Banche, imprese e istituzioni
insieme per l’internazionalizzazione
Oreste PASTORE
I prodotti offerti dagli istituti di credito italiani per supportare l’internazionalizzazione soddisfano gli imprenditori
Il 26 e 27 giugno scorsi si è svolto a Roma, a Palazzo Altieri, sede dell'ABI, il primo "Forum internazionalizzazione" promosso da ABI, Confindustria, Ice e Ministero per il Commercio Internazionale e le politiche europeo, sul tema "Il nuovo driver di sviluppo per banche e imprese". Nato all'indomani di un ciclo di missioni economiche all'estero che in due anni ha portato ABI, Ice e Confindustria - al fianco delle Istituzioni - in Cina, India, Bulgaria, Turchia, Brasile e Emirati Arabi Uniti, il "Forum" vuole diventare un appuntamento fisso per discutere di internazionalizzazione con tutti i protagonisti della scena economica italiana.
I risultati delle missioni economiche, infatti, confermano l'importanza e l'efficacia dell'impegno congiunto di banche, imprese e istituzioni. Tra il 2004 e il 2005, le esportazioni italiane nei Paesi visitati sono cresciute in modo significativo: +9,6% in Turchia, +15% in Bulgaria, +26% in India e +4,7% in Cina (+34% nella sola provincia di Jiangsu dove si è svolto il Business Forum Italia-Cina).
Al Forum - che nel corso della seconda giornata ha previsto una serie di sessioni tecniche dedicate a mercati strategici per l'economia italiana come Cina, India e Turchia, oltre ad uno specifico convegno organizzato insieme con l'Unione delle Banche Arabe - è intervenuto per discutere di internazionalizzazione, il Ministro per il Commercio Internazionale Emma Bonino, per il quale «la riutilizzazione del Ministero del Commercio Internazionale va sfruttata per lo sviluppo del made in Italy affinché possa avere un ruolo di guida». Il Ministro, a questo proposito, ha annunciato la necessità di preparare le linee guida per una serie di azioni come la promozione dei prodotti sui mercati esteri, il rilancio dell'export e l'internazionalizzazione delle imprese. Il tutto senza dimenticare quelle tese ad assicurare la presenza dell'Italia nei negoziati internazionali.
Sono, quindi, intervenuti, tra gli altri: il Presidente dell'Ice Umberto Vattani, il Presidente del Comitato tecnico per il credito alle PMI di Confindustria Francesco Bellotti e il Presidente del Consiglio del Centro per il Commercio estero della Cina Zhang Zhigang. L'evento è stato anche l'occasione per presentare i libri: "Banche italiane e internazionalizzazione: strategie e casi di successo" a cura di Marco Oriani e "Internazionalizzazione e servizi finanziari per le imprese" curato dal professor Fabrizio Onida, entrambi editi da Bancaria editrice. Quest'ultimo è uno studio sull'internazionalizzazione delle banche e delle imprese, che l'ABI ha affidato al Centro di Ricerca sui Processi di Innovazione e Internazionalizzazione (CESPRI) dell'Università Bocconi. La ricerca, coordinata dal professor Onida, analizza le relazioni tra crescita multinazionale delle banche e delle imprese italiane e sviluppo dei servizi finanziari per l'internazionalizzazione, allo scopo di verificare l'efficacia con cui il Sistema Paese supporta gli imprenditori nella loro attività all'estero. Viene così tracciato un identikit dettagliato delle imprese italiane che vanno all'estero e del loro rapporto con gli strumenti finanziari e con le banche chiamate a sostenerle nelle nuove sfide dei mercati globali. Ecco, in sintesi, i principali risultati emersi dallo studio che ha impegnato per oltre due anni un nutrito gruppo di studiosi universitari e ha coinvolto quattromila tra grandi, piccole e medie imprese italiane esportatrici ed un campione rappresentativo delle banche italiane chiamate a rispondere ad oltre duecento domande sul tema dell'internazionalizzazione.
Le imprese italiane si internazionalizzano? Sì, oltre il 60% delle intervistate progetta di "andare all'estero" nell'immediato futuro. Dall'indagine emerge anzitutto che negli ultimi dieci anni le esportazioni e i lavori all'estero sono divenuti un'attività rilevante per la maggior parte delle imprese, mentre le attività di internazionalizzazione più complesse sono un'esperienza relativamente più recente. Poco più del 30% del campione dichiara di avere effettuato accordi di fornitura e collaborazione tecnica e commerciale all'estero negli ultimi cinque anni di attività, mentre gli investimenti diretti esteri a fini commerciali sono stati realizzati nello stesso periodo da quasi il 32% delle imprese intervistate. D'altra parte, i questionari mettono in evidenza una sempre maggiore tendenza delle imprese italiane a internazionalizzarsi: più del 60% delle aziende, infatti, dichiara di avere intenzione di espandere la propria attività all'estero nell'immediato futuro.
Quali sono i mercati "preferiti" dagli imprenditori italiani? Quelli europei, ma cresce l'interesse anche per Cina, India e Brasile. L'esportazione delle imprese campione si concentra soprattutto nei paesi dell'Unione europea a 15 (oltre il 65% delle aziende vi realizza più della metà delle proprie esportazioni) e nell'area che comprende Stati Uniti, Canada e Messico (rilevante per più del 40% delle imprese). Il resto dell'Europa occidentale e orientale rappresenta un mercato importante anche se costituisce una percentuale limitata delle esportazioni totali per la maggior parte delle imprese.
Sul fronte dell'attività produttiva, la quasi totalità del campione mantiene una parte della propria produzione in Italia e per quasi il 90% essa rappresenta più della metà della produzione totale. Anche in questo caso, comunque, la meta preferita dalle aziende sono i Paesi dell'Ue a 15, gli Stati Uniti, il Canada e il Messico. In aumento anche l'interesse del mondo imprenditoriali italiano per il mercato cinese (il 7% del campione vi ha fatto investimenti produttivi) e quello indiano.
Quali sono gli strumenti finanziari più richiesti dalle imprese che vanno all'estero? Il credito a breve termine, mentre ci sono ancora ampi margini di diffusione degli strumenti di finanza strutturata. Fra i servizi di finanziamento prevale nettamente l'uso del credito a breve termine, seguono le richieste di credito a medio/lungo termine, cioè a scadenza superiore ai 18 mesi e di finanziamenti agevolati a carico dello Stato.
L'utilizzo di strumenti di finanza strutturata come il project financing è limitato, mentre è pressoché nullo l'utilizzo di contratti particolari, come lo scambio commerciale in compensazione, il leasing internazionale e l'assunzione di partecipazioni da parte dell'intermediario finanziario.
Dividendo il campione in imprese solo esportatrici ed altre, emerge come solo le seconde manifestano un certo grado di richiesta di strumenti di finanziamento più complessi del normale credito all'esportazione, inclusi i finanziamenti agevolati per la penetrazione commerciale dei mercati, la partecipazione a gare, e così via. Solo un numero che varia fra un sesto e un terzo delle imprese intervistate, infine, chiede alle banche servizi di assistenza-consulenza elementari, come informazioni generali su mercati, fiere e mercati e clienti-partner, oltre a servizi a maggior valore aggiunto come consulenza legale-fiscale e sulla copertura dei rischi.
Complessivamente, dunque, ci sono ancora ampi margini di diffusione degli strumenti relativamente complessi ed evoluti di finanziamento dei processi di internazionalizzazione.
I prodotti offerti dalle banche italiane per supportare l'internazionalizzazione soddisfano le imprese?
Quanto al grado di soddisfazione degli imprenditori per i servizi ricevuti, per il breve termine e il credito a medio/lungo termine il giudizio è molto buono in più di metà delle risposte e non risulta pressoché mai insufficiente. "Buono - ottimo" anche il giudizio sulla qualità dei servizi più complessi e personalizzati, come le ricerche di mercato, di clienti-partner, i rapporti con le autorità locali, l'assistenza nella preparazione e partecipazione a gare per commesse, il recupero crediti, la consulenza per finanziamenti agevolati nazionali e internazionali, la consulenza preliminare per la copertura di fabbisogni finanziari.
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