ETICA E PROFITTO D'IMPRESA
LA NUOVA FORMAZIONE MANAGERIALE
Conclusa con successo la Ia edizione dell'UAE-ITALY Economic Partnership
Forum
Vittorio
Paravia
Presidente Fondazione Antonio Genovesi Salerno - SDOA
sdoa@sdoa.it
I disastri finanziari di Parmalat e Cirio, due gruppi che rappresentavano
il fiore all'occhiello dell'economia italiana, punti di riferimento
di migliaia di azionisti, fornitori, dipendenti e consumatori,
hanno suscitato una serie di riflessioni nel nostro tessuto
socio-economico. Si è cominciato a discutere animatamente
(e forse, finalmente) della componente "etica" e
della sua valenza in relazione al concetto di "profitto
d'impresa": questi, dunque, i concetti chiave di riferimento;
principi che la Fondazione che presiedo non può non
sposare e trasmettere ai propri allievi. Da noi si formano
imprenditori e manager del futuro, e costoro, al contrario
del passato, dovranno tener presente che oggi l'impresa non
può più considerarsi come un'entità a
se stante, come un microcosmo chiuso ed esclusivamente orientato
al profitto. Oggi più che mai, nell'era della globalizzazione
dei mercati, l'impresa è un "sistema
aperto",
in cui le relazioni con i propri stakeholders (portatori di
interessi) diventano fondamentali per l'implementazione efficace
delle strategie. Anzi, la messa a punto di un sistema di relazioni
efficiente, che tenga conto delle peculiarità, bisogni
e aspettative dei propri interlocutori e di un sistema di scelte
che valuti costantemente l'impatto delle stesse sulla componente
sociale, rappresentano fattori critici di successo per l'impresa,
vantaggi competitivi in grado di posizionare l'azienda stessa
in modo ottimale rispetto alla concorrenza. L'impresa trasparente
e rispettosa del proprio contesto di riferimento sarà riconosciuta
e legittimata come "di successo". Ciò implica
inevitabilmente la presa in considerazione, da parte dell'azienda,
di modalità operative trasparenti e verificabili rispetto
agli obiettivi e agli standard di riferimento: un "bilanciamento",
appunto, tra etica e profitto. Di conseguenza, l'impresa che
opera un tale bilanciamento, oltre i punti su indicati, dovrà anche
rispettare l'ambiente e la qualità della vita, oltre
a porre la massima attenzione sulla sicurezza dei consumatori
e alla tutela dei propri dipendenti e azionisti. Solo così si
può parlare di impresa intesa come "bene sociale",
in cui sia tangibile e immediatamente percepibile un vero e
proprio sistema di valori di riferimento e in cui le cosiddette "regole
del gioco" siano innanzitutto rispettate dal "cittadino
imprenditore". Ecco allora che in termini economici il
concetto di "responsabilità economica" dell'impresa
viene integrato dal concetto di "responsabilità morale",
e quello di "creazione di valore" sostituito dal
più ampio "creazione di valori": valori economici
certo, ma anche valori di solidarietà, collaborazione,
correttezza, responsabilità e moralità. I consumatori
e/o clienti, contrariamente a quanto ancora si pensa, stanno
sempre più sviluppando uno spirito critico: sono in
grado, cioè, di valutare, ponderare e paragonare continuamente
la moltitudine di prodotti e servizi a loro offerti. Spesso
gli standard qualitativi dei prodotti e servizi sono molto
simili e la differenza per la scelta finale viene fatta in
base all'immagine generalmente condivisa dell'impresa presa
in considerazione. Pertanto, l'impresa orientata ai principi
etici e alla responsabilità sociale avrà a disposizione
un surplus di immagine positiva: l'etica non rappresenterà più un
vincolo, bensì un'opportunità. Tali idee e punti
di vista, così come già accennato, sono pienamente
accolti e condivisi nella nostra Scuola: noi abbiamo la responsabilità morale
di formare manager che opereranno in aziende di successo e,
pertanto, non possiamo non tenere in considerazione la componente
etica dell'impresa. Le nostre metodologie didattiche attive
basate su role playing, risoluzione di casi aziendali concreti
e lavori in sottogruppi, oltre a simulare momenti lavorativi
reali, tendono a enfatizzare i valori della responsabilità nelle
scelte aziendali e della collaborazione in team. Il nostro
stile di coordinamento, oltre a essere orientato alla soddisfazione
degli allievi, si basa essenzialmente sulla condivisione di
un sistema di regole e valori solo apparentemente rigido, ma
il cui rispetto preparerà gli allievi per la loro futura
collocazione professionale. A testimonianza di questo nostro
approccio, alla cerimonia conclusiva della XV edizione del
nostro Master in Direzione d'Impresa, tenutasi presso la nostra
sede l'anno scorso, è intervenuto il Cardinale Renato
Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace, il quale ha tenuto un intervento su "L'impresa
tra etica e profitto". Il Cardinale Martino, nel suo intervento,
ha evidenziato che «…l'impresa è prima
di tutto una comunità di uomini e scopo dell'impresa è garantire
l'esistenza stessa di questa comunità…».
Inoltre, in linea con il nostro approccio metodologico-didattico,
il Cardinale si è soffermato sulla "dimensione
immateriale dell'impresa": «…Oggi valgono
sempre di più le conoscenze e le risorse umane e sono
sempre meno importanti le risorse materiali e fisiche. L'impresa è sempre
più capacità di lavorare assieme, soddisfare
bisogni, perseguire obiettivi, sviluppare potenzialità,
produrre e vendere idee e simboli. L'irruzione dell'informatica
nella vita dell'impresa, che va appunto nel senso di una smaterializzazione, è solo
il fenomeno più evidente di un processo molto più profondo:
la presa progressiva di coscienza che a fare l'impresa non
sono solo le macchine, le risorse materiali o le strutture,
ma sono soprattutto gli uomini. Sono le qualità personali,
le virtù morali come il coraggio, la fortezza, l'intraprendenza,
l'affidabilità, la prudenza e la capacità di
iniziativa e di imprenditorialità…».
Interessante, attuale e ricco di spunti di riflessione, inoltre, è risultato
il passaggio del Cardinale Martino sulla "dimensione relazionale
dell'impresa": «…La flessibilità e
l'internazionalizzazione richiedono di trasformare il mondo
delle imprese in una rete. Un tempo le imprese richiedevano
di accorpare al proprio interno tutte le operazioni e le competenze,
perseguendo una specie di autosufficienza. Oggi tendono a esternalizzare,
concentrandosi sul loro core business. Si promuovono forme
varie di condivisione di risorse e competenze e anche nuove
forme di partecipazione al rischio imprenditoriale. I nuovi
modelli di lavoro incidono in profondità sulle forme
di tutela e solidarietà sociale nonché sulla
vita familiare. Ma perché non soffermarsi sugli aspetti
positivi, cercando di guidarli al meglio a servizio dell'uomo?
Perché non vedere che è in aumento la relazionalità e
che questo presenta molti vantaggi?…».
Molti altri ancora sono stati i passaggi del Cardinale Martino
sul tema oggetto dell'intervento, tutti ricchi di spunti di
riflessione. Una presenza autorevole, dunque, presso la nostra
Scuola, in cui la formazione manageriale viene arricchita di
contenuti legati al valore delle risorse umane nell'impresa.
Noi non formiamo semplicemente giovani
laureati, noi formiamo i manager del domani, al servizio
di imprese socialmente responsabili e orientate ai principi
etici: al servizio di imprese di successo.
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