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  Dicembre 2012

Articoli n° 7
agosto/settembre 2006
 


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Autorità per l’energia elettrica e il gas
Alessandro Ortis

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Riuso e riciclo nell’edilizia
e nel design


Stefano castelli gattinara

Alcuni suggestivi esempi di cosa è possibile creare a partire da materiali di scarto e...tanta fantasia


É interessante soffermarsi sul binomio riuso/riciclo collegato sia al mondo dell'edilizia sia a quello del design, e come questi due mondi possono interagire e qualche volta confondersi. La produzione dei rifiuti e le difficoltà connesse al loro smaltimento sono spesso state affrontate dalla Comunità Europea che ha cercato, attraverso l'emanazione di alcune importanti direttive, di dare ampio spazio alle forme di riciclaggio e riutilizzo dei materiali. Le problematiche ambientali legate alle consistenti quantità di rifiuti prodotte ogni anno, come emerge dal "Rapporto Rifiuti 2005", impongono di cercare soluzioni innovative per un più efficace smaltimento e recupero di materiali riciclabili. L'Italia, tuttavia, per quanto riguarda le percentuali di recupero, si colloca ancora in una posizione piuttosto arretrata, in particolare nel settore dell'edilizia. Sotto la denominazione di inerti di riciclo in edilizia sono ricompresi, infatti, tutti i materiali di rifiuto o scarto prodotti nelle diverse fasi del processo edilizio, in primo luogo quelli che provengono da attività di costruzione e demolizione. Di tutta questa tipologia di rifiuti, possono essere definiti inerti di riciclo solamente quei materiali che non producono effetti negativi di impatto ambientale perché non inquinanti, né nocivi. Il riciclo in edilizia riscontra vari problemi, uno dei quali è legato ad una forte resistenza culturale all'impiego di aggregati riciclati, dal momento che, generalmente, si è portati a pensare ad aggregati con caratteristiche e requisiti prestazionali inferiori a quelli tradizionalmente e ampiamente collaudati. In realtà, gli aggregati provenienti dal riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione, nella maggior parte dei casi, presentano le stesse caratteristiche di quelli naturali e sono parimenti assoggettati all'obbligo di marcatura CE. Inoltre, attualmente, non sussiste una adeguata "contabilità" dei rifiuti inerti e, in particolare, di quelli che provengono dalle operazioni di costruzione e di demolizione, così come è alquanto difficile effettuare un censimento degli impianti di riciclaggio attivi sul territorio nazionale. Mentre nell'attività di costruzione e demolizione la produzione di rifiuti rappresenta uno degli impatti più consistenti, è ancora scarsa l'attenzione ad una progettazione che si preoccupi di ottimizzare anche la fase di dismissione dei manufatti, con attenzione alla possibilità di separare agevolmente e quindi di riciclare efficacemente i residui, una volta che il manufatto progettato abbia raggiunto il termine della fase di esercizio.

Di questo si sta occupando una ricerca dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia che ha valutato la possibilità di separare per frazioni omogenee il manufatto architettonico tramite una procedura di dis-assemblaggio. Per potere «operare in questa direzione è necessario disporre di criteri e indicatori che permettano di valutare il maggiore o minore impatto che sarà prodotto dalla dismissione dell'oggetto progettato, correggendo le scelte progettuali in modo da eliminare o quantomeno mitigare tali impatti» (Istituto Universitario di Architettura di Venezia, Strategie per la formazione della pratica del riciclo in Architettura, Strumenti operativi per valorizzazione degli scarti finalizzati alla definizione di criteri di scelta per possibili strategie di riduzione/recupero -http://www.building-recycling.net/). In edilizia il riciclo può nascere anche con il riuso di materiali che all'origine assolvevano altre funzioni, come Origins, un materiale composto di resine 100% riciclate. La miscela di polietilene che costituisce questo materiale proviene dal riciclo di bottiglie colorate di detersivo; queste vengono raccolte, fascicolate a seconda del colore e tagliuzzate in piccoli fiocchi. Oltre alle forti qualità ambientali Origins offre anche un deciso impatto visivo, infatti a differenza di altre materie plastiche riciclate non si presenta con una colorazione omogenea, ma il processo industriale a compressione consente di ottenere combinazioni di colore uniche. Sotto forma di pannelli o laminati può essere utilizzato per divisori in ristoranti, pareti per docce, piani per lavandini da cucina e bagno, superfici di lavoro. Un'altra soluzione al problema dei rifiuti in plastica è stata data dalla facoltà di Architettura del Politecnico di Torino che, attraverso una tesi di laurea, ha avviato una sperimentazione in laboratorio e successivamente in Burkina Faso per studiare le modalità di un possibile utilizzo degli shoppers per ottenere elementi di copertura per abitazioni alternativi a quelli comunemente impiegati. Lo studio si è posto come obiettivo l'utilizzo del sacchetto di plastica riciclato con le tecnologie edili dei Paesi in via di sviluppo utilizzando, quindi, sistemi realizzabili da manodopera non specializzata, così da contenere i costi e permettere uno sviluppo della tecnologia a livello locale. Per la sperimentazione è stato utilizzato del macinato derivante dal riciclo di sacchetti di plastica. Le tegole così prodotte sono state sottoposte alla prova di determinazione di impermeabilità all'acqua, con ottimi risultati di tenuta. Anche se questo tipo di lavoro si colloca all'interno di una sperimentazione e necessita di verifiche per la possibile messa in atto di tale processo, dimostra un impegno concreto di come potere riutilizzare un rifiuto plastico di uso così comune come un sacchetto di plastica. Il processo di riuso e di riciclo non si è certo limitato all'ambito della costruzione edilizia.
Nell'ambito del design il riuso di materiali diversi da quelli solitamente adottati è molto diffuso e consiste nel riattribuire ad un oggetto una funzione diversa da quella per la quale era stato pensato, progettato e prodotto. Gli esempi in questa direzione sono molteplici: sono sedie di cartone ondulato o fatte con un impasto di cellulosa ottenuto dalle "pagine gialle" d'annata o lampadari con forme del miglior design muranese del '900, composti con elementi di plastica di recupero. L'elenco potrebbe continuare quasi all'infinito ma sembra opportuno, per concludere, soffermarsi su due esempi molto semplici, ma concreti ed efficaci.
Il primo è una sciarpa "Camel Modular Scarf", realizzata con materiale riciclato dall'industria della tappezzeria. Questa sciarpa è stata disegnata da Galya Rosenfeld, artista e designer, i cui lavori spaziano dalla moda all'arte e, appunto, al design. Fatti rigorosamente a mano, i suoi pezzi spesso vengono eseguiti senza un disegno predefinito o senza l'uso del tradizionale filo da cucito. L'altro si chiama “Recycled Paper Side Table” ed è un tavolo-portaoggetti di Handmade by Matt Gagnon Studio, Brooklyn NY, per contenere oggetti e riviste tra le fessure e gli spazi ricavati dentro la forma rettangolare ed è concepito per essere usato sia in posizione verticale che in orizzontale.

*Architetto - studio-architettura@castelli-gattinara.it

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