valutazione, adeguando la propria struttura; per le imprese significa, in una parola, "trasparenza", pensare cioè all'elaborazione di informazioni che consentano di far conoscere alle banche non solo la struttura del proprio passivo ma soprattutto i piani di sviluppo aziendale. Le imprese, comunque, sono pronte a mettersi in gioco ma, al tempo stesso, domandano alle banche quali criteri verranno adottati per la valutazione del merito di credito ma, soprattutto, chiedono loro un maggior affiancamento nelle scelte di investimento imposte da mercati sempre più concorrenziali e assistenza nella crescente complessità delle loro esigenze finanziarie.

Il sistema dei Confidi italiani è chiamato al salto di qualità verso la forma dell'Intermediario vigilato. Qual è, a suo giudizio, il percorso più corretto ed equilibrato che i nostri Confidi dovrebbero seguire per avvicinarsi a questo appuntamento?
Le trasformazioni dei mercati creditizi e finanziari, di cui Basilea 2 ne rappresenta un tassello di natura regolamentare, impongono anche ai Confidi di compiere un percorso di evoluzione decisamente impegnativo, le cui tappe obbligate sono il potenziamento strutturale, la crescita nelle dimensioni e nella qualità, attraverso l'adozione di modelli gestionali e valutativi efficaci. La via più diretta ed efficiente per affrontare consapevolmente tale percorso evolutivo è quella dello sviluppo e del completamento dei processi di aggregazione. Sottolineo come il richiamo alla necessità di accelerare i percorsi aggregativi non risponde a una sorta di "moda" miope nei confronti delle esigenze di capillare radicamento territoriale che sino ad oggi i Confidi hanno assicurato, ma ad una esigenza sostanziale: quella di fronteggiare il mercato che entra con forza prorompente nel mondo dei Confidi e vi innesca competizione. Per essere competitivi, i Confidi dovranno affrontare una radicale trasformazione nel ruolo, nella forma giuridica e nelle caratteristiche delle garanzie prestate; saranno spinti a divenire, preferibilmente, prestatori di garanzie personali basate sul loro patrimonio e a "prima richiesta", ma, soprattutto, a trasformarsi in intermediari finanziari e/o creditizi. Ed è in questo stesso senso che va la riforma del sistema della garanzia mutualistica che, largamente ispirata dalla Federazione, ha la sua parte più qualificante proprio nel complesso di norme che prevede la possibilità, per i Confidi, di evolvere verso forme di intermediazione finanziaria e creditizia. Regole e mercato, dunque, guidano l'evoluzione dei Confidi. È questa una medaglia con due facce: da un lato, l'evoluzione impone dimensioni patrimoniali, risorse economiche, organizzative e professionali decisamente maggiori di quelle di norma presenti nel sistema; dall'altro, ad essa si potranno collegare significative economie di scala e benefici quali la possibilità di riconoscimento delle garanzie prestate ai fini di Basilea 2, la crescita del potere contrattuale, il rafforzamento strutturale e organizzativo e il potenziamento di funzioni cruciali per lo sviluppo dei Confidi quali quelle di "marketing" e "commerciale".

In un momento così importante per gli organismi di garanzia italiani, qual è il ruolo che Federconfidi intende recitare?
Una parte della compagine associativa della Federazione è destinata a mutare in tempi non lontani. Accanto a Confidi tradizionali si collocheranno Confidi che assumeranno modelli bancari o finanziari che li porteranno sotto la vigilanza della Banca d'Italia. Sotto la stessa denominazione si collocheranno soggetti con esigenze e problematiche in parte comuni, in parte diverse, differenti per gradi di professionalità e complessità organizzativa, struttura dei costi e configurazione di responsabilità. In un momento di transizione, la Federazione deve prefiggersi di essere "casa comune" di tutti i Confidi, forte e coesa dovrà agire come polo di attrazione per far sì che intorno a essa si formi un "sistema a rete", diventando un interlocutore pienamente rappresentativo, autorevole e competente nei confronti di soggetti esterni.

Lei è anche Presidente del Comitato Tecnico di Confindustria per il credito riservato alle PMI: quale può essere il contributo che Federconfidi può fornire alla più ampia strategia di sostegno allo sviluppo delle PMI realizzata dalla Confederazione?
Confindustria sta lavorando intensamente per migliorare il rapporto banca-impresa partendo da alcune considerazioni: il credito bancario non è più sufficiente a sostenere la crescita delle imprese; è necessario che si sviluppi una vera "finanza d'impresa" nell'ambito della quale le banche non siano più semplici erogatrici di credito ma veri partner nei processi di crescita; il "nodo" finanziario delle aziende va risolto modernizzando il rapporto banche-imprese e favorendo lo sviluppo in tutti i protagonisti di competenze, sensibilità e capacità di dialogo nuove e diverse. In questo senso va la collaborazione con l'ABI con la firma di un "protocollo d'intesa" che prevede la realizzazione di una serie di accordi su temi specifici tra i quali la revisione del contratto di conto corrente, l'internazionalizzazione e l'innovazione. Il Protocollo, oggi quasi completamente attuato, è nato con l'obiettivo di migliorare il dialogo quotidiano tra banche e imprese. Ma al raggiungimento di questo traguardo lavorano da anni con successo i Confidi, da sempre uno straordinario strumento di correzione di eventuali squilibri nel rapporto tra le banche e le PMI. In quest'ottica, il contributo che Federconfidi può offrire all'azione di Confindustria a sostegno dello sviluppo delle PMI appare chiaro; così come evidente è l'importanza strategica che la Federazione ha per la stessa Confindustria e, in modo particolare, per la Piccola Industria.

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