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“La Collezione Francesco De Maio” in bella mostra a Giffoni
Suggestioni mistiche nell’esposizione dei gioielli della famiglia De Maio-Cassetta
Tre secoli di storia ben rappresentati da caponcelli, brocche, ciotole, riggiole di produzione vietrese, napoletana e siciliana
Vito PINTO
Non è avvenimento consueto, ma da qualche tempo capita spesso che imprese economiche percorrano le strade della cultura per mostrare il loro patrimonio artistico. Qualche anno fa il Banco di Napoli mise in mostra le opere pittoriche facenti parte del suo patrimonio. E l'impegno per l'arte della FIAT, della Olivetti e di tante altre imprese italiane di grande respiro, e non solo in termini di sostegno, ma anche di grossa promozione e conservazione del patrimonio artistico, quale la ristrutturazione di monumenti o di edifici di interesse culturale, è una chiara testimonianza che nel nostro Paese non è difficile fare impresa economica e, insieme, impresa culturale.
In questo filone si inserisce la mostra "La Collezione Francesco De Maio", nata da un'idea di Patrizia Famiglietti, che la famiglia De Maio-Cassetta ha voluto allestire nella ristrutturata ex chiesa di San Francesco di Giffoni Valle Piana. Già questo recupero architettonico ed artistico è un chiaro esempio di come ben si può impiegare il danaro pubblico, non solo recuperando al patrimonio dell'uomo un bene, ma fruendone in modo adeguato e consono alla sua struttura, ancora così carica di suggestioni francescane e mistiche.
Per rendere vivo, ad un anno e mezzo dalla scomparsa, il ricordo di Francesco De Maio, si è così pensato di mettere in mostra una parte del patrimonio storico della famiglia, che, tra l'altro, Francesco De Maio e la moglie Vincenza Cassetta hanno cercato, acquisito e conservato in trent'anni di ricerche.
E trattandosi di ceramiche, settore nel quale la famiglia De Maio e Cassetta sono da secoli presenti, non può neanche più parlarsi di "collezione", cioè di raccolta per il gusto di possedere, ma di preservazione di una memoria storica che altrimenti, per proprie peculiarità, sarebbe andata dispersa. Ecco allora messi in esposizione, ordinatamente allineati in piccole bacheche per periodo di produzione, per fabbriche, per tipologie, quegli oggetti della quotidianità che nel tempo hanno anche variato la loro funzione, modellati e nati per il piacere dell'arredo, riggiole - dal settecento in poi - che raccontano di palazzi e cappelle nobiliari, di ricche confraternite e chiese.
Tre secoli di storia sono ben rappresentati da caponcelli, brocche, ciotole, riggiole di produzione vietrese, napoletana e siciliana (S. Stefano di Camastra), e durante i quali hanno operato artisti e maestri ceramisti a tutto campo come Guido Gambone, Andrea D'Arienzo, Giovannino Carrano, Giuseppe Cassetta, Enzo Rispoli, nonché produzioni delle fabbriche ICS, MACS, Avallone, CAS, Pinto, RIFA, Di Lieto ed Ernestine.
Non pochi sono i pezzi importanti che la famiglia De Maio-Cassetta ha voluto mettere in esposizione e di notevole interesse appaiono anche gli "acquarelli di bottega", quell'insieme di carte dipinte riproducenti gli oggetti prodotti dalla C.A.C. (Ceramica Artistica Cassetta) negli anni 1940-1950. Trattasi, in pratica, di un catalogo della produzione, che veniva realizzato a mano, usando colori ceramici, non avendo la possibilità di stampare un catalogo a colori.
Il percorso storico nel mondo della ceramica proposto in questa mostra dalla famiglia De Maio-Cassetta è quanto mai interessante, soprattutto perché, nel rispetto di un ruolo aziendale e senza invasioni di campo, si porta all'attenzione di un vasto pubblico non solo "i gioielli di famiglia", come ha scritto Gianni De Maio nella presentazione, ma soprattutto si dimostra la preziosità di un patrimonio culturale salernitano che a Vietri sul Mare ha costruito una civiltà ceramica.
Curatore della mostra
“La Collezione Francesco De Maio” |