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  Dicembre 2012

Articoli n° 7
AGOSTO/settembre 2005
 


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I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI
BILANCI SOCIETARI A CONFRONTO

DECRETO COMPETITIVITÀ
IL GOVERNO RILANCIA LA 181

I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI
BILANCI SOCIETARI A CONFRONTO
Maggiore armonizzazione e sistematicità grazie agli IAS

Antonio Pierri
Consigliere Ordine dei Dottori Commercialisti di Salerno
studiopierri@tiscalinet.it

 

L'evoluzione dei mercati finanziari ha fatto emergere l'esigenza di una maggiore armonizzazione dei principi che sovraintendono la predisposizione dei bilanci societari, per confrontarli anche nel caso appartengano a paesi diversi. Per questo motivo si è definita un'unica serie di 41 principi contabili internazionali, gli IAS (International Accounting System), che disciplinano tutte le voci di bilancio. In questa sede analizziamo i principi che definiscono le attività materiali. Le immobilizzazioni materiali intese nella fattispecie degli immobili, impianti e macchinari, sono trattati da un punto di vista contabile dallo IAS 16. Il valore ammortizzabile di un elemento di immobili, macchinari e impianti va ripartito in maniera sistematica lungo la sua vita utile. Il criterio di ammortamento deve riflettere le modalità con cui i benefici economici del bene sono utilizzati dall'impresa. La quota di ammortamento di ogni esercizio deve essere rilevata come costo, salvo che non sia inserita nel valore contabile di un altro bene. Il valore ammortizzabile di un'attività materiale va ripartito in maniera sistematica lungo la sua vita utile, definita come il periodo di tempo in cui ci si attende che un bene sia utilizzato dall'impresa o, alternativamente, come la quantità di produzione o il numero di unità simili che l'impresa si attende di poter ottenere dal suo utilizzo. La vita utile di un insieme di beni va periodicamente rivista e, se le attese sono notevolmente differenti rispetto alle stime, la quota di ammortamento per l'esercizio corrente, e per i successivi, va rettificata. L'impresa deve stimare la vita utile di un bene materiale basando la valutazione della sua esperienza con beni simili. I terreni di norma hanno una vita utile illimitata e perciò non possono essere ammortizzati. In bilancio, attraverso il trattamento contabile di riferimento, successivamente alla rilevazione iniziale come attività, i beni devono essere iscritti al costo detraendo gli ammortamenti accumulati e qualsiasi perdita durevole di valore accumulata. Se, invece, si adotta il trattamento contabile alternativo, dopo la prima rilevazione come attività, un elemento di beni immobili va iscritto a un valore rivalutato pari al "fair value" (valore equo) alla data della rivalutazione al netto degli ammortamenti accumulati e delle successive perdite durevoli di valore accumulate. Le rivalutazioni, invece, vanno effettuate con sufficiente regolarità in modo che il valore contabile non differisca significativamente da quello determinato utilizzando il fair value alla data di riferimento del bilancio. Il fair value di un'attività materiale è definito attraverso il valore di mercato di beni similari. Quando, però, non c'è disponibilità del valore di mercato, il bene deve essere rivalutato al costo di sostituzione ammortizzato. La frequenza delle rivalutazioni dipende dalle oscillazioni nei fair value. Quando un'attività viene rivalutata, gli ammortamenti accumulati sino a quel dato momento possono essere o rideterminati in proporzione alla variazione del valore contabile lordo del bene, in modo che la rivalutazione equivalga al suo valore rivalutato; o stornati contro il valore contabile lordo per il bene e il valore netto rideterminato al valore rivalutato del bene. Quando, a seguito di una rivalutazione, c'è stato un incremento, esso va accreditato a patrimonio netto come riserva di rivalutazione. Quando, invece, emerge un decremento del valore contabile, lo stesso deve essere rilevato come costo. La riserva di rivalutazione può essere trasferita direttamente a utili portati a nuovo nel momento in cui il saldo di rivalutazione viene realizzato, per intero saldo al momento dello smobilizzo o della dismissione del bene, o in parte quando il bene è utilizzato dall'impresa. In questo caso, la parte di saldo di rivalutazione è rappresentata dalla differenza tra l'ammortamento basato sul valore rivalutato del bene e quello fondato sul costo originario del bene stesso. Lo IAS 36 richiede la rilevazione di una perdita durevole di valore ogni volta che il valore contabile di un'attività risulti essere superiore al suo valore recuperabile. Il suddetto principio richiede che il valore recuperabile sia determinato al valore più alto tra il prezzo netto di vendita e il valore d'uso, laddove il primo è l'importo che si ottiene dalla vendita di un'attività in un'operazione fra le parti, dedotto ogni costo marginale di dismissione; mentre il secondo è il valore attuale dei flussi finanziari futuri stimati che si suppongono deriveranno dall'uso continuativo di un bene e dalla dismissione della stessa al termine della sua vita utile. Nel determinare il valore d'uso, l'impresa deve usare: proiezioni dei flussi finanziari basate su presupposti sostenibili che riflettano il valore dell'attività alle sue condizioni attuali e che rappresentino la migliore stima effettuabile dal management con riguardo all'insieme delle condizioni economiche esistenti nel corso della restante vita utile dell'attività. Inoltre, deve essere stimato il valore recuperabile di ogni singola attività. Se ciò non fosse possibile, lo IAS richiede che l'impresa determini il valore recuperabile dell'unita generatrice di flussi finanziari cui l'attività appartiene. Tuttavia, la verifica per stabilire se un'attività ha subito una perdita durevole di valore dipende anche dal criterio utilizzato per determinare il fair value. Se il fair value dell'attività è il suo valore di mercato, la differenza tra fair value e prezzo netto di vendita dell'attività è rappresentato dai costi marginali per la dismissione dell'attività; se i costi sono irrilevanti, il valore recuperabile dell'attività rivalutata è necessariamente simile, o in alcuni casi maggiore, al valore rivalutato a fair value. In questo caso non risultano esserci perdite durevoli di valore e il principio non ha motivo di essere applicato. Viceversa, se i costi di dismissione risultano non irrilevanti, il prezzo netto di vendita dell'attività rivalutata è, inevitabilmente, inferiore al fair value. Per questo, l'attività avrà subito una perdita durevole di valore. In questo caso vanno, necessariamente, applicate le disposizione del principio contabile: se il fair value di un'attività è determinato secondo un criterio diverso dal valore di mercato, il valore rivalutato a fair value può essere superiore o inferiore al valore recuperabile. Nel caso il valore recuperabile risulti essere minore al valore rivalutato a fair value, allora si applica quanto disposto per la perdita durevole di valore.

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