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  Dicembre 2012

Articoli n° 1
gennaio/febbraio 2006
 

INCHIESTA CAMPANIA - Home Page
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L'Intervista - Antonio Valiante

L'Intervento - Pietro Cerrito

L'Intervista - Cristiana Coppola

L'Intervento - Giovanni Cotroneo

L'Intervento - Silvio Sarno

L'Intervento - Costanzo Jannotti Pecci

L'Intervento - Carlo Cicala

L'Intervento - Giovanni Lettieri

L'Intervento - Andrea Prete


L'Intervento- giovanni cotroneo *


La manovra di Bilancio 2006 e la Legge collegata, approvate sul finire del 2005 dal Consiglio Regionale, evidenziano la preoccupante carenza di un piano d'intervento nei settori strategici dell'economia regionale. Lo sviluppo del territorio, la sostenibilità degli investimenti, la fiducia dell'operatore economico, partono tutti necessariamente da una programmazione dettagliata delle esigenze da parte del legislatore regionale e, al riguardo, ritengo che per il futuro vada evitato il semplice perpetuarsi di una gestione routinaria delle occorrenze che, come è noto, si rivela ormai di scarsa incidenza sulle esigenze strutturali della Campania e incapace persino d'incidere sulle, ormai improcrastinabili, emergenze. Anche considerando le peculiarità del nostro territorio e tutte le esigenze connesse, quello che voglio sottolineare è la mancanza di un evidente progetto di sviluppo economico soprattutto nei settori edile, industriale e commerciale, oltre alla drammatica carenza di un piano per la gestione dei rifiuti. Come settore edile abbiamo ricevuto nelle ultime settimane segnali importanti dal legislatore regionale: si pensi al disegno di legge sulla finanza di progetto e al disegno di legge sugli appalti. Mancano, tuttavia, ancora certezze per il futuro considerato che una concreta attività di programmazione non può più basarsi sulla logica dell'emergenza e sulla risoluzione dei problemi immediati; e qui penso alla gravissima questione del piano cave e alla mancanza nella legge di bilancio di una norma che consenta il prosieguo delle attività estrattive oltre il termine del giugno 2006 (e ciò nonostante il commissariamento del settore avvenuto ad opera del TAR Campania).
Purtroppo l'unica certezza è rappresentata dall'aumento delle imposte che graveranno sui cittadini e sulle imprese, IRPEF e IRAP in primo luogo: misure che non determineranno un'effettiva eliminazione del debito pregresso in quanto non agiscono sulle cause strutturali che fanno lievitare la spesa e gli sprechi.
La scarsa attenzione manifestata è tanto più colpevole perché non valuta opportunamente il peso del comparto costruzioni in Campania: il nostro settore ha fatto da volano alla crescita dell'intero sistema economico della regione. Gli investimenti in costruzioni, pari nel 2003 a 7.742 milioni di euro, rappresentano l'8,8% del Pil regionale e il 48,5% degli investimenti fissi lordi realizzati in Campania. Dal 1999 ad oggi il tasso di crescita degli investimenti in costruzioni risulta più elevato di quello del PIL, fatta eccezione per il 2003. Complessivamente tra il 1998 e il 2005, secondo le stime di Unioncamere, gli investimenti in Campania sono cresciuti del 35,9% a fronte di un aumento del Pil dell'11,2% in termini reali. Inoltre, più di un quarto del Pil del Mezzogiorno viene prodotto in Campania, e una situazione simile si ha prendendo in considerazione gli investimenti in costruzioni. Il contributo dell'industria delle costruzioni in Campania all'economia della regione risulta ancora più significativo se messo a confronto con il dato nazionale. In Italia il peso del settore sulla ricchezza prodotta e sugli investimenti fissi lordi realizzati risulta inferiore nel confronto con la Campania. Il rapporto fra gli investimenti in costruzioni e il Pil, calcolato in percentuale a valori correnti 2003, è superiore nella regione, seppur di poco (8,8 contro 8,7%), al valore nazionale.
Maggiore è il distacco nel rapporto fra gli investimenti in costruzioni e gli investimenti fissi lordi, attestato al 48,5% in Campania rispetto alla media nazionale del 45,2%. Le stime di Unioncamere indicano per la regione Campania, per il settore delle costruzioni, tassi di crescita, per gli anni 2004 e 2005, rispettivamente pari a 10,0% e 6,2% in termini reali. Tutto questo trova preciso riscontro nell'importanza delle costruzioni come volano occupazionale. Il settore occupa in Campania circa 170.000 persone che costituiscono il 40,3% degli occupati dell'industria e il 9,7% degli occupati in tutti i settori economici.
Nel periodo compreso tra il 1999 e il 2005 (primi nove mesi del 1999 - primi nove mesi del 2005) lo sviluppo dell'occupazione nel settore delle costruzioni è stato circa cinque volte quello dell'intero sistema economico. In questo arco di tempo gli occupati nelle costruzioni sono aumentati del 20,9% contro un aumento complessivo dell'occupazione del 3,9%.
Nello stesso periodo l'occupazione dell'industria in senso stretto e dell'agricoltura hanno fatto registrare flessioni rispettivamente del 17% e del 20,1%. Gli occupati nei servizi (commercio, turismo, trasporti e comunicazioni, intermediazione finanziaria, servizi alle imprese ecc.) sono aumentati del 9,1%.
Per quanto esposto, sarebbe ben ora che il governo regionale, ormai consolidato nelle strutture e rinnovato nei suoi rappresentanti, cominciasse ad affrontare con caparbietà non solo questioni che attengono alla gestione dell'esistente, ma anche gli aspetti inerenti la progettazione dello sviluppo e la sua governance. La finanziaria regionale 2006, sotto questo profilo, si presenta come un'altra occasione perduta.

*Presidente ANCE Campania

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