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  Dicembre 2012

Articoli n° 7
AGOSTO/settembre 2005
 


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Collocamento mirato
un percorso "giusto" per un posto "aggiustato"

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ETICA E PROFITTO D'IMPRESA
LA NUOVA FORMAZIONE MANAGERIALE
Conclusa con successo la Ia edizione dell'UAE-ITALY Economic Partnership Forum

Vittorio Paravia
Presidente Fondazione Antonio Genovesi Salerno - SDOA
sdoa@sdoa.it



I disastri finanziari di Parmalat e Cirio, due gruppi che rappresentavano il fiore all'occhiello dell'economia italiana, punti di riferimento di migliaia di azionisti, fornitori, dipendenti e consumatori, hanno suscitato una serie di riflessioni nel nostro tessuto socio-economico. Si è cominciato a discutere animatamente (e forse, finalmente) della componente "etica" e della sua valenza in relazione al concetto di "profitto d'impresa": questi, dunque, i concetti chiave di riferimento; principi che la Fondazione che presiedo non può non sposare e trasmettere ai propri allievi. Da noi si formano imprenditori e manager del futuro, e costoro, al contrario del passato, dovranno tener presente che oggi l'impresa non può più considerarsi come un'entità a se stante, come un microcosmo chiuso ed esclusivamente orientato al profitto. Oggi più che mai, nell'era della globalizzazione dei mercati, l'impresa è un "sistema aperto", in cui le relazioni con i propri stakeholders (portatori di interessi) diventano fondamentali per l'implementazione efficace delle strategie. Anzi, la messa a punto di un sistema di relazioni efficiente, che tenga conto delle peculiarità, bisogni e aspettative dei propri interlocutori e di un sistema di scelte che valuti costantemente l'impatto delle stesse sulla componente sociale, rappresentano fattori critici di successo per l'impresa, vantaggi competitivi in grado di posizionare l'azienda stessa in modo ottimale rispetto alla concorrenza. L'impresa trasparente e rispettosa del proprio contesto di riferimento sarà riconosciuta e legittimata come "di successo". Ciò implica inevitabilmente la presa in considerazione, da parte dell'azienda, di modalità operative trasparenti e verificabili rispetto agli obiettivi e agli standard di riferimento: un "bilanciamento", appunto, tra etica e profitto. Di conseguenza, l'impresa che opera un tale bilanciamento, oltre i punti su indicati, dovrà anche rispettare l'ambiente e la qualità della vita, oltre a porre la massima attenzione sulla sicurezza dei consumatori e alla tutela dei propri dipendenti e azionisti. Solo così si può parlare di impresa intesa come "bene sociale", in cui sia tangibile e immediatamente percepibile un vero e proprio sistema di valori di riferimento e in cui le cosiddette "regole del gioco" siano innanzitutto rispettate dal "cittadino imprenditore". Ecco allora che in termini economici il concetto di "responsabilità economica" dell'impresa viene integrato dal concetto di "responsabilità morale", e quello di "creazione di valore" sostituito dal più ampio "creazione di valori": valori economici certo, ma anche valori di solidarietà, collaborazione, correttezza, responsabilità e moralità. I consumatori e/o clienti, contrariamente a quanto ancora si pensa, stanno sempre più sviluppando uno spirito critico: sono in grado, cioè, di valutare, ponderare e paragonare continuamente la moltitudine di prodotti e servizi a loro offerti. Spesso gli standard qualitativi dei prodotti e servizi sono molto simili e la differenza per la scelta finale viene fatta in base all'immagine generalmente condivisa dell'impresa presa in considerazione. Pertanto, l'impresa orientata ai principi etici e alla responsabilità sociale avrà a disposizione un surplus di immagine positiva: l'etica non rappresenterà più un vincolo, bensì un'opportunità. Tali idee e punti di vista, così come già accennato, sono pienamente accolti e condivisi nella nostra Scuola: noi abbiamo la responsabilità morale di formare manager che opereranno in aziende di successo e, pertanto, non possiamo non tenere in considerazione la componente etica dell'impresa. Le nostre metodologie didattiche attive basate su role playing, risoluzione di casi aziendali concreti e lavori in sottogruppi, oltre a simulare momenti lavorativi reali, tendono a enfatizzare i valori della responsabilità nelle scelte aziendali e della collaborazione in team. Il nostro stile di coordinamento, oltre a essere orientato alla soddisfazione degli allievi, si basa essenzialmente sulla condivisione di un sistema di regole e valori solo apparentemente rigido, ma il cui rispetto preparerà gli allievi per la loro futura collocazione professionale. A testimonianza di questo nostro approccio, alla cerimonia conclusiva della XV edizione del nostro Master in Direzione d'Impresa, tenutasi presso la nostra sede l'anno scorso, è intervenuto il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il quale ha tenuto un intervento su "L'impresa tra etica e profitto". Il Cardinale Martino, nel suo intervento, ha evidenziato che «…l'impresa è prima di tutto una comunità di uomini e scopo dell'impresa è garantire l'esistenza stessa di questa comunità…». Inoltre, in linea con il nostro approccio metodologico-didattico, il Cardinale si è soffermato sulla "dimensione immateriale dell'impresa": «…Oggi valgono sempre di più le conoscenze e le risorse umane e sono sempre meno importanti le risorse materiali e fisiche. L'impresa è sempre più capacità di lavorare assieme, soddisfare bisogni, perseguire obiettivi, sviluppare potenzialità, produrre e vendere idee e simboli. L'irruzione dell'informatica nella vita dell'impresa, che va appunto nel senso di una smaterializzazione, è solo il fenomeno più evidente di un processo molto più profondo: la presa progressiva di coscienza che a fare l'impresa non sono solo le macchine, le risorse materiali o le strutture, ma sono soprattutto gli uomini. Sono le qualità personali, le virtù morali come il coraggio, la fortezza, l'intraprendenza, l'affidabilità, la prudenza e la capacità di iniziativa e di imprenditorialità…».
Interessante, attuale e ricco di spunti di riflessione, inoltre, è risultato il passaggio del Cardinale Martino sulla "dimensione relazionale dell'impresa": «…La flessibilità e l'internazionalizzazione richiedono di trasformare il mondo delle imprese in una rete. Un tempo le imprese richiedevano di accorpare al proprio interno tutte le operazioni e le competenze, perseguendo una specie di autosufficienza. Oggi tendono a esternalizzare, concentrandosi sul loro core business. Si promuovono forme varie di condivisione di risorse e competenze e anche nuove forme di partecipazione al rischio imprenditoriale. I nuovi modelli di lavoro incidono in profondità sulle forme di tutela e solidarietà sociale nonché sulla vita familiare. Ma perché non soffermarsi sugli aspetti positivi, cercando di guidarli al meglio a servizio dell'uomo? Perché non vedere che è in aumento la relazionalità e che questo presenta molti vantaggi?…».
Molti altri ancora sono stati i passaggi del Cardinale Martino sul tema oggetto dell'intervento, tutti ricchi di spunti di riflessione. Una presenza autorevole, dunque, presso la nostra Scuola, in cui la formazione manageriale viene arricchita di contenuti legati al valore delle risorse umane nell'impresa. Noi non formiamo semplicemente giovani laureati, noi formiamo i manager del domani, al servizio di imprese socialmente responsabili e orientate ai principi etici: al servizio di imprese di successo.

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