IL RIORDINO DELLA NORMATIVA AMBIENTALE
LE PROPOSTE di confindustria
PROBLEMATICHE AMBIENTALI
INTERNAZIONALi
LO SVILUPPO SOSTENIBILE
IL D.LGS. 22/97 E IL D.M.
471/99
LA SITUAZIONE DEL TERRITORIO
RUOLO DELL'ARPAC SUL TERRITORIO
UN'OPPORTUNITÀ PER TUTTE LE AZIENDE
RIFIUTI INDUSTRIALI E DECRETO
RONCHI
ASPETTI NORMATIVI RIGUARDANTI LA GESTIONE
IL RIORDINO DELLA NORMATIVA AMBIENTALE
LE PROPOSTE di confindustria
Migliorare la competitività del
Paese nel rispetto della indicazioni comunitarie
Giancarlo
Coccia
Direttore Nucleo Ambiente di Confindustria
g.coccia@confindustria.it
La normativa ambientale rappresenta spesso un freno
per l'attività industriale a causa delle numerose norme non coordinate
e sovrapposte, dell'eccessiva burocrazia, della polverizzazione delle competenze,
dei tempi procedurali insostenibili. L'ambiente, però, da fattore
di costo per l'industria può diventare opportunità di crescita
e volano per l'innovazione. Ecco perché Confindustria ha valutato
in modo estremamente positivo l'emanazione della "Legge Delega Ambientale" finalizzata
al riordino della normativa ambientale, la cui attuazione può costituire
un fattore importante per il recupero di competitività del nostro
Paese. Nel processo di elaborazione dei nuovi testi normativi, Confindustria
intende svolgere un ruolo costruttivo attraverso la formulazione di proposte
concrete su cui confrontarsi con le Istituzioni e gli altri operatori economici
e sociali. A tal fine, si è svolta nei mesi scorsi una intensa attività di
coinvolgimento di tutte le Organizzazioni Confederate e della Commissione
Sviluppo Sostenibile; sono stati costituiti otto gruppi di lavoro che hanno
operato attraverso numerosi incontri in cui si sono registrate 700 presenze
di esperti qualificati. È stato redatto un documento, "La Legge
Delega per il riordino della normativa ambientale. Le proposte industriali",
che è stato presentato dal Vice Presidente Emma Marcegaglia al Ministro
dell'Ambiente Altero Matteoli durante un incontro in Confindustria lo scorso
14 maggio alla presenza di numerosi Presidenti di Associazione. Le proposte
contenute nel documento nascono dalle reali difficoltà incontrate
dalle imprese che possono essere superate senza incidere sull'efficacia
delle azioni di tutela. Sono proposte che non comportano costi a carico
della collettività, ma permettono di migliorare la competitività del
sistema Paese, nel pieno rispetto della normativa comunitaria. Di seguito
vengono riportate le principali proposte, sulle materie oggetto della Delega,
che il sistema industriale ritiene debbano essere prese in considerazione
in un processo di riordino normativo.
I principi generali del processo di riordino
Il riferimento alla normativa comunitaria deve costituire il criterio
vincolante nell'emanazione delle leggi nazionali senza distorsioni sia
per i contenuti sia per i tempi. Si rende necessario reimpostare in modo
più efficiente i rapporti tra competenze statali e locali rispettando,
nel principio di sussidiarietà, un coerente quadro normativo nazionale
e distinguendo tra le disposizioni di programmazione e di indirizzo, di
natura legislativa, e le disposizioni tecniche di attuazione che possono
anche essere demandate a organismi di normazione tecnica. Deve essere introdotta
una maggiore trasparenza nel processo di elaborazione delle norme attraverso
adeguate forme di consultazione con gli operatori economici destinatari
dell'applicazione delle stesse. Sono necessari tempi certi e vincolanti
per gli adempimenti amministrativi e certezza dei ruoli nella P.A. superando
anche la disomogeneità dei criteri applicativi nelle attività di
controllo sviluppando un reale contraddittorio tra imprese e controllori.
Anche le buone pratiche ambientali adottate volontariamente dalle imprese,
soprattutto dalle PMI, devono avere un adeguato riconoscimento in termini
di agevolazione degli iter amministrativi. Sul versante delle sanzioni
occorre recuperare una coerenza del quadro d'insieme, oggi frammentato
nelle diverse normative settoriali.
I rifiuti
Nella normativa sui rifiuti le definizioni hanno una grande importanza:
da esse dipende l'assoggettamento o meno di un materiale alla disciplina
sui rifiuti, con conseguenti responsabilità degli operatori. Le
attuali definizioni lasciano un eccessivo spazio all'interpretazione e
sono motivo di continue contestazioni. Occorrono, quindi, definizioni più precise
in linea con gli orientamenti comunitari. La disciplina dei rifiuti, inoltre, è forse
quella che si caratterizza maggiormente per un eccesso di burocrazia. Le
procedure amministrative devono essere semplificate radicalmente, riducendo
le formalizzazioni a vantaggio della chiarezza, nel perseguimento dei reali
obiettivi ambientali. Lo stesso sistema autorizzatorio deve essere riorganizzato
per permettere anche un più rapido avvio delle attività (es.
la costruzione dei termovalorizzatori). Occorre, poi, prevedere una disciplina
speciale per gli impianti di rilevante interesse nazionale, per i cantieri
e le reti, per i rifiuti recuperabili individuati nella lista "verde" dei
Regolamenti comunitari, per il combustibile da rifiuti (CDR).
Gli interventi di bonifica
In questi anni sono state riscontrate numerose difficoltà applicative
della normativa in materia di bonifiche. Le principali criticità,
che riguardano soprattutto aspetti tecnici e procedurali, sono dovute a
un'eccessiva rigidità dei meccanismi di individuazione degli interventi
di bonifica e a tempistiche poco realistiche. Nel 2003 Confindustria ha
effettuato uno studio per confrontare la normativa italiana con quella
di altri Paesi occidentali, individuando già alcune prime proposte
per superare le principali criticità. Il Testo unico sulle bonifiche
dovrà consentire il riallineamento del quadro normativo italiano
a quello degli altri Paesi attraverso: l'applicazione dell'analisi di rischio
per definire necessità e obiettivi degli interventi di bonifica;
la differenziazione delle procedure di intervento per i siti ancora in
esercizio e per quelli dismessi e la previsione di adeguate misure per
limitare gli oneri a carico di soggetti terzi o operatori incolpevoli;
una ripartizione chiara e razionalizzata delle competenze che spettano
ai vari enti pubblici.
Le acque
Sul versante della normativa riguardante le acque, la priorità risulta
essere il riallineamento con le disposizioni comunitarie con l'eliminazione
dei vincoli tecnici inutili o di scarsa efficacia ambientale, in modo da
assicurare un approccio più organico e programmatico. Occorre migliorare
l'assetto regolatorio del settore completando la delimitazione degli Ambiti
Territoriali Ottimali, requisito essenziale per assicurare una gestione
integrata, e procedere alla liberalizzazione del servizio idrico.
Le emissioni atmosferiche
Accanto a un intervento di riorganizzazione e semplificazione del
sistema autorizzatorio e sanzionatorio, occorre che il programma nazionale
di riduzione delle emissioni tenga conto degli sforzi già compiuti
dall'industria e dell'esiguità dei margini per ulteriori riduzioni.
Alcuni limiti già fissati per la qualità dell'aria, e altri
in via di definizione in Europa, trovano difficoltà a essere adottati
nel territorio italiano, causa i valori naturali di fondo, le peculiari
condizioni territoriali, urbanistiche e metereologiche dell'Italia e l'assetto
del nostro sistema industriale e di produzione dell'energia.
VAS, VIA, IPPC
Occorre che gli interventi valutati positivamente nell'ambito della
Valutazione Ambientale Strategica (aspetti ambientali, economici e sociali)
non siano più messi in discussione. La VIA deve essere un successivo
momento di esclusiva valutazione tecnica per la mitigazione degli impianti
ambientali dell'opera proposta. Occorre, poi, un coordinamento tra le attività svolte
nella VIA e quelle successivamente richieste dall'IPPC per il rilascio
dell'autorizzazione ambientale integrata, evitando duplicazioni procedurali.
In tal senso, vanno valorizzate le positive esperienze già maturate
a livello regionale. Deve essere, inoltre, prevista una procedura per il
rilascio di un'unica autorizzazione ambientale anche per tutti gli impianti
non ricadenti nell'IPPC.
Il danno ambientale
Il provvedimento sul danno ambientale dovrebbe essere l'occasione
per coordinare o rivedere le disposizioni che già disciplinano il
danno ambientale e che sono attualmente frammentati in diversi atti normativi.
Anche in questo caso è importante che la normativa italiana si allinei
con la normativa comunitaria in materia, con particolare riferimento alla
Direttiva 2003/35/CE sulla responsabilità ambientale che dovrà essere
recepita entro il 2006. Per definire un quadro normativo organico si dovranno
definire chiaramente le matrici ambientali da tutelare e gli ambito di
intervento, nonché sviluppare dati oggettivi e strumenti affidabili
per la quantificazione del danno ambientale. La quantificazione del danno
sarà necessaria anche ai fini del reperimento delle garanzie finanziarie
per la copertura dei possibili rischi ambientali derivanti dalle attività industriali.
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