MASS MEDIA E AFRICA
DAL G8 AL BCEAM: FATTI NON PAROLE
Si accendono i riflettori sull'autosufficienza
economica del continente africano
Ely
Szajkowicz
Responsabile Informazione e Comunicazione Assafrica & Mediterraneo
info@assafrica.it
Tra la fine di giugno e i primi di luglio l'Africa è stata oggetto,
per il susseguirsi di una nutrita serie di eventi politici e mediatici,
di una inconsueta attenzione da parte dei mass media. Di regola,
in base al principio per cui le bad news fanno sempre più notizia
di quelle positive, quando si nomina l'Africa se ne parla per sottolinearne
gli aspetti di cattiva governance dei paesi: malattie, colpi di Stato,
diamanti insanguinati e/o cattivi usi di fondi comunitari. Oppure,
da un'altra angolazione, si mostrano le immagini delle notti nel deserto
o quelle di tramonti indimenticabili per vacanze da ricordare. Viceversa
si è parlato
di Africa - e molto - per il grande evento mediatico del concerto
Live8, per il Vertice dell'Unione Africana, per il Summit del G8 e per
gli eventi luttuosi di Londra, che di colpo hanno oscurato il clima positivo
che si stava creando, e che probabilmente lo consegneranno alla storia
come il G8 segnato dagli attentati alla metropolitana di Londra, piuttosto
che per l'incisività delle misure e delle risoluzioni
adottate. Raramente un Summit del G8 era stato preparato così in
anticipo come quello del 2005: mentre infatti si attendeva ancora
il G8 di Sea Island del giugno 2004 negli Stati Uniti, il primo Ministro
Blair aveva già fatto sapere che l'Africa sarebbe stato il tema
principale del G8 a Presidenza inglese, lanciando già nel febbraio
2004 la Commissione per l'Africa. Idea originale, non tanto per l'ideazione
di un progetto che se certo non vuole essere l'iniziativa del secolo è però sicuramente
un progetto concreto e sostenibile. La vera innovatività consiste
piuttosto nell'individuazione delle sedici personalità che compongono
la Commissione, appartenenti ai più svariati settori: il Cancelliere
dello Scacchiere Brown, Kinglsey Amoako, Direttore dell'UNECA, la
Commissione Economica delle Nazioni Unite per l'Africa, il Ministro
delle Finanze del Sudafrica Trevor Manuel e molti altri, compreso, come
noto, il cantante irlandese Bob Geldof. La Commissione per l'Africa ha
messo l'accento su cinque punti: l'alleggerimento del debito dei paesi
africani, l'aumento dell'aiuto pubblico allo sviluppo, il suo finanziamento
attraverso un prestito sui mercati finanziari grazie al sistema dell'International
Finance Facilities (IFF), l'abolizione delle barriere doganali e
la soppressione di tutte le sovvenzioni agricole che squilibrano gli scambi
commerciali e, infine, i mezzi di lotta contro la corruzione.
Mentre stava per aprirsi il G8, quasi contemporaneamente si chiudeva
a Sirte, in Libia, il 5° Vertice dell'Unione Africana, conclusosi,
anche grazie alla spinta politica del padrone di casa, il Colonnello Gheddafi
con una serie di input che fanno intuire una seria inversione di rotta
da parte dei 53 Stati dell'Unione. «Non sarà sull'elemosina
che costruiremo il futuro dell'Africa», ha infatti affermato il leader
libico, chiedendo a tutti i paesi africani di puntare sull'autosufficienza.
Tale posizione, se non è quella prevalente, comincia tuttavia a
essere sempre più condivisa dagli altri leaders africani, soprattutto
quelli dei paesi dove si sta consolidando il processo di creazione di un
top management biculturale, che si è formato all'estero nei paesi
occidentali e che unisce quindi la conoscenza della propria realtà nazionale
e continentale a un approccio e una formazione maturata spesso in Europa
o ancora più frequentemente negli Stati Uniti. Così ad esempio,
tra i migliori imprenditori dell'anno premiati a maggio a Montecarlo dalla
Ernst Young per il 2005 c'è il sudafricano Stephen Saad, fondatore
della Aspen Pharmacare, tra le più grandi case farmaceutiche del
continente. L'upgrading della classe dirigente africana interessa tutti
i settori dell'economia, che secondo il Rapporto mondiale dell'OCSE è cresciuta
in media del 5,1%, la migliore performance economica degli ultimi anni
ed è ancora più accentuato tra i nuovi dirigenti delle banche
africane, con sensibili miglioramenti del settore finanziario. A ciò deve
aggiungersi un altro dato altamente significativo e cioè che la
metà della popolazione dell'Africa ha meno di 16 anni, completando
quindi il quadro di mercati mondiali verso i quali i meccanismi (a orologeria)
di crescita dell'attenzione di Cina, India e Giappone stanno già producendo
un sonoro ticchettio, che il CIAN, consorella francese di Assafrica & Mediterraneo,
ha monitorato nel suo Rapporto annuale (e di cui uno stralcio è pubblicato
sulla Newsletter 2005 di Assafrica & Mediterraneo). Senza clamori,
ma molto concretamente, altri attori dal 1973 lavorano in Africa e operano
nelle stanze dei bottoni soprattutto in nome e per conto del settore privato,
dove si decidono non gli aiuti ai paesi ma gli strumenti finanziari per
lo sviluppo delle imprese del settore privato in Africa e quelle a supporto
del business match-making tra le imprese di Europa e Africa. Nel castello
di Windsor, a pochi chilometri da Londra si è tenuta il 23 e 24
giugno la Riunione Plenaria Annuale del BCEAM, il Business Council Europa-Africa-Mediterraneo
- di cui fa parte Assafrica & Mediterraneo - che raggruppa le associazioni
del settore privato europeo che lavorano nel continente, 4.000.000 di occupati
circa, una potenzialità di investimenti di oltre 50 miliardi di
euro. Fatti, non parole.
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IL BCEAM SOLLECITA IL G8 PER IL RICONOSCIMENTO DEL RUOLO CHIAVE
DEL SETTORE PRIVATO PER LO SVILUPPO IN AFRICA |
Alla Riunione Plenaria svoltasi a Windsor sotto l'egida di
B.A.B.A.-British African Business Association, Presidente di
turno 2005 del Business Council Europe-Africa and Mediterranean
(BCEAM), che rappresenta le imprese europee con interessi nel
continente africano dal Maghreb al Sud Africa e che occupa
più di 4 milioni di addetti, le Associazioni che ne
fanno parte hanno ribadito il loro generale sostegno al Rapporto
della Commissione per l'Africa. Il Rapporto riconosce il ruolo
chiave per lo sviluppo del settore privato, la necessità di
assicurare pari opportunità nel commercio e la creazione
da parte dei Governi africani di un clima favorevole agli investimenti
privati nei propri Paesi. Il BCEAM invita i leader del G8 riuniti
a Gleneagles ad impegnare i propri Governi alla progressiva
abolizione dei sussidi alla esportazione e all'eliminazione
delle barriere (sia tariffarie che non tariffarie) per prodotti
agricoli e derivati provenienti dai Paesi in via di sviluppo.
Queste misure sono essenziali per consentire ai Paesi africani
di uscire dalla povertà. Il BCEAM inoltre sollecita
i leader del G8 ad assicurare che le misure di cancellazione
del debito o di incremento degli aiuti, come raccomandato dal
Rapporto della Commissione per l'Africa, siano collegate ad
appropriate condizioni di trasparenza e responsabilità,
in modo tale che le risorse resesi così disponibili
siano indirizzate agli scopi per i quali esse sono state ideate.
In relazione alla sua competenza, il settore privato dovrebbe
essere coinvolto in ogni singolo Paese, sin dalle primissime
fasi dei processi, allo scopo di assicurare la massima efficienza.
www.bceam.org
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