POLO LOGICO DEL TERZIARIO AVANZATO
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
Un progetto che non riesce a decollare
Michelangelo
di Francesco
Presidente Bic Salerno
mdf@serea.it
Le esperienze di oggi, quale Presidente di BIC
Salerno (società consortile mista che raggruppa,
tra gli altri soci, una quindicina di società del
Terziario Avanzato) e quale Presidente della Delegazione
Sud di ASSOCONSULT mi riportano all'epoca - erano gli anni
'90 - della Presidenza del Gruppo Terziario Avanzato (T.A.)
di Assindustria Salerno al cui ricordo sono particolarmente
legato in quanto essa segnò il mio primo impegno
di servizio nel sistema confindustriale. Certamente non
scrivo oggi per parlare delle mie "presidenze".
Chi mi conosce sa che non è nel mio stile. É una
questione invece di "sogno di mezza estate"…!
All'opera, dunque! Per i pochi che non lo sanno, che cos'è questo
benedetto T.A.? I Servizi Professionali svolgono a pieno
titolo il ruolo di "agente di innovazione" del
sistema Paese, per contribuire allo sviluppo delle nuove
tecnologie e dell'innovazione. Si contano in Italia circa
30.000 imprese con 600.000 addetti, che realizzano un fatturato
complessivo di oltre 50 miliardi di euro. Mediamente, dunque:
20 addetti e 1.666.667 di euro di fatturato per azienda.
Nel sistema confindustriale, il T.A. è rappresentato
da FITA (Federazione Italiana Terziario Avanzato) che individua
per le imprese della "conoscenza" le seguenti
aree: Consulenza; Comunicazione e Marketing; IT; Ingegneria-Territorio-Ambiente;
Servizi integrati agli immobili e alle infrastrutture; Prove-Controlli-Valutazione-Certificazione.
Dalla lettura dei dati ISTAT 2004 si rileva che il T.A.
segna ritmi di crescita dell'occupazione al di sopra della
media nazionale. Nel quarto e ultimo trimestre dell'anno è il
primo settore per crescita dell'occupazione con un +5.8%.
Sembrerebbero tutte rose e fiori ma, purtroppo, non è così.
Problematiche emergenti frenano la crescita del comparto.
In primo luogo, la fase di recessione sembra produrre i
primi effetti negativi anche sul T.A., finora in costante
espansione. Per la prima volta, infatti, dopo un anno di
crescita occupazionale ininterrotta, nel primo trimestre
2005, il settore ha fatto registrare una perdita secca di
69.000 posti di lavoro, pari al 2,8% in meno rispetto al
numero di occupati dell'ultimo trimestre del 2004. Se è sicuramente
presto per allarmarsi, tuttavia il dato negativo dei primi
mesi dell'anno desta preoccupazione. «...Se il T.A.
perde occupazione - afferma Alberto Tripi, neopresidente
di FITA - significa che i suoi clienti, imprese e P.A.,
stanno affrontando le difficoltà del momento tagliando
proprio gli investimenti in innovazione e competitività.
Se quest’interpretazione corrisponde alla realtà,
allora ci si deve aspettare un ulteriore ripiegamento dell'economia
italiana su se stessa, con perdita di capacità concorrenziali
e di presenza sui mercati internazionali...». In secondo
luogo, almeno per la Campania, esiste un problema strutturale
del comparto. É interessante, a tal proposito, il
lavoro svolto dal Gruppo T.A. Regionale, Presidente Alessandra
Bocchino, nello scorso anno 2004: "Indagine strutturale
sulle imprese campane - Il T.A.", dal quale traggo
solo un flash sulla "Qualità delle imprese del
terziario". Attraverso un'analisi cluster si individuano
4 situazioni d'impresa caratterizzate da particolari combinazioni
dei fattori esterni con le modalità di gestione del
sistema di relazioni: imprese esposte (12,37% del campione): «…rappresentano
un gruppo di eccellenza; si tratta in effetti di iniziative
consolidate (nate in prevalenza negli anni '80), di dimensione
medio grande, che sfidano un mercato aperto…»;
imprese solide (36,49%): «...sono imprese di piccola
dimensione che potrebbero sfruttare i vantaggi del forte
radicamento nella realtà economica locale per crescere
attraverso modalità gestionali più articolate
ed evolute...»; imprese piccole (18,98%): «...imprese
simili a quelle del gruppo precedente, sia per quanto riguarda
il sistema di relazioni sia per dimensione. Sono però meno
strutturate, costituendo, lungo una ipotetica scala evolutiva,
uno stadio precedente rispetto a quelle…»;
imprese immature (32,16%): «...imprese decisamente
più giovani e di piccolissime dimensioni che denunciano
notevoli fragilità accompagnate a risultati deludenti...».
Ora, non è certo entusiasmante che il 51,14% del
campione appartenga a "imprese piccole" e a "imprese
immature". C'è un simpatico detto calcistico
che osserva che "la miglior difesa è l'attacco".
E allora noi dobbiamo attaccare per costruire definitivamente
lo sviluppo. Il Presidente Montezemolo, afferma che «…É arrivata
l'ora delle grandi scelte…» e richiama il ruolo
centrale dei servizi. Il Presidente Tripi, senza aprire
un confronto tra industria e servizi, osserva che «…il
cuore della nuova economia e la vera partita si giocano
sui servizi innovativi e che solo da un mix intelligente
di politica industriale e di politica digitale orientata
ai servizi innovativi, può nascere un progetto paese…».
La strategia di Lisbona vede l'Europa del 2010 quale «...l'economia
basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica
del mondo, in grado di realizzare una crescita economica
sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore
coesione sociale...». Nell'ambito della Strategia
di Lisbona, nel 2004, è stata presentata la "Direttiva
Servizi" (cosiddetta Direttiva Bolkestein) con l'obiettivo
di individuare un quadro giuridico entro il quale garantire
la libertà di stabilimento dei prestatori di servizio
e la libera circolazione dei servizi tra gli stati membri.
Un discorso sull’internazionalizzazione delle imprese
della conoscenza ci porterebbe molto lontano e questa non è certamente
la sede adatta. Si tenga presente, però, che il tema è quanto
mai attuale specie se si considera che le stesse imprese
manifatturiere, quando si internazionalizzano, hanno bisogno
di essere accompagnate dalle aziende del T.A.. Sarebbe una
beffa se le imprese manifatturiere italiane fossero accompagnate
sui mercati esteri da aziende della conoscenza inglesi,
tedesche, francesi e, più in là, perché no,
da imprese indiane o cinesi. Ma andiamo alle cose di casa
nostra: il Terziario Avanzato in provincia di Salerno. Non
posseggo dati puntuali sulla nostra provincia ma, lavorando
nel settore e conoscendolo, mi sembra ragionevole ipotizzare
che la situazione non si discosti da quella regionale. Anzi,
forse si può azzardare che la percentuale regionale
del 51,14% che raggruppa le imprese "piccole" e "immature" si
attesti, a livello provinciale, al 60-65%. Bisogna reagire,
con carattere, alla recessione che comincia a riguardare
anche il T.A. e crescere velocemente per non far scappare
le opportunità del momento in altre direzioni. Troppe
volte questo "film" si è visto al Sud.
Gli strumenti ci sono e ne potremo parlare, con competenza,
aprendo un dibattito in Assindustria Salerno. E, permettete
l'opinione personale, non si tratta di centrare l'attenzione
sul "polo fisico" del T.A. ma su quello "logico".
Gli investimenti immobiliari possono anche venire dopo e
ognuno può farli per conto suo. É questo il
mio "sogno di mezza estate". Che si possa parlare
seriamente in provincia di Salerno del "Polo Logico
del Terziario Avanzato".
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