L'Intervista - Antonio Valiante
L'Intervento - Pietro Cerrito
L'Intervista - Cristiana Coppola
L'Intervento - Giovanni Cotroneo
L'Intervento - Silvio Sarno
L'Intervento - Costanzo Jannotti Pecci
L'Intervento - Carlo Cicala
L'Intervento - Giovanni Lettieri
L'Intervento - Andrea Prete
L'Intervento- giovanni cotroneo *
La
manovra di Bilancio 2006 e la Legge collegata, approvate
sul finire del 2005 dal Consiglio Regionale, evidenziano
la preoccupante carenza di un piano d'intervento nei settori
strategici dell'economia regionale. Lo sviluppo del territorio,
la sostenibilità degli investimenti, la fiducia dell'operatore
economico, partono tutti necessariamente da una programmazione
dettagliata delle esigenze da parte del legislatore regionale
e, al riguardo, ritengo che per il futuro vada evitato il
semplice perpetuarsi di una gestione routinaria delle occorrenze
che, come è noto, si rivela ormai di scarsa incidenza
sulle esigenze strutturali della Campania e incapace persino
d'incidere sulle, ormai improcrastinabili, emergenze. Anche
considerando le peculiarità del nostro territorio
e tutte le esigenze connesse, quello che voglio sottolineare è la
mancanza di un evidente progetto di sviluppo economico soprattutto
nei settori edile, industriale e commerciale, oltre alla
drammatica carenza di un piano per la gestione dei rifiuti.
Come settore edile abbiamo ricevuto nelle ultime settimane
segnali importanti dal legislatore regionale: si pensi al
disegno di legge sulla finanza di progetto e al disegno di
legge sugli appalti. Mancano, tuttavia, ancora certezze per
il futuro considerato che una concreta attività di
programmazione non può più basarsi sulla logica
dell'emergenza e sulla risoluzione dei problemi immediati;
e qui penso alla gravissima questione del piano cave e alla
mancanza nella legge di bilancio di una norma che consenta
il prosieguo delle attività estrattive oltre il termine
del giugno 2006 (e ciò nonostante il commissariamento
del settore avvenuto ad opera del TAR Campania).
Purtroppo l'unica certezza è rappresentata dall'aumento
delle imposte che graveranno sui cittadini e sulle imprese,
IRPEF e IRAP in primo luogo: misure che non determineranno
un'effettiva eliminazione del debito pregresso in quanto
non agiscono sulle cause strutturali che fanno lievitare
la spesa e gli sprechi.
La scarsa attenzione manifestata è tanto più colpevole
perché non valuta opportunamente il peso del comparto
costruzioni in Campania: il nostro settore ha fatto da volano
alla crescita dell'intero sistema economico della regione.
Gli investimenti in costruzioni, pari nel 2003 a 7.742 milioni
di euro, rappresentano l'8,8% del Pil regionale e il 48,5%
degli investimenti fissi lordi realizzati in Campania. Dal
1999 ad oggi il tasso di crescita degli investimenti in costruzioni
risulta più elevato di quello del PIL, fatta eccezione
per il 2003. Complessivamente tra il 1998 e il 2005, secondo
le stime di Unioncamere, gli investimenti in Campania sono
cresciuti del 35,9% a fronte di un aumento del Pil dell'11,2%
in termini reali. Inoltre, più di un quarto del Pil
del Mezzogiorno viene prodotto in Campania, e una situazione
simile si ha prendendo in considerazione gli investimenti
in costruzioni. Il contributo dell'industria delle costruzioni
in Campania all'economia della regione risulta ancora più significativo
se messo a confronto con il dato nazionale. In Italia il
peso del settore sulla ricchezza prodotta e sugli investimenti
fissi lordi realizzati risulta inferiore nel confronto con
la Campania. Il rapporto fra gli investimenti in costruzioni
e il Pil, calcolato in percentuale a valori correnti 2003, è superiore
nella regione, seppur di poco (8,8 contro 8,7%), al valore
nazionale.
Maggiore è il distacco nel rapporto fra gli investimenti
in costruzioni e gli investimenti fissi lordi, attestato
al 48,5% in Campania rispetto alla media nazionale del 45,2%.
Le stime di Unioncamere indicano per la regione Campania,
per il settore delle costruzioni, tassi di crescita, per
gli anni 2004 e 2005, rispettivamente pari a 10,0% e 6,2%
in termini reali. Tutto questo trova preciso riscontro nell'importanza
delle costruzioni come volano occupazionale. Il settore occupa
in Campania circa 170.000 persone che costituiscono il 40,3%
degli occupati dell'industria e il 9,7% degli occupati in
tutti i settori economici.
Nel periodo compreso tra il 1999 e il 2005 (primi nove mesi
del 1999 - primi nove mesi del 2005) lo sviluppo dell'occupazione
nel settore delle costruzioni è stato circa cinque
volte quello dell'intero sistema economico. In questo arco
di tempo gli occupati nelle costruzioni sono aumentati del
20,9% contro un aumento complessivo dell'occupazione del
3,9%.
Nello stesso periodo l'occupazione dell'industria in senso
stretto e dell'agricoltura hanno fatto registrare flessioni
rispettivamente del 17% e del 20,1%. Gli occupati nei servizi
(commercio, turismo, trasporti e comunicazioni, intermediazione
finanziaria, servizi alle imprese ecc.) sono aumentati del
9,1%.
Per quanto esposto, sarebbe ben ora che il governo regionale,
ormai consolidato nelle strutture e rinnovato nei suoi rappresentanti,
cominciasse ad affrontare con caparbietà non solo
questioni che attengono alla gestione dell'esistente, ma
anche gli aspetti inerenti la progettazione dello sviluppo
e la sua governance. La finanziaria regionale 2006, sotto
questo profilo, si presenta come un'altra occasione perduta.
*Presidente ANCE Campania
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