PA CATTIVA PAGATRICE -
70 miliardi di euro "sottratti" alle casse delle imprese
BOCCIA: «PiÙ si allungano i crediti, piÙ si rallenta le crescita per le Pmi»
CASTELLANO: «Pagamenti garantiti con l'accordo tra Sace, Nomura e Confindustria»
RICCI: «PiÙ liquiditÀ per le aziende italiane»
CORIGLIONI: «I crediti che riguardano la "SanitÀ" rappresentano il 60% del debito complessivo della PA verso le imprese»
CORAGGIO: «I ritardi della PA penalizzano soprattutto le imprese sane»
PA CATTIVA PAGATRICE
70 miliardi di euro "sottratti" alle casse delle imprese
Il ritardo dei pagamenti ingessa le attività delle Pmi. Dall'Europa e da Confindustria due contromosse per arginare il preoccupante fenomeno che rallenta il ciclo produttivo e la crescita delle piccole e medie imprese
La Direttiva europea, approvata a fine gennaio, impone alla PA di pagare i fornitori
entro 30 giorni, 60 per il solo comparto sanitario. Scaduti i termini fissati,
obbligatorio il pagamento degli interessi di mora dell'8%, aumentati del tasso
di riferimento della BCE
di Raffaella Venerando
Oltre alle pesanti contrazioni di ordini e fatturato, oltre alla difficoltà comune a molte, se non a tutte a disporre della capacità finanziaria atta a sostenere in modo adeguato la crescita, oltre alla stretta creditizia non ancora del tutto superata, a complicare la vita alle piccole e medie imprese italiane ci si mette anche la Pubblica Amministrazione, troppo spesso farraginosa nelle sue attività ma soprattutto rea di ritardi pesanti nell'adempimento dei suoi obblighi.
Il rapporto tra pubblica amministrazione e aziende è diventato, infatti, ancor più vessatorio e costoso in termini di gestione in questi anni di crisi economica, anche a causa delle ristrettezze che le Regioni sono costrette a subire per rispettare il Patto di stabilità. Il problema numero uno riguarda forniture, appalti e servizi regolarmente prestati dalle imprese il cui pagamento però, da parte della PA, risulta bloccato per giorni, mesi, talvolta addirittura anni con immaginabili ripercussioni negative sulla liquidità disponibile per gli imprenditori e sull'esposizione bancaria. Per le aziende, l'impossibilità di accedere al saldo delle spettanze dovute equivale, infatti, nella migliore delle ipotesi alla perdita di posti di lavoro e, in casi più drammatici, perfino alla chiusura delle attività, cui si sommano anche altri fallimenti lungo la filiera della fornitura a causa di un pernicioso circolo vizioso tra creditore e debitore che vede le imprese private italiane, a loro volta, saldare i propri fornitori in 96 giorni contro i 55 invece della media europea.
Per aggredire il cuore del problema e sostenere le
piccole e medie imprese fornitrici della Pubblica Amministrazione che si trovano in questa situazione di assoggettamento, Confindustria insieme con la banca di investimento Nomura e la SACE Fct, la società di factoring del Gruppo SACE, hanno sottoscritto un accordo quadro nazionale volto proprio a sostenere la fluidità di cassa e la capacità d'investimento delle nostre aziende, lavorando sull'individuazione delle più opportune soluzioni finanziarie per lo smobilizzo dei crediti che le imprese vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione morosa (per approfondire i contenuti dell'accordo, leggi interviste a Boccia, Castellano e Ricci alle pagg. 8, 9 e 11).
Per avere un'idea della grandezza del problema, basta ragionare su pochi ma impressionanti dati: è salita a 70 miliardi di euro di cui circa 42 miliardi equamente distribuiti tra Nord, Centro e Sud per la sola sanità la somma complessiva dei debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese, cifra che tradotta in percentuale equivale a circa il 4% del nostro Prodotto interno lordo; in media il pagamento nel solo 2010 si è aggirato sui 186 giorni contro una media europea di 63 secondo l'indagine European Payment Index 2010, giorni di ritardo che diventano addirittura 745 nella sanità campana, penultima in Italia, contro la media nazionale di 278 (vedi intervista a Ottavio Coriglioni, presidente Raggruppamento regionale Sanità Confindustria Campania, a pag. 12).
L'intesa Confindustria‑Sace‑Nomura non prevede soluzioni buone per tutti, quanto invece accordi locali o settoriali per definire strumenti cuciti su misura per ciascuna impresa, grazie alla collaborazione, la conoscenza sul campo e l'impegno concreto delle Territoriali di Confindustria capaci di fornire indicazioni puntuali sui prodotti e i servizi finanziari meglio rispondenti alle esigenze di credito delle imprese loro associate.
Ma non è un malcostume tutto, o solo, italiano quello di avere in dote una PA morosa che paga con ritardo le proprie fatture mandando in tilt le casse delle imprese fornitrici; anche altri Paesi registrano lo stesso fenomeno, anche se in proporzioni più contenute e meno allarmanti.
Per il nostro e per gli altri Paesi quindi una valida accelerazione allo sblocco della situazione potrebbe finalmente venire dalla Direttiva Ue, recentemente approvata, che impone alle PA di pagare i fornitori entro 30 giorni, salvo casi eccezionali che allungano il termine fino a 60 giorni (la norma interessa anche le relazioni commerciali tra le imprese private; per il comparto sanitario, invece i 60 giorni sono il tetto massimo consentito). Sempre secondo la Direttiva europea, approvata lo scorso 24 gennaio in via definitiva a larga maggioranza con 24 voti a favore e 3 astensioni, scaduti i termini fissati, diventa obbligatoria la sanzione che prevede il pagamento degli interessi di mora dell'8%, aumentati del tasso di riferimento della BCE.
Il nostro Paese, come gli altri stati membri Ue, ha tempo fino al 2013 per adeguarsi e recepire questo provvedimento che già di per sé potrebbe imporre un cambio di marcia positivo alla questione. Si stima, infatti, che la Direttiva europea potrebbe sbloccare circa 180 miliardi di euro, non poco ossigeno per le piccole e medie imprese che si ritroverebbero finalmente in cassa queste risorse e potrebbero così pensare di destinarle a interven‑
ti per migliorare la propria competitività, redditività e capacità innovativa.
L'accoglimento di questa direttiva nel nostro ordinamento sarebbe una svolta di non poco conto, anche perché per la prima volta sarebbero fissati per legge criteri come trasparenza e certezza di diritto nei tempi di pagamento delle fatture, e sanzioni per chi non si conforma alle mutate prescrizioni.
In più, si metterebbe la parola fine alle programmazioni di spesa talvolta eccessivamente "creative": passerebbero solo appalti pubblici per cui ci sono le risorse e si farebbero solo quegli acquisti già concretamente coperti. Ne beneficerebbero tutti, aziende e pubblica amministrazione.
Forse, quest'ultima avrebbe anche il maggior "compenso", quello di veder recuperata la fiducia e la
credibilità nelle sue funzioni e nei suoi servizi, negli ultimi anni ai minimi storici. Chi ha tempo, quindi, non aspetti tempo e, in attesa che la legge faccia il suo corso e che venga recepita la norma europea in Italia, la proposta comune di Confindustria, Sace e Nomura può rivelarsi davvero una buona mossa per riprendere complessivamente la strada della crescita. |