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  Dicembre 2012

Articoli n° 02
MARZO 2011
 
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di Fabio Pascapè, Coordinatore Assemblea Territoriale NAPOLICENTRO - Cittadinanzattiva


CITTADINI e GIUSTIZIA: un dialogo da costruire

Il quadro è quello di una giustizia spesso lenta e dispendiosa, di difficile accesso, tendenzialmente criptica, qualitativamente disomogenea, farraginosa nella sua organizzazione che consente al cittadino di raggiungere l'obiettivo della tutela del diritto leso o negato solo con difficoltà

Milano, Italia. Un imprenditore racconta la sua storia. Il suo commercialista, nel 2002, omette di effettuare un versamento telematico.
Il Fisco, effettuate le verifiche di rito, richiede il versamento di 5.617 euro (il tributo maggiorato dalle penali).
La controversia si trascina sino al 2011 quando finalmente si arriva, con il supporto di un legale, alla sottoscrizione di una transazione. Risultato: il commercialista accetta di versare 5mila euro, l'avvocato chiede un onorario di 2.357 euro. Per soddisfare la richiesta del Fisco l'imprenditore deve aggiungere di tasca sua 617 euro. Se la matematica non è un'opinione, per recuperare 5mila euro il nostro eroe ha dovuto sborsare 2.974 euro al termine di un percorso durato nove anni.
Naturalmente nel racconto del nostro eroe, pubblicato da "Il Giornale" del 21 febbraio 2011, non mancano attese estenuanti, aule affollate, transazioni sottoscritte poggiandosi sul pavimento di un corridoio, fila biblica all'ufficio copie, etc.. Abbiamo detto Milano Italia ma naturalmente avremmo potuto dire Roma Italia, Napoli Italia e via citando. Dando una veloce occhiata alla "Carta dei diritti del cittadino nella giustizia" redatta e presentata da Cittadinanzattiva a novembre del 2001 nei tribunali di 27 città italiane sembra proprio che nessuno dei sette diritti in essa sanciti sia uscito immune dall'avventura del nostro eroe.
É molto probabile, infatti, che (diritto all'informazione) non abbia ricevuto un quadro informativo adeguato su spese, tempi e conseguenze dell'avvio di un percorso giudiziario tanto da consentirgli di fare una valutazione costo‑benefici.
É un dato, infatti, che l'istituzione degli URP negli Uffici Giudiziari, pur se prescritta come obbligatoria dalla legge, sconta un consistente ritardo. Quanto al rispetto della dignità, sottoscrivere una transazione appoggiandosi sul pavimento di un corridoio del tribunale è di per sé lesivo della dignità del cittadino, degli avvocati e degli operatori di giustizia in genere, oltre ad esserindicativo di una evidente inadeguatezza strutturale (diritto a strutture adeguate). Anche quanto alla celerità e alla qualità i rilievi da muovere sono molteplici e, direbbe un giurista, sono "in re ipsa".
Un quadro simile è confermato dal "II rapporto sulla giustizia in Italia" elaborato da Cittadinanzattiva Giustizia per i Diritti sulla base delle segnalazioni pervenute ad un servizio gratuito di ascolto, informazione, consulenza e assistenza istituito ad hoc presso la sede nazionale con il supporto della rete territoriale di sportelli. Come di consueto la chiave di lettura privilegiata delle segnalazioni pervenute sono stati proprio i sette diritti sanciti dalla "Carta dei diritti del cittadino nella giustizia". Il diritto all'informazione è tra i sette quello che, per il secondo anno di seguito, risulta il più invocato. In media (civile, penale e amministrativo) nel 57% dei contatti, infatti, è stata richiesta consulenza, nel 22% assistenza e, infine, nel 21% informazioni.

Le domande più comuni sono state: a chi mi posso rivolgere per..? Qual è il tribunale competente per risolvere una controversia di questo tipo? Per questo problema posso rivolgermi al giudice di pace?
Dove si trova la mia documentazione? Quanto mi costa? Quanto mi può chiedere di parcella?
Ho sempre bisogno di farmi assistere da un legale? Questa offerta transattiva è congrua?
Posso avere il risarcimento del danno derivante da emotrasfusione?
Mi hanno negato l'accesso agli atti cosa posso fare? Cosa è e come posso accedere all'autotutela?
Posso fruire del gratuito patrocinio? É possibile ottenere un risarcimento danni per l'eccessiva durata del procedimento? Ne emerge una quadro composito che mostra una situazione di complessiva "sofferenza informativa" del cittadino sia nella relazione con gli uffici giudiziari che nella relazione con i legali. Per quel che concerne il diritto al processo celere il dato emerso conferma l'esistenza di una giustizia a due velocità e, in sintonia con i dati ufficiali del Ministero della Giustizia, per concludere un procedimento civile al Sud occorrono in media 9,7 anni a fronte dei 7,1 anni del Nord.
Va detto che i dati del Ministero testimoniano un trend migliorativo per il quale nel 2008 i tempi medi risultano diminuiti di circa l'8% rispetto al 2006. Resta una litigiosità maggiore al Sud così come un'assegnazione di cause per magistrato numericamente più cospicua rispetto al Nord. Anche il diritto all'accesso risulta "sofferente" nell'indagine di Cittadinanzattiva. Il ricorso al patrocinio a spese dello stato è marginale e resta un istituto poco noto. In ambito civile, sul totale delle segnalazioni (78%), solo nell'11% dei casi i cittadini risultano essere assistiti da un difensore iscritto alle liste del Patrocinio a spese dello Stato. Medesimo discorso può farsi per l'ambito penale (solo 10%). Infine, quasi a compendiare il complessivo stato di difficoltà in cui versa il rapporto del cittadino con i servizi di giustizia, emergono i dati sul diritto alla qualità. Il quadro è quello di una giustizia spesso lenta e dispendiosa, di difficile accesso, tendenzialmente criptica, qualitativamente disomogenea, farraginosa nella sua organizzazione che, alla fine, non consente al cittadino di raggiungere l'obiettivo della tutela del diritto leso o negato. Qualche numero potrà consentirci di completare il quadro informativo.
La giustizia nel 2010 ha gravato sul bilancio dello Stato per 328 milioni di euro (0,04%). I processi pendenti al termine del 2009 in ambito civile erano 126.184, nella sezione lavoro erano 34.289, in ambito penale innanzi al giudice monocratico erano 28.180, in quello amministrativo i fascicoli pendenti in primo grado erano oltre 630mila. Gli uffici del Giudice di pace sono 1.292. Gli avvocati sono 332 ogni 100.000 abitanti a fronte di una media UE di 133 su 100.000. L'Italia è il paese dell'Europa occidentale che subisce le maggiori sanzioni (4.219.139 euro, dati 2009) dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo. Un numero su tutti: secondo la Commissione Pajno nel 2009 le norme vigenti in Italia erano 21.691. Come ha efficacemente evidenziato Mimma Modica, che coordina la Rete di Giustizia per i Diritti di Cittadinanzattiva, «quella italiana appare ai cittadini come la giustizia del "troppo": troppe sedi giudiziarie e troppi uffici di giudici di pace, troppi avvocati, troppe leggi e troppe liti. Servono riforme strutturali urgenti per risolvere i mali della giustizia italiana. Razionalizzando per liberare risorse».
Occorre dunque realizzare campagne di valutazione civica che riportino il cittadino al centro per ascoltarlo e coinvolgerlo nella definizione dei parametri qualitativi dei servizi in un processo partecipato di ripensamento dell'intero sistema che veda coinvolti tutti gli stakeholders per la salvaguardia di quello che è un vero e proprio bene comune: "la giustizia".
"II rapporto sulla giustizia in Italia" è scaricabile al link: http://bit.ly/fRgG4V.
La "Carta dei diritti del cittadino nella giustizia" è, invece, scaricabile al link: http://bit.ly/f2VUzw.




CARTA DEI DIRITTI DEL CITTADINO NELLA GIUSTIZIA

La Carta è stata redatta e presentata nel 2001, il 16 novembre, contestualmente in 27 città italiane.

1. Diritto all'informazione Ogni cittadino ha il diritto di ricevere informazioni adeguate, comprensibili e complete da parte dei diversi operatori della giustizia, siano essi avvocati, magistrati, forze dell'ordine, cancellieri o addetti agli uffici, in merito agli iter procedurali, alle spese che dovrà affrontare, ai tempi di svolgimento del procedimento e alle eventuali conseguenze.
2. Diritto al rispetto Il cittadino ha il diritto di vedere rispettata la propria dignità, sia che egli rivesta il ruolo di parte che di testimone, e di non essere oggetto di prassi e di comportamenti lesivi della sua integrità fisica, psichica, morale e sociale.
3. Diritto all'accesso Ogni cittadino ha il diritto di non essere discriminato nell'accesso alla giustizia a causa delle proprie condizioni economiche e sociali, soprattutto in relazione ai crescenti oneri per le investigazioni difensive nel processo penale e delle ingenti tariffe previste per il processo civile.
4. Diritto a strutture adeguate Il cittadino ha il diritto di utilizzare strutture adibite alla giustizia, adeguate, dignitose e funzionali per ciò che concerne l'igiene, l'ubicazione e la logistica, le suppellettili, il numero delle aule, l'accessibilità dei locali per persone disabili.
5. Diritto alla partecipazione Il cittadino ha il diritto di partecipare all'amministrazione della giustizia, così come previsto dall'articolo 102 della Costituzione, anche all'interno dei consigli giudiziari e con la promozione di azioni di monitoraggio civico circa il funzionamento del servizio e lo sviluppo di forme di interlocuzione con le autorità competenti.
6. Diritto a un processo celere Il cittadino ha il diritto di vedere rispettato il suo tempo nei confronti della giustizia e di non subire danni, dovuti alla lunghezza dei processi e delle procedure giudiziarie, in linea con i principi e i diritti sanciti al livello europeo.
7. Diritto alla qualità Il cittadino ha il diritto di usufruire di una giustizia di qualità, in quanto a risultati attesi e accettabili, a preparazione degli operatori e a correttezza delle procedure.

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