Il tempo della giustizia
di Vito Salerno
Alfredo Greco
Il Procuratore della Repubblica
Alfredo Greco fa il punto su cause, corresponsabilità e possibili cure per i mali del sistema giudiziario
La giustizia penale è un male necessario; se supera i limiti della necessità resta solo il male
Nella moderna sede del Tribunale di Vallo della Lucania, abbiamo incontrato il Procuratore della Repubblica, Alfredo Greco, per analizzare lo stato di crisi del pianeta giustizia.
Procuratore, non crede che la lunghezza dei tempi della giustizia possa rappresentare per alcune aziende un incentivo a operare nell'illegalità?
Certo che rappresenta un incentivo. È necessario mettere a punto una linea comune e far convergere le problematiche della categoria imprenditoriale con quelle della giustizia. Bisogna venire a capo in maniera definitiva delle cause dei tempi lunghi della giustizia. I media in generale non si sono mai preoccupati di analizzare le vere ragioni di questa condizione tragica del sistema giudiziario, che ci porta a dover affermare che, oggi, la giustizia non esiste o arriva con enorme ritardo quando oramai non è più utile per nessuno, facendo addirittura perdere il ricordo di chi ha sollecitato l'intervento giudiziario, e, peggio ancora, compromettendo irrimediabilmente, proprio per il tempo trascorso inutilmente, interessi economici. Infatti, dopo dieci o quindici anni, credo che serva veramente a poco vedersi riconoscere un diritto. Per capire le vere cause di questo stato di cose bisogna compiere uno sforzo di astrazione dal quotidiano. La giustizia è stata affondata deliberatamente e dolosamente e per questo motivo non può funzionare. Nel corso degli ultimi decenni si è legiferato in modo da scaricare sulla magistratura una serie di problematiche che non avrebbero dovuto interessare direttamente il momento giudiziario. Tutti gli organismi di controllo sono stati aboliti o messi in condizione di non funzionare di modo che il cittadino, e l'imprenditore tra essi, è stato costretto a rivolgersi esclusivamente alle istituzioni giudiziarie. In secondo luogo, tutte le volte che il Paese ha vissuto un'emergenza, questa è stata affrontata dal legislatore delegando la materia alla magistratura. Di esempi se ne possono fare tanti: il problema della casa, dell'evasione fiscale, i conflitti sociali. Migliaia di leggi poi sono state elaborate e chiuse con clausole penali pensando, in questo modo, di poter garantire il rispetto delle disposizioni. Così, invece di provare a individuare soluzioni diverse, si è semplicemente finito per dare alla magistratura dei compiti e delle funzioni che non le spettavano. Il risultato è stato che tutte le difficoltà e le problematiche di qualsiasi sorta giungono sul tavolo della Procura della Repubblica. Questa mole di impegni ne ha provocato il soffocamento, impedendo alla Procura stessa di interessarsi di quelle che sono le materie di estrema ratio, cioè di stretta competenza della giustizia. A tal proposito sarebbe il caso di ricordare che deve essere monito per tutti noi l’insegnamento del giurista tedesco Klaus Roxin: «La giustizia penale è un male necessario; se supera i limiti della necessità resta solo il male».
Quali sono stati gli errori e le responsabilità della magistratura nel determinare tale stato?
Nel momento in cui il legislatore ha delegato alla magistratura la risoluzione di problemi di ordine sociale, purtroppo questa ha accettato tale modo di procedere, irrispettoso del fondamentale principio della divisione dei poteri. Ci ritroviamo quindi con una miriade di disposizioni e una legislazione speciale infinita che rende praticamente impossibile garantire la tanta agognata ”certezza del diritto”. Dobbiamo riscontrare che si è sempre più affermata la filosofia del panpenalismo esasperato, fondata sull'idea che tutto è reato; ciò in uno stato di diritto certamente non è pensabile nè tantomeno accettabile; e ciò è avvenuto anche a causa dell’intervento non sempre informato e non sempre corretto dei mezzi di informazione. Anche sul piano procedurale si è intervenuto in modo dissennato, producendo un sistema di procedura penale frammentato e confuso con tempi esasperati di conclusione dei procedimenti. I rimedi poi, posti in essere soprattutto nell'ultima legislatura, sono stati peggiori del male, perché, come si suol dire, si è finito con il buttare via il bambino con l'acqua sporca. Teniamo infine sempre presente che, accanto alle disfunzioni di un sistema penale, corrono parallele quelle del sistema civile, che soffre di problemi analoghi.
Ma allora come ne usciamo? Quale percorso occorre oggi intraprendere?
Registriamo da anni un'atavica scarsità di risorse e uomini. Come è noto, altri reparti delle amministrazioni dello Stato sono pieni zeppi di personale in esubero, dipendenti che, sono convinto, potrebbero essere riqualificati per svolgere la loro attività all'interno delle istituzioni giudiziarie senza procurare costi aggiuntivi per le stesse, essendo già retribuiti da altri enti. Inoltre, per far funzionare meglio questa macchina c'è esigenza di maggiore managerialità all'interno del pianeta giustizia; in altre parole di quella mentalità propria degli imprenditori. Se un soggetto dispone di una buona capacità organizzativa riesce senz'altro a rendere più efficiente il servizio offerto. Oggi come oggi, tuttavia, non è assolutamente possibile pensare di dare una risposta di giustizia, nonostante l'impegno dei singoli. Non sono, quindi, più procrastinabili interventi seri e razionali. Abbiamo bisogno di procedure snelle e maggiormente comprensibili, per non continuare a penalizzare le tante aziende virtuose che devono subire la concorrenza scorretta di quelle imprese che approfittano della lentezza dei tempi della giustizia. È importante, inoltre, qualificare i professionisti, a partire dagli avvocati ai quali sono affidate le sorti economiche e di libertà di un cittadino o di un'azienda; bisogna formare in modo adeguato i magistrati e non pensare solo a legislazioni punitive nei loro confronti.
In che modo le diverse espressioni della società civile possono supportare questo cambiamento?
Innanzitutto recuperando fiducia nell'azione della magistratura che, d'altra parte è vero, va anche da questa conquistata. Il sistema giudiziario, infatti, deve aprirsi finalmente in modo chiaro alle diverse componenti della società civile. È necessario favorire maggiori incontri per comprendere le reciproche esigenze, confrontandosi anche su temi molto complessi. Insomma maggiore fiducia della società civile verso la giustizia e, di converso, meno cultura del sospetto da parte di quest'ultima. |