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  Dicembre 2012

Articoli n° 02
MARZO 2011
 
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PA CATTIVA PAGATRICE - 70 miliardi di euro "sottratti" alle casse delle imprese

BOCCIA: «PiÙ si allungano i crediti, piÙ si rallenta le crescita per le Pmi»

CASTELLANO: «Pagamenti garantiti con l'accordo tra Sace, Nomura e Confindustria»

RICCI: «PiÙ liquiditÀ per le aziende italiane»

CORIGLIONI: «I crediti che riguardano la "SanitÀ" rappresentano il 60% del debito complessivo della PA verso le imprese»

CORAGGIO: «I ritardi della PA penalizzano soprattutto le imprese sane»

CORIGLIONI: «I crediti che riguardano la "Sanità" rappresentano il 60% del debito complessivo della PA verso le imprese»

A dicembre 2010 la PA campana ha fatto registrare un ritardo di 745 giorni contro la media nazionale di 278

di Raffaella Venerando

Ottavio Coriglioni Presidente Sezione Sanità Confindustria e Salerno

Presidente, il nostro Paese è fanalino di coda europeo per quanto riguarda i tempi di pagamento delle forniture alle Pa; a fronte di una media europea pari a 63 giorni, quella italiana è di 186. Neanche a dirlo, quando si tratta di forniture alle Aziende Sanitarie, la Campania detiene il primato tra le Regioni ritardatarie con un "rallentamento" medio che si attesta tra i 390 e i 420 giorni, come dimostrato da un recente studio di Assosistema. È davvero così critica la situazione?

La situazione è più critica di quanto prospettato nella sua domanda. Peraltro la "sanità" è il settore dove più significativo è il ritardo dei pagamenti. Infatti il monitoraggio continuo che Assobiomedica, rappresentante dei fornitori e dei distributori di dispositivi medici ed elettromedicali, associata a Confindustria, esegue sui tempi di pagamento delle Regioni mostra come a dicembre 2010 la Campania si sia collocata al penultimo posto in Italia con 745 giorni di ritardo contro la media nazionale di 278. Peggio di noi solo la Calabria! (vedi tabella). Secondo il tavolo tecnico per la Sanità di Confindustria, il debito nazionale complessivo per la Sanità verso le imprese è di circa 42 miliardi di euro equamente distribuiti tra Nord, Centro e Sud; al Nord e al Centro la situazione è complessivamente meno grave, ma non esente da problemi, grazie alla maggiore velocità dei tempi di pagamento.

Il fenomeno del ritardo dei pagamenti innesca a cascata un circuito di allungamento dei tempi complessivi che di virtuoso ha ben poco. Succede anche nella sanità?
Le imprese in considerazione della enormità dei ritardi nei pagamenti sono costrette a rivolgersi al mercato finanziario ricorrendo prevalentemente allo strumento del factoring, sia nella forma del pro‑solvendo che del pro‑soluto. I creditori sono, inoltre, costretti anche per garantire ulteriormente gli istituti finanziari a rivolgersi al Giudice con lo strumento del decreto ingiuntivo per ottenere il soddisfacimento dei crediti spesso vecchi di anni. Gli uffici Amministrativi delle AASSLL non sono in grado di gestire il contenzioso difendendosi con sterili, quanto costose per la PA, opposizioni che hanno l'unico risultato di non soddisfare le legittime pretese dei creditori bloccando presso le tesorerie cifre più alte del reale credito di almeno il 30%, e quindi di fatto bloccano anche la gestione delle stesse AASSLL. Ovvio quindi il circolo vizioso che si è creato ASL imprese avvocati ‑finanziarie dal quale non è facile uscire e dove l'elemento debole è l'impresa.


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Ma i ritardi nei pagamenti sono dovuti anche alla (ir)responsabilità dei dirigenti coinvolti?
Quanto sta avvenendo in questi giorni dimostra inequivocabilmente la incapacità degli uffici amministrativi e legali delle Asl, salve poche eccezioni, a contabilizzare e gestire i debiti verso fornitori di servizi e di beni. Se ad esempio consideriamo che i fornitori di servizi sanitari alla persona, diagnostiche, riabilitazioni, case di cura ecc., spiccano una fattura al mese ovvero 12 fatture l'anno, non possiamo non chiederci dov'è la difficoltà a seguire i fornitori con tutto il personale amministrativo che le Asl hanno a disposizione.
I Direttori Generali prima, ed i Commissari poi, non sono riusciti in tutti questi anni ad organizzare una corretta ricognizione del debito. Il ritardo delle strutture regionali e periferiche delle AASSLL nel risolvere il debito pregresso costa alla Regione e alla collettività non meno di un milione di euro al giorno, soldi peraltro sottratti ad altre attività e ad altri investimenti.

Lo scorso gennaio però è stata approvata a Strasburgo la direttiva sulla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. La nuova norma stabilisce che la PA dovrà pagare i suoi fornitori entro 30 giorni.
Il limite sale a 60 solo nel caso di forniture per il settore sanitario. È soddisfatto di questo passo voluto a larga maggioranza e, soprattutto, è ottimista rispetto ai tempi del recepimento nel nostro ordinamento?

Non credo che le direttive comunitarie possano in concreto risolvere il problema. È necessario che ci sia una concreta assunzione di responsabilità cui deve corrispondere la sanzione per le inadempienze. Lo stesso Governo è su una lunghezza d'onda diversa; difatti introducendo la sospensione per 12 mesi delle azioni esecutive nei confronti delle aziende sanitarie in quelle Regioni sottoposte ai piani di rientro come la Campania, tutela il debitore anziché le Imprese che forniscono beni e servizi per il Servizio Sanitario; attenzione i crediti che direttamente o indirettamente riguardano la "Sanità" rappresentano il 60% del debito complessivo della P.A. verso le imprese.

Esiste una proposta specifica della sezione Sanità di Confindustria Campania per contrastare questo fenomeno così oneroso?

Sono state fatte molte proposte alla Regione per normalizzare il sistema dei pagamenti, ma si sono tutte infrante contro la incapacità delle AASSLL di certificare il credito.
Infatti circa due anni fa avevamo proposto alla Regione di rilasciare alle Imprese una certificazione dei crediti pregressi facendo zero l'anno 2009 ed organizzando un flusso costante di pagamenti in acconto con un saldo nei primi 3 mesi dell'anno successivo.
In cambio, i creditori si impegnavano a non promuovere azioni di recupero nei confronti delle AASSLL accettando formalmente i tetti di spesa, ovvero dando alle AASSLL assoluta certezza della gestione finanziaria ed economica verso i privati.
Purtroppo, come dicevo, di tali proposte non è rimasto nulla, se non i contratti nei quali le Imprese si sono impegnate a non sforare i tetti di spesa; di contro le AASSLLL non hanno rispettato i pagamenti pur ricevendo regolarmente le rimesse dal Ministero. Non solo, per il perverso meccanismo che sopra ho descritto restano bloccati presso le tesorerie delle AASSLL fondi per oltre 1,5 miliardi di euro.
Nel presente, Confindustria ha stipulato un accordo con Centro Factorig S.p.a. che consente di gestire i crediti secondo le esigenze delle singole Imprese, in forma elastica passando dal pro solvendo al pro soluto.
In attesa di un decreto Commissariale che governi il debito pregresso.
Nel futuro immediato, per immettere nuova liquidità nel sistema, intendo formulare una proposta per la dismissione degli immobili non strumentali delle AASSLL; si pensi, ad esempio, che la ASL di Salerno possiede 45 unità immobiliari per civili abitazioni a Napoli; inoltre una trasparente gestione finanziaria che metta in evidenza, per esempio, se le cifre bloccate presso le Tesorerie delle ASL sono produttive di interessi.
Tali proposte potrebbero apparire provocatorie e fini a se stesse, ma così non è, perché la vera provocazione sarebbe, in considerazione delle dimissioni del sub commissario dottor Zuccatelli, proporre che la gestione della sanità campana passasse al diretto controllo dei Ministeri eliminando in questo modo tutte le consulenze.

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