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  Dicembre 2012

Articoli n° 7
agosto/settembre 2006
 


Inserto

Autorità per l’energia elettrica e il gas
Alessandro Ortis

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CONFINDUSTRIA CAMPANIA

l’intervista A Andrea cozzolino - FACCIAMO LUCE SULLA POLITICA ENERGETICA DELLA CAMPANIA

l’intervista A Sandro fontecedro - la demagogia ostacola i buoni investimenti

l’intervENTO A Luciano morelli - comunicare con efficacia

l’intervENTO A Alessandro clerici - quale politica energetica? No nucleare?

Energia: qual È la formula giusta per una “bolletta” competitiva?

Bisogna attivarsi per raggiungere una significativa autonomia energetica sul medio termine, evitando così di cadere vittime di possibili periodi
di crisi energetica

a cura di Umberto DE MARTINIS, Roberto BELLUCCI SESSA, Paolo MINUCCI BENCIVENGA

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Accanto alle politiche strategiche europee e nazionali è necessario individuare una politica energetica locale, tenendo conto dell'attribuzione data alle regioni sulle competenze in materia di pianificazione energetica. Il settore energetico da elemento limitante per la competitività e la crescita economica e sociale delle regioni meridionali, può essere esso stesso un'occasione di sviluppo industriale per questa parte del paese. Per governare tale processo è però necessario intervenire sulle fasi di programmazione e attuazione delle proposte. Occorre verificare nell'ambito della politica di sviluppo energetico regionale quali siano gli interventi di sviluppo industriale sostenibile da promuovere e quali possano essere da un lato le possibilità di meccanismi di premialità e/o sanzionatori nell'uso dei finanziamenti pubblici e dall'altro d'incentivazione ai sistemi di project financing, per chi opera nel campo delle infrastrutture energetiche.
Il contesto di riferimento internazionale
Circa l'80% dell'energia consumata nel mondo deriva dall'impiego di fonti fossili; il resto da fonti nucleari, idroelettriche e rinnovabili. Gli scenari tendenziali sino al 2020 confermano sostanzialmente la ripartizione attuale. La Comunità Europea, accanto alle politiche di sensibilizzazione sugli aspetti ambientali, ha varato un vasto piano di rinforzo delle infrastrutture energetiche per garantire la diversificazione delle fonti e quindi una maggior sicurezza degli approvvigionamenti: in merito al gas naturale vi è l'esigenza di aumentare il numero e la qualità delle vie di importazione; quanto al sistema elettrico occorrerà realizzare nuove strutture e infrastrutture per poter realizzare una migliore e più efficace distribuzione del carico elettrico durante la giornata. In quest'ottica sono stati varati numerosi progetti cui l'Italia meridionale è interessata da punti di ingresso di reti elettriche e metanodotti che tendono a migliorare le grosse vie di transito. Ciò per un duplice motivo: il primo legato al superamento del problema della sottocapacità produttiva, programmando meglio la realizzazione di nuove centrali; il secondo risiede nella possibilità di vettoriamento di energia elettrica da centrali dell'Est Europeo, godendo di tariffazioni vantaggiose dovute alla differenza di fuso orario.
La situazione in Italia: la struttura delle disponibilità e degli impieghi
Nella tabella 1 si riportano le disponibilità e gli impieghi finali dell'energia nel nostro Paese relativi all'anno 2004, contabilizzati in Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). In sintesi risulta che gli impieghi finali sono pari a 143 Mtep su un consumo di 195 Mtep di fonti primarie; la differenza la fa l'industria dell'energia che assorbe 52 Mtep. La dipendenza energetica dall'estero dell'Italia è dunque decisamente marcata con l'85% dei consumi complessivi. La dipendenza petrolifera dall'estero è pressoché totale, con un discreto ventaglio di Paesi fornitori. La dipendenza di gas dall'estero è altrettanto significativa (70% dei consumi globali) con una forte concentrazione di Paesi fornitori (Algeria e Russia). Per quanto riguarda la produzione elettrica la situazione è la seguente: circa il 70% dell'energia elettrica viene prodotta attraverso ciclo termoelettrico, principalmente olio combustibile e gas; il 15% deriva da importazioni (Francia e Svizzera); circa il 13% idroelettrico; il resto da fonti rinnovabili (geotermico, RSU, eolico, ecc.). Non priva di conseguenze è anche l'attuale tendenza che porta alla conversione delle centrali elettriche da olio combustibile a gas. Attualmente in Italia il gas naturale arriva quasi esclusivamente via gasdotto (91% dell'importazione), soprattutto da Algeria e Russia, poiché mancano quasi del tutto gli impianti di rigassificazione; tali impianti consentono infatti l'attracco e lo scarico delle navi metaniere costituendo un'alternativa ai gasdotti. La possibilità di una buona capacità di rigassificazione consente una maggiore libertà nell'approvvigionamento e metterebbe al riparo da repentine interruzioni nelle forniture da gasdotto.
L'organizzazione del mercato nazionale dell’energia
L'obiettivo del processo di liberalizzazione dei mercati dell'energia elettrica e del gas in Italia si colloca in un contesto più generale di integrazione e armonizzazione delle strutture e dell'organizzazione dei sistemi di servizi nei vari Paesi europei. Il percorso contrastato della storia energetica italiana, accanto all'obsolescenza del parco termoelettrico e alla gravosa politica fiscale dei governi succedutisi, ha determinato che attualmente le tariffe energetiche siano tra le più penalizzanti in Europa, particolarmente per il settore industriale.
L'Autorità per l'energia elettrica e il gas
La L. 481/95 ha istituito l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, organo preposto alla regolamentazione ed al controllo del mercato elettrico italiano, in posizione di indipendenza e autonomia rispetto al Governo, eccetto che in ambito di programmazione economico-finanziaria. L'Autorità ha la finalità di garantire la promozione della concorrenza e dell'efficienza nei settori dell'energia elettrica e del gas, assicurando adeguati livelli di qualità dei servizi e garantendo gli interessi di utenti e consumatori; le sue principali competenze riguardano tariffe, qualità del servizio, separazione contabile e amministrativa, verifica e controllo; reclami e istanze, risoluzione di controversie, garanzia di informazioni e trasparenza.
Le strategie energetiche italiane per lo sviluppo sostenibile
L'Italia è storicamente un Paese con bassa intensità energetica. Ciò dipende però essenzialmente dalla tipologia di struttura industriale, a non elevato assorbimento energetico, dal clima favorevole e dalla tassazione da sempre gravosa su molti prodotti energetici più che da un'intrinseca efficienza dei processi. Nel seguito si riporta sinteticamente lo stato dell'arte delle opzioni energetiche italiane in tema di sostenibilità ambientale.
Efficienza energetica - Il legislatore ha introdotto un meccanismo di mercato per incentivare l'utilizzo di tecnologie efficienti, basato sullo scambio di titoli che attestino il risparmio energetico conseguito (Titoli di Efficienza Energetica, TEE, di dimensione unitaria pari a 1 tep).
La cogenerazione - La cogenerazione (produzione combinata di calore ed elettricità) rispetto alle centrali termoelettriche classiche, che hanno rendimenti fra il 35 e il 45%, può portare a rendimenti addirittura intorno al 90%.
Energia idroelettrica - Esclusa la realizzazione di nuove grandi dighe, per il loro impatto ambientale e sociale, si può pensare a interventi per migliorare le loro "performance ambientali". Una potenzialità residua rimane anche per piccole centrali ad acqua fluente.
Energia solare - I programmi annunciati, "Comuni Solarizzati" (70.000 mq di pannelli termici) e "Diecimila Tetti Solari" (10.000 impianti fotovoltaici), risultano modesti e inadeguati per colmare il grave ritardo rispetto agli altri Paesi europei. Per quanto riguarda il solare termico basti pensare che in Italia risultano installati appena 180.000 mq di pannelli contro i 2.000.000 della Germania. L'energia solare fotovoltaica ha compiuto enormi passi verso costi accettabili sul mercato ed è giunta ad un costo do 0,30-0,50 euro/kWh, (il costo medio attuale dell'elettricità prodotta da centrali tradizionali è di circa 0,05 euro/kWh); essa ha quindi bisogno di incentivi per accelerare la sua maturazione economica.
L'energia solare termica - Gli usi finali termici a bassa temperatura rappresentano l'8,5% dei consumi energetici dell'industria, il 65% del commercio e del terziario, ben l'85% dei consumi domestici e il 23,1% di quelli agricoli; questa fonte energetica può dunque fornire un enorme contributo nella sostituzione di combustibili fossili, soprattutto nel Mezzogiorno. Se solo si coprisse con il solare termico il 50% di tutti gli usi termici di bassa temperatura, si potrebbe coprire con questa fonte oltre il 15% degli usi finali di energia del nostro Paese.
Energia eolica - L'energia eolica per la produzione di elettricità è attualmente l'unica fonte rinnovabile realmente competitiva con le fonti fossili tradizionali; per siti con velocità media di 7,5 m/s il costo dell'energia eolica è infatti di circa 0,05 euro/kWh con aerogeneratori di grande taglia. Tali impianti presentano tuttavia un non trascurabile impatto paesaggistico.
Biomasse - Le biomasse costituiscono un'altra opzione in alcuni casi già economicamente competitiva (Biodiesel, legno vergine, rifiuti agricoli e forestali, rifiuti animali e residui agricoli). Le biomasse, formandosi attraverso la fotosintesi, costituiscono un serbatoio di energia solare che si riproduce con continuità e nei tempi brevi dei cicli biologici.
Energia geotermica - Nel 2000 nel nostro Paese questa fonte ha prodotto, dai 626 MW di potenza installata, 4.705 GWh, pari a circa l'1,8% del totale. L'Italia grandi potenzialità, in particolare distribuite nella fascia appenninica tosco-laziale-campana.
Idrogeno - Non può essere considerato una fonte primaria in quanto non si trova allo stato puro in natura, ma può essere prodotto a partire da combustibile fossile o acqua; diventerà una fonte rinnovabile quando si troverà un sistema economico per ottenerlo dall'acqua, utilizzando una fonte energetica rinnovabile.
Energia dai rifiuti - Dai rifiuti si possono ottenere, oltre al recupero di materiali da riciclare quali (ferro, metalli, vetro, plastica), con ulteriori trattamenti il CDR (Combustibile da Rifiuti) e un fertilizzante conosciuto col nome di "Compost". Per quanto riguarda la combustione da CDR, le tecniche nell'incenerimento sono abbastanza mature da garantire il controllo degli inquinanti più pericolosi (cloro e fluoro). Sebbene l'incenerimento dei rifiuti costituisca un vantaggio energetico rispetto allo smaltimento in discarica, va sempre fatta una valutazione dell'energy embodied ovvero della convenienza di riutilizzare il potere calorifico residuo del materiale piuttosto che risparmiare l'energia per la sua produzione, riciclandolo.
Energia nucleare - L'Italia ha un territorio fortemente antropizzato per cui una scelta di sviluppo del nucleare può essere presa in considerazione solo sul lungo termine e in presenza di un quadro politico di riferimento ampio e duraturo. Dati i bassissimi costi marginali del kWh prodotto per via nucleare e dato che una significativa autonomia energetica bisogna realizzarla per i prossimi quindici anni, è auspicabile che vengano riprese in considerazione almeno ipotesi di centrali in cavità o bunkerate.
Scenario tendenziale
Consumi energetici: le previsioni del Map
Le previsioni dei consumi e dei fabbisogni energetici italiani fino al 2020 evidenziano gli elementi di criticità per il Paese in termini di sicurezza degli approvvigionamenti e delle forniture, di diversificazione delle fonti, di dipendenza estera e di rispetto dei vincoli ambientali. In particolare l'evoluzione del fabbisogno energetico nazionale è prevista con una crescita media annua dell'1,38% tra il 2005 e il 2020, rispetto alla crescita media annua dell'1,23% avutasi negli anni 1991-2004, che lo porterà così dai 195,5 Mtep nel 2004 ai 243,6 Mtep nel 2020, passando per i 212 nel 2010, nonostante un'intensità energetica continuamente decrescente. A partire dal 2015 il gas diventerà la principale fonte energetica, coprendo nel 2020 oltre il 40% dell'intero fabbisogno, seguito dal petrolio (37,1%) e dalle fonti rinnovabili (circa 10%). La dipendenza dell'Italia dagli idrocarburi (ca 84%) farà rimanere pressoché immutato il problema della sicurezza degli approvvigionamenti. In merito al gas naturale vi è l'esigenza di aumentare numero e qualità delle vie di importazione a causa del continuo incremento dei consumi. Quanto al sistema elettrico, dopo il necessario superamento del problema della sottocapacità produttiva, occorrerà comunque poter realizzare nuove strutture e infrastrutture per una migliore e più efficace distribuzione del carico elettrico durante la giornata. Infine il Map raccomanda anche interventi sulla domanda, con elementi strutturali e di medio-lungo periodo, oltre all'avvio del processo di trasformazione del nostro Paese in uno snodo europeo di distribuzione energetica.
Politiche regionali e interventi programmati in Campania
La Campania importa oltre l'81% dell'elettricità che consuma e la domanda è in continua crescita, con un tasso medio intorno al 2÷3%. A fronte di una domanda elettrica di 18 TWh, la Campania ne produce 5, importando i restanti 13. La produzione locale proviene essenzialmente dai circa 1500 MW di termoelettrico installato, che erogano servizi di punta ovvero funzionano nelle ore diurne (circa 3 in media al giorno). Il resto proviene dall'idroelettrico di Presenziano (Caserta), che in realtà è un impianto di accumulazione e pompaggio. Per quanto riguarda i progetti di nuove centrali sono al via libero finale dal Ministero dell'Ambiente quelli per la costruzione di centrali di grandi dimensioni, rispettivamente di 400-800-1200 MW per un totale di circa 3000 MW installati. A questi si dovrebbero aggiungere altri grandi impianti un po' più arretrati nell'iter di approvazione. Per quanto riguarda gli interventi di sviluppo della rete elettrica da parte di Terna (Rete Elettrica Nazionale) possono così riepilogarsi: "Benevento-Foggia" (+500 MW capacità produttiva liberata); "Matera-Napoli S.Sofia" (+1000 MW di capacità produttiva liberata e con minori perdite di rete; "Monte Corvino (SA) - Benevento" (+1200 MW di capacità produttiva liberata e minori perdite di rete);"Stazione area pedemontana Vesuvio" (maggiore sicurezza di alimentazione nell'area Salernitana e minori perdite): allo stato è in corso l'attività di concertazione con la Regione per individuare i siti.
La politica regionale
Nelle more dell'approvazione di un Piano Energetico Regionale, la Regione Campania ha approvato con delibera n. 4818 del 25/10/2002 le "Linee guida in materia di politica regionale e sviluppo sostenibile nel settore energetico". In particolare nel documento si prevede il pareggio tra consumo e produzione di energia elettrica entro il 2010, oltre agli interventi nel settore dei consumi e della produzione orientati alla tutela dell'ambiente, salute e sicurezza pubblica; è prevista l'individuazione di aree omogenee per l'energia, nell'ambito delle quali possa sussistere un equilibrio tra consumi e produzione, e per l'individuazione di corridoi infrastrutturali (linee elettriche, metanodotti, ecc.). Nel documento vengono indicate le linee di indirizzo in merito alle tipologie di intervento: sviluppo di fonti rinnovabili endogene; contenimento della domanda mediante miglioramento dell'efficienza negli usi finali; miglioramento dell'efficienza nella trasformazione dell'energia negli impianti esistenti; miglioramento dell'efficienza delle reti di trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica; sviluppo delle cogenerazione, con particolare riferimento alla realizzazione di impianti di tagli inferiore a 50 MW elettrici; realizzazione di nuovi impianti termoelettrici a copertura del deficit elettrico corrispondente al fabbisogno dell'anno 2010; copertura attuata con almeno il 25% di potenza generata da fonti rinnovabili e assimilati.
Analisi tendenziale dei flussi energetici
Analisi della domanda - Il punto di partenza è rappresentato dal bilancio regionale per l'energia elettrica relativo al 2000, e dai due scenari di crescita tendenziale della domanda (“Alta Crescita” e “Bassa crescita”) sviluppati da ENEA, Università di Salerno e Napoli nell'ambito degli Studi preliminari per l'elaborazione del Piano Energetico Regionale della Campania.

Analisi della produzione: contributo degli impianti alimentati da fonti non convenzionali
Relativamente alla produzione di energia elettrica da fonti non convenzionali, sono state assunte le seguenti ipotesi di variazione al 2010 rispetto ai valori dell'anno 2000: fonte idroelettrica: incremento di circa 60 GWh/anno (+15%); biomasse: incremento di circa 150 GWh/anno (+240%), corrispondente ad una potenza di nuova installazione di circa 30 MW elettrici complessivi; fonte eolica: incremento di circa 500 GWh/anno (+150%), corrispondente ad una potenza di nuova installazione di circa 300 MW complessivi; solare fotovoltaico: incremento di circa 15 GWh/anno (+200%), corrispondente ad una potenza di nuova installazione di circa 8 MW complessivi; rifiuti: nuova produzione circa 850 GWh/anno, corrispondente ad una potenza di nuova installazione di circa 180 MW elettrici complessivi, secondo quanto previsto dal Piano Regionale di Smaltimento Rifiuti; cogenerazione distribuita (impianti di taglia inferiore a 50 MW elettrici): incremento di circa 1000 GWh/anno (+150%, stima approssimativa), corrispondente ad una potenza di nuova installazione di circa 200 MW complessivi; cogenerazione da decompressione di metano da stazioni ad alta pressione (da quantificare); geotermico diffuso, applicazioni di impianti a pompa di calore endogena. Complessivamente, l'incremento di potenza installata ipotizzato per gli impianti alimentati da fonte rinnovabile supera i 350 MW, cui si aggiungono i 180 MW della termovalorizzazione dei rifiuti e i 200 MW della cogenerazione distribuita, per un totale di oltre 730 MW.
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Analisi della produzione: contributo degli impianti termoelettrici di nuova installazione
La provincia di Salerno presenta un deficit rilevante, tra i 600 e i 700 MW, mentre quella di Napoli il più elevato: tra 1100 e 1400 MW, circa a fronte di un deficit regionale complessivo compreso tra i 2500 e i 2700 MW. L'aggregazione dei territori provinciali in bacini omogenei, previsti nelle Linee guida, deve certamente fare riferimento, tra gli altri, a fattori oggettivi quali la contiguità geografica e l'elevato grado di integrazione fra i tessuti economico-produttivi e sociali dei diversi territori, aspetto particolarmente rilevante per le aree del casertano e del napoletano, nonché lo sviluppo sul territorio delle infrastrutture di trasporto per l'energia elettrica ed il gas naturale. Una possibile aggregazione in macro-aree è quella che nasce dall'aggregazione dei territori delle province di Napoli e Caserta e quelli delle province di Benevento ed Avellino, lasciando a sé stante quello della provincia di Salerno. Il deficit stimato per l'area AV-BN va dai 250 ai 320 MW circa, mentre, per l'area CE-NA, tale valore è compreso tra 1520 e 1770 MW. Ovviamente, non ci sono variazioni per quanto concerne la provincia di Salerno e la regione nel suo complesso.
Le proposte regionali e interregionali di Confindustria
La disponibilità di energia a basso costo va coniugata con uno sviluppo socio-economico eco-sostenibile e compatibile con l'ambiente. Un modello di sviluppo equilibrato può essere quello che prevede la realizzazione di alcune grosse centrali a ciclo combinato, molte centrali di autoproduzione di tipo cogenerativo, da insediare in distretti industriali, di vecchia e di nuova realizzazione, e una forte incentivazione di energia da fonti rinnovabili che, oltre a soddisfare i bisogni di utenze di piccola e media potenza, siano in grado di stimolare iniziative industriali a forte contenuto innovativo. É necessario, però, premettere che lo scenario del raggiungimento del saldo energetico regionale o del Mezzogiorno, passa attraverso una migliore capacità di trasporto delle reti elettriche, delle reti di metano e della ricettività industriale di alcuni porti. Tale necessità nasce dal fatto che la Comunità Europea ha in corso di programmazione, in accordo con tutti i Paesi europei e quelli del Mediterraneo, una vasta azione di programmazione per la realizzazione di reti energetiche che interessano anche il Mezzogiorno. Accanto a tale progetto, nel quale è coinvolto il CESI ed il Ministero dell'Industria, è previsto anche un potenziamento della portualità per l'approdo di navi metaniere. Gli scenari che si stanno configurando devono essere armonizzati per costituire occasioni di sviluppo industriale intorno alle infrastrutture energetiche da realizzare. Il Mezzogiorno non può perdere quest’occasione in tutti i suoi aspetti, che possono così riassumersi: ricerca di prodotto e di sistema; trasferimento e innovazione tecnologica (formazione per l'attuazione dei cicli di produzione di apparati e apparecchiature per le Energie Rinnovabili); sviluppo delle attività legate al settore elettromeccanico e delle attività dipendenti dalle trasformazioni energetiche (termovalorizzazione); sviluppo dei settori di indotto a sostegno della logistica (terziario termofrigorifero) e dei settori di trasformazione e riutilizzo dei materiali di recupero (distretti industriali per l'attuazione di filiere per il recupero dei metalli e materiali da rifiuti e successiva lavorazione); sviluppo di attività di terziario avanzato legate all’energia e all’ambiente (servizi di trading, ancillari, di dispacciamento e gestione carichi, servizi di "alert" per la sicurezza di funzionamento). Ciascuno di questi aspetti meriterebbe un approccio progettuale per definirne le finalità, ma non è difficile individuarne le potenzialità. Si tenga poi conto del fatto che sia dai Paesi dell'Est e quelli del Magreb, tutto il Mezzogiorno sarà attraversato da reti primarie di energia da interconnettere con l'esistente. In tale ambito alcuni collegamenti sono in corso di realizzazione o di progettazione, mentre la capacità di trasporto attuale di energia è in via di saturazione. Sono auspicabili studi per una riconversione o un potenziamento delle reti esistenti per aumentarne la capacità di trasporto. Una possibilità, nel medio termine, è l'uso di riconversione in corrente continua di alcune dorsali primarie, per le quali non è necessario attendere i tempi lunghi normalmente connessi con il rilascio delle autorizzazioni. Bisogna procedere alacremente per avere una significativa autonomia energetica sul medio termine, per essere al riparo anche da possibili e reiterati periodi di crisi energetica dovuta all’instabilità dei mercati e ai conflitti con i Paesi detentori delle risorse fossili. Vanno, pertanto, attuate, nel breve termine quelle iniziative atte a ridurre perdite e sprechi di energia, incentivando la produzione diffusa, l'autoproduzione, le diverse forme di cogenerazione. Vanno poi incentivati: i processi virtuosi di produzione di energia da biomasse che vedano salvaguardato il territorio e il recupero dei terreni agricoli abbandonati, e le quote di produzione di biocombustibile da utilizzare per autotrazione e per uso termico e cogenerativo. Bisogna, infine, promuovere azioni di sostegno ai progetti dimostrativi che integrano processi ad alto valore aggiunto e, quindi, capaci di assorbire gli attuali alti costi dei kW termici ed elettrici oggi associati alle fonti alternative.

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