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  Dicembre 2012

Articoli n° 04
MAGGIO 2009
 


Inserto

DAL TURISMO AI TURISMI.
ANALISI DEL FENOMENO TURISTICO

A cura di Emanuele Salsano, Professore associato di Economia politica
Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Salerno

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Morandini:
«Le Pmi non mollano»

di Raffaella Venerando

Occorre più trasparenza, comunicazione e dialogo per costruire
una nuova cultura finanziaria che aiuti le imprese a crescere e a migliorare


intervista:

Giuseppe Morandini, Presidente Piccola Industria Confindustria

Martedì 12 maggio alle ore 15 avrà luogo in Confindustria Salerno il convegno sul tema: Imprese e Istituti di Credito, una relazione da gestire in una logica di sistema. Interverranno: Agostino Gallozzi, Presidente Confindustria Salerno; Giuseppe Morandini, Presidente Piccola Industria Confindustria; Vincenzo Boccia, Vice Presidente Piccola Industria Confindustria; Antonio Ilardi, Presidente Piccola Industria Confindustria Salerno; Marcello D’Amato, Professore ordinario di Politica Economica Università di Salerno; Francesca Brunori, Segretario Federconfidi; Antonio Muto, Vice Direttore Generale UniCredit Corporate Banking spa. In vista di tale occasione, il Presidente Giuseppe Morandini ha rilasciato a CostoZero la seguente intervista.

La piccola industria sembra finalmente centrale nel dibattito economico, peraltro non solo italiano: anche nella recente missione imprenditoriale di Confindustria, Ice e Abi in Russia, ad aprile, il presidente Medvedev ha dimostrato grande interesse per il nostro sistema delle pmi. Lei che vive sul campo e “lotta” in prima linea, ha questa sensazione di centralità?
Non posso dimenticare le parole con le quali il presidente russo Medvedev ci ha accolti al Cremlino: «…il benessere di ogni Stato, di ogni paese, poggia sulle piccole industrie». Da non credere che lo dicesse proprio a noi italiani che abbiamo un numero di imprese manifatturiere doppio rispetto a Francia e Germania messe assieme, il numero più alto d’Europa, ma che troppo spesso dimentichiamo che sono proprio le imprese il vero patrimonio di questo nostro paese. È vero, ora si parla di piccole imprese, si fanno progetti, si lanciano idee, ma si fa ancora una gran fatica a tradurre in provvedimenti operativi le tante enunciazioni. E tutto mentre dal “fronte”, quotidianamente, arrivano aggiornamenti su cali della domanda a doppia cifra, ritardi sempre più preoccupanti negli incassi, pesanti restrizioni al credito. Ma non molliamo…. Molte delle proposte che Piccola Industria ha avanzato, e che Confindustria ha fatto subito proprie, hanno avuto riscontri positivi. Il Fondo di garanzia, i ritardati pagamenti della Pa, l’innalzamento, dagli attuali 500mila a un milione di euro, della soglia di compensazione dare-avere con l’Erario sono all’ordine del giorno in ogni incontro con il Governo. L’Esecutivo deve però considerare la variabile tempo come discriminante assoluta e passare al più presto all’operatività.
Sono invece già legge gli incentivi per le aggregazioni. Alle imprese che si mettono assieme mediante fusioni, scissioni o conferimenti d’azienda viene riconosciuto un beneficio fiscale - fino a un massimo di 5 milioni di euro - sul maggior valore attribuito ai beni strumentali materiali e immateriali. Una misura che ritengo fondamentale in un momento di difficoltà come questo, in cui anche le nostre produzioni devono essere razionalizzate. L’evidente eccesso che penalizza alcuni settori va gestito, si deve avere il coraggio di andare verso un sistema produttivo più strutturato e più patrimonializzato.

Veniamo al tema del giorno: sul fronte credito come va?
Mi riconosco molto negli ultimi dati Isae che evidenziano come il 40% delle imprese dichiari difficoltà di accesso al credito e l’8% già non ne trovi più. Avevo, e ho ancora, molte aspettative relativamente agli impatti positivi sulle nostre realtà che potevano arrivare dai Tremonti-bond, denaro pubblico utilizzato per la capitalizzazione del sistema bancario e da indirizzare con grande trasparenza, anche attraverso il Fondo di Garanzia, alle imprese e alle famiglie. La ripresa ci sarà nel momento in cui imprese e famiglie potranno di nuovo contare su flussi e condizioni finanziare “normali”. Una richiesta, questa di un ritorno alla “normalità”, che è emersa nitida anche al G8 Business Summit delle imprese che Confindustria ha organizzato lo scorso venerdì (il 24 aprile, ndr.), in Sardegna. Tutti i presidenti delle Confindustrie degli otto paesi presenti, si sono detti convinti che la ripresa passa proprio da qui.

E che vuol dire tornare alla normalità? Cosa dovrebbero fare le banche?
Dimostrare come prima cosa che il richiamo al territorio che tutti gli istituti di credito stanno facendo non è una semplice operazione di marketing, ma una volontà operativa chiara, che si manifesta con la scelta di uomini che oltre alla capacità di vendere i prodotti finanziari, sappiano recuperare quella cultura del “fare banca” che ha caratterizzato la storia imprenditoriale di questo paese. In una fase difficile come l’attuale, c’è bisogno di interlocutori in grado di dare anche un’interpretazione strategica delle nostre attività conoscendone la storia, gli uomini, i prodotti, l’organizzazione. Non solo i numeri di bilancio…

A proposito di numeri di bilancio, cosa pensa di Basilea 2?
Che forse è il caso di rivedere qualche regola. Quello che è assolutamente necessario in un momento come questo è una certa flessibilità e una maggiore trasparenza sui parametri che le banche usano per decidere a chi prestare denaro e a chi no. È vero che i parametri sono quelli stabiliti da Basilea 2, ma per la parte quantitativa. Un terzo del rating viene assegnato su basi qualitative: con grande trasparenza, maggiore comunicazione, più dialogo dobbiamo costruire una nuova cultura finanziaria che aiuti le imprese della nostra dimensione a crescere e a migliorare.

Quale ruolo possono avere i Confidi?

Storicamente i Confidi hanno svolto e svolgeranno sempre un ruolo insostituibile per le nostre imprese, intermediando cifre importanti, ma non possiamo caricarli di responsabilità che non competono loro, soprattutto con la crisi che stiamo vivendo. Sono istituti fondamentali, ma non gli si può chiedere di essere l’unica soluzione ai problemi del credito.

La crisi ha colpito il Sud più che altro ve : quali pensa possano essere le prospettive?
Molte, come sono molti, validi e coraggiosi, gli imprenditori del Sud. Io ne conosco parecchi e ogni volta che scendo dalle vostre parti resto sempre stupito dalla grande voglia di fare, di non mollare mai. Certo, la crisi al Mezzogiorno più che in altri parti del paese, sta pesando notevolmente sull’economia, ma spero che proprio la crisi, soprattutto qui, dia sostanza alla forte voglia di riscatto e di rinascita che viene da queste terre. E anche qui la discriminante fondamentale è il tempo. Serve agire e serve farlo in fretta. In questo senso, una delle priorità da presidiare con la massima attenzione - ad esempio - credo sia quella dei fondi Fas. Si tratta di risorse importanti che permetteranno di aprire numerosi cantieri.
Bisogna avere però la capacità di selezionare le priorità, di concentrare queste risorse su poche opere, che siano discriminanti per il salto definitivo, invece di disperderle in mille interventi e di vanificarle, come spesso, purtroppo, è accaduto in passato.

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