L'Intervista - Antonio Valiante
L'Intervento - Pietro Cerrito
L'Intervista - Cristiana Coppola
L'Intervento - Giovanni Cotroneo
L'Intervento - Silvio Sarno
L'Intervento - Costanzo Jannotti Pecci
L'Intervento - Carlo Cicala
L'Intervento - Giovanni Lettieri
L'Intervento - Andrea Prete
L'IntervENTO - PIETRO CERRITO *
Non
v'è dubbio alcuno che il Bilancio Previsionale della
Regione Campania nasca viziato molto negativamente dai tagli
operati dalla Finanziaria del Governo Nazionale, che opera
una scelta drastica verso gli EE.LL., sottraendo risorse
che mettono a dura prova la tenuta e la stabilità delle
istituzioni locali, con un peggioramento dell'azione locale
sui servizi, che, per mantenersi agli attuali livelli, dovrà comportare
un aumento generalizzato delle tariffe e dei prezzi. Una
scelta sciagurata, quella nazionale, che si nasconde dietro
il "federalismo" già operante, ma che, in
realtà, premia le regioni più ricche sia per
PIL prodotto che per qualità dei servizi, e che persegue
la logica tradizionale, cara a tanti governi, di tagliare
le spese, anche quelle sociali, quando il bilancio mostra
preoccupanti deficit. Io parto proprio da qui, in quanto
i provvedimenti adottati dalla Giunta e dal Consiglio regionale,
pur se attenuati per le pressioni esercitate dalle forze
sociali, portano l'analogo segno di tante scelte già viste,
le quali, nate all'insegna della provvisorietà per
tappare qualche falla, diventano poi strutturali. É qui
il caso di ricordare come l'aumento dell'accisa sulla benzina
e l'aumento del bollo auto decisi nel 2003, che dovevano
servire a ripianare il deficit preannunciato della sanità e
cessare nel 2005, vengono invece confermati con l'attuale
bilancio, con l'aggravio dell'addizionale Irpef e dell'Irap,
anche se modulate, che configurano in Campania un sistema
di tassazione senza precedenti rispetto alle altre regioni
del Paese. Da una parte, la Giunta passata non ha voluto
affrontare per tempo quanto andava verificandosi in sanità,
con una colpevole sottovalutazione del deficit latente ed
emergente, frutto dell'incapacità di affrontare i
nodi strutturali, dall'altra, cosa ancora più grave,
l'azione della Giunta si è contraddistinta, nei quattro
anni trascorsi di gestione della spesa comunitaria, per aver
accontentato le richieste di sindaci e amministratori per
la spesa del POR, tralasciando, nonostante i richiami venuti
dal partenariato sociale ed economico, di dotarsi di linee
e piani strategici di sviluppo per la Campania, con l'effetto
di realizzare la mancata crescita dell'apparato produttivo
e una maggiore dipendenza dai finanziamenti dello stato centrale! É quello
che oggi continua a sottovalutarsi, perché non fa
notizia né lo si dice, è che la Campania è la
penultima regione d'Italia per spesa sociale impegnata nel
bilancio, con una crescita impressionante della povertà delle
famiglie, cui si offre il reddito di cittadinanza. Nello
stesso tempo, però, conviviamo con un sistema tariffario
dei servizi tra i più alti d'Italia, e le prospettive
di lavoro si allontanano sempre più! La logica che
anima questo bilancio è di tenere dentro un po' tutto,
senza scelte chiare, tranne quelle di aumento citate, poggiando
sulle grandi incognite legate al superamento della sfavorevole
congiuntura economica, sulla quale non c'è un adeguato
confronto e dibattito che impegni tutte le forze più sane
e rappresentative della regione. Né c'è stata
consapevolezza che le decisioni assunte, alla vigilia di
aumenti già previsti per le tariffe nazionali, sommandosi
a quelle, comportano un ulteriore colpo al reddito da lavoro
dipendente, a tutto danno dei consumi, sui quali, invece,
urge un'azione di rilancio se non vogliamo trovarci di fronte
ad una vera e propria stagnazione. Le stesse decisioni sull'Irap
vanno proprio nella direzione opposta di voler favorire un
rilancio della struttura di PMI campana: lo sviluppo va agevolato
dalla mano pubblica, e non si può fare questa operazione
automatica di prelievo da un lato, e dall'altro istituire
un "fondo per lo sviluppo" a disposizione dell'assessorato
alle attività produttive con parametri di decisione
di spesa da definire, e sui quali sarebbe importante un ragionamento
congiunto bilaterale, per indicare regole certe, non discrezionali,
a un potere politico troppo attento ai problemi del consenso
e troppo disattento sui temi dello sviluppo. Credo che il
futuro debba vedere impegnate molto di più le associazioni
che rappresentiamo, per indicare soluzioni che altrimenti
non arrivano, sulla scia di quanto operato dalle nostre strutture
nazionali, poiché la partita che giochiamo è delicatissima,
molto sottovalutata, e la nuova Europa comincia già a
creare seri problemi di tenuta al nostro apparato produttivo,
che si misura con una concorrenza agguerrita e molto pericolosa,
a tutto danno delle imprese e del lavoro che c'è,
per non parlare di quello che non c'è! E in tempi
così difficili vanno assunte decisioni diverse da
quelle tradizionali che mettono a dura prova anche il consenso
politico. A nostro avviso non c'è alternativa. Avevamo
proposto, in occasione della discussione sul bilancio, una
tassa di scopo sugli alberghi, più alta per quelli
di lusso, sulla scorta di quanto avviene in Europa e nelle
Americhe con la tassa di soggiorno, che avrebbe potuto, sulla
base dei dati offerti dagli EPT, portare circa 200 milioni
di euro nelle casse della Regione, sui circa 387 previsti
dal gettito della manovra votata. Ciò avrebbe dato
un segno diverso a tutta la manovra, che poteva completarsi
con opportuni spostamenti di bilancio, in attesa di verificare
anche il dare e avere con lo stato centrale sul fondo per
la sanità. Credo che l'avere, appunto, perseguito
le strade tradizionali di aumento della tassazione diretta
e indiretta sia una scelta che allontana ancora di più i
cittadini dalla politica e semina una sfiducia non facile
da recuperare, anche perché troppo spesso le decisioni
vengono assunte "facendo finta di ascoltare", manifestando,
in tal modo un pericoloso distacco dalle esigenze che rappresentiamo
tutti, ciascuno per il proprio livello di responsabilità.
Poiché è difficile credere alla "fata
turchina", e quindi che il tema del rapporto tra stato
centrale ed EE.LL., rispetto alla finanza trasferita, non
avrà a breve significative inversioni di tendenza
per la indisponibilità delle regioni ricche a rivedere
le decisioni sul riparto dei fondi tra le regioni, acquista
tanto più valore la necessità di perseguire
la strada maestra della concertazione per determinare scelte
che tolgano alla rendita e spostino verso i consumi e gli
investimenti, in un quadro di scelte condivise che puntino
allo sviluppo e facciano quindi progredire la Campania.
*Segretario Generale CISL Campania
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