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  Dicembre 2012

Articoli n° 7
agosto/settembre 2006
 


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Alessandro Ortis

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Cambia la rappresentanza imprenditoriale

costozeroEly SZAJKOWICZ
A disposizione deIle imprese italiane
sempre più informazioni per conoscere adeguatamente nuovi processi e mercati

Guardano sempre più a sud dell'Europa per lo sviluppo delle loro aziende i competitors europei delle imprese italiane: questo sta determinando una netta revisione delle politiche degli organismi imprenditoriali internazionali, modificandone anche la rappresentanza e il grado di rappresentatività. Tale fenomeno è indubbiamente legato alla spinta impressa dal processo di internazionalizzazione che, per quanto riguarda le aree geografiche a sud del Mediterraneo, negli altri Paesi europei è più avanzato rispetto all'Italia anche per l'eredità mutuata dalla passata epoca di presenza coloniale. Per il mercato regionale europeo la rappresentanza degli organismi imprenditoriali ha come punto di riferimento l' UNICE - Union of Industrial and Employers' Confederations of Europe. Creata nel 1958, l'UNICE ha rappresentato fino ad oggi la più importante e rappresentativa organizzazione degli imprenditori, il cui obiettivo è promuovere gli interessi professionali comuni delle imprese rappresentate e agire perché queste coordinino le loro politiche europee. Analoghe esigenze si stanno ora presentando per mercati regionali diversi da quello europeo. Segnali forti in tal senso arrivano sia per i mercati del Nord Africa e del Medioriente che per il resto del Continente africano, vale a dire un'area geografica che va dalla Libia al Sudafrica. Nel febbraio 2006 Confindustria ha aderito all'UMCE, la Confederazione delle
Confindustrie mediterranee, che si prefigge lo scopo di essere l'interlocutore sudmediterraneo dell'UNICE (cfr. CostoZero, 5/2006), seguita a ruota nell'aprile scorso dai greci della FIG-SEV. Un processo simmetrico è quello che si sta verificando anche per i mercati africani, su cui agisce la lobby imprenditoriale dell'EBCAM-European Business Council for Africa and the Mediterranean, che raggruppa le associazioni imprenditoriali del settore privato dell'UE attive in Africa e nel Mediterraneo, ha sede a Bruxelles e rappresenta una capacità di investimenti di oltre cinque miliardi di euro e più di quattro milioni di addetti. Nato a seguito di un processo evolutivo che dal 1973 lo ha portato, dall'iniziale struttura denominata Gruppo dei Sette e poi BCEAM, ad assumere la sua nuova veste e denominazione nel dicembre 2005, l'EBCAM sta attraversando negli ultimi mesi una fase di profonda trasformazione, legata alla nomina a Rappresentante Permanente presso la UE di Fernando Matos Rosa, personalità di spicco a Bruxelles per essere stato lungamente alla guida del CDE, l'Istituzione dell'Unione Europea creata per lo sviluppo delle PMI nell'ambito dell'Accordo di Cotonou con i Paesi ACP-Africa, Caraibi, Pacifico. Sempre nei primi mesi del 2006 ha avuto luogo inolcostozerotre l'ingresso di un nuovo membro nazionale, la danese Dansk Industri, che ha accresciuto la già maggiore rappresentatività specifica dell'EBCAM sull'area rispetto all'UNICE. Come per l'UMCE si è poi verificata quest'anno per la prima volta la presenza della Grecia, per ora in qualità di osservatore, all'Assemblea Generale dell'EBCAM che si è svolta in giugno a Lisbona sotto la Presidenza portoghese, secondo il principio di rotazione annuale nell'incarico. Al di là del naturale processo evolutivo delle organizzazioni, di per sé ininfluente rispetto alla politica aziendale del singolo imprenditore, negli ultimi tempi si sta evidenziando un consolidamento della strutturazione degli interessi degli imprenditori europei su mercati generalmente ritenuti rischiosi o poco interessanti dagli imprenditori italiani solitamente orientati a ragionare in termini di singoli mercati nazionali. Viceversa l'imprenditore che valuti l'interesse aziendale ad allargare i confini geografici della sua attività, nella valutazione dei mercati limitrofi siano essi Sudmediterranei o Subsahariani o del Vicino Oriente, per queste aree deve superare l'approccio di tipo one on one rispetto al singolo mercato nazionale per considerare piuttosto ciascun mercato nazionale come parte di mercati regionali o di zone di libero scambio, poiché da tempo i paesi dell'area impostano le loro politiche di sviluppo e commerciali secondo una logica di alleanze economiche che li sta portando ad organizzarsi in grandi mercati regionali. Questo è infatti l'approccio con cui tedeschi, francesi e inglesi lavorano, e che ora stanno facendo proprio anche la Cina e l'India, delocalizzando sempre più in Africa e rafforzando la loro presenza commerciale. Tale fenomeno sarà accelerato dal nuovo processo di mise a niveau del Continente africano, supportato da un lato dalla nuova Strategia dell'UE per l'Africa (con i relativi fondi messi a disposizione) e dall'altro dall'abbandono da parte dei Paesi del Continente della logica degli aiuti per quella dello sviluppo endogeno. Il sistema industriale italiano è rimasto peraltro piuttosto cauto rispetto a queste evoluzioni, causa anche l'informazione tradizionalmente orientata all'aiuto e alle conflittualità che indubbiamente tuttora persistono nel Continente. Viceversa è una informazione obiettiva e operativa, da utilizzare non come informazione-comunicazione ma come strumento di lavoro quella che deve essere messa a disposizione delle imprese italiane, per ridurre al massimo il rischio imprenditoriale e al contempo individuare i mercati di sviluppo aziendali.
Questo è quello che intendiamo in Assafrica & Mediterraneo quando ripetiamo che sempre più nel DNA delle imprese il tradizionale binomio capitale-lavoro dovrà essere sostituito da conoscenza-informazione. Sarà infatti la conoscenza dei processi e dei mercati il vero navigatore d'impresa nei prossimi anni.

Responsabile
Informazione e Comunicazione Assafrica & Mediterraneo-Confindustria

 

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