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  Dicembre 2012

Articoli n° 3
APRILE 2005
 
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ENERGIA E RIFIUTI
RIFLESSIONI “EMERGENTI”
In Campania è ancora allarme perchè il piano regionale è incompleto

Roberto Napoli
Direttore Dipartimento Provinciale Salerno ARPAC
on.robertonapoli@libero.it

 

La recente protesta, con conseguente blocco dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria da parte dei cittadini di Campagna per la discarica di Basso dell'Olmo, necessita una riflessione sulla politica dei rifiuti, ma anche su quella energetica, del nostro paese. Vogliamo che le Istituzioni e i cittadini, con senso di responsabilità, affrontino tali temi che non incidono sull'intera collettività. Quali saranno quindi negli anni futuri gli scenari energetici? Il rapporto con il territorio e l'ambiente ha storicamente condizionato la politica energetica italiana. Il fallimento del progetto nucleare in Italia ha origine a metà degli anni '70, soprattutto con la difficoltà di localizzare le centrali atomiche sul territorio. É stato, però, proprio il rifiuto del nucleare a dare impeto allo sviluppo di fonti e modalità di generazione elettrica alternative. L'ultimo programma energetico del 1987 ha dato seguito a una serie di provvedimenti determinanti per lo scenario energetico degli anni '90: la L. 10/91 e soprattutto la 9/91, che toglieva il limite di 3 MegaWatt sugli impianti di generazione da fonti rinnovabili e di cogenerazione esclusi dalla riserva dell'ENEL e imponeva l'accesso obbligato alla rete di trasporto di SNAM per i produttori nazionali di gas naturale. È soprattutto il provvedimento CIP 6, che rappresenta l'attuazione della L. n. 9/91, a introdurre il principio del costo evitato e ad avviare il nuovo scenario energetico. Questi e altri provvedimenti non solo avviarono nel tempo un incremento di capacità di generazione, purtroppo non tanto a base di rinnovabili quanto di gas naturale, ma prepararono il terreno per il processo di liberalizzazione dei mercati elettrici e del gas, in forte anticipo rispetto all'attuazione delle direttive europee. L'Italia ha infatti avviato la liberalizzazione dei mercati elettrici e del gas praticamente un decennio prima delle direttive europee. Il processo di liberalizzazione e di sviluppo della concorrenza nel settore energetico europeo nasce dalla necessità di migliorare la competitività dei prodotti e dei servizi, non in risposta a problemi di equilibrio tra domanda e offerta di energia, che la maggior parte dei paesi europei non aveva. In Italia la privatizzazione delle industrie energetiche statali, oltre ad abbattere il debito pubblico, doveva accelerare il miglioramento dell'efficienza, la riduzione dei costi e dei prezzi di mercato; tuttavia per evitare di passare da monopoli pubblici a privati, era essenziale anticipare o almeno accompagnare i processi di privatizzazione con interventi di liberalizzazione del mercato. È in questo contesto che nasce l'esigenza di una regolazione dei mercati indipendenti sia dalle imprese che dallo Stato: questa è l'origine dell'Autorità per l'energia elettrica e del gas. Infatti, anche nei mercati liberalizzati, i governi possono difficilmente funzionare come arbitri imparziali se mantengono la proprietà e il controllo delle imprese. In un contesto privatizzato, subiscono le pressioni delle lobby industriali e degli elettori. Pertanto, nasce l’esigenza di istituire organi di supervisione dei mercati indipendenti dai poteri politici, oltre che dalle industrie. Per quanto riguarda le direttive europee, appare evidente che il breve tempo dall'avvio alla liberalizzazione e le forti variazioni intervenute nel prezzo del petrolio non permettono di valutare l'effetto sui prezzi dell'energia. Tuttavia, dall'esperienza dei paesi che hanno avviato il processo da più tempo, come il Regno Unito e i paesi scandinavi, risulta che la concorrenza, opportunamente regolata, può portare a forti riduzioni del prezzo dell'energia. Ci sono, poi, le azioni di sostegno allo sviluppo delle fonti rinnovabili: il libro Bianco sullo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile è stato pubblicato dalla Commissione europea nel 1997 e nel 2001 è stata promulgata come parte integrante della strategia la direttiva sulla promozione della generazione di elettricità da fonti rinnovabili. La maggior parte dei paesi ha avviato processi di promozione basati prevalentemente su uno dei cinque meccanismi: incentivazione degli investimenti; prezzi garantiti; obblighi di fornitura; certificazione di origine; tassazione differenziata delle fonti non rinnovabili. Gli sviluppi di maggiore importanza in Italia sono stati avviati con l'attuazione delle direttive europee, in particolare con il D.Lgs. 79/99, che ha liberalizzato l'energia elettrica. Le principali opere che dovrebbero stimolare l'energia rinnovabile, la cogenerazione e il risparmio sono le seguenti: dispacciamento prioritario di energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile e dalla cogenerazione con l'avvio della borsa elettrica; l'obbligo di immissione nel sistema elettrico di una quota di energia rinnovabile non inferiore al 2% dell'energia di origine convenzionale, prodotta o importata nell'anno precedente in misura superiore ai 100 GigaWatt/h. È esclusa dall'obbligo la cogenerazione. L'obbligo del 2% può essere assolto acquistando l'equivalente quota dei Certificati verdi da altri produttori o dal gestore della rete nazionale. Questa è un'innovazione importantissima rispetto ai precedenti sistemi basati sui prezzi garantiti; anche la definizione di cogenerazione è stata migliorata da una deliberazione che incentiva l'utilizzo del calore: prima, con il sistema del CIP 6, la maggior parte della generazione era elettrica, con poco calore; il Decreto del 24 aprile 2001 stabilisce la riduzione dei consumi di energia, che deve essere ottenuta nel periodo 2002-2006 dai distributori, con oltre 100.000 clienti finali. L'Autorità sta definendo le regole e le condizioni per l'applicazione del decreto, ma la questione non è semplice, perché il 50% della riduzione dei consumi deve risultare da interventi esterni al settore elettrico e del gas, cioè trasporti o altro, con conseguenze per gli interventi sul territorio. Infine, c'è il tema della devoluzione in materia energetica, che in realtà è in atto da qualche decennio. Il nuovo testo dell'articolo 117 della Costituzione, con il riferimento alle competenze concorrenti, richiede forse ulteriori precisazioni: il DDL Marzano mira a servirsi delle competenze esclusive riservate allo Stato; lo stesso articolo 117 assegna allo Stato la tutela dell'ambiente, della concorrenza e della sicurezza. Vedremo come la sovrapposizione delle competenze verrà risolta perchè è da questo che dipende il futuro scenario energetico dell'Italia. Sulla base di tali elementi è necessario chiedersi se in una regione come la Campania in deficit energetico, possano essere in stoccaggio circa 2 milioni di ecoballe, che se utilizzate nei termovalorizzatori, produrrebbero energia elettrica. Il Governo Bassolino, che ha ereditato il piano regionale rifiuti, elaborato dal Commissario per l'emergenza rifiuti Rastrelli, ha portato a termine solo i 2/3 di tale piano. Non sono stati realizzati gli impianti finali di Acerra e S. Maria La Fossa e ciò ha complicato tutto il problema rifiuti con una emergenza che potrà superarsi soltanto quando l'intero ciclo sarà funzionante. Di queste soluzioni devono farsi carico tutti i cittadini della Campania, ognuno nell'ambito del suo ruolo. Per quanto attiene alla discarica di Basso dell'Olmo, i cittadini di Campagna è giusto siano informati che il Commissario Catenacci, con ordinanza n.52 del 1°marzo 2005, ha stabilito che il presidio di controllo della discarica, già tenuto dall'Arpac di Salerno a Parapoti, continui per tutto il periodo di durata della discarica a Basso dell'Olmo, a garanzia per la corretta gestione del conferimento rifiuti e per il controllo degli automezzi.

Il senatore Roberto Napoli termina la collaborazione con il nostro house organ, perchè nominato dal Parlamento componente dell’Authority delle Comunicazioni. Costozero lo ringrazia e gli formula i migliori auguri per il prestigioso incarico.

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