LA GRANDE cucina CETARese
“TUTTO GUSTO CHE COLA”
Quattro locali uniti nel segno
della tradizione culinaria tipica della Costiera “Divina”
Ferdinando
Cappuccio
Cultore di enogastronomia
ferdinando.cappuccio@banca.mps.it
Da qualche tempo l'offerta enogastronomica di Cetara è assurta
a livelli nazionali e internazionali tali che ormai si può parlare
della creazione di un vero e proprio "polo del gusto". Questo
fenomeno com'è nato? Sino agli anni '80 esisteva ben poco; il flusso
turistico, in dipendenza dell'impossibilità d'insediamenti stanziali,
sia per la morfologia del territorio, sia per scelte politiche rivelatesi
poi vincenti, era limitato ai bagnanti della città capoluogo che
si recavano al mattino sulle spiagge di Cetara per far ritorno in
città al
calar del giorno; qualche bar, poche rosticcerie (tra le quali quella
della famiglia Torrente), una pizzeria - il Barracuda - garantivano
il necessario ristoro. Dapprima con l'apertura del ristorante San Pietro,
a opera di Franco Tammaro e del suocero Luigi, poi del Convento da
parte della famiglia Torrente, l'offerta gastronomica incominciò a
svilupparsi, fondandosi intelligentemente su preparazioni culinarie molto
semplici, ma di antica tradizione, con alla base i prodotti del pescato
locale e quelli tipici del territorio. La vera genesi di quella che oggi è ormai
chiamata la "cucina cetarese" va collocata alla fine degli anni
'90, quando ai ristoratori suddetti e ai giovani che gestivano la
Cianciola (ex Lanterna Blu), si affiancarono Gennaro Marciante e Gennaro
Castiello i quali intanto avevano aperto il mitico ristorante Acquapazza.
I quattro locali esistenti, infatti, si imposero il programma in comune
di valorizzare un'offerta di qualità partendo dalla tradizione;
per rafforzare l'azione diedero luogo alla confraternita del pesce azzurro,
dimostrazione concreta dell'unità di
intenti. Il punto di partenza culinario è stato il prodotto tipico
del Golfo di Salerno: le alici. Lavorando su questo, cominciarono
a offrire elaborazioni dimenticate negli anni, aggiungendo innovazioni
determinate dalla creatività. Il perno è stata la mitica "colatura" di
alici; discendente dal Garum romano menzionato da Plinio e usato
da Apicio (cfr. De Re Coquinaria) è un liquido ambrato ottenuto
dal processo di maturazione delle alici sottosale, seguendo un antico
procedimento tramandato da famiglia in famiglia e che oggi, anche per evitare
che possa accadere quanto è avvenuto con il limoncello, si tende
a tutelare con la richiesta del DOP (Denominazione d'Origine Protetta).
La colatura, grazie ai quattro ristoranti è stata conosciuta ormai
a livello nazionale e internazionale; ciò è stato possibile
anche grazie al sostegno delle amministrazioni locali, di noti studiosi
tra i quali Ezio Falcone, e dai cittadini più illuminati di Cetara
come l'avvocato Costantino Montesanto e il dottor Secondo Squizzato. Grazie
alla colatura e all'offerta gastronomica in genere, si è determinato
un volano per un turismo non strettamente estivo, che attira i gourmet
in tutti i periodi dell'anno. I quattro ristoranti pur partendo dalla matrice
comune della territorialità e
della qualità sono, giustamente, differenziati nelle proposte gastronomiche;
cerchiamo brevemente di tratteggiarne le caratteristiche essenziali.
Acquapazza
È una taverna marinara "chic", dove semplicità e
raffinatezza si coniugano mirabilmente. I proprietari, alla continua ricerca
di nuove elaborazioni che non scadono nella banalità, fanno sentire
fin da subito l'avventore importante protagonista e attento esaminatore
delle offerte gastronomiche. Negli ultimi tempi a nuove preparazioni comunque
più tradizionali, quali il filetto di pesce azzurro al vapore con
schiacciata di patate e bottarga di tonno, elemento quest'ultimo caratterizzante
della cucina cetarese, o come gli spaghetti con alici fresche, pomodorino
del piennolo e finocchietto selvatico, si sta affiancando una nuova tendenza
che potremmo definire "sushi cetarese". La proposta si concretizza
in particolare con il carpaccio di tonno rosso con salsa di sfusato e finocchietto,
che combina perfettamente, e in maniera inusuale, i grandi sapori mediterranei,
alla tartara di tonno. Queste pietanze riflettono la filosofia gastronomica
dell'Acquapazza, che si ispira al modo di mangiare tradizionale dei pescatori
per esaltarne in chiave moderna le caratteristiche più "estreme".
Ottime creme di gelato artigianale sono un'offerta finale adeguata per
la conclusione d'intriganti cene estive.
Il Convento
Pasquale Torrente, portavoce della confraternita, e gran valore aggiunto
di questo bel locale che d'inverno accoglie nella struttura conventizia
del '600, mentre in estate consente di godere del fresco della bella piazza
del borgo marinaro, è l'emblema dell'orgoglio Cetarese (provate
a mettere in dubbio la genesi della colatura…!). La sua cucina è un
viaggio nella storia della tradizione; infatti, sin dagli antipasti potrete
gustare l'evoluzione delle alici, assaporando dapprima quelle "conservate" (scapece,
salate, marinate) per passare poi a quelle maggiormente elaborate (polpette
d'alici, alici con provola). La genovese di tonno, poi, è una felice
intuizione; la carne, ingrediente base insieme con la cipolla, viene sostituita
dal tonno, creando così un piatto diverso nel solco di un'elaborazione
d'antica tradizione. I paccheri con zucca e gamberi e i totani e patate,
sono ormai pietanze di gran successo, come dimostrato anche dalle serate
invernali presso il Casino Sociale di Salerno dove i Club service (Rotary
in primis) e i soci del circolo hanno potuto apprezzare la sua cucina tradizionale
cetarese. Anche al Convento troverete ottimi dessert tra i quali lo spumone,
vecchio gelato della nostra infanzia, che Pasquale saggiamente ripropone.
La Cianciola
Si distingue per la massima semplicità delle elaborazioni offerte.
Alici fresche fritte, o alla piattella, sott'olio o marinate, classici
spaghetti con la colatura, tonno fresco sott'olio, rappresentano un'offerta
di sapori semplici, ma decisi, dove la materia prima regna sovrana rispetto
all'intingolo stesso.
San Pietro
Il locale è splendido ed elegante, con una magnifica terrazza che
si affaccia sul borgo dove poter pranzare o cenare comodamente seduti a
tavoli ben attrezzati ottimamente serviti. Le preparazioni sono tecnicamente
perfette e spesso strizzano l'occhio al connubio terra-mare sovente presente
nella cucina della nostra costiera. La zuppetta di farro con pesce azzurro
e colatura è un'elaborazione sintesi della gran cucina di Franco
Tammaro che l'ha tratta da un'antica ricetta romana rivisitandola con la
tradizione cetarese. Nel nuovo menù proposto quest'estate di grande
suggestione è il composto di pane raffermo con olio extra vergine
d'oliva, colatura e alici, traente le origini dall'antico "pan cotto",
piatto presente nella nostra come nelle altre tradizioni antiche (Toscana).
La provolonata del monaco di melanzane e alici e la scottata di tonno alla
salsa di finocchietto dimostrano ancora una volta, oltre la bravura dello
chef, anche la grande versatilità della cucina cetarese. Tra i dolci,
tutti rigorosamente della casa, degno di gran menzione è certamente
il tortino di mela annurca, con recupero di questo frutto caratteristico
delle nostre zone.
Da quanto scritto, appare chiaro come la ristorazione coniugata alla
continua ricerca di un'offerta enologica non banale, abbia fornito un motivo
in più per fermarsi in Cetara. Il successo, però, dipende
soprattutto della sinergia operativa, a dimostrazione che l'unità d'intenti è una
strada vincente che molti dovrebbero avere l'intelligenza di percorrere.
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