I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI
BILANCI SOCIETARI A CONFRONTO
DECRETO COMPETITIVITÀ
IL GOVERNO RILANCIA LA 181
I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI
BILANCI SOCIETARI A CONFRONTO
Maggiore armonizzazione e sistematicità grazie
agli IAS
Antonio
Pierri
Consigliere Ordine dei Dottori Commercialisti di Salerno
studiopierri@tiscalinet.it
L'evoluzione dei mercati finanziari ha fatto emergere
l'esigenza di una maggiore armonizzazione dei principi che
sovraintendono la predisposizione dei bilanci societari,
per confrontarli anche nel caso appartengano a paesi diversi.
Per questo motivo si è definita un'unica serie di
41 principi contabili internazionali, gli IAS (International
Accounting System), che disciplinano tutte le voci di bilancio.
In questa sede analizziamo i principi che definiscono le
attività materiali. Le immobilizzazioni materiali
intese nella fattispecie degli immobili, impianti e macchinari,
sono trattati da un punto di vista contabile dallo IAS 16.
Il valore ammortizzabile di un elemento di immobili, macchinari
e impianti va ripartito in maniera sistematica lungo la sua
vita utile. Il criterio di ammortamento deve riflettere le
modalità con cui i benefici economici del bene sono
utilizzati dall'impresa. La quota di ammortamento di ogni
esercizio deve essere rilevata come costo, salvo che non
sia inserita nel valore contabile di un altro bene. Il valore
ammortizzabile di un'attività materiale va ripartito
in maniera sistematica lungo la sua vita utile, definita
come il periodo di tempo in cui ci si attende che un bene
sia utilizzato dall'impresa o, alternativamente, come la
quantità di produzione o il numero di unità simili
che l'impresa si attende di poter ottenere dal suo utilizzo.
La vita utile di un insieme di beni va periodicamente rivista
e, se le attese sono notevolmente differenti rispetto alle
stime, la quota di ammortamento per l'esercizio corrente,
e per i successivi, va rettificata. L'impresa deve stimare
la vita utile di un bene materiale basando la valutazione
della sua esperienza con beni simili. I terreni di norma
hanno una vita utile illimitata e perciò non possono
essere ammortizzati. In bilancio, attraverso il trattamento
contabile di riferimento, successivamente alla rilevazione
iniziale come attività, i beni devono essere iscritti
al costo detraendo gli ammortamenti accumulati e qualsiasi
perdita durevole di valore accumulata. Se, invece, si adotta
il trattamento contabile alternativo, dopo la prima rilevazione
come attività, un elemento di beni immobili va iscritto
a un valore rivalutato pari al "fair value" (valore
equo) alla data della rivalutazione al netto degli ammortamenti
accumulati e delle successive perdite durevoli di valore
accumulate. Le rivalutazioni, invece, vanno effettuate con
sufficiente regolarità in modo che il valore contabile
non differisca significativamente da quello determinato utilizzando
il fair value alla data di riferimento del bilancio. Il fair
value di un'attività materiale è definito attraverso
il valore di mercato di beni similari. Quando, però,
non c'è disponibilità del valore di mercato,
il bene deve essere rivalutato al costo di sostituzione ammortizzato.
La frequenza delle rivalutazioni dipende dalle oscillazioni
nei fair value. Quando un'attività viene rivalutata,
gli ammortamenti accumulati sino a quel dato momento possono
essere o rideterminati in proporzione alla variazione del
valore contabile lordo del bene, in modo che la rivalutazione
equivalga al suo valore rivalutato; o stornati contro il
valore contabile lordo per il bene e il valore netto rideterminato
al valore rivalutato del bene. Quando, a seguito di una rivalutazione,
c'è stato un incremento, esso va accreditato a patrimonio
netto come riserva di rivalutazione. Quando, invece, emerge
un decremento del valore contabile, lo stesso deve essere
rilevato come costo. La riserva di rivalutazione può essere
trasferita direttamente a utili portati a nuovo nel momento
in cui il saldo di rivalutazione viene realizzato, per intero
saldo al momento dello smobilizzo o della dismissione del
bene, o in parte quando il bene è utilizzato dall'impresa.
In questo caso, la parte di saldo di rivalutazione è rappresentata
dalla differenza tra l'ammortamento basato sul valore rivalutato
del bene e quello fondato sul costo originario del bene stesso.
Lo IAS 36 richiede la rilevazione di una perdita durevole
di valore ogni volta che il valore contabile di un'attività risulti
essere superiore al suo valore recuperabile. Il suddetto
principio richiede che il valore recuperabile sia determinato
al valore più alto tra il prezzo netto di vendita
e il valore d'uso, laddove il primo è l'importo che
si ottiene dalla vendita di un'attività in un'operazione
fra le parti, dedotto ogni costo marginale di dismissione;
mentre il secondo è il valore attuale dei flussi finanziari
futuri stimati che si suppongono deriveranno dall'uso continuativo
di un bene e dalla dismissione della stessa al termine della
sua vita utile. Nel determinare il valore d'uso, l'impresa
deve usare: proiezioni dei flussi finanziari basate su presupposti
sostenibili che riflettano il valore dell'attività alle
sue condizioni attuali e che rappresentino la migliore stima
effettuabile dal management con riguardo all'insieme delle
condizioni economiche esistenti nel corso della restante
vita utile dell'attività. Inoltre, deve essere stimato
il valore recuperabile di ogni singola attività. Se
ciò non fosse possibile, lo IAS richiede che l'impresa
determini il valore recuperabile dell'unita generatrice di
flussi finanziari cui l'attività appartiene. Tuttavia,
la verifica per stabilire se un'attività ha subito
una perdita durevole di valore dipende anche dal criterio
utilizzato per determinare il fair value. Se il fair value
dell'attività è il suo valore di mercato, la
differenza tra fair value e prezzo netto di vendita dell'attività è rappresentato
dai costi marginali per la dismissione dell'attività;
se i costi sono irrilevanti, il valore recuperabile dell'attività rivalutata è necessariamente
simile, o in alcuni casi maggiore, al valore rivalutato a
fair value. In questo caso non risultano esserci perdite
durevoli di valore e il principio non ha motivo di essere
applicato. Viceversa, se i costi di dismissione risultano
non irrilevanti, il prezzo netto di vendita dell'attività rivalutata è,
inevitabilmente, inferiore al fair value. Per questo, l'attività avrà subito
una perdita durevole di valore. In questo caso vanno, necessariamente,
applicate le disposizione del principio contabile: se il
fair value di un'attività è determinato secondo
un criterio diverso dal valore di mercato, il valore rivalutato
a fair value può essere superiore o inferiore al valore
recuperabile. Nel caso il valore recuperabile risulti essere
minore al valore rivalutato a fair value, allora si applica
quanto disposto per la perdita durevole di valore.
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