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La concorrenza passa da una chiara politica energetica nazionale, capace di colmare il ritardo infrastrutturale
Franco RISI
Si parte! il Governo comincia le prove per liberalizzare i mercati protetti, servizi, assicurazioni, professioni, banche ed energia. La partenza è incoraggiante, anche se i cambiamenti prospettati sono di piccola entità e palesemente rivolti ai fronti più deboli, tuttavia la speranza e l'augurio che tutti noi facciamo al nuovo Governo è che si vada avanti e si arrivi a liberare il Paese da monopoli, lobbies e corporazioni varie, capaci di arrecare tanto danno al sistema Italia.
Il processo di liberalizzazione del mercato elettrico italiano é iniziato con l'emanazione del D.Lgs. N. 79/99, il Decreto Bersani, che ha recepito nel nostro ordinamento la Direttiva Comunitaria 96/92/CEE. Oggi, a distanza ormai di sette anni, non si vedono risultati in termini di qualità e di prezzi; cosa è accaduto, o meglio, cosa non è accaduto?
Il Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro Bersani, il 9 giugno scorso, ha approvato un disegno di legge sul settore energetico: con esso pone l'accento sugli aspetti della diversificazione delle fonti, il rilancio delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico, la sterilizzazione dell'iva sui prodotti petroliferi e le infrastrutture di settore. Sarà sufficiente? Nel nuovo ordinamento la produzione, l'importazione, la vendita e l'acquisto di energia elettrica sono attività libere e questo ha avviato la graduale apertura alla concorrenza. Un mercato liberalizzato si basa su tre condizioni: una domanda libera di scegliere, un'offerta concorrenziale, un accesso alle reti garantito a condizioni di parità fra operatori. A noi sembra evidente che fin quando non vi sarà una chiara politica energetica, che preveda un mix equilibrato delle fonti, fossili e rinnovabili, che superi i problemi strutturali, ed infine incentivi in maniera convinta la produzione di energia da fonti rinnovabili, nessun operatore economico potrà innescare una reale competizione sulla qualità e sui prezzi.
Oggi il Paese non può non superare queste contraddizioni, deve sconfiggere il partito del "non nel mio giardino" e dotarsi di impianti capaci di colmare il gap infrastrutturale energetico; deve inoltre analizzare con grande attenzione i dati relativi alla dispersione di energia dovuta al trasferimento della stessa dal sito di produzione a quello di consumo e prendere in seria considerazione l'incentivazione dell'autoproduzione con microcentrali alimentate da gas e fonti rinnovabili.
Non sappiamo dire se il pacchetto Bersani porterà dei risultati tangibili per il mercato e per i consumatori, ma possiamo constatare che intervenire è necessario, visto anche il proliferare di piccoli monopoli locali pubblici, fenomeno dell'in house providing, che nulla ha a che vedere con la liberalizzazione, e molto distante si pone da quegli obiettivi di efficienza, necessari per innalzare la qualità e finalmente abbassare i prezzi per le nostre imprese.
Componente
Gruppo G.I. Confindustria Salerno
francorisi@ibarico.it
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