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  Dicembre 2012

Articoli n° 7
AGOSTO/settembre 2005
 


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MASS MEDIA E AFRICA
DAL G8 AL BCEAM: FATTI NON PAROLE
Si accendono i riflettori sull'autosufficienza economica del continente africano

Ely Szajkowicz
Responsabile Informazione e Comunicazione Assafrica & Mediterraneo
info@assafrica.it

Tra la fine di giugno e i primi di luglio l'Africa è stata oggetto, per il susseguirsi di una nutrita serie di eventi politici e mediatici, di una inconsueta attenzione da parte dei mass media. Di regola, in base al principio per cui le bad news fanno sempre più notizia di quelle positive, quando si nomina l'Africa se ne parla per sottolinearne gli aspetti di cattiva governance dei paesi: malattie, colpi di Stato, diamanti insanguinati e/o cattivi usi di fondi comunitari. Oppure, da un'altra angolazione, si mostrano le immagini delle notti nel deserto o quelle di tramonti indimenticabili per vacanze da ricordare. Viceversa si è parlato di Africa - e molto - per il grande evento mediatico del concerto Live8, per il Vertice dell'Unione Africana, per il Summit del G8 e per gli eventi luttuosi di Londra, che di colpo hanno oscurato il clima positivo che si stava creando, e che probabilmente lo consegneranno alla storia come il G8 segnato dagli attentati alla metropolitana di Londra, piuttosto che per l'incisività delle misure e delle risoluzioni adottate. Raramente un Summit del G8 era stato preparato così in anticipo come quello del 2005: mentre infatti si attendeva ancora il G8 di Sea Island del giugno 2004 negli Stati Uniti, il primo Ministro Blair aveva già fatto sapere che l'Africa sarebbe stato il tema principale del G8 a Presidenza inglese, lanciando già nel febbraio 2004 la Commissione per l'Africa. Idea originale, non tanto per l'ideazione di un progetto che se certo non vuole essere l'iniziativa del secolo è però sicuramente un progetto concreto e sostenibile. La vera innovatività consiste piuttosto nell'individuazione delle sedici personalità che compongono la Commissione, appartenenti ai più svariati settori: il Cancelliere dello Scacchiere Brown, Kinglsey Amoako, Direttore dell'UNECA, la Commissione Economica delle Nazioni Unite per l'Africa, il Ministro delle Finanze del Sudafrica Trevor Manuel e molti altri, compreso, come noto, il cantante irlandese Bob Geldof. La Commissione per l'Africa ha messo l'accento su cinque punti: l'alleggerimento del debito dei paesi africani, l'aumento dell'aiuto pubblico allo sviluppo, il suo finanziamento attraverso un prestito sui mercati finanziari grazie al sistema dell'International Finance Facilities (IFF), l'abolizione delle barriere doganali e la soppressione di tutte le sovvenzioni agricole che squilibrano gli scambi commerciali e, infine, i mezzi di lotta contro la corruzione.
Mentre stava per aprirsi il G8, quasi contemporaneamente si chiudeva a Sirte, in Libia, il 5° Vertice dell'Unione Africana, conclusosi, anche grazie alla spinta politica del padrone di casa, il Colonnello Gheddafi con una serie di input che fanno intuire una seria inversione di rotta da parte dei 53 Stati dell'Unione. «Non sarà sull'elemosina che costruiremo il futuro dell'Africa», ha infatti affermato il leader libico, chiedendo a tutti i paesi africani di puntare sull'autosufficienza. Tale posizione, se non è quella prevalente, comincia tuttavia a essere sempre più condivisa dagli altri leaders africani, soprattutto quelli dei paesi dove si sta consolidando il processo di creazione di un top management biculturale, che si è formato all'estero nei paesi occidentali e che unisce quindi la conoscenza della propria realtà nazionale e continentale a un approccio e una formazione maturata spesso in Europa o ancora più frequentemente negli Stati Uniti. Così ad esempio, tra i migliori imprenditori dell'anno premiati a maggio a Montecarlo dalla Ernst Young per il 2005 c'è il sudafricano Stephen Saad, fondatore della Aspen Pharmacare, tra le più grandi case farmaceutiche del continente. L'upgrading della classe dirigente africana interessa tutti i settori dell'economia, che secondo il Rapporto mondiale dell'OCSE è cresciuta in media del 5,1%, la migliore performance economica degli ultimi anni ed è ancora più accentuato tra i nuovi dirigenti delle banche africane, con sensibili miglioramenti del settore finanziario. A ciò deve aggiungersi un altro dato altamente significativo e cioè che la metà della popolazione dell'Africa ha meno di 16 anni, completando quindi il quadro di mercati mondiali verso i quali i meccanismi (a orologeria) di crescita dell'attenzione di Cina, India e Giappone stanno già producendo un sonoro ticchettio, che il CIAN, consorella francese di Assafrica & Mediterraneo, ha monitorato nel suo Rapporto annuale (e di cui uno stralcio è pubblicato sulla Newsletter 2005 di Assafrica & Mediterraneo). Senza clamori, ma molto concretamente, altri attori dal 1973 lavorano in Africa e operano nelle stanze dei bottoni soprattutto in nome e per conto del settore privato, dove si decidono non gli aiuti ai paesi ma gli strumenti finanziari per lo sviluppo delle imprese del settore privato in Africa e quelle a supporto del business match-making tra le imprese di Europa e Africa. Nel castello di Windsor, a pochi chilometri da Londra si è tenuta il 23 e 24 giugno la Riunione Plenaria Annuale del BCEAM, il Business Council Europa-Africa-Mediterraneo - di cui fa parte Assafrica & Mediterraneo - che raggruppa le associazioni del settore privato europeo che lavorano nel continente, 4.000.000 di occupati circa, una potenzialità di investimenti di oltre 50 miliardi di euro. Fatti, non parole.

 


IL BCEAM SOLLECITA IL G8 PER IL RICONOSCIMENTO DEL RUOLO CHIAVE DEL SETTORE PRIVATO PER LO SVILUPPO IN AFRICA


Alla Riunione Plenaria svoltasi a Windsor sotto l'egida di B.A.B.A.-British African Business Association, Presidente di turno 2005 del Business Council Europe-Africa and Mediterranean (BCEAM), che rappresenta le imprese europee con interessi nel continente africano dal Maghreb al Sud Africa e che occupa più di 4 milioni di addetti, le Associazioni che ne fanno parte hanno ribadito il loro generale sostegno al Rapporto della Commissione per l'Africa. Il Rapporto riconosce il ruolo chiave per lo sviluppo del settore privato, la necessità di assicurare pari opportunità nel commercio e la creazione da parte dei Governi africani di un clima favorevole agli investimenti privati nei propri Paesi. Il BCEAM invita i leader del G8 riuniti a Gleneagles ad impegnare i propri Governi alla progressiva abolizione dei sussidi alla esportazione e all'eliminazione delle barriere (sia tariffarie che non tariffarie) per prodotti agricoli e derivati provenienti dai Paesi in via di sviluppo. Queste misure sono essenziali per consentire ai Paesi africani di uscire dalla povertà. Il BCEAM inoltre sollecita i leader del G8 ad assicurare che le misure di cancellazione del debito o di incremento degli aiuti, come raccomandato dal Rapporto della Commissione per l'Africa, siano collegate ad appropriate condizioni di trasparenza e responsabilità, in modo tale che le risorse resesi così disponibili siano indirizzate agli scopi per i quali esse sono state ideate. In relazione alla sua competenza, il settore privato dovrebbe essere coinvolto in ogni singolo Paese, sin dalle primissime fasi dei processi, allo scopo di assicurare la massima efficienza.
www.bceam.org

 

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