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  Dicembre 2012

Articoli n° 7
AGOSTO/settembre 2005
 


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L'EVOLUZIONE DEI CONFIDI
TRA NUOVE REGOLE E MERCATO

È l'aggregazione la via più efficace per raggiungere adeguati standard strutturali

Francesca Brunori
Segretario Federconfidi
f.brunori@confindustria.it


Il crescente grado di competitività dei mercati, l'avanzare dei processi di aggregazione bancaria, la definizione di una nuova regolamentazione internazionale sul capitale di vigilanza delle banche e la recente riforma del sistema della garanzia mutualistica pongono l'accento sulla necessaria evoluzione dei confidi, da realizzarsi attraverso una trasformazione di ruolo, forma giuridica e caratteristiche delle garanzie prestate. Il sistema dei confidi associati alla Federconfidi si presenta, oggi, come un universo variegato in continua crescita, sotto il profilo sia delle imprese associate, sia patrimoniale, sia, infine, dei crediti garantiti. Accanto alla tendenza della crescita dimensionale, si conferma e anzi si accentua - in relazione sia a variabili patrimoniali sia a indicatori di operatività - il "dualismo" tra un gruppo ristretto di confidi più dimensionati e strutturati, e un gruppo, assai più numeroso, di confidi maggiormente frammentati e, apparentemente, più fragili. Confrontando i dati del 2000 con quelli del 2003 si osserva come il peso sull'intero sistema dei confidi più "grandi" sia considerevolmente aumentato (v. Tabella). Nel 2000, infatti, in un gruppo di 8 confidi si concentrava il 58% degli affidamenti garantiti, il 42% dei fondi di garanzia e il 39% delle imprese associate; nel 2003 la concentrazione, sempre riferita a un gruppo di 8 confidi, è salita al 63% degli affidamenti, al 50% dei fondi di garanzia, al 45% delle imprese. Il dualismo non riguarda solo il confronto tra confidi "grandi" e "piccoli", ma anche quello tra confidi del Nord e del Centro-Sud e in ciò corrisponde, almeno in parte, a quello oggi esistente nel sistema economico. Esso rappresenta un limite per Federconfidi che vede nelle aggregazioni sia la sua determinante, sia la sua più importante possibilità di superamento. Se, da un lato, l'accentuarsi del dualismo è imputabile all'accelerare di processi aggregativi che hanno portato alla formazione di confidi di rilevanti dimensioni, dall'altro è proprio attraverso lo sviluppo e il completamento di quei processi di aggregazione che tale limite può essere superato. I processi di aggregazione appaiono la via più efficace per il raggiungimento di adeguati standard dimensionali e strutturali che vengono oggi imposti dalle forze di mercato prima ancora che dalle evoluzioni delle normative nazionali e internazionali. L'evoluzione dei confidi non può prescindere dalla consapevolezza di operare su mercati dinamici e competitivi che impongono loro un aggiornamento di ruolo e delle caratteristiche delle garanzie prestate, oltre che un ulteriore sviluppo dell'offerta di servizi in grado di integrare e completare la garanzia. Ma l'evoluzione è resa necessaria anche dalla definizione di una nuova regolamentazione internazionale sul capitale di vigilanza delle banche (Basilea 2) che, nel dettare regole rigorose sul riconoscimento delle garanzie come strumenti di mitigazione del rischio di credito, individua, nella sostanza, un percorso obbligato lungo il quale sviluppare le strategie future dei garanti. Il nuovo Accordo di Basilea e la Direttiva Comunitaria che lo recepirà (attualmente in corso di definizione), prevedono la possibilità di riconoscere, ai fini della riduzione dell'accantonamento di capitale effettuato dalle banche a fronte dei finanziamenti concessi alle imprese - un'ampia gamma di strumenti che comprende garanzie individuali, garanzie reali e derivati di credito. Per ciascuno strumento sono previsti precisi requisiti, "oggettivi" e "soggettivi", di "ammissibilità" la cui analisi mette in evidenza che i confidi - oggi in prevalenza prestatori di garanzie sussidiarie basate sui fondi rischi monetari depositati presso le banche - per essere competitivi sul mercato delle garanzie "ammissibili", saranno spinti ad affrontare una radicale trasformazione divenendo, eventualmente, prestatori di garanzie a prima richiesta e personali, basate sul loro patrimonio, ma, soprattutto, trasformandosi in intermediari finanziari e/o creditizi. É qui l'anello di congiunzione con la recente riforma del sistema (art. 13 del DL 269/2003), che, pensata con l'obiettivo di favorire e orientare il processo di evoluzione e di concentrazione dei confidi, ne promuove la graduale trasformazione in intermediari finanziari ovvero, alternativamente, in banche di credito cooperativo. Una trasformazione non di poco conto che imporrà dimensioni patrimoniali, risorse economiche, organizzative e professionali decisamente maggiori di quelle di regola oggi presenti nel sistema: ciò non tanto e non solo per raggiungere i requisiti di capitale e patrimonio minimi previsti dalla normativa di vigilanza per gli intermediari finanziari e le banche, quanto piuttosto per sopportare gli oneri che alla stessa normativa di vigilanza si associano. Ai "nuovi" confidi si richiederanno solidità patrimoniale, puntuali procedure di controllo interno, elevata capacità di governance e monitoraggio dei rischi assunti. Serviranno imponenti investimenti, non solo economici ma anche "culturali", ai quali però potranno collegarsi - grazie anche all'innescarsi di significative economie di scala - benefici quali la possibilità di riconoscimento delle garanzie prestate ai fini di Basilea 2, la crescita del potere contrattuale, il potenziamento strutturale e organizzativo, la possibilità di sviluppare funzioni cruciali per lo sviluppo dei confidi, spesso trascurate, quali quelle "marketing" e "commerciale". La via più diretta ed efficiente per raggiungere le dimensioni ottimali necessarie non solo per la trasformazione in intermediari finanziari e creditizi, quanto piuttosto per assistere le PMI nel fronteggiare le sfide del mercato creditizio che si affermerà con Basilea 2, è di unire le forze di più confidi territorialmente omogenei o contigui attraverso fusioni. Alle aggregazioni si deve quindi guardare con favore e, al tempo stesso, con estrema attenzione sia per i problemi e le difficoltà che comportano in quanto tali, tanto più se preliminari alla trasformazione in intermediari finanziari e creditizi, sia perché esse devono portare al rafforzamento economico e politico e alla realizzazione di economie di scala, senza però determinare omogeneizzazioni che sacrifichino valide esperienze locali.

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