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  Dicembre 2012

Articoli n° 04
MAGGIO 2009
 


Inserto

DAL TURISMO AI TURISMI.
ANALISI DEL FENOMENO TURISTICO

A cura di Emanuele Salsano, Professore associato di Economia politica
Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Salerno

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A cura dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico - Ispesl


Luca Rossi
Ricercatore, Dipartimento Tecnologie
di Sicurezza - ISPESL
luca.rossi@ispesl.it




I Dispositivi di Protezione Collettiva contro le cadute dall’alto


I DPC hanno la funzione di salvaguardare le persone da rischi per la salute e la sicurezza

L’esposizione ambientale causata da sorgenti diffuse espone tutta la popolazione attraverso il consumo di cibi contaminati, l’inalazione di aria e/o particelle contaminate, l’ingestione di suolo contaminato e l’assorbimento dermico

I lavori in quota devono essere eseguiti in condizioni di sicurezza ed ergonomiche adeguate nel rispetto delle misure generali di tutela previste dall’art.15 del DLgs 81/08 che prevede: la valutazione dei rischi; la programmazione della prevenzione; l’ eliminazione e/o riduzione dei rischi; il rispetto dei principi ergonomici; la sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è o lo è meno; la limitazione dei lavoratori esposti al rischio; l’utilizzo limitato degli agenti chimici, fisici e biologici; la priorità delle misure collettive rispetto alle individuali; il controllo sanitario del lavoratore ed il suo eventuale allontanamento in caso di non idoneità; la formazione, l’informazione e l’eventuale addestramento; la partecipazione e consultazione dei lavoratori; la programmazione delle misure per garantire il miglioramento dei livelli di sicurezza (adozione di codici di condotta e di buone prassi); le misure di emergenza (primo soccorso, antincendio, evacuazione); la manutenzione di ambienti, attrezzature, impianti e dispositivi di sicurezza.
L’utilizzo prioritario dei mezzi di protezione collettiva rispetto a quelli di tipo individuale è ribadito anche nell’art.111. Questo approccio è tanto più significativo quanto più si considera l’elevato indice di rischio a cui è assoggettato il lavoratore durante l’esecuzione di lavori in quota, attività lavorative che espongono il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2 m rispetto ad un piano stabile (art. 107 DLgs 81/08). Per la corretta individuazione dei DPC è indispensabile, dunque, la determinazione preliminare della natura e dell’entità dei rischi residui ineliminabili sul luogo di lavoro. L’individuazione dei DPC più adatti ad una realtà lavorativa dipende dalle sue caratteristiche intrinseche e dal tipo di attività che vi si andrà ad esercitare. Particolare attenzione va data alla caratteristiche strutturali dell’opera da proteggere che deve sopportare, fra l’altro, i carichi trasmessi ad essa, tramite l’ancoraggio, dai DPC. I DPC oggetto del presente articolo sono i parapetti provvisori prefabbricati e le reti di sicurezza.



Riferimenti normativi e legislativi
Vengono di seguito rappresentate le disposizioni legislative fondamentali e le norme tecniche essenziali per la individuazione, la scelta e l’uso dei citati DPC: DLgs 9 aprile 2008, n. 81; Circolare del Ministero del lavoro e della Previdenza Sociale n.13 del 20 Gennaio 1982 - Mezzi anticaduta e montaggio prefabbricati: Parte II; UNI EN 13374: 2004 Sistemi di protezione temporanea dei bordi - Specifiche di prodotto e metodi di prova; UNI EN 1263-1: 2003 Reti di Sicurezza Parte 1: Requisiti di sicurezza, metodi di prova; UNI EN 1263-2: 2003 Reti di Sicurezza Parte 2: Requisiti di sicurezza per messa in opera di reti di sicurezza.

Descrizione
Un parapetto provvisorio è costituito da un montante, un corrente principale, un corrente intermedio e un corrente inferiore.
Montante: è il supporto principale, ancorato alla costruzione, sul quale vengono collegati il corrente principale, il corrente intermedio e la tavola fermapiede.
Corrente principale: è la barriera superiore posizionata ad una altezza minima di 1 m rispetto alla superficie di lavoro.
Corrente intermedio: è la barriera protettiva tra il corrente principale e la superficie di lavoro.
Tavola fermapiede: è la barriera posta in corrispondenza della superficie di lavoro atta ad evitare la caduta del lavoratore. Generalmente è costituta da una barriera con il bordo superiore posizionato ad almeno 15 cm sopra la superficie di lavoro.
Un’altra tipologia di DPC da utilizzare per la protezione dalle cadute dall’alto è costituita dalle reti di sicurezza. Anche per esse sono necessarie alcune definizioni.
Rete: connessione di maglie.
Intelaiatura di sostegno: struttura dove viene collegata la rete che contribuisce all’assorbimento dell’energia cinetica in caso di azioni dinamiche.
Rete di sicurezza: rete sostenuta da una fune sul bordo, da altri elementi di supporto o da una combinazione di questi, progettata per fermare la caduta dall’alto delle persone.
La rete di sicurezza è dunque il sistema formato dalla rete e dalla intelaiatura di sostegno.
Le reti di sicurezza vengono divise in 4 sistemi denominati S, T, U, V, che differiscono fra loro per l’intelaiatura di sostegno dei bordi e per l’uso orizzontale o verticale. Essi sono diversi per la forma che assumono una volta installati e per la tecnica di messa in opera.
Scelta
La scelta del DPC da impiegare in una specifica opera, dipende dalla tipologia di rischio che si vuole eliminare e/o ridurre; essa deve essere effettuata dopo una attenta valutazione dei rischi. La scelta è legata anche alle modalità con cui si effettua la realizzazione, alla sua tipologia e alle sue caratteristiche. Le attività in cui si utilizzano i DPC sono quelle relative alla costruzione di edifici (solai, tetti, superfici inclinate estese) e di infrastrutture in generale (ponti, ferrovie). La scelta del DPC più adatto ad un determinato utilizzo non può prescindere dalla valutazione delle caratteristiche di resistenza della struttura di ancoraggio: questa deve essere in grado di resistere alle forze che vengono trasmesse dal DPC stesso. La scelta della tipologia di DPC più idonea ad un sito lavorativo, potrà avvenire in base a vari fattori che dipendono dal tipo di intervento come ad esempio la costruzione, la ristrutturazione e la manutenzione di un edificio.

Uso
Per assicurare il corretto utilizzo dei DPC è necessario che il lavoratore riceva l’informazione e la formazione adeguata ai sensi degli articoli 15, 36 e 37 del DLgs 81/08. I DPC devono essere correttamente installati da una persona qualificata che effettua il montaggio e lo smontaggio seguendo scrupolosamente delle procedure specifiche. A tal proposito si sottolinea come il datore di lavoro debba ottemperare a quanto disposto dal DLgs 81/08 in riferimento all’informazione (art.36), alla formazione (art.37) e all’addestramento adeguato e specifico del lavoratore sulle misure e le attività di prevenzione e protezione adottate e, quindi, sul montaggio e sullo smontaggio dei parapetti provvisori o delle reti di sicurezza. L’addestramento adeguato e specifico, effettuato da persona esperta e sul luogo di lavoro (art.37 commi 4 e 5), è necessario in quanto detti DPC vengono impiegati durante lo svolgimento di lavori in quota. L’utilizzo di tali dispositivi collettivi non esclude la necessità di impiegare DPI specifici contro le cadute dall’alto che possono risultare indispensabili in alcune fasi del ciclo lavorativo; basta pensare, per esempio, ai casi in cui il DPC non si può montare dal basso o con l’ausilio di piattaforme di lavoro oppure ai lavori su tetti a falde molto estese e/o a forte pendenza in cui il solo uso dei parapetti provvisori o delle reti di sicurezza potrebbe non ridurre i rischi dovuti all’urto del lavoratore su di essi a causa dell’energia cinetica posseduta.

Manutenzione
I DPC devono essere oggetto di idonea manutenzione al fine di garantire nel tempo la permanenza dei requisiti di sicurezza e devono essere corredati, ove necessario, da apposite istruzioni d'uso e dal libretto di manutenzione. Nei parapetti provvisori è necessario verificare periodicamente lo stato di conservazione dell’attrezzatura, ingrassando le parti di movimento come viti e perni; inoltre una buona conservazione delle parti superficiali elimina possibili pericoli derivanti da indebolimenti dovuti alla corrosione. Le reti di sicurezza devono essere piegate e riposte dentro sacchi di protezione posizionati in ambiente secco, lontano da sorgenti di calore, da sostanze aggressive come acidi, soluzioni saline, solventi, lubrificanti ed al riparo dalla luce del sole. Eventuali danni devono essere riparati dal fabbricante o da persona qualificata dal fabbricante, altrimenti l’elemento dovrà essere sostituito. Il personale qualificato deve fornire un parere vincolante al fine del riutilizzo del parapetto provvisorio riparato.

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