Come misurare l’esposizione ad agenti pericolosi
a cura dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico dell’ISPESL
Giovanna
TRANFO*
Per "monitoraggio biologico" si intende il controllo degli esseri umani
in relazione
all'inquinamento ambientale
Gli agenti di rischio per i quali si può effettuare
un monitoraggio biologico possono essere anche le radiazioni elettromagnetiche,
le radiazioni luminose, il rumore o lo stress
Monitorare è una italianizzazione del verbo anglosassone "to
monitor" che si traduce come "controllare", mentre "Biologico" è tutto
ciò che si riferisce alla vita, bios in greco antico. Il significato del
termine "monitoraggio biologico" è quello di controllo degli
esseri umani in relazione all'inquinamento ambientale. Le sostanze contenute
nell'aria vengono inalate o assorbite attraverso la pelle, si sciolgono nel sangue
e vengono distribuite a tutte le cellule del corpo, come avviene per l'ossigeno,
per le sostanze nutritive o per i farmaci, dove esplicano i loro effetti negativi,
più o meno gravi in base alla loro tossicità e alla quantità assorbita.
Il nostro corpo, che ha dei meccanismi difensivi naturali ed è un laboratorio
chimico efficiente, cercherà di eliminare queste sostanze più rapidamente
possibile, se necessario modificandole, cioè formando dei metaboliti,
per renderle più solubili ed espellerle con l'urina. Se quindi un individuo è stato
esposto ad una sostanza tossica presente nell'aria, essa e i suoi metaboliti
saranno presenti nel sangue e nell'urina. Effettuando un prelievo sarà possibile
identificarli e determinarne la dose, risalendo alla concentrazione della sostanza
che era presente nell'ambiente.
La sostanza e i suoi metaboliti sono definiti "indicatori biologici di esposizione" e
gli studi di tossicologia ci indicano quali molecole cercare, se cercarle nel
sangue o nell'urina, per quanto tempo dopo l'esposizione permangono nell'organismo,
e infine con quali tecniche analitiche misurarne la quantità.
Il monitoraggio biologico viene effettuato sui lavoratori per valutare la loro
esposizione ad agenti chimici presenti nell'ambiente di lavoro, in aggiunta alle
misure di monitoraggio ambientale.
La raccolta di campioni di urina ha un basso costo, quello di un contenitore
sterile per ciascun lavoratore, ma le informazioni fornite possono essere insostituibili.
Se ci troviamo di fronte ad una sostanza che penetra attraverso la pelle, la
dose assorbita sarà maggiore di quella che ci aspetteremmo per sola inalazione.
Per una sostanza non volatile, che si assorbe solo per contatto cutaneo, il monitoraggio
dell'aria risulterà negativo, e solo il monitoraggio biologico potrà darci
informazioni sulla dose. Il monitoraggio biologico può essere fatto diverse
ore dopo l'esposizione, ed è perciò indispensabile in caso di esposizioni
impreviste dovute ad incidenti più o meno gravi. Infine, poiché caratteristiche
individuali come la superficie corporea, la ventilazione polmonare, il tipo e
il carico di lavoro, possono portare a differenze nell'assorbimento di una sostanza
a parità di esposizione, si avranno diversi risultati del monitoraggio
biologico per i diversi individui, permettendo così di identificare e
tutelare i soggetti più a rischio. Il titolo VII BIS del D.Lgs. n. 626/94
(Agenti chimici) definisce sia gli indicatori biologici che i valori limite,
e rende il monitoraggio biologico obbligatorio e parte integrante della sorveglianza
sanitaria per quelle sostanze per cui tali valori limite siano stati fissati
e riportati nell'allegato VIII quater. Ad oggi nell'allegato sono riportati solo
il piombo e suoi composti ionici, ma è lecito aspettarsi che la lista
si allunghi. Infatti la Direttiva Europea 39/2000, recepita in Italia come D.M.
26/02/2004 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, riporta una lista
di Valori limite di Esposizione Professionale per 63 sostanze, che sono entrate
nell'allegato VIII ter del D.Lgs. n. 626/94 e per le quali dovranno essere stabiliti
i rispettivi valori limite biologici. Precedentemente i contratti di lavoro in
Italia facevano riferimento ai valori limite pubblicati dalla Conferenza degli
Igienisti Industriali Governativi Americani (ACGIH), che stabilisce valori limite
biologici (BEI, biological exposure indexes) per 38 sostanze o gruppi. I BEI
vengono stabiliti da un comitato che prende in considerazione i lavori scientifici
riguardanti esposizioni controllate in laboratorio o in ambienti di lavoro e
la correlazione con gli effetti sulla salute, studi di farmacocinetica e su animali.
Le basi scientifiche per la definizione dei BEI sono raccolte e commentate nella "Documentation
of TLVs and BEIs". I BEI rappresentano i valori dell'indicatore riscontrabili
in lavoratori sani esposti per otto ore, cinque giorni alla settimana, ad una
concentrazione di sostanza pari al valore limite nell'aria (TLV-TWA). Per sostanze
per le quali vi è assorbimento cutaneo, sono stati sviluppati con il criterio
di prevenire effetti sistemici e possono corrispondere ad una dose interna diversa
da quella derivante dalla sola esposizione inalatoria. I BEI indicano la concentrazione
al di sotto della quale la maggior parte dei lavoratori non dovrebbe subire effetti
negativi per la salute, ma non un confine netto fra pericolo e non. Non vanno
utilizzati per la diagnosi di malattia professionale e non sono applicabili per
esposizioni non professionali. Il progresso scientifico e tecnologico fa sì che
vengano effettuati moltissimi studi ogni anno in tutto il mondo su questo argomento,
in continua evoluzione. Gli agenti di rischio per i quali si può effettuare
un monitoraggio biologico possono essere anche le radiazioni elettromagnetiche,
le radiazioni luminose, il rumore o lo stress. Una ricerca effettuata sulla banca
dati della National Library of Medicine sui lavori pubblicati negli ultimi due
anni utilizzando le parole chiave "Monitoraggio biologico ed esposizione
lavorativa" ha prodotto 437 articoli, ne citiamo alcuni: monitoraggio biologico
di esposti a polvere di platino nella produzione di catalizzatori; contenuto
di piombo nei capelli; monitoraggio Biologico dell'esposizione a alluminio, gallio,
indio, arsenico ed antimonio nei lavoratori dell'industria optoelettronica; biomarker
di senescenza delle cellule umane per esposizione a Cromo; monitoraggio biologico
di vigili esposti a platino; stima dell'esposizione cutanea al carburante dei
Jet (naftalene); distorsione delle emissioni otoacustiche come indicatore della
perdita dell'udito nei piloti; cortisolo plasmatico e inquinanti urbani; esposizione
interna a metalli e sostanze organiche nei lavoratori di un inceneritore di sostanze
pericolose dopo 3 anni di attività; neopterina come nuovo indicatore di
esposizione lavorativa a silice; effetti dell'esposizione lavorativa ad ultrasuoni
degli igienisti dentali.
*ISPESL - Dipartimento Igiene del Lavoro
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