Solo 1 italiano su 4 conosce la giusta quantità quotidiana di calorie
Luciano Onder e Giuseppe Fatati
É stata presentata a Milano il 27 gennaio scorso l'indagine "Gli italiani e l'alimentazione" condotta dall'Istituto di ricerca ISPO, con il supporto di Coca-Cola Italia. Ad animare il dibattito, moderati da Bruno Vespa, Renato Mannheimer (Presidente ISPO), Andrea Poli (Direttore Nutrition Foundation of Italy), Eugenio Del Toma, Giuseppe Fatati (Presidente Fondazione ADI), Rosario Cuomo e Luciano Onder.
Lo studio evidenzia come oltre 2 italiani su 3 dichiarino di seguire un'alimentazione sana, il 67% di loro addirittura quotidianamente. Primi della classe, le donne, gli ultracinquantenni e i residenti del nord-est, con percentuali intorno all'80%. La fiducia nelle proprie conoscenze è alta, ma le competenze di base sono parziali: solo 1 italiano su 4 conosce la giusta quantità quotidiana di calorie. Renato Mannheimer ha così commentato: «L'attenzione e la sensibilità per la corretta nutrizione rappresentano un fatto di grande rilevanza sociologica.
Emergono contemporaneamente una confusione informativa ed una mancanza di conoscenza tecnica. Il risultato è che sebbene il principio della varietà sia piuttosto diffuso tra la popolazione e aiuti le persone ad adottare uno stile alimentare equilibrato, sono ancora molti i comportamenti virtuosi da migliorare, dalla pratica dell'attività fisica all'attenzione per l'apporto calorico giornaliero».
Al centro del sondaggio è stata posta l'analisi di che cosa significa seguire un'alimentazione sana. Secondo la maggior parte degli intervistati un'alimentazione appropriata deve ispirarsi a principi di equilibrio, varietà e regolarità, ma anche qualità. Ben l'87% ritiene fondamentale variare ciò che consuma, e considera superfluo eliminare un particolare alimento o bevanda, scelta considerata opportuna da un modesto 18%. Giuseppe Fatati ha aggiunto: «É interessante notare come gli italiani abbiano coscienza dell'importanza della varietà delle proprie scelte alimentari.
Nessun alimento o bevanda di per sé è in effetti responsabile del sovrappeso di un individuo. Ciò che conta è che il contributo di ogni singolo alimento o bevanda non sia eccessivo rispetto all'apporto calorico totale, che l'alimentazione sia più varia possibile e che le calorie introdotte siano in equilibrio con quelle bruciate.
Gli italiani hanno compreso quanto sia importante un tale approccio, basato non sulla privazione, ma su consapevolezza ed equilibrio».
Sono state individuate tre categorie esemplificative dei comportamenti dichiarati:
- I compensatori, un nutrito 47%, puntano sull'alternanza e sull'equilibrio tra cura per l'alimentazione e piccoli sfizi; sono soprattutto donne nella fascia d'età 18-24 e 35-44 anni.
- I gaudenti frettolosi, 35%, incuranti degli extra e propensi a saltare qualche volta i pasti. Ne fanno parte in particolare i 25-34enni e 4554enni, diplomati e laureati.
- I salutisti attenti, 18%, che poco o
nulla concedono alla propria golosità; è un gruppo, composto per lo più da ultra 40enni.
Infine, secondo questa ricerca l'informazione alimentare viene percepita come confusa: il 70% considera le notizie poco chiare e contraddittorie; il 62% ritiene che le fonti di informazione creino confusione e il 63% che diano indicazioni contrastanti a breve intervallo di tempo.
Per il 75% del campione, le singole notizie non hanno un reale valore aggiunto, come dire che dicono tutte la stessa cosa. Nonostante ciò, le informazioni veicolate dai media hanno un reale impatto in termini di scelte concrete: il 40% dichiara di ispirarsi ad esse per capire meglio come è giusto nutrirsi e un 31% ne tiene conto quando fa la spesa. Consultati e ascoltati, i media come TV e radio sono però ritenuti credibili solo dal 10% degli italiani, seguiti da giornali e riviste con un 7% delle preferenze.
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