politiche di sviluppo per il turismo
le linee operative da seguire
IL TURISMO IN IRPINIA
RIVITALIZZARE I FLUSSI IN INGRESSO
PROBLEMA ENERGIA
il TAVOLO TECNICO CON L'ENEL
concertazione allargata
UN “TAVOLO” PER LO SVILUPPO
in ricordo di vittorio
de santis
un imprenditore di riferimento
politiche di sviluppo per il turismo
le linee operative da seguire
Occorre una svolta decisiva e positiva
al sistema economico irpino
di Filomena Labruna
Silvio
Sarno
Presidente
Unione Industriali di Avellino
Il presidente Silvio Sarno spiega quali sono le linee operative da seguire
per fare del turismo una risorsa in grado di imprimere una svolta
positiva al sistema economico irpino, sotto il profilo produttivo e occupazionale.
Quali le valutazioni di base per analizzare il settore turistico e definire
gli interventi indispensabili a farlo crescere?
Le tendenze demografiche costituiscono un primo spunto di riflessione.
La provincia di Avellino sta subendo un calo della popolazione residente.
Le rilevazioni Istat del 2001 parlano di una diminuzione, nell'ultimo decennio
di oltre diecimila unità. Si tratta di un saldo netto perché alcune
delle aree della provincia diminuiscono, altre invece presentano una tendenza
positiva, ma di minore portata. La diminuzione demografica riguarda le
aree più interne, mentre quelle al confine con la provincia di Napoli
e Salerno, e in minima parte l'area del capoluogo, registrano un aumento.
Tutto questo cosa significa?
C'è un fenomeno di impoverimento demografico che non è spiegabile
solo con la tendenza del mondo occidentale alla crescita zero, ma ha una
sua ragione nella silente ripresa del fenomeno migratorio, soprattutto
di giovani scolarizzati.
Un fenomeno preoccupante. Quale la riposta più adeguata?
Non ci può essere una risposta da parte di un singolo settore dell'economia,
sia esso industria, agricoltura o terziario che possa da solo arrestare
questa tendenza. La risposta è nella capacità dell'intero
sistema economico, integrato in tutte le sue componenti, di opporre un'efficace
politica di sviluppo che sappia offrire la vera speranza di una crescita
diffusa. Una risposta, cioè, che sappia preservare la ricchezza
delle nostre piccole comunità, portando occasioni di lavoro laddove
c'è la domanda: con le industrie in Alta Irpinia, nelle aree del
cratere, abbiamo seguito questa impostazione, anche se è stata oggetto
di continue e spesso pretestuose polemiche.
Questo vi frena?
Affatto. La convinzione che le iniziative vadano portate laddove
le comunità risiedono per preservarne l'integrità, ci spinge
in ulteriori azioni per rafforzare l'apparato produttivo nelle aree interne:
il protocollo aggiuntivo al Contratto d'area, firmato qualche giorno fa,
segue questa indicazione.
In questo contesto quale l'importanza del settore turistico?
Fondamentale. É un comparto cui dare grande risalto. La valorizzazione
del patrimonio abitativo e urbanistico dell'Irpinia funzionali ad una diffusa
offerta turistica è, per esempio, una linea da verificare interamente
nelle sue potenzialità.
Non è una valutazione un po' troppo ottimistica?
La mia fiducia nasce dai dati storici dell'andamento demografico:
dal 1971 al 1991, quando cioè l'Irpinia ha saputo organizzare importanti
programmi di sviluppo, la popolazione residente è aumentata, fermando
l'emorragia provocata dall'emigrazione massiva che aveva caratterizzato
i decenni precedenti. Quindi una risposta è possibile. Ieri era
più incentrata sul manifatturiero, a ragion veduta, ritenuto settore
economico trainante. Oggi bisogna prendere in esame tutto ciò che
esiste di buono nei diversi settori integrati tra loro. L'emigrazione che,
salvo le interruzioni e alcuni periodi di rallentamento, ha caratterizzato
tutto il novecento, ha di fatto creato una popolazione di origine irpina
nel mondo.
Esiste una stima precisa di questo fenomeno?
Non so di preciso quanti siano gli irpini che vivono altrove. Ma
credo che stiamo parlando di un numero significativamente alto che costituisce
certamente una massa critica da considerare quale target per specifiche
azioni di promozione turistica. Nella mia inguaribile voglia di trasformare
limiti in opportunità, individuo per esempio nel “turismo
di ritorno", un'ipotesi di lavoro per allestire un'offerta specifica
e per caratterizzare ulteriormente la vocazione recettiva turistica dell'Irpinia.
Gli irpini all'estero o i figli degli irpini all'estero esprimono una domanda
di soggiorno nella terra di origine, per recuperare le tradizioni delle
proprie famiglie.
In questo caso la domanda è soddisfatta dalle
attuali strutture ricettive?
No, proprio perché assume connotati peculiari nel momento in cui
l'esigenza è vivere medi o lunghi periodi nell'ambito della comunità originaria,
ripercorrendo strade della memoria, rivivendo sensazioni trasmesse, visitando
i luoghi ricchi di storia e di tradizione del turismo religioso.
In questo quadro come bisogna operare?
Allestendo una rete di logistica, attivando un circuito di ospitalità a
partire dalle abitazioni già disponibili nei centri storici, supportarla
con un'organizzazione dei servizi, dotarla di animazione culturale e di
accompagnamento. Edilizia, servizi, promozione, attività culturale,
marketing: sono tutti aspetti da organizzare in un disegno per intercettare
una domanda latente.
Come quantificare gli effetti di queste azioni?
Con simulazioni di piani di fattibilità. Credo che ci sia spazio
anche nella futura programmazione regionale per il sostegno a programmi
integrati di tale fattezza e se non ci sono spazi, è necessario
crearli. Dal punto di vista qualitativo il turismo di ritorno è una
grande occasione per una domanda professionalizzata di lavoro e di relazione,
anche per gli altri settori economici. Nell'economia moderna gli strumenti
di comunicazione hanno aperto strade prima inimmaginabili: si può da
Calitri o da Carife lavorare con tutto il mondo. L'India, per esempio,
si è avvantaggiata della possibilità di svolgere lavori per
aziende europee o statunitensi senza che i propri giovani professionisti,
dovessero muoversi dai luoghi di origine.
Quali i problemi da risolvere per raggiungere questi obiettivi?
Bisogna stabilire delle relazioni su cui impiantare le prospettive.
Gli irpini che vivono nel mondo nei diversi luoghi di residenza spesso
sono protagonisti di imprese economiche di successo e portatori di idee
e di relazioni e possono essere interlocutori e promotori di interscambio
con la gente che vive in Irpinia. Del resto la virtuosità dei meccanismi
economici e sociali, se ha occasione di essere intercettata, sa trasformare
semplici e limitate indicazioni iniziali, in percorsi di crescita inimmaginabili.
Credo che vada recuperata l'originalità di un'impostazione semplice
ed efficace che ha come obiettivo la valorizzazione di ciò che è già presente
e che non riesce ad esprimersi nelle sue potenzialità. Tutto ciò vale
anche a livello nazionale: bisogna individuare negli italiani nel mondo
il tramite per relazioni funzionali all'internazionalizzazione del sistema
produttivo del Paese e scegliere la strada più adeguata per attrarre
maggiori investimenti internazionali in Italia.
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