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  Dicembre 2012

Articoli n° 7
AGOSTO/settembre 2005
 


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IL RIORDINO DELLA NORMATIVA AMBIENTALE
LE PROPOSTE di confindustria

PROBLEMATICHE AMBIENTALI INTERNAZIONALi
LO SVILUPPO SOSTENIBILE

IL D.LGS. 22/97 E IL D.M. 471/99
LA SITUAZIONE DEL TERRITORIO

RUOLO DELL'ARPAC SUL TERRITORIO
UN'OPPORTUNITÀ PER TUTTE LE AZIENDE

RIFIUTI INDUSTRIALI E DECRETO RONCHI
ASPETTI NORMATIVI RIGUARDANTI LA GESTIONE

IL RIORDINO DELLA NORMATIVA AMBIENTALE
LE PROPOSTE di confindustria
Migliorare la competitività del Paese nel rispetto della indicazioni comunitarie

Giancarlo Coccia
Direttore Nucleo Ambiente di Confindustria
g.coccia@confindustria.it


La normativa ambientale rappresenta spesso un freno per l'attività industriale a causa delle numerose norme non coordinate e sovrapposte, dell'eccessiva burocrazia, della polverizzazione delle competenze, dei tempi procedurali insostenibili. L'ambiente, però, da fattore di costo per l'industria può diventare opportunità di crescita e volano per l'innovazione. Ecco perché Confindustria ha valutato in modo estremamente positivo l'emanazione della "Legge Delega Ambientale" finalizzata al riordino della normativa ambientale, la cui attuazione può costituire un fattore importante per il recupero di competitività del nostro Paese. Nel processo di elaborazione dei nuovi testi normativi, Confindustria intende svolgere un ruolo costruttivo attraverso la formulazione di proposte concrete su cui confrontarsi con le Istituzioni e gli altri operatori economici e sociali. A tal fine, si è svolta nei mesi scorsi una intensa attività di coinvolgimento di tutte le Organizzazioni Confederate e della Commissione Sviluppo Sostenibile; sono stati costituiti otto gruppi di lavoro che hanno operato attraverso numerosi incontri in cui si sono registrate 700 presenze di esperti qualificati. È stato redatto un documento, "La Legge Delega per il riordino della normativa ambientale. Le proposte industriali", che è stato presentato dal Vice Presidente Emma Marcegaglia al Ministro dell'Ambiente Altero Matteoli durante un incontro in Confindustria lo scorso 14 maggio alla presenza di numerosi Presidenti di Associazione. Le proposte contenute nel documento nascono dalle reali difficoltà incontrate dalle imprese che possono essere superate senza incidere sull'efficacia delle azioni di tutela. Sono proposte che non comportano costi a carico della collettività, ma permettono di migliorare la competitività del sistema Paese, nel pieno rispetto della normativa comunitaria. Di seguito vengono riportate le principali proposte, sulle materie oggetto della Delega, che il sistema industriale ritiene debbano essere prese in considerazione in un processo di riordino normativo.

I principi generali del processo di riordino
Il riferimento alla normativa comunitaria deve costituire il criterio vincolante nell'emanazione delle leggi nazionali senza distorsioni sia per i contenuti sia per i tempi. Si rende necessario reimpostare in modo più efficiente i rapporti tra competenze statali e locali rispettando, nel principio di sussidiarietà, un coerente quadro normativo nazionale e distinguendo tra le disposizioni di programmazione e di indirizzo, di natura legislativa, e le disposizioni tecniche di attuazione che possono anche essere demandate a organismi di normazione tecnica. Deve essere introdotta una maggiore trasparenza nel processo di elaborazione delle norme attraverso adeguate forme di consultazione con gli operatori economici destinatari dell'applicazione delle stesse. Sono necessari tempi certi e vincolanti per gli adempimenti amministrativi e certezza dei ruoli nella P.A. superando anche la disomogeneità dei criteri applicativi nelle attività di controllo sviluppando un reale contraddittorio tra imprese e controllori. Anche le buone pratiche ambientali adottate volontariamente dalle imprese, soprattutto dalle PMI, devono avere un adeguato riconoscimento in termini di agevolazione degli iter amministrativi. Sul versante delle sanzioni occorre recuperare una coerenza del quadro d'insieme, oggi frammentato nelle diverse normative settoriali.

I rifiuti
Nella normativa sui rifiuti le definizioni hanno una grande importanza: da esse dipende l'assoggettamento o meno di un materiale alla disciplina sui rifiuti, con conseguenti responsabilità degli operatori. Le attuali definizioni lasciano un eccessivo spazio all'interpretazione e sono motivo di continue contestazioni. Occorrono, quindi, definizioni più precise in linea con gli orientamenti comunitari. La disciplina dei rifiuti, inoltre, è forse quella che si caratterizza maggiormente per un eccesso di burocrazia. Le procedure amministrative devono essere semplificate radicalmente, riducendo le formalizzazioni a vantaggio della chiarezza, nel perseguimento dei reali obiettivi ambientali. Lo stesso sistema autorizzatorio deve essere riorganizzato per permettere anche un più rapido avvio delle attività (es. la costruzione dei termovalorizzatori). Occorre, poi, prevedere una disciplina speciale per gli impianti di rilevante interesse nazionale, per i cantieri e le reti, per i rifiuti recuperabili individuati nella lista "verde" dei Regolamenti comunitari, per il combustibile da rifiuti (CDR).

Gli interventi di bonifica
In questi anni sono state riscontrate numerose difficoltà applicative della normativa in materia di bonifiche. Le principali criticità, che riguardano soprattutto aspetti tecnici e procedurali, sono dovute a un'eccessiva rigidità dei meccanismi di individuazione degli interventi di bonifica e a tempistiche poco realistiche. Nel 2003 Confindustria ha effettuato uno studio per confrontare la normativa italiana con quella di altri Paesi occidentali, individuando già alcune prime proposte per superare le principali criticità. Il Testo unico sulle bonifiche dovrà consentire il riallineamento del quadro normativo italiano a quello degli altri Paesi attraverso: l'applicazione dell'analisi di rischio per definire necessità e obiettivi degli interventi di bonifica; la differenziazione delle procedure di intervento per i siti ancora in esercizio e per quelli dismessi e la previsione di adeguate misure per limitare gli oneri a carico di soggetti terzi o operatori incolpevoli; una ripartizione chiara e razionalizzata delle competenze che spettano ai vari enti pubblici.

Le acque
Sul versante della normativa riguardante le acque, la priorità risulta essere il riallineamento con le disposizioni comunitarie con l'eliminazione dei vincoli tecnici inutili o di scarsa efficacia ambientale, in modo da assicurare un approccio più organico e programmatico. Occorre migliorare l'assetto regolatorio del settore completando la delimitazione degli Ambiti Territoriali Ottimali, requisito essenziale per assicurare una gestione integrata, e procedere alla liberalizzazione del servizio idrico.

Le emissioni atmosferiche
Accanto a un intervento di riorganizzazione e semplificazione del sistema autorizzatorio e sanzionatorio, occorre che il programma nazionale di riduzione delle emissioni tenga conto degli sforzi già compiuti dall'industria e dell'esiguità dei margini per ulteriori riduzioni. Alcuni limiti già fissati per la qualità dell'aria, e altri in via di definizione in Europa, trovano difficoltà a essere adottati nel territorio italiano, causa i valori naturali di fondo, le peculiari condizioni territoriali, urbanistiche e metereologiche dell'Italia e l'assetto del nostro sistema industriale e di produzione dell'energia.

VAS, VIA, IPPC
Occorre che gli interventi valutati positivamente nell'ambito della Valutazione Ambientale Strategica (aspetti ambientali, economici e sociali) non siano più messi in discussione. La VIA deve essere un successivo momento di esclusiva valutazione tecnica per la mitigazione degli impianti ambientali dell'opera proposta. Occorre, poi, un coordinamento tra le attività svolte nella VIA e quelle successivamente richieste dall'IPPC per il rilascio dell'autorizzazione ambientale integrata, evitando duplicazioni procedurali. In tal senso, vanno valorizzate le positive esperienze già maturate a livello regionale. Deve essere, inoltre, prevista una procedura per il rilascio di un'unica autorizzazione ambientale anche per tutti gli impianti non ricadenti nell'IPPC.

Il danno ambientale
Il provvedimento sul danno ambientale dovrebbe essere l'occasione per coordinare o rivedere le disposizioni che già disciplinano il danno ambientale e che sono attualmente frammentati in diversi atti normativi. Anche in questo caso è importante che la normativa italiana si allinei con la normativa comunitaria in materia, con particolare riferimento alla Direttiva 2003/35/CE sulla responsabilità ambientale che dovrà essere recepita entro il 2006. Per definire un quadro normativo organico si dovranno definire chiaramente le matrici ambientali da tutelare e gli ambito di intervento, nonché sviluppare dati oggettivi e strumenti affidabili per la quantificazione del danno ambientale. La quantificazione del danno sarà necessaria anche ai fini del reperimento delle garanzie finanziarie per la copertura dei possibili rischi ambientali derivanti dalle attività industriali.

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