IL PONTE SULLO STRETTO
UN TRAIT D'UNION CHE “DIVIDE”
IL DERIVATO
STRANO OGGETTO DEL CONTENDERE
INTERNATIONAL PARTNER
CONSULENZA PER L'INTERNAZIONALIZZAZIONE
IL PONTE SULLO STRETTO
UN TRAIT D'UNION CHE “DIVIDE”
Desta perplessità l’impegnativo
progetto
Sàntolo
Cannavale
Esperto di mercati finanziari
s.cannavale@virgilio.it
In giugno ho effettuato un viaggio in Sicilia, sostando a Palermo
per qualche giorno. Mancavo da 14 anni da questa città e
ho registrato positive novità. Il centro storico è un
cantiere a cielo aperto. Molti palazzi fatiscenti, alcuni con
grande storia alle spalle, sono in fase di ristrutturazione.
Per alcuni di essi i lavori sono già completati ed è un
piacere notare il ripristino dell'antico splendore, avendo
seguito con cura l'estetica e l'originaria architettura. É un
apprezzabile lavoro per salvaguardare il prezioso patrimonio
storico-culturale. Adiacente al porto di Palermo è in
fase di completamento un grande parco-giardino che costeggia
il mare: è un intervento di notevole respiro per la
città che, per tale caratteristica, può competere
a livello nazionale ed europeo. Ho notato, altresì,
lavori di completamento e ampliamento della zona universitaria,
fucina indispensabile per l'attuale e le future generazioni.
Sono tutte opere che fanno pensare a un disegno politico finalizzato
a rendere grande e fruibile la città di oggi e ancor
di più quella di domani. Esse muovono denaro e danno
lavoro. La ristrutturazione dei palazzi del centro storico
assicurerà occupazione a un considerevole numero di
addetti per almeno 10-15 anni, dando senso, valore e prospettiva
all'impegno di quanti partecipano a vario titolo alla complessa
iniziativa. É un modo intelligente e produttivo di impiegare
risorse nazionali ed europee, limitando i costi dell'assistenzialismo
inappagante e senza sbocchi. Gli interventi menzionati hanno
il pregio della lungimiranza, guardano ai bisogni dei cittadini
e di quanti, a vario titolo, vivono la città; inducono
ad auspicare il ritorno in loco per constatare l'avanzamento
dei lavori e per godere la vista del centro storico riportato
a nuovo. L'iniziativa andrebbe replicata in altri grandi centri
storici d'Italia; servirebbe, con il concorso di risorse private,
a dare impulso a uno sviluppo sostenibile del territorio e
a un flusso turistico di qualità. Attraversando lo stretto
di Messina con la mia automobile, in andata e ritorno, a bordo
della nave-traghetto, non ho potuto fare a meno di pensare
al faraonico e stravolgente progetto del ponte su due piloni
per il collegamento dell'isola al continente, da realizzare
prevedibilmente in Project Financing, con parte degli oneri
a carico di privati. Devo convenire che gli attuali traghetti
mostrano discreta efficienza e non mancano di particolare fascino.
Mi rendo conto che il fascino e la valutazione di efficienza
quasi certamente vanno scemando al secondo, terzo, passaggio,
fino a lasciare il posto al senso di fastidio per il servizio
di trasporto (costo: 36 euro a/r) cui occorre obbligatoriamente
assoggettarsi, senza alternative. Mi riferisco all'attraversamento
di autovetture, autocarri e vagoni ferroviari, perché la
disponibilità di aeroporti e l'uso crescente di aerei
hanno risolto in maniera moderna e soddisfacente il trasporto
di persone e merci particolari. Il mega-progetto presentato
per realizzare un ponte sullo stretto che colleghi la costa
calabra a Messina su due singoli piloni alti 382 m, con campata
centrale di 3.300 m e lunghezza complessiva di 3.666 m fa a
pugni con la natura circostante e con la eventualità,
non smentibile, di possibili terremoti e smottamenti del suolo
di appoggio. Uno dei possibili riferimenti tecnici è il
ponte Akaschi Kaikyo (Giappone), attualmente il più imponente
al mondo con i suoi 1.991 m di lunghezza, su cui di recente,
per motivi di sicurezza, è stato bloccato il transito
ferroviario. L'area dello stretto è nota perché a
un livello geologicamente più profondo si confrontano
placca egea e placca adriatica, in zona di subduzione e attività vulcanica.
Lo sottolinea Eleonora Fichera in un suo articolato studio
sul progetto (v. www.messinasenzaponte.it). Il territorio è insomma
zona sismica ad alto grado di pericolosità e le catastrofi
sismiche hanno sconvolto e distrutto a più riprese tanto
Messina quanto Reggio Calabria; l'ultima disastrosa risale
al 1908. I progettisti ritengono che la struttura del ponte
sarebbe in grado di resistere a un evento sismico di magnitudo
7,1 della scala Richter. Un'opera di tale dimensione presenta
eccezionali difficoltà tecniche, richiede enormi risorse
finanziarie e, una volta in funzione, obbligherà al
pagamento di un pedaggio oneroso per gli utilizzatori e, allo
stesso tempo, non sufficiente a ripagare la società aggiudicataria
della gara d'appalto per la costruzione del ponte e la relativa
gestione in concessione per il periodo di trent'anni, massimo
consentito dalla legge 109/94, salvo modifiche. Al 2022, con
i previsti flussi di cassa, il margine operativo di gestione
sarebbe pari a 458 miliardi di vecchie lire in caso di crescita
alta dell'economia e a 314 miliardi in caso di crescita bassa,
con un pedaggio auto previsto di 10,8 euro (dati 2000). Nel
periodo 2000-2032 la domanda di trasporto su autovettura, pur
crescendo del 34% o del 139% (in base allo scenario previsto
di crescita bassa o alta), registrerà comunque una quota
di mercato in discesa dal 27% al 24%, mentre per la domanda
di trasporto aereo (in crescita annua dell'8% negli ultimi
5 esercizi e del 3,5% in media fino al 2032) la quota di mercato
dal 47% si adeguerà al 50%. Italia Nostra, WWF e Legambiente
hanno individuato alcuni "handicap" nella gara di
assegnazione: costi di realizzazione non credibili (base d'asta
4,4 miliardi di euro), anche per l'effetto acciaio i cui rincari
oltre il 10% non ricadrebbero sulla società aggiudicataria
dell'opera; sottovalutazione della componente ambientale; rischio
sismico; scenari di traffico e di adeguamento tecnologico non
credibili; rapporto costi benefici non sostenibile. Le società di
consulenza, nel periodo dal 1991 al 2001 avrebbero documentato
un calo del traffico degli autotreni del 6% e delle autovetture
dell'8% mentre la "Stretto di Messina SpA" - Società concedente
creata nel 1981 e partecipata da Fintecna SpA (Ministero dell'Economia)
per il 51%, Ferrovie dello Stato, Anas, Regione Calabria, Regione
Sicilia in quote paritetiche del 12,25% - accredita al 2012,
per giustificare il ponte, incrementi dei transiti che vanno
dal 20 a oltre il 52%. Mi chiedo se non sia il caso di ripensare
a soluzioni che abbiano un minore impatto ambientale, soddisfino
l'esigenza di attraversamento rapido ed economico dello stretto,
senza dover essere necessariamente "opera sensazionale".
La stessa ATI, composta da PricewaterhauseCoopers Consulting,
PricewaterhauseCoopers UK, Certet-Bocconi, Sintra, Net Engineering,
nella sua funzione di "assistente tecnico" con la
finalità di fornire all'amministrazione committente
un'ampia tipologia di elementi di analisi e valutazione dello
stato di fatto e delle soluzioni progettuali, non aveva escluso
differenti opzioni e aveva preso in considerazione, oltre alla "soluzione
ponte", anche una alternativa a esso denominata "multimodale",
basata sul potenziamento del sistema di navigazione per l'attraversamento
dello stretto. Sarebbe opportuno riconsiderare la soluzione
adottata per l'attraversamento della Manica. In alternativa,
si potrebbero utilizzare apposite strutture galleggianti allineate
e collegate l'una all'altra, con ancoraggio alla terraferma.
Il passaggio di navi e natanti nello stretto sarebbe assicurato
da un varco lasciato aperto a intermittenza mediante un "braccio
a struttura metallica girevole" di adeguata lunghezza,
incernierato alla terraferma, con movimento di apertura orizzontale
o verticale. La tecnica impiegata per l'apertura del "braccio" potrebbe
essere quella studiata per il sollevamento delle paratìe
a protezione di Venezia nei casi frequenti di acque alte. Le
strutture galleggianti sarebbero molto larghe, dai 100 ai 200
m; oltre alle zone di transito di automezzi e vagoni ferroviari,
ospiterebbero negozi e uffici, ristoranti, centri di intrattenimento,
propiziando così nuove opportunità di lavoro
e occasioni di affari. Parte dei lavoratori attualmente impegnati
sui traghetti sarebbero adibiti alla necessaria manutenzione
e gestione della "struttura a livello marino" con
annessi servizi. I 10.770 miliardi di vecchie lire (valutazione
1999) previsti per la realizzazione del ponte su due piloni
si ridurrebbero a una cifra ben più contenuta, rendendo
l'opera più fattibile e flessibile nell'esecuzione.
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