di Raffaella Venerando
Infrastrutture, tra ritardi ed inefficienze
intervista A Ennio Cascetta - Trasporto pubblico:
piÙ risorse per investimenti e gestione
intervENTO DI SILVIO SARNO - Riannodare i territori, ridare fiducia
Il territorio È la principale
risorsa infrastrutturale
INTERVENTO DI COSIMO RUMMO - Non solo infrastrutture
per la crescita del Paese
INTERVENTO DI Antonio Della Gatta - Crisi, intervenire ora
non fra dieci anni
INTERVENTO DI GIOVANNI LETTIERI - Infrastrutture: no alla dispersione delle energie
l'intervento
Crisi, intervenire ora
non fra dieci anni
Antonio Della Gatta,
Presidente
Confindustria Caserta
Caserta ha tutti i problemi dell’area metropolitana, ma non ha avuto finora la stessa attenzione che la classe politica ha riservato a Napoli, in termini di progetti e di risorse. Area che da qualche decennio è interessata, e non solo per la disponibilità di suoli industriali di cui è dotata, da una progressiva migrazione delle attività produttive dalla conurbazione metropolitana. Ma anche un’area, meglio, una provincia che, nei Piani territoriali e di sviluppo economico della Regione, è considerata “porta d’ingresso” non solo del Mezzogiorno, ma dell’area Mediterranea, cui i più avveduti guardano come mercato di sbocco. Peraltro, è sulla scorta di queste considerazioni che, a fianco di una forte vocazione industriale manifatturiera di questa provincia, è stata opportunamente ipotizzata anche la creazione di una piattaforma logistica, che non si contrappone alla prima, ma ne rappresenta anzi il naturale completamento in termini di tessuto produttivo. Dunque, non è certo la visione strategica di quest’area, che manca; così come, non manca la contezza della necessità di avviare specifici progetti infrastrutturali per assecondare le linee direttrici del modello di sviluppo ipotizzato. Si tratta, però, di elaborazioni in larga parte ancora nei cassetti delle belle intenzioni della politica, trattandosi in molti casi di progetti di massima, in taluni casi di mere ipotesi di studio, e questo nonostante se ne parli ormai forse da decenni. Grandi opere infrastrutturali di cui, alla fine - in ragione degli annosi ritardi accumulati - non se ne intravede magari nemmeno più l’utilità, oltre che l’opportunità, cancellandosi nel tempo la funzione principale di volano per cui furono immaginate. E invece sarebbe il caso di puntare decisamente su quei progetti che sono forse di minore impatto suggestivo nell’immaginario collettivo, ma di sicura efficacia per la ricaduta immediata sul tessuto economico locale e sull’ambiente. Penso al potenziamento delle reti energetiche, del sistema dei trasporti, della mobilità e intermodalità, alla bonifica dei corsi d’acqua, ai porti, ai parcheggi. Ecco, se una cosa potremmo concretamente fare in questa difficile congiuntura economica, è proprio questa: affrontare la crisi come un’opportunità per rimettere in moto l’economia provinciale attraverso opere cantierabili. Ora, non fra dieci anni. |