Turismo in Campania, le tante anime del nostro territorio
Storia, cultura, paesaggi suggestivi. La Campania ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista nell’offerta turistica nazionale e internazionale
Raffaella VENERANDO
L’intervista
MARCO DI LELLO - all’estero si promuove una campania felix
L’intervento
ANNA REA- Diffondere la cultura del turismo
L’intervista
COSTANZO JANNOTTI PECCI- Lo stato di salute
del turismo
L’intervento
ANGELO VILLANI - occorre una visione
intersettoriale
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TABELLA - Classifica delle province italiane per presenze totali e grado di internazionalità - 2004
Per la Campania il turismo rappresenta una risorsa di fondamentale importanza sotto diversi punti di vista: economico, sociale e culturale. L'offerta turistica regionale è ricca e sfaccettata come poche altre, in quanto in Campania è possibile trovare diversi tipi di turismo: culturale e termale, balneare ed enogastronomico, congressuale e religioso. Se si analizzano i dati che emergono dal Rapporto sul Turismo dell'Istat (vedi tabella a pagina 14) è possibile notare che in Campania il turismo per l'anno 2004 (ultimo dato attualmente disponibile su base regionale) ha mostrato due tendenze opposte: da un lato una crescita per la componente alberghiera, sia per gli arrivi (0,7%) che per le presenze (4,1%), dall'altro un segno negativo per il comparto extralberghiero (arrivi -2,3%, presenze -5,7%). Complessivamente, le presenze turistiche in Campania sono cresciute dello 0,7% rispetto al 2003 e sono state quasi 21,5 milioni, di cui il 67% circa per il comparto alberghiero e il restante nell'extralberghiero. Per quanto riguarda il flusso di provenienza si denota una crescita, relativamente al turismo interno e straniero, nel comparto alberghiero. Le presenze straniere sono cresciute di quasi il 7% rispetto al 2003, mentre quelle italiane del 2% circa. Per quanto riguarda il settore extralberghiero, la componente straniera mostra un calo del 7% circa, quella italiana del 5%. Al di là dell'approfondimento statistico, l'analisi del sistema regionale di offerta turistica e della sua attuale capacità di attrazione sul turismo nazionale e internazionale consente di tracciare un quadro riepilogativo sufficientemente esaustivo dei punti di forza e debolezza di questo sistema in termini sia attuali sia prospettici, confrontando l'attuale configurazione competitiva dell'offerta campana con le tendenze evolutive del mercato turistico. Occorre ribadire che la Campania presenta una capacità attrattiva estremamente versatile con una copertura, sia pure parziale e non sempre efficace sul piano competitivo, di quasi tutti i tipi di turismo che l'area mediterranea può attrarre. Questo costituisce naturalmente un punto di forza dell'offerta turistica regionale e dei suoi sottosistemi territoriali, ma nel contempo determina forti incertezze in relazione al posizionamento strategico, complicando il processo decisionale e la scelta dei “turismi” da privilegiare con i relativi strumenti di promozione. Le motivazioni prevalenti tra i flussi turistici di provenienza nazionale sono tuttora strettamente legate alla fruizione delle risorse balneari, anche se è in costante crescita il segmento del turismo culturale, orientato soprattutto alla fruizione del patrimonio archeologico e alla visita del capoluogo campano. La forte incidenza del turismo balneare si rileva, in assenza di un'indagine motivazionale sul turismo interno, dall'incrocio tra i dati statistici relativi alle località prescelte per il soggiorno e il periodo di soggiorno. La fruizione del patrimonio culturale costituisce la motivazione prevalente per una percentuale dell'incoming di provenienza extra-regionale che può essere stimata intorno al 15-20% e tende a concentrarsi nei mesi primaverili e autunnali, raggiungendo il suo apice in corrispondenza dei periodo di festività (Natale, Pasqua) e dei fine-settimana lunghi. Le motivazioni di ordine ambientale, connesse cioè alla fruizione delle aree naturali protette e dei parchi nazionali, sono invece quasi del tutto assenti come motivazioni prevalenti e marginali anche come motivazioni secondarie. In altri termini dalle indagini sin qui realizzate risulta che se la bellezza paesaggistica del contesto territoriale costituisce un indubbio fattore di attrazione per molte località turistiche della Campania (Isole, Penisola Sorrentina, Costa d’Amalfi, Cilento), la fruizione del patrimonio ambientale non viene quasi mai riconosciuta dal turista come motivante per la vacanza. Ciò è spiegabile con la scarsa fruibilità del patrimonio ambientale, in particolare dei parchi e delle aree protette della Campania, e, non di meno, alla scarsa conoscenza che i flussi turistici possiedono di questa attrattiva territoriale.
Le motivazioni prevalenti tra i flussi turistici di provenienza nazionale sono tuttora legate alla fruizione delle risorse
balneari
Fortemente in crescita risultano, invece, le motivazioni di natura eno-gastronomica. In taluni periodi dell'anno (autunno e primavera) una percentuale non irrilevante dei soggiorni turistici di breve durata presentano come motivazione prevalente la “scoperta del territorio”, definizione che cela un misto di interessi di natura culturale ed eno-gastronomica. Le motivazioni legate al benessere e alla salute sono complessivamente marginali all'interno dei flussi turistici di provenienza extra-regionale, anche se negli ultimi anni vi è stata una significativa crescita dei turismi che a questo tipo di motivazioni si rapportano. Uno stimolo allo sviluppo della domanda che in altri contesti territoriali è in forte espansione potrebbe venire da una riqualificazione delle stazioni termali da luoghi di cura a centri di benessere, ampliando e diversificando i servizi offerti e orientandoli verso nuovi segmenti di domanda. In espansione, seppure ancora quantitativamente limitate, sono infine quasi tutte le forme di turismo minori alimentate da una complessità delle motivazioni turistiche che tendono ad assumere configurazioni sempre più variabili e articolate. Sulla base delle considerazioni appena sviluppate si può affermare che le forme di turismo attualmente attratte dal sistema regionale di offerta turistica sono ampie e diversificate. La capacità di soddisfacimento, al contrario, non è sempre adeguata e varia a seconda del tipo di turismo. Uno dei fattori che caratterizza in negativo la configurazione turistica della Campania è certamente rappresentato dall'elevato livello di concentrazione spaziale della domanda: oltre il 50% del flusso turistico si indirizza verso le località turistiche della provincia di Napoli, percentuale che scende tuttavia al 44,5% se in luogo degli arrivi si considerano le presenze. In questo caso il primato spetta alla provincia salernitana nelle cui strutture ricettive i turisti italiani spendono più del 47% dei pernottamenti. La situazione muta radicalmente se la disarticolazione territoriale delle presenze viene fatta con riferimento alla sola componente alberghiera; in tal caso, infatti, la provincia napoletana mantiene la leadership incontrastata del mercato campano con un'incidenza percentuale di poco inferiore al 60%. Al di là di ogni altra considerazione comparativa, le tre province costiere - procedendo da nord a sud: Caserta, Napoli, Salerno - accolgono la quasi totalità della domanda internazionale; appena il 3% dei pernottamenti effettuati dai turisti italiani riguarda infatti le province interne (Avellino e Benevento). Preme far osservare, tuttavia, che il Casertano, nonostante le notevoli potenzialità turistiche, riesce ad attrarre poco più del 5% del flusso turistico interno e ancor meno in termini di presenze.
Per quanto riguarda i trasporti, gran parte dei turisti di provenienza extraregionale che soggiorna in Campania lo fa utilizzando un mezzo proprio (60-65%) e, di conseguenza, le vie di accesso sono quasi sempre rappresentate dai principali assi autostradali e, più in particolare, dall'A1 Milano-Napoli sulla quale si stima transiti quasi il 90% dei turisti extra-regionali. Il treno viene utilizzato da circa il 20% dei turisti che soggiornano nelle località della Campania; la sua incidenza è particolarmente elevata nel segmento del turismo culturale non organizzato e, più limitatamente, nel turismo balneare con particolare riguardo per quei flussi che si indirizzano verso quelle destinazioni servite da treni a lunga percorrenza o da speciali servizi di collegamento (vedi le località del Cilento). Solitamente il treno, forse a ragione della scarsa intermodalità che si registra tra i sistemi di trasporto pubblico in Campania, assume una rilevanza maggiore quando il turista muove da una grande città del Centro-Nord e intende esaurire il proprio soggiorno in un'unica località turistica. L'aereo rappresenta invece il principale mezzo di trasporto per circa il 15% del flusso turistico interno. Il suo utilizzo è relativamente maggiore nel segmento del turismo d'affari, anche se negli ultimi anni è cresciuta la percentuale del segmento “culturale” che si è servita di questo mezzo di trasporto per raggiungere le località turistiche della Campania. Una percentuale complessivamente marginale - stimabile attorno al 5% - è data dai turisti che per raggiungere la Campania hanno utilizzato il trasporto navale.
Il segmento del turismo culturale rappresenta per l’Italia e l’Europa una grande opportunità ancora inespressa
Va detto, tuttavia, che proprio i porti turistici della Campania costituiscono la porta di accesso di un flusso considerevole di “turisti”, che pur non utilizzando - se non marginalmente - le strutture ricettive di questa regione, fruiscono del suo patrimonio paesaggistico e culturale e di ogni altro servizio utile al soddisfacimento dei propri bisogni. La domanda turistica tende a concentrarsi nel periodo estivo (giugno-settembre) con estensioni più o meno marcate nei mesi ad esso antecedenti (maggio-aprile) o successivi (ottobre). Il livello di concentrazione temporale che si registra in Campania, con riferimento al turismo interno, non si discosta da quello nazionale; l'incidenza del periodo estivo assume infatti un valore prossimo al 62% rispetto al 65% medio italiano. Le differenze attengono sostanzialmente alla diversa ripartizione delle presenze turistiche all'interno dei due periodi. In Campania presentano un'incidenza relativamente più elevata i mesi di giugno e settembre; quest'ultimo, in particolare, assume un peso di poco inferiore a quello che si registra per il mese di luglio. Allo stesso modo nel periodo che va da ottobre a maggio, mentre a livello nazionale le presenze appaiono tendenzialmente equidistribuite, in Campania tendono a concentrarsi sugli estremi: aprile e maggio, da una parte, e ottobre, dall'altra. La permanenza media dei turisti nelle strutture ricettive della Campania si colloca al di sotto della media nazionale. In realtà le differenze regionali che si registrano sul fronte della permanenza media tendono ad essere il riflesso di tre diversi ordini di fenomeni: l'incidenza del turismo d'affari, in genere caratterizzato da permanenze più brevi; l'orientamento turistico del sistema regionale di offerta; la mobilità turistica sul territorio. Il binomio cultura-turismo è senza dubbio sempre più centrale per attrezzare un'offerta competitiva ed efficace. Le analisi più autorevoli confermano che il segmento del turismo culturale rappresenta per l'Italia e l'Europa una grande opportunità che non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità. Proprio per questa motivazione sembra importante sottolineare l'esigenza di innescare un processo innovativo capace di “mettere in rete pubblico e privato” - ciascuno per quanto di propria competenza - al fine di realizzare un disegno strategico che poggia le sue basi sulla ricchezza del territorio. Inoltre, la Campania è meta di un flusso turistico internazionale che negli ultimi anni si è mantenuto attorno a una media di oltre 1,8 milioni di arrivi nel complesso delle strutture ricettive. Un risultato che, se rapportato al totale dei turisti stranieri che transitano annualmente nelle strutture ricettive italiane, porta a stimare la quota di mercato della Campania in un valore prossimo al 5%. Tale posizione competitiva muta sostanzialmente, e in senso positivo se, in luogo degli arrivi, si considerano le presenze turistiche. Tale differenza discende dalla più elevata permanenza media che caratterizza il turismo di provenienza internazionale in Campania. Il fenomeno, oltre che da fattori connessi all'indirizzo turistico-ricettivo dell'offerta regionale, è determinato dalla minore accessibilità (costo/distanza) della Campania nei confronti dei flussi turistici internazionali - soprattutto in relazione ai livelli di accessibilità che si registrano con riferimento alle altre principali regioni turistiche italiane. I livelli di intermediazione sono mediamente molto elevati e al di sopra della media nazionale, anche per quel che attiene i flussi turistici di provenienza comunitaria. La maggiore incidenza del turismo organizzato è dovuta ad un insieme di fattori che può essere così sintetizzato: la minore accessibilità delle aree turistiche regionali da parte del turismo internazionale; le condizioni di sicurezza del contesto socio-territoriale e l'immagine di mercato; la composizione tipologica della domanda internazionale; la configurazione dell'offerta turistica campana e la mancanza di servizi al turismo non organizzato. In relazione ai problemi di accessibilità va innanzitutto segnalato che la distanza dalle aree di irradiazione turistica, mediamente più elevata di quella che si riscontra con riferimento alle regioni concorrenti dell'Italia centro-settentrionale, riduce fortemente l'incidenza del turismo non organizzato su gomma; segmento di domanda che in altri contesti turistici costituisce una parte non indifferente della domanda internazionale. Più in generale, ad inibire il turismo non organizzato sono l'inadeguatezza dei sistemi pubblici di trasporto alle diverse scale territoriali e la scarsa integrazione che si registra tra le diverse reti cinematiche.
L’intermodalità dei trasporti pubblici costituisce un fattore critico di successo per attrarre turisti internazionali
L'intermodalità dei trasporti pubblici costituisce infatti un fattore critico di successo per attrarre segmenti internazionali di domanda. Altro fattore che contribuisce a ridurre l'incidenza del turismo non organizzato è lo scarso livello di sicurezza che caratterizza le aree turistiche regionali e, più ancora, la percezione assai negativa che si ha all'estero della situazione socio-territoriale del Mezzogiorno e, nello specifico, dell'area metropolitana di Napoli con la quale la Campania viene spesso identificata. Non bisogna dimenticare che per la maggior parte dei segmenti turistici (in particolare nuclei familiari e anziani) una condizione di rischio, quando non incide sulla scelta della destinazione, induce quasi sempre a preferire il viaggio di gruppo e l'utilizzo di un mezzo collettivo al viaggiare da soli e con mezzi propri. Come si è avuto modo di analizzare con riferimento alle condizioni di accessibilità della regione, il problema criminalità costituisce, al di là della sua reale dimensione socio-territoriale, un fattore di debolezza dell'offerta turistica campana e ne riduce le potenzialità attrattive, soprattutto con riferimento a quei segmenti più esposti al rischio. La situazione è resa ancor più problematica dall'orientamento turistico-ricettivo del sistema regionale d'offerta e dalla capacità attrattiva che questo mostra di avere nei confronti dei diversi segmenti di domanda. L'offerta turistica campana mostra una maggiore capacità competitiva su segmenti di domanda che sono soliti avvalersi dell'intermediazione dei tour operator, acquistando pacchetti turistici del tipo “all inclusive”; mentre è tendenzialmente più debole su quei segmenti che, al contrario, prediligono il “turismo fai-da-te” o, quanto meno, un livello minimo di organizzazione esterna (pacchetti turistici aperti). Per tutte queste ragioni occorre puntare, con maggiore organicità e sistematicità, sullo straordinario patrimonio archeologico, artistico, culturale, ambientale, paesaggistico, enogastronomico di cui la Campania è così notevolmente dotata. É necessario riuscire a creare una grande rete capace di interconnettere tante piccole micro-reti locali: network di servizi principalmente, ma anche reti di infrastrutture; reti di siti archeologici e culturali. Si pensi, per esempio, a tanti siti definiti “minori” spesso ingiustamente esclusi dai grandi flussi di viaggiatori. Occorre, quindi, un grande sforzo per “mettere a sistema” un comparto come quello turistico che resta un riferimento centrale per la nostra economia, tanto più in una fase difficile e delicata come quella che stiamo attraversando. Ma tutto questo potrebbe non bastare. Centrale resta il ruolo delle Autonomie Locali, chiamate a rivitalizzare il tessuto socio-economico tenendo conto principalmente delle istanze provenienti dal basso. Favorendo, cioè, il materializzarsi di progettualità in sintonia con le caratteristiche strutturali, storiche e culturali di singole aree e comprensori. É proprio questa - se vogliamo - l'Italia di qualità alla quale indissolubilmente deve fare riferimento ogni tentativo di imporre sui vari e differenti mercati internazionali il “made in Campania” così tanto giustamente decantato. Tecnici, esperti e pubblici amministratori hanno evidenziato che è necessario porsi l'obiettivo di una maggiore funzionalità della macchina burocratico-amministrativa, nel rispetto del principio di sussidiarietà. In questo contesto resta centrale la piena attuazione dei Sistemi Turistici Locali. Le Regioni, dal marzo 2001 ad oggi, hanno adottato orientamenti e linee di azione assai diverse fra di loro in materia di Sistemi Turistici Locali, dando luogo ad un panorama nazionale quanto mai variegato e disomogeneo, per quanto attiene le norme, le procedure nonché le concrete attuazioni. Da qui scaturisce l'esigenza di ribadire con urgenza la necessità che tutte le Regioni adottino misure legislative capaci di mettere ordine nella normativa, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e delle indicazioni contenute nella legge 135/2001, soprattutto laddove si indica nei Sistemi Turistici Locali, promossi dagli enti locali e dai soggetti privati, il nuovo modello di governance del settore. Diventa, quindi, fondamentale che le Regioni adottino idonee iniziative nel rispetto delle competenze e del ruolo delle Province e dei Comuni, istituendo, laddove non ancora attivati, sedi permanenti di concertazione delle politiche per il turismo con la partecipazione delle Province e dei Comuni, oltre che degli operatori privati. Il Governo centrale dovrà impegnarsi a procedere al rifinanziamento della legge 135/2001, assicurando risorse al settore del turismo, sia per accompagnare lo sviluppo dei Sistemi Turistici Locali sia per favorire le capacità competitive dell'industria turistica italiana su scala internazionale.
Per creare nuova occupazione è necessario procedere ad una seria politica di formazione professionale
Questa tipologia di impostazione tecnico-amministrativa, ma essenzialmente politica, assume un senso particolarmente significativo se la si applica tenendo conto dello scenario internazionale che vede l'Italia in crisi di competitività. Il turismo nel suo complesso vive un momento difficile: dopo l'11 settembre 2001 e con il perdurare di crisi e conflitti estremamente gravi, oltre che di fronte ad eventi naturali assolutamente sconvolgenti, sono cambiati gli scenari internazionali e, di conseguenza, i maggiori riflessi negativi sono stati avvertiti in un comparto fondamentalmente legato alla mobilità delle persone. In tale contesto sono mutate le strategie dell'offerta: il mercato di riferimento anche per il turismo culturale non può più essere esclusivamente quello internazionale, diventa strategica anche la domanda interna perché legata a sistemi di mobilità considerati e percepiti dal consumatore finale non a rischio. La paura di volare si è trasformata in una imprevista implementazione del trasporto su ferro, via mare e naturalmente su gomma. Reti di mobilità che vanno assolutamente migliorate anche per attrarre visitatori dall'estero e in particolar modo dagli Stati confinanti con l'Italia. Per queste motivazioni i riflettori si sono riaccesi con sfumature e prospettive diverse sui sistemi locali di offerta turistica: in estrema sintesi sotto le spinte dei processi di integrazione globale, in qualche modo mutati o rallentati, la dimensione locale è chiamata a ridefinire la propria identità. É il momento di puntare su nuovi meccanismi di relazione tra periferie e centro. Con un problema in più: evitare che le identità restino nebulose e indefinite. Evitare di cadere nel solito errore degli ultimi anni quando la proposta locale si è impantanata nel localismo dell'offerta. Al contrario: il localismo della proposta si deve integrare con la globalità del marketing. La necessità è tanto più forte quanto più il mercato interno appare destinato a concorrere in maniera agguerrita per intercettare flussi mai passati sul proprio versante. Il territorio, quindi, non può essere considerato semplicemente un prodotto vendibile, né tanto meno un'entità passiva da immettere su un mercato che risponde a rigide regole di concorrenzialità. Il territorio è un'entità complessa, composta da attori, risorse e relazioni che è necessario valorizzare partendo dal suo spirito, dalla sua vocazione. É in questo senso che si può parlare di marketing territoriale: l'attivazione, cioè, di un processo che coordina risorse e attori sociali orientandoli alla creazione di valore aggiunto per le diverse categorie che sul territorio insistono: cittadini, residenti, imprese locali, imprese non locali. La verità è che bisogna ricorrere ad una specifica strumentazione per l'incentivazione e lo sviluppo dell'imprenditorialità turistica. Non è più sufficiente fare leva quasi esclusivamente sugli incentivi: è ora di avviare una seria politica di programmazione che premia non solo chi investe, ma anche chi propone offerte innovative.
Cultura, turismo e ambiente: è su questo terreno che si affronta la sfida per il reale rilancio del Mezzogiorno e dell’intero Paese
É chiaro che per creare nuova occupazione, oltre che determinare le migliori condizioni per attrarre investimenti, è necessario procedere ad una seria politica di formazione e riqualificazione professionale. Occorre raccordare in maniera sempre più qualificata e funzionale il mondo della scuola con quello del lavoro, costruendo ogni percorso possibile per facilitare l'ingresso nella popolazione attiva delle nuove generazioni. Formazione e occupazione, un binomio, dunque, che deve costituire una costante all'interno delle progettualità legate al turismo culturale, privilegiando naturalmente l'incentivazione di nuova imprenditorialità e favorendo l'attivazione di risorse finalizzate al recupero e alla valorizzazione, in termini di intrapresa economica, di beni e di edifici in mano pubblica. Il più alto valore aggiunto del nostro Paese è costituito, dunque, dal territorio che di fatto è la sola grande infrastruttura funzionale allo sviluppo. Lo Stato nelle sue articolazioni centrali e locali è chiamato, quindi, a prendere atto di tale realtà e dovrà promuovere un vero e proprio sistema di coordinamento operativo in grado di rendere sempre più funzionale il livello organizzativo, amministrativo e decisionale, prevedendo un'adeguata dotazione finanziaria. Efficienza ed efficacia amministrativa da parte del pubblico, creatività, managerialità e determinazione sul versante del privato, iniziative e disegni condivisi per costruire un modello di crescita diffusa e di qualità. Essere capaci di realizzare questo modello, potrà conferire la certezza di raccogliere notevoli risultati anche in termini di miglioramento del livello di qualità della vita.
Cultura, turismo, ambiente: è su questo terreno che si affronta la sfida decisiva per il reale rilancio del Mezzogiorno e dell'intero Paese.
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