ENERGIA E RIFIUTI
RIFLESSIONI “EMERGENTI”
In Campania è ancora allarme
perchè il piano regionale è incompleto
Roberto Napoli
Direttore Dipartimento Provinciale Salerno ARPAC
on.robertonapoli@libero.it
La recente protesta, con conseguente blocco dell'autostrada
Salerno-Reggio Calabria da parte dei cittadini di Campagna
per la discarica di Basso dell'Olmo, necessita una riflessione
sulla politica dei rifiuti, ma anche su quella energetica,
del nostro paese. Vogliamo che le Istituzioni e i cittadini,
con senso di responsabilità, affrontino tali temi
che non incidono sull'intera collettività. Quali saranno
quindi negli anni futuri gli scenari energetici? Il rapporto
con il territorio e l'ambiente ha storicamente condizionato
la politica energetica italiana. Il fallimento del progetto
nucleare in Italia ha origine a metà degli anni '70,
soprattutto con la difficoltà di localizzare le centrali
atomiche sul territorio. É stato, però, proprio
il rifiuto del nucleare a dare impeto allo sviluppo di fonti
e modalità di generazione elettrica alternative. L'ultimo
programma energetico del 1987 ha dato seguito a una serie
di provvedimenti determinanti per lo scenario energetico
degli anni '90: la L. 10/91 e soprattutto la 9/91, che toglieva
il limite di 3 MegaWatt sugli impianti di generazione da
fonti rinnovabili e di cogenerazione esclusi dalla riserva
dell'ENEL e imponeva l'accesso obbligato alla rete di trasporto
di SNAM per i produttori nazionali di gas naturale. È soprattutto
il provvedimento CIP 6, che rappresenta l'attuazione della
L. n. 9/91, a introdurre il principio del costo evitato e
ad avviare il nuovo scenario energetico. Questi e altri provvedimenti
non solo avviarono nel tempo un incremento di capacità di
generazione, purtroppo non tanto a base di rinnovabili quanto
di gas naturale, ma prepararono il terreno per il processo
di liberalizzazione dei mercati elettrici e del gas, in forte
anticipo rispetto all'attuazione delle direttive europee.
L'Italia ha infatti avviato la liberalizzazione dei mercati
elettrici e del gas praticamente un decennio prima delle
direttive europee. Il processo di liberalizzazione e di sviluppo
della concorrenza nel settore energetico europeo nasce dalla
necessità di migliorare la competitività dei
prodotti e dei servizi, non in risposta a problemi di equilibrio
tra domanda e offerta di energia, che la maggior parte dei
paesi europei non aveva. In Italia la privatizzazione delle
industrie energetiche statali, oltre ad abbattere il debito
pubblico, doveva accelerare il miglioramento dell'efficienza,
la riduzione dei costi e dei prezzi di mercato; tuttavia
per evitare di passare da monopoli pubblici a privati, era
essenziale anticipare o almeno accompagnare i processi di
privatizzazione con interventi di liberalizzazione del mercato. È in
questo contesto che nasce l'esigenza di una regolazione dei
mercati indipendenti sia dalle imprese che dallo Stato: questa è l'origine
dell'Autorità per l'energia elettrica e del gas. Infatti,
anche nei mercati liberalizzati, i governi possono difficilmente
funzionare come arbitri imparziali se mantengono la proprietà e
il controllo delle imprese. In un contesto privatizzato,
subiscono le pressioni delle lobby industriali e degli elettori.
Pertanto, nasce l’esigenza di istituire organi di supervisione
dei mercati indipendenti dai poteri politici, oltre che dalle
industrie. Per quanto riguarda le direttive europee, appare
evidente che il breve tempo dall'avvio alla liberalizzazione
e le forti variazioni intervenute nel prezzo del petrolio
non permettono di valutare l'effetto sui prezzi dell'energia.
Tuttavia, dall'esperienza dei paesi che hanno avviato il
processo da più tempo, come il Regno Unito e i paesi
scandinavi, risulta che la concorrenza, opportunamente regolata,
può portare a forti riduzioni del prezzo dell'energia.
Ci sono, poi, le azioni di sostegno allo sviluppo delle fonti
rinnovabili: il libro Bianco sullo sviluppo delle fonti di
energia rinnovabile è stato pubblicato dalla Commissione
europea nel 1997 e nel 2001 è stata promulgata come
parte integrante della strategia la direttiva sulla promozione
della generazione di elettricità da fonti rinnovabili.
La maggior parte dei paesi ha avviato processi di promozione
basati prevalentemente su uno dei cinque meccanismi: incentivazione
degli investimenti; prezzi garantiti; obblighi di fornitura;
certificazione di origine; tassazione differenziata delle
fonti non rinnovabili. Gli sviluppi di maggiore importanza
in Italia sono stati avviati con l'attuazione delle direttive
europee, in particolare con il D.Lgs. 79/99, che ha liberalizzato
l'energia elettrica. Le principali opere che dovrebbero stimolare
l'energia rinnovabile, la cogenerazione e il risparmio sono
le seguenti: dispacciamento prioritario di energia elettrica
prodotta da fonte rinnovabile e dalla cogenerazione con l'avvio
della borsa elettrica; l'obbligo di immissione nel sistema
elettrico di una quota di energia rinnovabile non inferiore
al 2% dell'energia di origine convenzionale, prodotta o importata
nell'anno precedente in misura superiore ai 100 GigaWatt/h. È esclusa
dall'obbligo la cogenerazione. L'obbligo del 2% può essere
assolto acquistando l'equivalente quota dei Certificati verdi
da altri produttori o dal gestore della rete nazionale. Questa è un'innovazione
importantissima rispetto ai precedenti sistemi basati sui
prezzi garantiti; anche la definizione di cogenerazione è stata
migliorata da una deliberazione che incentiva l'utilizzo
del calore: prima, con il sistema del CIP 6, la maggior parte
della generazione era elettrica, con poco calore; il Decreto
del 24 aprile 2001 stabilisce la riduzione dei consumi di
energia, che deve essere ottenuta nel periodo 2002-2006 dai
distributori, con oltre 100.000 clienti finali. L'Autorità sta
definendo le regole e le condizioni per l'applicazione del
decreto, ma la questione non è semplice, perché il
50% della riduzione dei consumi deve risultare da interventi
esterni al settore elettrico e del gas, cioè trasporti
o altro, con conseguenze per gli interventi sul territorio.
Infine, c'è il tema della devoluzione in materia energetica,
che in realtà è in atto da qualche decennio.
Il nuovo testo dell'articolo 117 della Costituzione, con
il riferimento alle competenze concorrenti, richiede forse
ulteriori precisazioni: il DDL Marzano mira a servirsi delle
competenze esclusive riservate allo Stato; lo stesso articolo
117 assegna allo Stato la tutela dell'ambiente, della concorrenza
e della sicurezza. Vedremo come la sovrapposizione delle
competenze verrà risolta perchè è da
questo che dipende il futuro scenario energetico dell'Italia.
Sulla base di tali elementi è necessario chiedersi
se in una regione come la Campania in deficit energetico,
possano essere in stoccaggio circa 2 milioni di ecoballe,
che se utilizzate nei termovalorizzatori, produrrebbero energia
elettrica. Il Governo Bassolino, che ha ereditato il piano
regionale rifiuti, elaborato dal Commissario per l'emergenza
rifiuti Rastrelli, ha portato a termine solo i 2/3 di tale
piano. Non sono stati realizzati gli impianti finali di Acerra
e S. Maria La Fossa e ciò ha complicato tutto il problema
rifiuti con una emergenza che potrà superarsi soltanto
quando l'intero ciclo sarà funzionante. Di queste
soluzioni devono farsi carico tutti i cittadini della Campania,
ognuno nell'ambito del suo ruolo. Per quanto attiene alla
discarica di Basso dell'Olmo, i cittadini di Campagna è giusto
siano informati che il Commissario Catenacci, con ordinanza
n.52 del 1°marzo 2005, ha stabilito che il presidio di
controllo della discarica, già tenuto dall'Arpac di
Salerno a Parapoti, continui per tutto il periodo di durata
della discarica a Basso dell'Olmo, a garanzia per la corretta
gestione del conferimento rifiuti e per il controllo degli
automezzi.
Il senatore Roberto Napoli termina la collaborazione con il nostro house
organ, perchè nominato dal Parlamento componente dell’Authority
delle Comunicazioni. Costozero lo ringrazia e gli formula i migliori auguri
per il prestigioso incarico. |