Energia: per le imprese costi ancora alle stelle
Cristiana COPPOLA
Se in tutta Italia è difficile realizzare le grandi opere, da noi lo è ancora di più, specialmente in campo energetico
I cittadini campani pagano la benzina più cara d'Italia; questo, al di là dei motivi finanziari, forse è la spia di un problema più grande, che riguarda la politica energetica nel suo complesso. Il deficit energetico elettrico campano è vertiginoso; meno del 20% dell'energia elettrica che utilizziamo per usi civili o industriali è prodotta in regione e tutto il resto è acquistato fuori, pagandolo ben più caro di quanto costerebbe producendolo nel nostro territorio. Il costo dell'energia elettrica per usi industriali da noi è circa il 15% superiore alla media italiana, che a sua volta è superiore del 27% rispetto agli altri paesi dell'UE. Intanto i consumi crescono del 2% all'anno e il deficit di potenza generativa previsto al 2010 è di 2800 MW, corrispondente ad una necessità di installare circa 3400 MW. Le Linee Guida regionali hanno l'obiettivo di azzerare il deficit elettrico corrispondente al fabbisogno dell'anno 2010, con almeno il 25% di potenza generata da fonti rinnovabili e assimilate. Gli indirizzi prevedono lo sviluppo di fonti rinnovabili endogene, il miglioramento dell'efficienza di utilizzazione, il miglioramento dell'efficienza degli impianti esistenti e delle reti di trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica, lo sviluppo della cogenerazione e, ovviamente, la realizzazione di nuovi impianti termoelettrici. Per ridurre e azzerare il differenziale di costi e qualità con il resto del Paese è indispensabile adeguare e completare la dotazione infrastrutturale energetica regionale: strutture di produzione, stazioni e reti di trasporto. Al momento però sono in costruzione nuove centrali o potenziamenti delle esistenti solo per circa 1200 MW e la Qualità del Servizio Elettrico (trasporto e distribuzione) resta insoddisfacente, con buchi di tensione e interruzioni soprattutto nelle aree industriali delle zone interne della regione. Tutto ciò determina una sofferenza notevole nelle imprese.
Confindustria è ben conscia di questi problemi e ritiene che occorra programmare il futuro energetico con maggiore incisività. Non è un'utopia pensare ad un Piano Energetico Regionale che possa trasformare questa terra da importatrice ad esportatrice di energia e leader nazionale per energie alternative installate.
La realizzazione delle grandi turbogas a ciclo combinato e la cogenerazione diffusa, supportate dalla costruzione di un'infrastruttura fondamentale quale un Rigassificatore, insieme alla creazione di una rilevante Filiera Agroenergetica e a un forte impulso programmatico all'energia eolica e alla fotovoltaica, possono nel medio termine portarci all'eccellenza. Il sistema confindustriale in Campania oltre a promuovere l'aggregazione di Consorzi di Acquisto che consentano alle PMI di affrontare il libero mercato con maggiori capacità contrattuali; a monitorare la Qualità del Servizio Elettrico, a supportare le imprese nel Risparmio Energetico, intende sostenere un'azione di Monitoraggio dello stato di avanzamento delle nuove strutture ed infrastrutture energetiche, al fine di contribuire alla rimozione delle cause di ritardo delle realizzazioni. Se in tutta Italia è difficile realizzare le grandi opere - pensiamo ad esempio alla TAV in Piemonte - da noi è laborioso e complicato all'ennesima potenza, specialmente in campo energetico e nel campo dei rifiuti. Nel mondo, ed in altre regioni italiane, dai rifiuti si ottiene energia, in Campania dai rifiuti si ottiene solo puzza. Tutto ciò è inaccettabile. Ci si oppone alla realizzazione dei termovalorizzatori e delle centrali termoelettriche, ma anche alle installazioni eoliche e perfino alla gestione privata del ciclo delle acque.
Le Istituzioni devono affrontare meglio il compito di informare in modo chiaro le popolazioni che abitano le aree interessate dalla costruzione di opere infrastrutturali, con una interlocuzione costante con gli opinion leaders e con importanti azioni di comunicazione verso la cittadinanza. Bisogna sconfiggere il famigerato effetto Not In My Backyard (non nel mio cortile!). Tutto il sistema confindustriale regionale deve collaborare affinché le problematiche vengano affrontate, spiegate e risolte su basi tecniche razionali, contro ogni demagogia opportunistica.
Presidente Confindustria Campania
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