L'EVOLUZIONE DEI CONFIDI
TRA NUOVE REGOLE E MERCATO
È l'aggregazione la via più efficace per raggiungere adeguati
standard strutturali
Francesca
Brunori
Segretario Federconfidi
f.brunori@confindustria.it
Il crescente grado di competitività dei mercati, l'avanzare dei processi
di aggregazione bancaria, la definizione di una nuova regolamentazione
internazionale sul capitale di vigilanza delle banche e la recente riforma
del sistema della garanzia mutualistica pongono l'accento sulla necessaria
evoluzione dei confidi, da realizzarsi attraverso una trasformazione
di ruolo, forma giuridica e caratteristiche delle garanzie prestate. Il
sistema dei confidi associati alla Federconfidi si presenta, oggi, come
un universo variegato in continua crescita, sotto il profilo sia delle imprese
associate, sia patrimoniale, sia, infine, dei crediti garantiti. Accanto
alla tendenza della crescita dimensionale, si conferma e anzi si accentua
- in relazione sia a variabili patrimoniali sia a indicatori di operatività -
il "dualismo" tra
un gruppo ristretto di confidi più dimensionati e strutturati, e
un gruppo, assai più numeroso, di confidi maggiormente frammentati
e, apparentemente, più fragili. Confrontando i dati del 2000 con
quelli del 2003 si osserva come il peso sull'intero sistema dei confidi
più "grandi" sia considerevolmente aumentato (v. Tabella).
Nel 2000, infatti, in un gruppo di 8 confidi si concentrava il 58% degli
affidamenti garantiti, il 42% dei fondi di garanzia e il 39% delle imprese
associate; nel 2003 la concentrazione, sempre riferita a un gruppo di
8 confidi, è salita al 63% degli affidamenti, al 50% dei fondi di
garanzia, al 45% delle imprese. Il dualismo non riguarda solo il confronto
tra confidi "grandi" e "piccoli",
ma anche quello tra confidi del Nord e del Centro-Sud e in ciò corrisponde,
almeno in parte, a quello oggi esistente nel sistema economico. Esso
rappresenta un limite per Federconfidi che vede nelle aggregazioni sia
la sua determinante, sia la sua più importante possibilità di
superamento. Se, da un lato, l'accentuarsi del dualismo è imputabile
all'accelerare di processi aggregativi che hanno portato alla formazione
di confidi di rilevanti dimensioni, dall'altro è proprio attraverso
lo sviluppo e il completamento di quei processi di aggregazione che tale
limite può essere
superato. I processi di aggregazione appaiono la via più efficace
per il raggiungimento di adeguati standard dimensionali e strutturali
che vengono oggi imposti dalle forze di mercato prima ancora che dalle
evoluzioni delle normative nazionali e internazionali. L'evoluzione dei
confidi non può prescindere dalla consapevolezza di operare su mercati
dinamici e competitivi che impongono loro un aggiornamento di ruolo e delle
caratteristiche delle garanzie prestate, oltre che un ulteriore sviluppo
dell'offerta di servizi in grado di integrare e completare la garanzia.
Ma l'evoluzione è resa
necessaria anche dalla definizione di una nuova regolamentazione internazionale
sul capitale di vigilanza delle banche (Basilea 2) che, nel dettare regole
rigorose sul riconoscimento delle garanzie come strumenti di mitigazione
del rischio di credito, individua, nella sostanza, un percorso obbligato
lungo il quale sviluppare le strategie future dei garanti. Il nuovo Accordo
di Basilea e la Direttiva Comunitaria che lo recepirà (attualmente
in corso di definizione), prevedono la possibilità di riconoscere,
ai fini della riduzione dell'accantonamento di capitale effettuato dalle
banche a fronte dei finanziamenti concessi alle imprese - un'ampia gamma
di strumenti che comprende garanzie individuali, garanzie reali e derivati
di credito. Per ciascuno strumento sono previsti precisi requisiti, "oggettivi" e "soggettivi",
di "ammissibilità" la cui analisi mette in evidenza che
i confidi - oggi in prevalenza prestatori di garanzie sussidiarie basate
sui fondi rischi monetari depositati presso le banche - per essere competitivi
sul mercato delle garanzie "ammissibili", saranno spinti ad affrontare
una radicale trasformazione divenendo, eventualmente, prestatori di garanzie
a prima richiesta e personali, basate sul loro patrimonio, ma, soprattutto,
trasformandosi in intermediari finanziari e/o creditizi. É qui l'anello
di congiunzione con la recente riforma del sistema (art. 13 del DL 269/2003),
che, pensata con l'obiettivo di favorire e orientare il processo di evoluzione
e di concentrazione dei confidi, ne promuove la graduale trasformazione
in intermediari finanziari ovvero, alternativamente, in banche di credito
cooperativo. Una trasformazione non di poco conto che imporrà dimensioni
patrimoniali, risorse economiche, organizzative e professionali decisamente
maggiori di quelle di regola oggi presenti nel sistema: ciò non tanto
e non solo per raggiungere i requisiti di capitale e patrimonio minimi
previsti dalla normativa di vigilanza per gli intermediari finanziari
e le banche, quanto piuttosto per sopportare gli oneri che alla stessa normativa
di vigilanza si associano. Ai "nuovi" confidi si richiederanno
solidità patrimoniale,
puntuali procedure di controllo interno, elevata capacità di governance
e monitoraggio dei rischi assunti. Serviranno imponenti investimenti,
non solo economici ma anche "culturali", ai quali però potranno
collegarsi - grazie anche all'innescarsi di significative economie di
scala - benefici quali la possibilità di riconoscimento delle garanzie
prestate ai fini di Basilea 2, la crescita del potere contrattuale, il
potenziamento strutturale e organizzativo, la possibilità di sviluppare
funzioni cruciali per lo sviluppo dei confidi, spesso trascurate, quali
quelle "marketing" e "commerciale".
La via più diretta ed efficiente per raggiungere le dimensioni ottimali
necessarie non solo per la trasformazione in intermediari finanziari
e creditizi, quanto piuttosto per assistere le PMI nel fronteggiare le
sfide del mercato creditizio che si affermerà con Basilea 2, è di
unire le forze di più confidi territorialmente omogenei o contigui
attraverso fusioni. Alle aggregazioni si deve quindi guardare con favore
e, al tempo stesso, con estrema attenzione sia per i problemi e le difficoltà che
comportano in quanto tali, tanto più se preliminari alla trasformazione
in intermediari finanziari e creditizi, sia perché esse devono portare
al rafforzamento economico e politico e alla realizzazione di economie
di scala, senza però determinare
omogeneizzazioni che sacrifichino valide esperienze locali.
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