Lavorare allo sviluppo pacifico dell’Area Euro-Mediterranea
Vittorio
PARAVIA*
Investire in conoscenza è necessario
per la sopravvivenza delle imprese
La competitività di un’area dipende dagli investimenti che politica, imprese e finanza convogliano sui fattori di sviluppo
La formazione manageriale, la ricerca scientifica e il trasferimento di tecnologie sono gli strumenti fondamentali per valorizzare il capitale umano di un territorio, potenziare l'infrastruttura delle conoscenze e dei servizi e migliorare le condizioni di vita delle comunità. Attrattività e competitività di un'area dipendono dagli investimenti che le istituzioni politiche, le imprese e la finanza sono in grado di convogliare sui fattori di sviluppo.
Il gap di attrattività e competitività della nostra regione, del suo sistema imprenditoriale e infrastrutturale, dipende anche dal ritardo con il quale si è presa coscienza - non sappiamo se piena o ancora superficiale - del problema che qui viene amplificato dalla presenza di altre condizioni di demarketing territoriale: i livelli insufficienti di sicurezza e il degrado urbano e ambientale.
La SDOA lavora dal 1999 su questi argomenti, le ricerche dell'I.T.A.T. (Istituto per il Turismo e l'Analisi del Territorio) e del L.I.S.I.L. (Laboratorio per l'Innovazione del Sistema Imprenditoriale Locale), sono state apprezzate in Italia e all'estero e la Scuola è stata invitata ai lavori della conferenza su "Management Education nell'Area Euro-Mediterranea" organizzata dall'Isida di Palermo, istituzione formativa aderente ad Asfor, in occasione delle celebrazioni del cinquantenario della fondazione.
Il riconoscimento nazionale e internazionale (la Conferenza si terrà in lingua inglese per la partecipazioni di istituzioni estere) premia il rigore scientifico che ha contraddistinto l'attività di ricerca, ma contemporaneamente lascia l'amaro in bocca per la difficoltà incontrata a rifinanziare la ricerca socioeconomica e culturale dopo l'esaurirsi del contributo iniziale del Ministero (M.I.U.R.).
Per questo motivo ci siamo chiesti incidentalmente se la comprensione sull'importanza della ricerca applicata alla diffusione della conoscenza fosse piena o soltanto di facciata da parte delle istituzioni locali e se, aggiungiamo, le nostre imprese sono effettivamente consapevoli che uscire dalla dimensione locale rappresenta una condizione di sopravvivenza piuttosto che di miglioramento degli standard competitivi. Se consideriamo la realtà locale, le due domande assumono un profilo retorico, ma siccome i tempi della storia e la velocità dei cicli economici sono incalzanti, ci sentiamo di lanciare una decisa e pacifica chiamata alle armi, sperando che gli imprenditori raccolgano la sollecitazione e comincino a riservare, magari associandosi, una quota del budget annuale all'investimento in conoscenza.
Una risposta positiva potrebbe aprire nuove prospettive alla collaborazione interaziendale, cosa di cui abbiamo fortemente bisogno, e soprattutto avviare nuovi processi di internazionalizzazione per molte produzioni locali. Ma verso quali mercati dirigere le attenzioni? E con quali strumenti conoscitivi? Proviamo a rispondere attingendo dalle esperienze realizzate.
L'area Euro-Mediterranea è centrale nelle strategie di sviluppo economico e di pacificazione politica e sociale dell'intero pianeta, perché qui si gioca la partita più importante: armonizzare le differenze culturali e religiose in funzione della crescita pacifica dei popoli. Questo significa smussare gli aspetti dicotomici nei rapporti tra occidente e mondo arabo e contribuire a scongiurare lo scontro tra civiltà. Pertanto, le imprese che individuano nella crescita internazionale la strategia vincente, devono guardare all'area Euro-Mediterranea, ripensando la propria mission e considerando sullo stesso piano il business e l'integrazione culturale. Si potrebbe realizzare un circuito virtuoso che alla competitività delle imprese aggiunga l'attrattività del territorio per gli investitori. Così possiamo confidare che la nostra regione diventi la piattaforma mediterranea di collegamento tra la nuova Europa e il mondo arabo e mediorientale, che spesso è disegnato con i tratti minacciosi del fondamentalismo, ma che per noi rappresenta una grande opportunità.
Il contributo che la SDOA può dare al processo è illustrato nella struttura del paper che sarà presentato a Palermo, esso è articolato in due sezioni: la prima si sofferma su elementi di teoria e definisce i contenuti di attrattività, competitività e scambio; la seconda presenta lo stato dell'arte degli interventi di sistema e dei progetti formativi in corso.
I contenuti teorici sono la sintesi delle ricerche realizzate nell'ultimo quinquennio dai laboratori scientifici interni. Il modello teorico ha l'obiettivo di contribuire al dibattito sulle strategie di marketing territoriale e sulla definizione dei modelli di rete locale e di integrazione sovranazionale (Glocal Development Approach). Per il momento le ricerche hanno consentito di progettare percorsi formativi nuovi per preparare i giovani a lavorare nell'impresa con un orientamento proattivo e innovativo. I due progetti formativi che costituiscono il laboratorio sperimentale di questa impostazione strategica sono: il Master Internazionale del Turismo (MIT) e il Co.I.Ma. (Commercio Internazionale e Marketing).
La sperimentazione formativa è integrata da relazioni internazionali, infatti, parallelamente alla prima edizione del Co.I.Ma., è stata attivata una collaborazione istituzionale con il Ministero della Cultura degli Emirati Arabi Uniti per la realizzare in Italia di programmi formativi interculturali per studenti arabi. La SDOA, infine, ha partecipato all'organizzazione della prima edizione dell'UEA-Italy Economic Partnership Forum, evento ideato per sviluppare relazioni commerciali e di investimento tra i due paesi. La SDOA mette a disposizione questa strumentazione teorico-pratica, augurandosi che sia un valido supporto ai processi di innovazione gestionale e organizzativa delle imprese locali che operano o intendono avere relazioni commerciali e finanziarie con Golfo Persico e Paesi Terzi Mediterranei.
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