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  Dicembre 2012

Articoli n° 7
AGOSTO/settembre 2005
 


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Collocamento mirato
un percorso "giusto" per un posto "aggiustato"

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POLO LOGICO DEL TERZIARIO AVANZATO
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
Un progetto che non riesce a decollare

Michelangelo di Francesco
Presidente Bic Salerno
mdf@serea.it

 

Le esperienze di oggi, quale Presidente di BIC Salerno (società consortile mista che raggruppa, tra gli altri soci, una quindicina di società del Terziario Avanzato) e quale Presidente della Delegazione Sud di ASSOCONSULT mi riportano all'epoca - erano gli anni '90 - della Presidenza del Gruppo Terziario Avanzato (T.A.) di Assindustria Salerno al cui ricordo sono particolarmente legato in quanto essa segnò il mio primo impegno di servizio nel sistema confindustriale. Certamente non scrivo oggi per parlare delle mie "presidenze". Chi mi conosce sa che non è nel mio stile. É una questione invece di "sogno di mezza estate"…! All'opera, dunque! Per i pochi che non lo sanno, che cos'è questo benedetto T.A.? I Servizi Professionali svolgono a pieno titolo il ruolo di "agente di innovazione" del sistema Paese, per contribuire allo sviluppo delle nuove tecnologie e dell'innovazione. Si contano in Italia circa 30.000 imprese con 600.000 addetti, che realizzano un fatturato complessivo di oltre 50 miliardi di euro. Mediamente, dunque: 20 addetti e 1.666.667 di euro di fatturato per azienda. Nel sistema confindustriale, il T.A. è rappresentato da FITA (Federazione Italiana Terziario Avanzato) che individua per le imprese della "conoscenza" le seguenti aree: Consulenza; Comunicazione e Marketing; IT; Ingegneria-Territorio-Ambiente; Servizi integrati agli immobili e alle infrastrutture; Prove-Controlli-Valutazione-Certificazione. Dalla lettura dei dati ISTAT 2004 si rileva che il T.A. segna ritmi di crescita dell'occupazione al di sopra della media nazionale. Nel quarto e ultimo trimestre dell'anno è il primo settore per crescita dell'occupazione con un +5.8%. Sembrerebbero tutte rose e fiori ma, purtroppo, non è così. Problematiche emergenti frenano la crescita del comparto. In primo luogo, la fase di recessione sembra produrre i primi effetti negativi anche sul T.A., finora in costante espansione. Per la prima volta, infatti, dopo un anno di crescita occupazionale ininterrotta, nel primo trimestre 2005, il settore ha fatto registrare una perdita secca di 69.000 posti di lavoro, pari al 2,8% in meno rispetto al numero di occupati dell'ultimo trimestre del 2004. Se è sicuramente presto per allarmarsi, tuttavia il dato negativo dei primi mesi dell'anno desta preoccupazione. «...Se il T.A. perde occupazione - afferma Alberto Tripi, neopresidente di FITA - significa che i suoi clienti, imprese e P.A., stanno affrontando le difficoltà del momento tagliando proprio gli investimenti in innovazione e competitività. Se quest’interpretazione corrisponde alla realtà, allora ci si deve aspettare un ulteriore ripiegamento dell'economia italiana su se stessa, con perdita di capacità concorrenziali e di presenza sui mercati internazionali...». In secondo luogo, almeno per la Campania, esiste un problema strutturale del comparto. É interessante, a tal proposito, il lavoro svolto dal Gruppo T.A. Regionale, Presidente Alessandra Bocchino, nello scorso anno 2004: "Indagine strutturale sulle imprese campane - Il T.A.", dal quale traggo solo un flash sulla "Qualità delle imprese del terziario". Attraverso un'analisi cluster si individuano 4 situazioni d'impresa caratterizzate da particolari combinazioni dei fattori esterni con le modalità di gestione del sistema di relazioni: imprese esposte (12,37% del campione): «…rappresentano un gruppo di eccellenza; si tratta in effetti di iniziative consolidate (nate in prevalenza negli anni '80), di dimensione medio grande, che sfidano un mercato aperto…»; imprese solide (36,49%): «...sono imprese di piccola dimensione che potrebbero sfruttare i vantaggi del forte radicamento nella realtà economica locale per crescere attraverso modalità gestionali più articolate ed evolute...»; imprese piccole (18,98%): «...imprese simili a quelle del gruppo precedente, sia per quanto riguarda il sistema di relazioni sia per dimensione. Sono però meno strutturate, costituendo, lungo una ipotetica scala evolutiva, uno stadio precedente rispetto a quelle…»; imprese immature (32,16%): «...imprese decisamente più giovani e di piccolissime dimensioni che denunciano notevoli fragilità accompagnate a risultati deludenti...». Ora, non è certo entusiasmante che il 51,14% del campione appartenga a "imprese piccole" e a "imprese immature". C'è un simpatico detto calcistico che osserva che "la miglior difesa è l'attacco". E allora noi dobbiamo attaccare per costruire definitivamente lo sviluppo. Il Presidente Montezemolo, afferma che «…É arrivata l'ora delle grandi scelte…» e richiama il ruolo centrale dei servizi. Il Presidente Tripi, senza aprire un confronto tra industria e servizi, osserva che «…il cuore della nuova economia e la vera partita si giocano sui servizi innovativi e che solo da un mix intelligente di politica industriale e di politica digitale orientata ai servizi innovativi, può nascere un progetto paese…». La strategia di Lisbona vede l'Europa del 2010 quale «...l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale...». Nell'ambito della Strategia di Lisbona, nel 2004, è stata presentata la "Direttiva Servizi" (cosiddetta Direttiva Bolkestein) con l'obiettivo di individuare un quadro giuridico entro il quale garantire la libertà di stabilimento dei prestatori di servizio e la libera circolazione dei servizi tra gli stati membri. Un discorso sull’internazionalizzazione delle imprese della conoscenza ci porterebbe molto lontano e questa non è certamente la sede adatta. Si tenga presente, però, che il tema è quanto mai attuale specie se si considera che le stesse imprese manifatturiere, quando si internazionalizzano, hanno bisogno di essere accompagnate dalle aziende del T.A.. Sarebbe una beffa se le imprese manifatturiere italiane fossero accompagnate sui mercati esteri da aziende della conoscenza inglesi, tedesche, francesi e, più in là, perché no, da imprese indiane o cinesi. Ma andiamo alle cose di casa nostra: il Terziario Avanzato in provincia di Salerno. Non posseggo dati puntuali sulla nostra provincia ma, lavorando nel settore e conoscendolo, mi sembra ragionevole ipotizzare che la situazione non si discosti da quella regionale. Anzi, forse si può azzardare che la percentuale regionale del 51,14% che raggruppa le imprese "piccole" e "immature" si attesti, a livello provinciale, al 60-65%. Bisogna reagire, con carattere, alla recessione che comincia a riguardare anche il T.A. e crescere velocemente per non far scappare le opportunità del momento in altre direzioni. Troppe volte questo "film" si è visto al Sud. Gli strumenti ci sono e ne potremo parlare, con competenza, aprendo un dibattito in Assindustria Salerno. E, permettete l'opinione personale, non si tratta di centrare l'attenzione sul "polo fisico" del T.A. ma su quello "logico". Gli investimenti immobiliari possono anche venire dopo e ognuno può farli per conto suo. É questo il mio "sogno di mezza estate". Che si possa parlare seriamente in provincia di Salerno del "Polo Logico del Terziario Avanzato".

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